Capitolo 13

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BELLE

Nocturne Sinfonia n°9-Chopin

Si ama solo chi si
ha voglia di toccare.
ALDO BUSI

Cerco di scorgere le stelle dal finestrino abbassato della macchina di Dylan.

Il cielo è nero, davvero molto nero. Neanche una stella dà uno spiraglio di luce a questa sera. Sono triste e non ne capisco il motivo. Le mie emozioni sono troppo scombussolate, tanto da farmi girare la testa.

Appoggio la testa al sedile, sbuffando e cerco di guardare un punto fisso per far fermare il movimento che si è creato davanti ai miei occhi.

Sembra di stare sulle montagne russe. E a me le montagne russe spaventano.

Dylan volta lo sguardo verso di me e sposta una ciocca di capelli che mi è andata davanti alla faccia a causa del vento.

“Siamo sicuri che non devi vomitare?” domanda, riportando lo sguardo sulla strada.

Impugna saldamente il volante e ad ogni curva i muscoli guizzano sotto alla giacca di jeans che indossa.

Cristo che mani ha? Perché non me ne sono mai accorta?

“Non ho mai vomitato da sbronza. Non preoccuparti per la tua macchina” ribatto ridendo.

Perché sto ridendo ora? Non lo capisco.

“Sono stupito” esclama divertito, “Miss Razionalità ha avuto altre sbronze oltre a questa” si beffeggia di me ridendo.

Metto il broncio e incrocio le braccia al petto indispettita.

Mi sto comportando da bambina, sono ridicola.

“Ho avuto la mia prima sbronza all’ultimo anno di liceo, questa è la seconda” lo informo cinica.

Metto una mano fuori dal finestrino e lascio che l’aria entri in contatto con il mio corpo accaldato. Da quando sono con Dylan non faccio altro che sentire caldo. 

“Adesso sono molto più tranquillo” afferma ironico Mr. Occhi Limpidi al mio fianco.

Gli faccio la linguaccia, strappandogli una risata. Dopo interminati minuti spalanca il cancello automatico della villetta ed entra. Apre anche il garage e parcheggia la macchina nel suo posto.

Quando spegne il motore, io apro la porta per scendere, ma barcollo e cado a terra. Sento dolore alla caviglia destra, ma attenuato a causa dell’alcool che ho in corpo. Dylan corre verso di me inginocchiandosi al mio fianco.

Mette un braccio sulle mie gambe e l’altro sulla mia schiena e io gli allaccio le braccia intorno al collo. Si alza in piedi con me in braccio e si dirige all’interno della villa.

“Sei sempre così premuroso con tutte le ragazze?” domando sottovoce.

Lui alza gli occhi al cielo, ma sorride.

“In realtà no” risponde dopo alcuni attimi di silenzio.

Mi stupisco della sua risposta e rassegnata appoggio la testa sul suo petto. Sento il suo cuore battere forte. Mi culla come una melodia di un antico pianoforte.

“Perché lo sei proprio con me?” gli domando ancora più curiosa di prima.

Sospira e apre la porta di camera mia. Mi adagia delicatamente sul letto e mi toglie le scarpe. Si siede sul bordo del materasso e analizza la caviglia dolorante.

Noi Sott'acqua 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora