XVI

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16 GIUGNO 1996

Mattheo Riddle, dall'altra parte della stanza dei duelli, teneva la sua bacchetta puntata con precisione contro di me. Due file di mangiamorte, compresa Bellatrix, assistevano impazienti all'imminente spettacolo degli orrori. Non avevo alcuna speranza di vincere contro uno dei maghi più potenti della storia del mondo magico, o forse il più potente in assoluto. Avevo imparato a duellare ad Hogwarts, ma le mie conoscenze non erano sicuramente paragonabili alle sue. Mattheo era nato per questo. Era venuto al mondo per diventare il burattino di suo padre, poiché potesse seguire i suoi ordini e lottare per lui, anche a costo di morire. Ma Voldemort era furbo, e sapeva che suo figlio non era uno con cui scherzare. Sapeva che Mattheo, se avesse voluto, avrebbe potuto ucciderlo da un momento all'altro. E allora anche Tom Riddle aveva una debolezza, e quella era suo figlio. Pensate, perfino il signore oscuro era a sua volta debole, anche se cercava di non mostrarlo, perché Theo ancora non se n'era accorto, ma non era affatto stupido. Voldemort odiava  suo figlio, sin dall'istante in cui Bellatrix gli comunicò d'essere incinta. Forse era per questo che iniziò a disprezzare anche lei. Aveva concepito l'unica creatura al mondo in grado di sconfiggerlo poiché superiore a lui, e non aveva potuto farci niente. Continuava imperterrito ad esibire il suo potere su tutti, sperando che Mattheo rimanesse sempre dalla sua parte, ma la verità era che nessuno sapeva cos'aveva dentro il bambino maledetto. Forse, l'unico che di fragilità non ne aveva, era proprio lui. 

Fissavo i suoi occhi vuoti e cupi di fronte a me, e non riuscivo a reggerli. Non riuscivo a guardarlo perché era come osservare una tela bianca senza dipinto. Forse perché era fissata alla parete all'incontrario, e quindi il quadro si trovava dietro, ma io non potevo vederlo, e non potevo immaginare quanto bello fosse. Serviva una persona che lo capovolgesse, e allora sì che l'avrei capito, ma io ero troppo fragile per poterlo fare, e non sapevo neanche se sarei arrivata al giorno successivo. Vivevo di mancanze, e di memorie. Di mancanze e di memorie, sì, di nostalgia per momenti passati e mai accaduti o momenti accaduti e passati. Vivevo alla giornata cercando di ricordare ciò che mi faceva stare bene poiché erano gli unici appigli che potevo avere dalla realtà che mi terrorizzava terribilmente. Avevo paura di non rivedere più gli occhi cristallini di Draco, poiché erano gli unici che ogni giorno mi facevano andare avanti, ma ormai iniziavo a non ricordarli più. Non riuscivo più a sentire il suo profumo di colonia intenso, e stavo dimenticando la sua voce. La notte mi maledivo per essere così stupida, ma non potevo farne a meno. Rinchiusa nei sotterranei, imprigionata dai mangiamorte, sapevo che non l'avrei mai più rivisto, e non riuscivo a concentrarmi su nient'altro che non fosse il mio dolore. 

Al suono di un fischio, il duello cominciò. Mattheo ridacchiò altezzosamente, cedendomi la prima mossa. Non mi ci impegnai neanche troppo, perchè avrei sicuramente perso ugualmente dato lo svantaggio fisico e per il fatto che ero davvero troppo stanca per riuscire a duellare con lui. 

"expelliarmus" gli puntai contro la bacchetta, dalla quale uscì un fascio di luce rosso e di colpo "finite incantatem" si difese il moro, e poi "confundos"  replicò. 

Mi sentii estremamente confusa, come se non sapessi neanche dove mi trovavo. Scossi la testa che mi girava incredibilmente, e "glacius" pronunciai senza rendermi conto di star puntando dalla parte sbagliata. Uno dei candelabri si congelò immediatamente, e strizzai gli occhi cercando di tornare a vedere normalmente, ma non ebbi neanche il tempo di farlo, poiché Mattheo gridò  "everte statim" 

Di colpo fui scaraventata indietro, atterrando sul suolo di schiena. Tossii per il bruto colpo, cercando di tirarmi in piedi, ma Mattheo aveva già un altro incantesimo pronto, che pronunciò avvicinandosi a me "alarte ascendare", ma questa volta riuscii a precederlo con un "deleterius" che annullò il suo attacco. 

Mi guardò lasciando trasparire una sorta d'irritazione, ma subito tornò in carreggiata urlando "diffindo", di colpo sentii la mia pelle lacerarsi, facendo spazio a tagli profondi. Delle lacrime iniziarono a sgorgare dai miei occhi lucidi, colando disordinatamente sulle mie gote. Urlai dal dolore tutto ciò che avevo in corpo, mentre Mattheo chinò il capo di fronte agli altri mangiamorte che lo elogiarono. Si rigirò, poi, verso di me, che ero ancora inerme a terra. Sapevo che sarebbe accaduto, ed avevo paura che potesse succedere ancora, perché non ce l'avrei fatta a reggerlo. Il riccio mi raggiunse, osservandomi con disprezzo dall'alto, mentre i miei vestiti si macchiavano di rosso. Mi guardò freddamente negli occhi, e non riuscii neanche a descrivere come fossero. Mi odiava, e si vedeva. Mi puntò poi la bacchetta contro, per l'ultima volta, per pronunciare le parole fatali.

 Mi puntò poi la bacchetta contro, per l'ultima volta, per pronunciare le parole fatali

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"Avada K-" 

"Basta" lo interruppe una voce maschile raschiante, di qualcuno che fece il suo ingresso nella stanza. I mangiamorte si dileguarono, e solo la Lestrange rimase seduta in un angolo, mentre Mattheo prese un respiro profondo, per cercare di calmarsi.  

L'uomo, che non riuscivo a vedere, data la mia scomoda posizione e dato che non riuscivo a muovermi, pronunciò un "epismendo" e in pochissimo tempo tutte le ferite che mi erano state causate dal giovane Riddle scomparvero. Riuscii nuovamente a muovere le mani, e le braccia, e tutto il resto del corpo. Mi tirai seduta, ancora indolenzita, vedendo come Mattheo era stizzito dall'intervento di quello che riconobbi essere suo padre. Voldemort mi aveva curata, e non riuscii a crederci. 

"é così che tratti i nostri ospiti, Mattheo?" sibilò l'uomo, posando una mano sulla spalla al giovane, che cercò di calmarsi. Io tremai di fronte a loro. Era la prima volta che vedevo il signore oscuro, e mi sentivo terrorizzata. 

"vuoi avere tu l'onore, padre?" ringhiò il ragazzo, puntandomi un dito contro.

"non ancora, caro, lo sai che lei ci serve.. o come pensi di trovare quella buona donna di sua madre?" ridacchiò il signore oscuro, mentre suo figlio si irrigidì.

"mia madre? io non ho una madre.." sussurrai più a me che a loro. Di che cosa stavano parlando? 

Nessuno fece caso alle mie parole, ma il giovane Riddle mi costrinse a tirarmi in piedi sotto gli ordini del padre. 

"non farai finta di nulla, ora, e ci racconterai tutto quello che sai" sibilò il ragazzo. 

Mi trascinò, poi, di nuovo nella mia stanza, dove rimasi per troppo tempo. 

Volevo saperne di più, e l'avrei fatto. 

VIRAGO - Draco Malfoy or Mattheo riddleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora