XXXIII

2.9K 119 112
                                    

DICEMBRE 1996

Io e Draco avevamo deciso di dormire in camere diverse. Malgrado ci fossimo riavvicinati molto nell'ultimo periodo, eravamo entrambi d'accordo sul non forzare le cose e lasciare semplicemente che andassero come avrebbero dovuto. Avevo quindi salito le scale diretta verso quella che era stata la mia vecchia stanza, e l'unico luogo del maniero in cui riuscivo a non avere il peso del tempo addosso. I suoi interni erano vuoti, smembrati da ogni bardello di luce e di felicità che ci avevo lasciato dentro. Le tende l'avevano rinchiusa in uno stadio intermedio di tenebre. Due strati di polvere erano presenti su ogni mobile, ma avevo cercato di non pensarci. Mi ero solamente infilata a letto, ancora vestita, annusando il profumo dei tempi passati, con la consapevolezza che non sarebbero più tornati, e più si proseguiva più la situazione diventava critica. Avevo stretto a me uno dei due cuscini, riempiendo la mancanza che avevo di qualcuno che ormai non esisteva più. E così avevo fatto tutte le sere per giorni. La notte era il momento in cui ero più vulnerabile. Talvolta lasciavo che le lacrime mi scorressero furtive sulle gote, ma non le asciugavo. Mi ricordavano che ero umana, e che provavo ancora qualcosa. Perché la verità era che da quando eravamo tornati al manor, i miei sentimenti si erano come congelati. Non provavo niente, se non solo un enorme voragine che risucchiava tutto quello che volevo sentire, ma che non riuscivo a fare. Io e il biondo il terzo giorno, dopo esserci sistemati al meglio, avevamo iniziato a perlustrare gli archivi, in cerca di qualche fotografia, o anche soltanto una minima prova che potesse testimoniare il passaggio della mia famiglia da quel posto oscuro. Non ne avevamo ancora trovate. Forse non lo avremmo mai fatto. 

"qual era il nome di mia madre, Dra?" avevo sussurrato dopo minuti di infinito silenzio, persi tra le carte. Mi sembrava incredibile chiedergli una cosa del genere, ma non avevo scelta. 

Chiuse lo scritto che stava leggendo, pieno di nomi e firme e tanto altro, prima di sollevare lo sguardo su di me. 

"Dorothea" parlò con fermezza. Non aggiunse altro. 

Annuii, riprendendo a leggere i documenti, ma senza prestarci davvero attenzione. Dovetti, quindi, rileggerli un paio di volte prima di capirci davvero qualcosa, ma anche quando lo feci, un'insolito ronzio si presentava insistente nella mia mente. Era il punto di partenza per qualcosa. 

"è strano" borbottai, forse a me stessa, o forse a lui. 

"mh?" 

"senza saperlo avevo preso un suo libro dalla biblioteca, qualche tempo fa" esitai, cercando di ripensare a tutto quello che era successo "era sugli incantesimi."

Draco restò in silenzio, fissandomi. Ti ascolto avevo giurato di sentirlo dire. 

"quel libro aveva delle iniziali al suo interno. Mattheo mi aveva detto che apparteneva a mia madre" continuai "ma non ricordo che una delle due fosse una D"

"se lo hai lasciato qui, forse possiamo trovarlo" sorrise lievemente, richiamandomi. 

Non lo trovammo. Avevamo perlustrato ogni singolo libro della biblioteca, attentamente, ma quello sembrava l'unico ad essere scomparso. Mi ero abbandonata sulla poltrona di pelle scura, rassegnata. 

"avrei giurato di averlo lasciato qui" borbottai, frustrata, prendendomi il viso tra le mani. "se solo ricordassi dove l'ho messo"  

"lo troveremo, ci sono tanti posti dove potrebbe essere" parlò Draco. 

Mi limitai a tirare le labbra in un sorriso, ma credo che sembrò più una smorfia. Non ascoltai oltre ciò che il giovane aveva iniziato a raccontarmi per distrarmi. Perché malgrado ci provassi, non ci riuscivo mai. Trovarmi da sola con lui in un luogo da cento e passa stanze non era affatto rassicurante. Tutto ciò contribuiva a farmi sentire piccola come una formica all'interno di una trappola. Senza neanche farlo apposta, il tempo fuori non era dei migliori. Natale era vicino e la neve aveva imbiancato fittamente l'intero giardino circostante. Talvolta dovevamo accendere il camino per aver più benessere, perché i caloriferi faticavano a riscaldare tutta l'immensa superficie della villa. Uscivo spesso, anche se il freddo mi congelava la punta del naso, e conseguentemente iniziavo a non sentire più neanche le dita dei piedi. Di solito riuscivo a stare fuori circa mezz'ora, ma poi tutto quel bianco candido iniziava a darmi il mal di testa. Draco mi lasciava i miei spazi. Ci trovavamo solamente nel tardo pomeriggio per guardare gli archivi, e la sera per cenare. Per il resto del tempo, invece, spariva tra le mura di casa sua come se fosse stato alla ricerca di qualcosa. Apprezzavo l'impegno che ci stava mettendo nel farmi sentire a mio agio, ma era quasi inutile. Avevo un buco doloroso nel petto che continuava a divorarmi ogni volta che cercavo di essere felice. Anche solo un minimo. 

VIRAGO - Draco Malfoy or Mattheo riddleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora