Capitolo 57

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BELLE

Juice - Lizzo

Coloro che sognano di giorno sanno molte cosa che sfuggono a chi sogna soltanto di notte.
EDGAR ALLAN POE

In genere amo tutte le stagioni, ma l’eterno calore che mi fa sentire l’inverno è appagante. Anche se tecnicamente siamo ancora in autunno, sento già sulla mia pelle che quel famigliare calore di pienezza si sta facendo strada dentro di me. Lo sento anche ora, mentre infilo i jeans blu e il maglione largo nero.

In realtà vorrei vestirmi con una maglietta a maniche lunghe in cotone, ma so che quest’idea è dovuta solo al fatto che qua in casa fa caldo; al campus, contrariamente, sentirei sicuramente freddo. Quindi boccio seduta stante l'idea e infilo gli stivali neri arrotolando i jeans dentro essi. Dopo aver raccattato il parka verde, corro al piano inferiore.

Essere a casa da sola è sicuramente una grazia, visto che sono leggermente in ritardo. In questi momenti non ho bisogno di Grace che mi urla di andarle a prendere gli assorbenti o di Dylan che cerca di distrarmi con la sua sola presenza. Mi piacerebbe dire che mi distrae solo quando cerca le mie attenzioni eppure sarebbe una grande bugia.

Entro in cucina, apro il frigo e prendo il latte di cocco con il quale ho intenzione di farmi un frullato. Di solito mi limito a bere gli smoothie solo d’estate, ma quando ho verificato che richiede la metà del mio tempo per essere pronto, rispetto a quanto ci metto per preparare un paio di crepes light, ho determinato che quando mi sveglio tardi posso bere quello e sentirmi sazia con poco.

Canticchiando, prendo il frullatore, verso il latte al suo interno e ci aggiungo le fragole e mezza banana. Clicco il bottone di accensione e, sovrappensiero, guardo fuori dalla vetrata della finestra.

“No, no, no! Non puoi farmi questo, cazzo!” impreco al nulla, mentre scruto i fiocchi di neve scendere come meraviglie dal cielo.

È una visione per gli occhi. Davvero, non desidero altro che andare fuori e buttarmi sulla neve, bensì non ci riesco. Non dopo quello che è successo. Non potrei mai affrontare questa cosa da sola.

Niente lezione per Isabelle Howard oggi!

Spengo il frullatore, con questa consapevolezza impressa nella mente, e verso il contenuto nel mio bicchierone maxi di Starbucks. Bevo dalla cannuccia, appoggiando i gomiti sul ripiano di marmo. Fisso il cielo grigio e la neve candida e sospiro sconfitta. Il suono del campanello mi fa sobbalzare e per poco non mi verso metà frullato sul maglione.

“Cavolo e ora cosa dico a Martin?” mi domando, mentre percorro il salotto, ricordando che Martin doveva accompagnarmi al campus.

Apro il cancello al mio amico e lo aspetto all’ingresso. Quando mi raggiunge mi stringe in un abbraccio familiare. 

“Martin, io…”

“Nello zaino ho un paio di film natalizi e qualche maschera di bellezza” mi interrompe, irrompendo in casa, lasciandomi interdetta.

Lo esamino mentre si toglie il cappotto e si sistema meglio i riccioli corti sulla fronte. Ancora ferma sull’ingresso, con la porta spalancata e il gelo che inizia a graffiarmi la pelle, lo osservo come se davanti a me non ci fosse il mio amico che sta sistemando un paio di DVD sopra al tavolino, ma un alieno.

“Ma che diavolo…?” 

“Martin potevi aspettarci e che cazzo” 

Vengo interrotta nuovamente dalla voce di quella spocchiosa di Grace e da alcune risate nitide. Giro la testa verso il cancello e rimango ancora di più senza parole.

Noi Sott'acqua 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora