Capitolo 20

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BELLE

Moral of the Story-Ashe

Ho imparato ad amare gli altri prima  di me stessa. È proprio questo il problema. Se non si sa amare sé stessi come si può amare gli altri per davvero?
AURORA BELLINASO

Mi sono svegliata positivamente.
Non ho mai avuto così tanta grinta in vita mia.

Oggi non voglio programmare nulla. Non pianificherò alcuna conversazione, ma provvederò quando l'occasione mi passerà davanti agli occhi.

E ci sono svariati motivi per cui non imposto coordinatamente la mia nuova domenica:
Motivo numero uno: è domenica.
Sembra una cosa banale, ma non è così. Posso affermare che se non fosse domenica ci sarebbe stata una programmazione della giornata e delle cose da fare.

Motivo numero due: me l'ha ordinato Martin, cercando di farmi ragionare.
E vuol dire che ci è riuscito.
Anche questo sembra banale lo ammetto, ma se non avesse insistito in continuazione, da quando ci siamo svegliati non l'avrei fatto. Non potrei neanche pianificare di nascosto perché capirebbe che sto pensando troppo.

Motivo numero tre: con Dylan tutto è imprevedibile.
Potrei decidere di andargli a parlare adesso, ma non so che reazione potrebbe avere.

Inoltre ieri sera non ho sbagliato io e l'unica cosa che aspetto è che sia lui a rivolgermi la parola.
Questo si chiama ignorare una persona e ne sono consapevole.

Sono proprio un caso perso.

Motivo numero quattro: non ha senso pianificare.
Questa motivazione me l'ha fatta notare Martin e devo concedergli la mia totale consapevolezza. Avevo deciso cosa fare ogni punto e ora di questa settimana, però le uniche cose che ho seguito, dei miei propositi, sono le lezioni e l'ora in cui devo bere il tè. Non sono impazzita del tutto quindi se non seguo la tabella di marcia solo per oggi non credo che perderò completamente la ragione. O almeno si spera.

"Allora Martin questi sono i libri di Freud che ho letto" lo informo, passandogli cinque libri di illustrazioni e commenti sullo psicologo in questione. "Questo invece è un libro con tutti gli psicologi più importanti dell'ottocento e novecento. Sono conscia che sono più di ottocento pagine, ma ne vale la pena"

Appoggio sopra al letto anche il libro più grosso e pesante della collezione, mi appoggio alla scrivania con le natiche e sorseggio il tè dalla tazza che ho in mano.

"Tu hai letto tutta questa roba?" domanda basito, sfogliando il libro: L'interpretazione dei sogni.

Dopodiché ne prende un altro e lo apre in una pagina a caso leggendone il contenuto. Alza lo sguardo e incastra i suoi occhi nei miei. Ha un'espressione, a dir poco disperata, dipinta sul volto e scuote la testa rassegnato.

"Non diventerò mai come te, piccola studiosa" sospira affranto, continuando a scuotere la testa.

Poso la tazza sulla scrivania, mi distacco da quest'ultima e lo raggiungo nel letto.

"Ed è qui che sbagli" esordisco, mostrandogli il sorriso più sincero che mi appartiene. "Non devi pensare che devi essere come me. Dovresti pensare che vuoi questi libri perché vuoi arricchire le tue conoscenze per poter mostrare a te stesso che anche tu puoi farcela, che puoi essere bravo più di quanto devi. Anche io la pensavo nel tuo stesso modo Martin" lo incoraggio, posandogli una mano sulla spalla.

Mi guarda speranzoso con un sorriso preoccupato in volto. Gli passo un libro, che fissa titubante.

"Okay ce la posso fare" dice tra sé e sé, prendendo il libro tra le mie mani.

Noi Sott'acqua 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora