Capitolo 19

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BELLE

Love Yourself - Justin Bieber

Ovunque uno si trovi, e per quanta
illuminazione ci sia attorno, i rapporti interpersonali sono un casino.
JOHN UPDIKE

Esco dal bagno in pigiama. Martin mi passa una tazza di tè che accetto volentieri.

La ceramica si è scaldata e dà un po’ di sollievo alle mie dita congelate a causa della doccia fredda che mi sono concessa qualche minuto fa.

Porto la tazza alle labbra, prendendo un sorso del mio tè nero che gentilmente scalda la mia gola dolorante.

Mi siedo sopra al letto con le gambe incrociate, rivolgendo a Martin la mia figura più stanca e affranta.
La mia mente ripercorre tutti i momenti della serata di oggi.

Chissà Dylan come si sente ora...
Vorrei potergli stare lontano.

Le emozioni che innesca in me sono talmente forti da spaventarmi. Un semplice bacio mi ha fatto perdere il controllo e chissà quante altre volte succederà.

Le sue braccia forti attorno alla mia vita, lui che sa da vetiver, i suoi occhi premurosi ma furenti e le sue labbra peccaminose.

È questo che vorrei in questo momento. È contraddittorio.

La mia coscienza vorrebbe allontanarsi da tutto questo, mentre il mio cuore vorrebbe che non smettesse di guardarmi, baciarmi e toccarmi.

Il mio cuore vorrebbe che fosse lui la mia rosa rossa.

Sono andata fino in fondo, il Natale di quell’anno, a questa storia. Ho cercato su internet, sui libri dei miti che avevo in casa o su qualche appunto di James.

La rosa rossa è erotismo, rabbia, passione. È tutto un insieme di emozioni devastanti, peccaminose e attraenti. L’erotismo lo cerchiamo un po’ tutti, è la fantasia proibita di ognuno di noi.

Bukowski diceva: se la passione può essere controllata allora non è passione.

Da una parte credo abbia ragione, ma ora subentra la rabbia. La rabbia è in grado di spazzare via passione, la gioia, l’amore e l’erotismo. La rabbia è così destabilizzante da accecare la vista e far dire cose che a volte non si pensano. Eppure alle volte la rabbia ci dà il coraggio di far parlare il nostro pensiero senza rendersene conto.

Quella rabbia l’ho vista in lui.

E la vedo ogni volta che tocca un tasto sbagliato.

Gioco con le punte dei miei capelli in silenzio e aspetto che sia Martin a rompere il ghiaccio.

“Immagino sia Dylan l’artefice del tuo cambio improvviso d’umore” esordisce dal letto gonfiabile che ha sistemato alla base del mio letto.

Decido che i miei capelli non sono più così interessanti e punto le mie iridi sulle sue color metallo. Sbuffo seccata, distendendomi sul letto facendo cigolare le molle. Mi metto su un fianco per poter guardare negli occhi il mio amico e penso dove cominciare.

Ci sono talmente cose che non vanno quando sono con Dylan e prima o poi devo ammetterlo. Ma ci sono le emozioni che parlano per sé. Così deturpanti ma azzardate.

“Sì” confermo la sua ipotesi, mi alzo a mezzo busto e riprendo la mia tazza di tè.

Sembro un’anima in pena e vorrei tanto non sentirmi sempre così destabilizzata.

“Questo pomeriggio mi ha baciata. Prima voleva baciarmi nuovamente ma mi sono tirata indietro siccome non volevo che qualcuno ci scoprisse. Lui per rassicurarmi mi ha detto che non sarebbe stato un problema siccome non era la prima volta per lui” imito, fallendo miseramente, la voce di Dylan. Il suo timbro è di sicuro più intenso e sensuale.

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