Capitolo 36

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BELLE

That's What I Like - Bruno Mars

Hai mai pensato che il problema non fossero gli altri ma tu? Io sì, continuamente. Alle volte piangere non ha più senso, parlare ha perso ogni significato se nessuno ti ascolta e molte volte fa più paura stare soli che stare con chi ti fa stare male. Forse sorridere è quello che mi salva davvero.
AURORA BELLINASO

“Allora iooooo prendooo un, mmh…” scorro con gli occhi la lista infinita di panini, non sapendo bene cosa scegliere.

Saranno dieci minuti che sono indecisa. Vorrei prendere il panino che costa meno, ma quello con la cotoletta e il bacon attira maggiormente il mio palato affamato. È un’eternità che non lo prendo, ma sono troppo tirchia. Poi devo sfamare anche le due pesti, ma non so se il denaro che ho portato mi basta.

Cristo, che agonia.

“Sei peggio dei bambini, sventurata. Perché non prendi quello che ti piace e basta? Manchi solo tu e temo che il cameriere ci caccerà se non gli diciamo i nostri ordini” sussurra Dylan, che è alla mia destra.

Facile per lui, potrebbe mangiare anche tutti i panini qui presenti e non se ne curerebbe. Lui non ha il timore di spendere e neanche una fottuta paura di avere il senso di colpa dopo aver mangiato un bel panino.

“Perché sono una complicata del…” mi fermo a causa di una ginocchiata di Dylan, alzo la testa e vedo i tre bambini guardarmi curiosi.

Porca paletta! Che mi prende?

“Del?” mi incita Dylan divertito.

Stronzo! È così bello per lui vedermi in difficoltà? Masochista. È un vero masochista senza speranza.

“Cavoletto” termino, schiarendomi la voce, per poi chiudere il menu.

Al diavolo i miei sensi di colpa! Mi aspetteranno stasera sul tapis roulant dopo che avrò addormentato le pesti.

“Di Bruxelles?” domanda curioso Alan, mentre gioca con la manina di Lauren.

“Sì, se ti piacciono possiamo dire cavoletti di Bruxelles” osservo prima l’adorabile bambino e poi le mani dei due.

Respira Isabelle, sono dei bambini, non si sposeranno domani.

Capiranno cos’è l’amore un giorno.

“Devo ricordarti che è mio fratello? Potresti evitare di incantarti sulla sua mano con fare assassino?” Dylan mi punzecchia il fianco e mi posa una mano sulla coscia.

Dio che sensazione allo stomaco!

“Scusa è che sono…”

“…gelosa” termina lui per me, stringendo sempre di più la mia coscia tra la sua mano.

Mettetemi un ventilatore in faccia, ho troppo caldo. No, no anzi vorrei un bel secchio d’acqua dritto in faccia, grazie. Ora lo chiedo incluso al panino al cameriere.

“E se le spezzasse il cuore?” domando preoccupata, cercando di non farmi sentire dai bambini, che ora hanno deciso che noi siamo meno importanti e parlano di qualcosa a cui non do ascolto.

“E se glielo spezzasse prima lei?” domanda Dylan, appena giro lo sguardo su di lui, che mi guarda magnetico.

“Lui il cuore gliel’ha già spezzato una volta” ribatto, senza distogliere lo sguardo.

Quegli occhi dovrebbero essere illegali. Completamente.

“Anche lei” borbotta, sfregando il palmo della mano sulla mia coscia.

Noi Sott'acqua 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora