Capitolo 40

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BELLE

As You Are - The Weeknd

Gli uomini sono più moralisti di quanto pensano e molto più immorali di quanto possano immaginare.
SIGMUND FREUD

Guardo fuori dalla finestra la neve candida che colora il mio giardino ben curato. Mi porto le ginocchia al petto e ci poso sopra il mento, sistemandomi meglio su questa sedia che sembra troppo piccola per poter sostenere il peso del mio corpo e della mia anima contemporaneamente.

Che cosa ne sarà di me e di tutto quello che ho progettato negli anni? Perché così all'improvviso non me ne frega nulla? Zittisco le domande e continuo a bearmi della vista spettacolare davanti ai miei occhi.

L'enorme salice, oramai spoglio a causa dell'inverno che è andato a bussargli alla porta, giace al lato del giardino, poco più avanti della recinzione d'acciaio, e i germogli appassiti delle rose sono quasi invisibili sotto il letto di neve che ricopre anche l'erba.

I miei occhi saettano verso il pupazzo di neve incompleto proprio come la nostra famiglia ora.

Se n'è andato mio padre. Se n'è andato James. Entrambi hanno avuto la genialità di farlo davanti ai miei occhi. Molto gentile da parte loro.

Tiro le maniche della felpa fino alle mani, cercando di trovare, in qualche modo, sollievo dal freddo che sento.

Ma sono ghiacciata dentro.

Dicono che si ha l'anima in fiamme quando si ha sofferto troppo.

Che gran stronzata!

Sento un vuoto dentro talmente insistente, che mi sento più rigida io rispetto a tutta quella distesa di ghiaccio che c'è là fuori. E io là fuori non ho più nulla a cui tenere o temere.

Non mi interessa più l'orario in cui vado fuori, non mi interessa più rendere felici gli altri e non me ne frega più neanche di amare.

Gli uomini che avrebbero dovuto insegnarmi ad amare, mi hanno uccisa dentro.

Neanche più la mia stanza sembra confortante: i vestiti sono sparsi sul letto e per terra, un vaso di ceramica è rotto e le uniche cose che sono rimaste intatte sono quella cazzo di rosa bianca e quella fottuta lettera.

Lui afferma che io sia pura, ma in realtà non ha capito proprio nulla. Non sono né sporca né pura, non sono né bianco né nero, sono solo un mix di confusione.

Siamo così abituati alle ragazzine perfette dei libri, in cui l'unico che in realtà commette errori è il ragazzo. Beh, sorpresa! Io non sono così. Gli sbagli li commetto anche io come ogni fottuto essere umano e guarda un po' che casino ho combinato. 

Sento dal corridoio dei passi e quasi quasi penso di alzarmi solo per chiudere a chiave la porta, ma poi mi ricordo che sono in questo loop da almeno quattro ore. La porta si spalanca alle mie spalle, ma, fedele al mio orgoglio, non mi scompongo di un centimetro. 

"Entrate pure ragazzi. Mi scuso io per il casino. Spero che riusciate a parlare, è così da quando l'hanno dimessa"

La voce di mia madre mi sembra quasi confortante nel sentirla così vicina alle mie orecchie, bensì non lo do a vedere, non riesco a muovermi. Vorrei tanto piangere insieme a lei, andare giù dalle piccole e dare sostegno anche a loro, ma la fuga di James è stata più sconvolgente di quanto mi aspettassi all'inizio.

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