XLI

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In questo capitolo sono presenti scene di sesso esplicite. Leggete a vostra discrezione.

👀

GENNAIO 1997

Draco si era sbagliato sulle stelle. Quei barlumi di luce inchiodati nel cielo non erano affatto costanti, né tantomeno più affidabili delle persone. E lo avevo capito pochi giorni prima, quando nella baraonda di una battaglia avevo alzato gli occhi e non le avevo viste a sorvegliarci come il loro solito. Allora avevo aspettato. Avevo aspettato il giorno dopo, seduta tra le macerie dell'ala est e lo sguardo puntato in alto, ma loro non c'erano. E non erano tornate neanche il giorno dopo. E nemmeno il giorno dopo ancora. Allora mi ero aggrappata alle spalle di Mattheo e avevo singhiozzato inerme per un lasso di tempo indefinito, sentendo i suoi muscoli contrarsi sotto alla mia presa. Lo avevo guardato negli occhi e avevo lasciato che mi asciugasse le lacrime con la punta delle dita. Eravamo rimasti soli, vero? anche le stelle ci avevano abbandonato. Ma lui non la pensava così. Lui non era come Draco. Lo sapeva bene che non ci si poteva fidare di niente. Sapeva che anche le stelle non erano altro che ammasso di materia posta casualmente in una distesa infinita e priva di significato. Il giovane Riddle le guardava raramente. E forse, dopo qualche tempo, avevo iniziato a pensare che lui avesse ragione. Le stelle erano lì. Fisse. Immobili. E ci guardavano, ci giudicavano. E poi, di punto in bianco, sparivano. Se Draco aveva bisogno di un appiglio per convincersi di non essere solo, probabilmente non l'avrebbe mai trovato.

L'aria fredda mi pungeva il naso e mi costringeva ad allontanarmi dalla finestra del corridoio dell'ala ovest. Le mani nelle tasche e le spalle strette al corpo mi facevano sentire insicura. Ma poco importava. Ero una delle poche persone che passava il tempo libero a girare tra i meandri del castello fingendo di essere rimasta inchiodata ad un passato che non sarebbe mai più ritornato. Passavo in rassegna ogni singola crepa posta sui muri e con la mente tornavo a qualche mese prima. A come correvo tra i corridoi con i libri in mano per arrivare in orario a lezione- basta.

Basta era tutto quello che mi forzavo di pensare. Basta, y/n.

Certe volte appoggiavo la testa al muro e mi urlavo di smetterla. Smetterla di pensare, e pensare, e pensare. Smetterla di rivedere costantemente gli occhi di Astoria appena saputa la notizia della morte della sorella. Smetterla di notare il sorriso di Draco spegnersi giorno dopo giorno. Smetterla di vedere gli occhi vitrei di Mattheo mentre la fatica lo stava mangiando vivo. Perché durante la notte, tutto ciò a cui riuscivo a pensare erano i loro visi segnati. E allora le stelle non avevano più così tanta importanza.

Guardando fuori dalla finestra avevo visto Mattheo. Era era in giardino insieme ad Harry e i due sembravano essere nel mezzo di una conversazione profonda. Il bambino maledetto sedeva rigido con le gambe tirate al petto e teneva lo sguardo fisso di fronte a se, mentre il giovane Potter lo scrutava attentamente. A volte mi chiedevo cos'avessero da dirsi quei due. Ero certa che non riguardasse solamente la guerra. Ci doveva essere qualcosa che entrambi stavano cercando di nascondere, con scarsi risultati. Mi era capitato varie volte di trovarli insieme a confabulare e sentirli cambiare argomento non appena mi vedevano sorpassare la soglia della porta. Avevo quindi guardato Mattheo negli occhi tutte le notti che avevamo passato insieme, ma non era facile vederci qualcosa. Era come se avesse deciso di spegnere il proprio sguardo una volta per tutte, perché tutte le volte che lo guardavo non riuscivo a scorgerci niente, se non tanta stanchezza.

"Mattheo sorrideva spesso quando era piccolo" qualcuno parlò, interrompendo i miei pensieri e facendomi distogliere lo sguardo dai due ragazzi seduti in giardino.

Kendra aveva fatto il suo ingresso nel corridoio e si stava avvicinando lentamente a me. I passi lenti e composti davano segno di una figura autoritaria.

VIRAGO - Draco Malfoy or Mattheo riddleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora