CAPITOLO 53

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KRYSTAL'S POV

L' ora di cena arriva piuttosto in fretta ed io ed Ally stiamo finendo di preparare il pollo al curry mentre Joseph e il mio ragazzo ci fanno compagnia.
Siamo così distratti che non ci accorgiamo che Peter è entrato utilizzando le chiavi di scorta.
Sono ancora di spalle quando entra in cucina
<<Krystal>>
Mi volto e come uno tsunami la somiglianza lampante tra lui e Matt, mi travolge.
Resto a fissarlo più del dovuto e me ne accorgo quando sua madre mi tocca la mano; probabilmente avrà capito il motivo della mia reazione.
Immagino che per loro sia stato ancora più difficile avere a che fare con questa lampante somiglianza, non oso immaginare come si siano sentiti.
<<Ciao>>
In cucina è ormai calato il silenzio, un silenzio fatto di parole non ancora dette.
Mi si avvicina e mi abbraccia e lo fa come un fratello abbraccia sua sorella, perché è questo che siamo sempre stati sin da bambini.
<<Come stai?>> gli chiedo in un sussurro
<<Bene, tu? Che ci fai qui?>>
Lo guardo e comincio a giocare con la mia collanina.
Tutti notano il mio gesto, anche lui e prontamente scosta la mia mano facendomi capire che devo stare tranquilla.
Mi conosce fin troppo bene.
Mi schiarisco la voce
<<Volevo parlarti. Io.. voglio chiarire, ho bisogno di chiarire con te>> mi guarda negli occhi e sono costretta a distogliere lo sguardo per sfuggire a quelle iridi identiche alle sue.
<<Sono contento, mi sei mancata in questi anni>> e purtroppo le parole escono senza il mio consenso
<<Ti sono mancata ma non mi hai mai cercata, non mi hai mai dato una spiegazione tu..>>
Mordo l'interno della guancia per stare zitta, sono venuta qui per chiarire non per attaccarlo.
<<Krystal hai ragione. Sono sparito è vero ma l'ho fatto perché avevo bisogno di metabolizzare il tutto. Io ho perso un fratello>> corrugo la fronte
<<Cosa stai insinuando? Che perché era tuo fratello io ho sofferto di meno? E' questo che pensi?>>
Se davvero pensa che io non abbia sofferto tanto quanto lui, allora questa conversazione può terminare qui per quanto mi riguarda.
<<Non ho detto questo. Senti non voglio litigare con te, ho sbagliato ad andare via senza neanche dirtelo e mi dispiace tantissimo, so di averti fatta stare male ancor più di quanto già non stessi>> abbasso lo sguardo e in un certo senso anche le armi.
Prima di guardarlo sospiro
<<Mi dispiace di averti urlato contro al WESTWAY. Le pensavo quelle cose e le penso tutt'ora, sei stato un vigliacco a mollare tutto, non sono una che scappa però posso provare a capirti>> sorride debolmente
<<Senza peli sulla lingua eh, in questo non sei cambiata>> scuoto la testa sorridendo
<<E' il mio miglior pregio. Vieni qui>> allargo le braccia e ci stringiamo l'un l'altra.
Con il cuore più leggero, mi accorgo di non avergli presentato una parte di questo cuore.
<<Pete lui è Trevor, il mio ragazzo>> Trevor si alza e gli tende la mano ma Peter la guarda per poi guardare me con un'espressione molto simile al disprezzo.
<<Il tuo ragazzo? Ti sei presentata in questa casa, nella sua casa, con il tuo nuovo ragazzo!?>> fa una risata amara
<<Wow, che coraggio. Sei sempre stata una persona molto rispettosa, dov'è finito ora quel rispetto? E voi? Avete davvero permesso che uno qualsiasi che si scopa la ragazza di vostro figlio entrasse in questa casa?>>
<<Peter! Adesso basta! Non ti azzardare a.. >> gli urla Joseph
<<No Jo, fallo parlare. Forza continua Peter, siamo tutti curiosi di sentire quali altre meravigliose teorie hai elaborato>>
Il mio tono calmo ma pungente nasconde il dolore che queste sue parole mi provocano e sono consapevole di essermi barricata dietro le mie mura difensive.
<<Teorie? Quali teorie!? Qui la verità è che tu hai dimenticato mio fratello e ti sei subito consolata con questo qui. Almeno ti scopa a dovere?>>
Queste ultime parole mi arrivano come un pugno in faccia.
Mi si mozza il respiro e nello stesso istante in cui i suoi genitori lo richiamano, Trevor si alza e gli si avvicina
<<Non ti permetto di parlarle in questo modo dopo l'inferno che ha passato>>
Intervengo prima che la situazione degeneri più del dovuto.
Tiro leggermente il braccio di Trevor e sento i suoi muscoli rilassarsi al mio tocco.
<<Trev tranquillo, non ne vale la pena>>
<<Ma..>> lo guardo seria e capisce che non deve continuare.
Mi volto verso Peter che osserva la scena con una faccia schifata.
<<Apri bene le orecchie perché è l'ultima cosa che potresti sentire dalla mia bocca se non la smetti di ragionare con l'1% del tuo cervello>> indurisco lo sguardo e cerco di controllare la rabbia e il dolore che mi stanno pervadendo e che reclamano di prendere il sopravvento.
<<Non permetterti mai più di insinuare che io abbia dimenticato tuo fratello, lui sarà sempre un pezzo del mio cuore ma bisogna andare avanti e sai meglio di me che lui vorrebbe vedermi felice e Trevor mi rende felice. Se ho ripreso in mano la mia vita dopo due anni è grazie a lui, se ho capito che Matt non è morto a causa mia è grazie a lui e sempre grazie a lui ho ripreso ad amare; amare non solo qualcun altro ma anche me stessa perché dietro quella maschera di finti sorrisi che mi imponevo di indossare, c'era solo tanto odio e disprezzo per me stessa. Quindi Peter, no, non ho dimenticato tuo fratello ho semplicemente fatto posto nel mio cuore anche ad un'altra persona. E con Trevor non ci scopo, ci faccio l'amore che è ben diverso>>
Ascolta le mie parole attentamente e una volta assimilato il tutto, sbuffa una risata amara
<<Hai ragione non l'hai dimenticato, l'hai rimpiazzato. Non mi aspettavo che fossi una così facile>>
Senza controllo la mia mano si schianta contro la sua guancia in un sonoro schiaffo.
Incredulo si tocca la guancia colpita mentre io guardo quello che consideravo un fratello, per la prima volta con astio.
<<Credo che tra noi due chi non è riuscito ad andare avanti sei tu. Prima accetti realmente che Matt è morto, prima vivrai meglio>>
Non si muove né risponde, resta solo fermo a guardarmi con una mano sulla guancia.
Mi volto verso i suoi genitori che mi guardano dispiaciuti e delusi dall'atteggiamento del figlio.
<<Vi aspettiamo domenica a pranzo allora, ciao>> sorrido e do un veloce bacio a entrambi.
Prendo per mano Trevor e una volta preso il cappotto e la borsa guardo di nuovo Peter che è ancora immobile al centro della cucina
<<Addio Peter>> detto ciò esco da quella casa con l'amaro in bocca e con la consapevolezza di aver perso di nuovo una persona importante.
Non dico nulla.
Non piango neanche, non ne vale la pena.
L'unica cosa che provo in questo momento è rabbia, anzi no, anche delusione.
Ero venuta qui con le migliori intenzioni del mondo, ero venuta qui per scusarmi e chiarire, per ricucire il nostro rapporto.
Io la mia parte l'ho fatta ma evidentemente lui non ci teneva così tanto a mettere a posto le cose.
Ed eppure mi conosce, dovrebbe sapere che non rimpiazzerei mai Matt, dovrebbe sapere che anche se non c'è più, lui è comunque una parte di me.
Entrata in macchina prendo il telefono e compongo il numero dell'unica persona che può aiutarmi ora.
Risponde subito
<<Ciao, ho bisogno delle chiavi... Si, cioè no, nulla di grave. . . Ok, passo tra una ventina di minuti. Grazie, ti voglio bene>> metto giù e do una spiegazione a Trevor
<<Ho bisogno di nuotare e Lucy, la mia istruttrice, ha le chiavi della piscina. Portami a casa a prendere il borsone e poi prendiamo le chiavi da lei>> annuisce e fa come dico.

Arriviamo davanti la piscina e in religioso silenzio apro il grande cancello.
Una volta dentro accendo tutte le luci e seguita da Trevor vado a cambiarmi <<Posso vederti nuotare?>> dice mentre finisco di sistemare la cuffia.
<<Si>>
Non ho voglia di parlare, l'unica cosa che voglio fare è staccare per un po' da tutto questo casino.
L'odore del cloro mi invade i sensi facendo già rilassare i miei nervi.
Entro in vasca e comincio a nuotare. Nuoto con foga andando sempre più veloce, come se in questo modo tutta la rabbia, la delusione e la tristezza, scivolassero via con la stessa velocità con cui l'acqua scivola sul mio corpo. Nuoto per non so quanto tempo e smetto solo quando il mio corpo mi costringe a farlo.
Arrivo alla fine della vasca e mi appoggio al bordo chiudendo gli occhi e cercando di riprendere fiato.
Trevor intanto resta fermo a guardarmi seduto sulla panchina vicino agli appendi abiti per gli accappatoi.
E' lì in silenzio ed è rimasto per tutto il tempo senza che io gli chiedessi di restare.
Tolgo la cuffia e gli occhialini e gli sorrido decisamente più rilassata di quando siamo arrivati.
Ricambia il mio sorriso e si avvicina al bordo
<<Sono colpito Johns, hai nuotato per 3 ore senza sosta. Hai mai pensato di candidarti per le olimpiadi?>> dice guardando l'orologio.
Scoppio a ridere
<<Togliendo a Florent Manaudou il primato di nuotatore più veloce del mondo? Nah, mi dispiacerebbe troppo Cooper>> sorride e dopo aver tolto scarpe e calzini e arrotolato i pantaloni, si siede immergendo le gambe in acqua
<<Ti senti meglio?>> annuisco poggiando la testa sulle sue gambe fregandomene di bagnargli il pantalone.
<<Si, molto meglio>> mi accarezza i capelli con dolcezza e potrei quasi addormentarmi.
<<Lo sai che non è colpa tua vero?>> <<Certo. Io ho fatto un passo verso di lui per chiarire, ho chiesto scusa mentre lui mi ha accusata di cose non vere. Ma.. va bene così. Non ho intenzione di rimanere bloccata nel passato per colpa sua, è andata così, pazienza. Mi dispiace per lui, crede di averlo superato ma è chiaro che non è così. Spero lo capisca presto, gli auguro sempre e solo il meglio>> <<Sei un angelo>> sollevo la testa e lo bacio con dolcezza
<<Grazie per essere rimasto>> poggia la fronte contro la mia
<<Resterò sempre Krystal>> sorrido dolcemente e lo bacio di nuovo
<<Ti amo Trevor>>
<<Ti amo anch'io piccoletta>>.

E all'improvviso arrivi tuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora