XXXIV

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DICEMBRE 1996 

Ero stata tentata ad entrare di nuovo nella stanza di Mattheo per due volte. I miei stessi passi mi avevano condotta davanti alla porta, ed ero rimasta a fissarla imperterrita per qualche secondo, prima di scrollare le spalle e costringermi ad andare via. Non sarei ceduta di fronte alle mie stesse debolezze. Da quando Draco mi aveva baciata, qualche sera prima, le cose erano notevolmente peggiorate. Passavo le giornate chiusa in camera, ed uscivo soltanto quando andavo a perlustrare gli archivi e le cantine, ma cercavo ugualmente di stare sola. Ero così confusa che non riuscivo nemmeno a guardare in faccia il biondo. Lui, dal canto suo, ci aveva provato a riprendere in mano le redini della situazione, ma di fronte ad un muro aveva constatato che fosse meglio lasciarmi i miei spazi. Se avessi voluto sarei andata io da lui. 

Più il Natale si avvicinava, più mi sentivo soffocare dall'ambiente cupo del Manor. A differenza degli altri anni, dove passavo le feste con Cedric e la sua famiglia, quest'anno sarebbe stato completamente diverso. Ero sicura che l'imminente guerra avesse lasciato un segno indelebile negli animi di tutti. Nessuno aveva davvero voglia di festeggiare. Io, sicuramente, meno che mai. L'idea di passare un giorno così speciale in un posto come questo mi metteva addosso un'insolita malinconia. Per questo motivo, dopo sei giorni, avevo spalancato la porta della stanza di Mattheo in preda alle lacrime. Ero entrata velocemente e mi ero chiusa la porta alle spalle. La cosa che adoravo di quella camera, era che sembrava che il tempo si fosse fermato a qualche mese prima e noi con loro, come se ci trovassimo ancora imperterriti a rincorrerci tra il labirinto di siepi del manor, oppure a duellare nel salone di combattimento. Persa tra le mura scure impregnate del suo profumo, avevo finalmente accettato quanto mi mancasse. La mancanza di Mattheo Riddle aveva iniziato a bruciarmi costantemente la bocca dello stomaco. A volte potevo giurare di non riuscire a respirare. Erano passate alcune settimane dall'ultima volta che lo avevo visto. A volte, quando ero impegnata a sfogliare fogli, e libri e documenti, mi chiedevo cosa stesse facendo. Leggevo, ma non capivo davvero quello che c'era scritto, perché la mia testa era altrove. Ed era come se stessi vivendo in un luogo tutto mio, lontano dalla paura, dalla morte e dalla sofferenza. Un mondo in cui y/n e Mattheo sarebbero potuti stare insieme. Soli, io e lui. Lui ed io. Noi, i nostri respiri infranti e la vita. L'amore della mia. Ma poi scrollavo il capo e tornavo con i piedi per terra in una realtà che non mi apparteneva e che mi stava dando solamente agonia, e solitudine e tormento. Mattheo non era qui. Lui mi aveva tradita. Aveva spezzato quel sottile legame che ci univa, e ora ci eravamo persi. Non sarebbe bastato ago e filo per ricucirci. Le cose dovevano stare in questo modo. 

Mi ero sdraiata tremante tra le coperte del suo letto. Avevo chiuso gli occhi ed avevo immaginato le sue dita lunghe ed affusolate passarmi tra i capelli, mentre li rigirava e ci giocherellava. La testa posta sul suo petto nudo e il suo respiro a spezzare il silenzio. Anche se il silenzio stesso, con lui, era gratitudine. Avevo immaginato le sue labbra rosee e morbide sulle mie, ancora ed ancora. Avevo immaginato i suoi occhi scuri e così confortevoli che avrei potuto chiamarli casa. Ed avevo immaginato di premere l'indice sulla fossetta scavata che gli veniva sul viso quando sorrideva.  Quando riaprii gli occhi, però, lui non era qui, e io stavo solamente stringendo il cuscino freddo, soffocando i singhiozzi. La quiete non tardò ad arrivare. Avevo smesso di piangere perché avevo accettato la realtà delle cose. 

Ti amo avevo sussurrato ti amo, ti amo, e ti amerò per sempre. Fino alla fine dei tempi e fin quando esisterò. Fin quando avrò voce e anche quando non ne avrò più. Fin quando avrò memoria, Io ti amerò. 

Avevo sperato che, forse, se l'avessi pensato intensamente, gli sarebbe giunto. 

L'ho pensato per giorni interi, e notti, persa tra le lenzuola del suo letto. 

Il 25 dicembre era arrivato dopo quelli che sembravano mesi, non giorni. Avevo indossato un abito bianco, il più bello che avevo trovato nel maniero, ed ero scesa. Draco mi stava aspettando seduto nel salone, vestito di tutto punto. Aveva smesso di nevicare, e  il cielo si era schiarito. Il camino ardeva riscaldando a fatica l'intera stanza. Un pacco rosso ed un grande fiocco erano posti sul tavolino di fronte a lui.

VIRAGO - Draco Malfoy or Mattheo riddleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora