Capitolo 29

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BELLE

My Oh My - Camila Cabello

Nel destino di ogni uomo può esserci una fine del mondo fatta solo per lui.
Si chiama disperazione.
L'anima è piena di stelle cadenti. VICTOR HUGO

"Chi cazzo c'è?" sbraita Dylan dispotico, facendomi sobbalzare a causa del tono elevato che ha usato.

L'ansia aumenta dentro di me, mi opprime come un macigno sopra alla mia anima; le gambe tremano insieme alle mani, ma l'unica sicurezza che ho è il ragazzo davanti a me, che mi tiene saldamente la mano per rassicurarmi.

I minuti passano, ma non riceviamo risposta. C'è solo il silenzio con i nostri respiri affannati.

Odo dei passi da dietro l'angolo e in seguito una figura entra nel nostro campo visivo. I lineamenti del ragazzo non sono ben visibili a causa della mancanza di luci in questo vicolo buio pesto.

Dylan avanza lentamente, ma lo blocco per un braccio impaurita.

Non vorrà mica avvicinarsi? E se è uno squilibrato e ha un coltellino in mano?

"Stai tranquilla so difendermi"

Molla la mia mano con tenacia, mi guarda per un secondo negli occhi e mi basta questo contatto visivo per calmarmi. Bensì prima che possa raggiungere lo sconosciuto, quest'ultimo fa qualche passo verso di noi rivelando la sua identità.

"Jonathan!" sospiro sollevata, avanzando verso di lui con cautela.

I suoi capelli ricci sono spettinati e gli ricadono davanti alla fronte sudata; la camicia bianca che indossa è sgualcita e sporca di una sostanza giallognola, mentre i jeans blu sembrano essere l'unica cosa intatta, anche se la patta dei pantaloni è abbassata.

"È ubriaco marcio" mi avvisa Dylan, indicando con il dito la bottiglia vuota che ha in mano. "Vado a chiedere le chiavi della macchina a Harry così lo accompagniamo alla villa"

Si sistema meglio la canotta, prima di aprire la porta dalla quale siamo usciti un'oretta fa, scomparendo dalla nostra vista.

Un silenzio imbarazzante cala tra di noi. Sono incapace di parlare, mi sento pietrificata e colpevole della sua possibile sbronza. È stata una pessima idea accettare l'invito di Elizabeth, dovevo immaginarmi un colpo basso da parte sua.

Contrariamente sono stata ingenua e benevola come al mio solito e non ho prestato la giusta attenzione ad ogni minimo particolare. Ed ora Jonathan è ridotto in questo stato, vittima dei demoni del suo passato e della tristezza che lo stanno logorando con facilità giorno dopo giorno. Siamo davvero simili noi due, eppure io non mi rifugio nell'alcol.

Il mio migliore amico scaglia la bottiglia che aveva in mano facendomi sussultare timorosa.

Procede nella mia direzione barcollando di tanto in tanto e io di risposta indietreggio spaventata.

"Ti faccio paura?" domanda lanciandomi un'occhiata languida con un sorrisino beffardo sulle labbra.

I suoi occhi sono rossi e gonfi, sono paurosi e inquietanti, sono segnati dal dolore e dalla sofferenza.

"Dovresti aver paura del tuo fidanzatino invece"

Non mi aveva mai parlato in questo modo prima di ora. È sempre stato il ragazzo dolce e gentile che tutti vorrebbero come amico.

Non so cosa gli stia prendendo attualmente, ma sono sicura che c'è qualcosa che lo turba gravemente. Non può essere stata solo Elizabeth a indurlo a bere in questo modo. C'è dell'altro. Qualcosa di cui non sono a conoscenza.

Noi Sott'acqua 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora