XXVIII

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SETTEMBRE 1996. 

Non vedevo Draco da due giorni, ovvero da quando gli avevo rivelato di aver preso il marchio nero, giurando fedeltà a Voldemort. Sapevo che per lui non era sicuramente stato facile da accettare. Interfacciarsi con la verità non era mai uno scherzo, soprattutto se per mesi e mesi si era abbandonato a speranze che si erano rivelate inutili.

Per un certo verso era meglio che fosse così. Avrei dovuto faticare di meno a tenermelo lontano senza lasciare che i miei sentimenti e le mie emozioni prendessero il sopravvento. D'altronde ero tornata ad Hogwarts da pochi giorni, ed ero bene a conoscenza di quello che avrei dovuto fare. Non ero lì per divertirmi, affatto, ma piuttosto per insediare le armate necessarie per la guerra. Voldemort era diventato molto potente. Sapevo che prima o poi avrebbe sferrato il primo attacco, ma la guerra non mi spaventava. Non avevo paura di farmi male, né tanto meno di morirci. Ci pensavo spesso ultimamente, alla morte. Mi chiedevo come sarebbe stato combattere dalla parte del signore oscuro, e cosa avrei fatto se mi fossi trovata di fronte all'ordine della fenice. Era inevitabile. Non avrei mai ucciso Ron, né tantomeno Hermione. Non avrei neanche mai alzato la bacchetta contro di loro. E se in una guerra si accetta di non voler combattere, tutto ciò che resta da fare è morire. Mi chiedevo se le persone che avevo conosciuto ad Hogwarts e che erano state mie amiche l'avrebbero fatto. Avrebbero ucciso Mattheo? probabilmente sì, ma avrebbero mai ucciso me? Questa domanda mi frullava nel cervello e me lo comprimeva insistentemente. Ora che sapevo che la guerra era sempre più vicina, avrei dovuto tirare delle somme.  Avrei cercato di fare ciò che mi ordinavano, ma non avrei mai voluto stare in prima linea sul campo. Non avrei mai sopportato l'idea di vedere i mangiamorte scagliare incantesimi letali contro l'esercito di Harry Potter. Il problema era che non avevo molte altre scelte. Sentivo la pressione comprimermi, e se avessi continuato così probabilmente sarei scomparsa.

Mattheo mi guardava spesso durante le lezioni, soprattutto quando sembrava che fossi persa tra me e me. Ma io lo notavo, come mi osservava con la coda dell'occhio. E forse anche lui si chiedeva cos'era cambiato in me in quei pochi mesi in cui ero stata rinchiusa al Manor. Il punto era che neanche io lo sapevo, ma avevo semplicemente capito come controllare i miei sentimenti, e facendolo avevo già raggiunto la metà del lavoro. Mi guardavo allo specchio e non mi riconoscevo. Vedevo riflesso il volto scavato di una persona che non ero mai stata, e che non avrei mai pensato che sarei diventata. Ma la realtà era questa. Hogwarts non era più il luogo felice che mi ricordavo, ma piuttosto era stata circondata dalle tenebre, e per quanto mi facesse male dovevo accettarlo. Il futuro era incerto, e tutto ciò che mi restava era il tempo. Non avrei sprecato neanche un singolo centesimo di secondo, perché quando poi il tempo sarebbe finito, perché sicuramente sarebbe finito, mi sarebbero rimasti i ricordi. Le memorie erano tutto ciò che mi avrebbe permesso di non spegnermi dentro un lago di petrolio, perché una volta dentro mi sarei macchiata, e non mi sarei mai liberata del tutto. 

"a cosa stai pensando?" mi richiamò Mattheo, sdraiato sul divano Chesterflied posto di fronte al mio. Aveva le mani incrociate dietro la testa, ed i piedi poggiati sul bracciolo in modo che non sporcassero. La sala comune dei serpeverde era insolitamente fredda, e l'unica fonte di calore proveniva dal camino alla mia sinistra.

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VIRAGO - Draco Malfoy or Mattheo riddleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora