Epilogo

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BELLE

Rosyln - Bon Iver, St. Vincent

Ma tu chi sei che avanzando nel buio della notte inciampi nei miei più segreti pensieri?
WILLIAM SHAKESPEARE

Percorro le strade affollate di Brooklyn, tre anni dopo con il cuore a pezzi. Mi è sempre piaciuto osservare le persone e cercare di capire i loro stati d'animo. Beh, se qua in giro ci fosse qualcuno a cui piace fare la medesima cosa, non sarebbe difficile indovinare le mie di emozioni. Sola, con una valigia in mano, le gote bagnate e la tachicardia, diretta verso la casa di un amico che mi aveva avvertita su quello che era il mio fidanzato.

Non mi capacito di capire come un sentimento così forte e puro, possa provocare tale dolore. Il mio Dylan, non è mai stato davvero mio. Il suo sorriso, i suoi occhi, il suo corpo, il suo amore. Era un fine per uno scopo.

Prendo il telefono dal cappotto, fissando quel numero. Mi costringo a premere l'icona della chiamata. Con i singhiozzi che scuotono il petto, ascolto gli squilli e infine la segreteria. Alla fine del bip inizio a parlare.

"Dopo tre anni rispondo alla tua lettera. Non so se ascolterai questo messaggio, ma non importa. Le senti?" chiedo, singhiozzando. "Le senti le mie lacrime, James? Sai quante volte sono scese a causa tua? Te lo dico io, tante. E non sono l'unica che hai distrutto, anche la mamma è a pezzi da tre anni e le piccole chiedono sempre di te. La scusa del lavoro non vale più ormai, stanno crescendo e stanno diventando grandi. Ho iniziato a stare meglio sai? Grazie a Dylan e al suo amore. Grazie alla mia rosa rossa e alle sue cure, nonostante le spine. Mi sono innamorata di lui, te lo ha detto? Mi sono innamorata delle sue ferite e le sue cicatrici. Mi sono innamorata dei suoi occhi e del suo carattere. Ma sai cos'è successo? Ho scoperto che era una farsa a causa tua. Quando la smetterai di tormentarmi? Prima era il tuo ricordo a farlo, poi ho scoperto che non le è mai stato. Sei sempre stato lì, vero? Dietro l'angolo a controllarmi. Quello che dirai è che lo hai fatto per il mio bene. Non è così James. C'era Dylan dopo che mi svegliavo dagli incubi. C'era Dylan quando mi mancavi. C'erano anche Jo e Gree, ma mi hai portato via anche loro. Hai portato via la fiducia che avevo nei loro confronti. Ti odio. Ti odio. Ti odio" sussurro, sedendomi sui gradini di casa di Ray. "Non sono capace, giusto? Io penso che tu mi abbia fatto scoprire cosa significa odiare. Mi hai costretta a innamorarmi di Dylan, dell'unico uomo, al di fuori di te, Jonathan e il nonno, con cui ho voluto instaurare un rapporto. Tre anni dopo ti confesso che sei riuscito a distruggermi ancora. Tre anni dopo ti dico che sei riuscito a fare del male alle persone anche da lontano, anche a Jo se proprio vuoi saperlo, Caroline è sempre sua sorella. Tre anni dopo ti dico che mi sono innamorata a causa tua. Tre anni dopo ti dico che dovrei odiarti eppure ti voglio ancora bene. Avevo bisogno di te e tu te ne sei andato come tutti gli altri" abbandono il telefono, schiacciando il pulsante rosso. Mi accascio per terra e singhiozzo.

DYLAN

Impotente. È così che mi sento.Mi è scivolata dalle mani. Le ho visto spegnersi ogni luce negli occhi. Ho visto le lacrime scendere sul suo viso, bagnarle ogni centimetro della sua pelle perfetta.

A causa mia.

Tre parole che mi tormentano. Ma nulla in confronto alla sua espressione di disgusto. Nulla in confronto a vederla alzare le difese con me. Perché lo so che ho perso la sua fiducia.

"Dylan..."

Grace cerca di parlarmi, di farmi ragionare. Ma io la ragione l'ho persa. Belle sostiene che io mi sia preso tutto di lei, eppure non sa che anche lei l'ha fatto. Ora che non c'è, posso fare una sfuriata come si deve.
Prendo la lampada e la scaravento al muro. Harry e Natasha trasaliscono, mentre Jonathan e Grace rimangono immobili, ormai abituati a questi episodi. Troppe volte è accaduto che perdessi il controllo della situazione, ma ora...ora lei ha scoperto tutto. James mi romperà i coglioni, ma non me ne frega nulla. Perché io ho perso Lei. Ho perso il suo meraviglioso sorriso.

"Dylan, smettila" mi ammonisce Jonathan.

E perdo l'unico barlume di razionalità. Mi giro e lo prendo per la maglietta. Sono pronto a incassare un pugno, ma a quanto pare oggi non è il mio giorno fortunato.
La vedo affianco a Jonathan con il suo sguardo severo e arrabbiato, delusa da un simile comportamento. Mi implora con quegli occhi color nocciola, che possono sembrare banali, ma non per me. Per me quegli occhi sono una condanna.

Lascio andare Jonathan, che mi fissa sorpreso, ma rimane in silenzio e non fa domande.

"Fuori dai coglioni! Tutti e quattro!" scatto, fuori di me, senza osservare i loro volti.

Sento i passi rimbombare nella stanza e poi la porta del garage chiudersi. Quando odo anche i pneumatici sull'asfalto, sicuro di trovarmi solo, sprofondo nel buio e distruggo tutto quello che ho sottomano.

Noi Sott'acqua 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora