CAPITOLO 63

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KRYSTAL'S POV

Sono passate due settimane da quella cena e Trevor si comporta in modo strano.
E' sempre al telefono, torna tardi la sera e quando è a casa sembra che abbia la testa tra le nuvole.
Più di una volta gli ho chiesto cos'abbia ma mi ha sempre risposto che va tutto bene.
Non sono sicura che siano questioni di lavoro, mi sembra che quello vada alla grande.
<<Krystal stai bene?>> la mia amica mi risveglia dai miei pensieri
<<Si si, perché?>>
<<Perché sono circa cinque minuti che agiti la bustina di zucchero>>
<<Certo, sto zuccherando il tè>>
<<La bustina è vuota da un pezzo>> <<Oh>> guardo la bustina che ho in mano ed effettivamente è vuota.
Con nonchalance giro il cucchiaino nel tè alla vaniglia e lo porto alla bocca.
Siamo sedute alla penisola della mia cucina a bere un tè.
I ragazzi sono stati invitati ad una partita di basket e noi siamo rimaste qui a casa. <<Krystal dico sul serio, cosa c'è che non va?>> poso la tazza e sbuffo afflitta <<Sono settimane che Trevor è strano. Torna tardi da lavoro, è sempre a telefono, anche quando c'è è come se non ci fosse. Non so che pensare>> <<Non crederai certo che ti tradisca!?>> chiede quasi sconvolta
<<Ma sei scema!? Non penso che mi tradisca! C'è qualcosa che lo preoccupa ma non si lascia sfuggire niente. Mi sento tirata fuori, cosa potrebbe essere successo di tanto grave da tenermelo nascosto? Inoltre sa quanto odio le bugie e quando mi nascondono le cose. Dice sempre che va tutto bene, che è solo stanco perché lavora troppo, ma io lo conosco e so che sta mentendo>> dico girovagando per la stanza mentre gesticolo con le mani.
<<Krystal calma, sono certa che non sia nulla di catastrofico. Forse è davvero stanco per il lavoro, non fasciarti la testa inutilmente ok?>> dubito che sia come dice lei ma mi ritrovo ugualmente ad annuire e a darle ragione.

Le settimane passano e la situazione non migliora, anzi peggiora.
Nel nostro rapporto è tutto normale, o meglio, quasi normale.
Ha sempre la testa altrove, è continuamente perso nei suoi pensieri.
A volte dubito anche che mi ascolti mentre parlo.
Come in questo momento.
Stiamo facendo colazione come ogni mattina prima di andare a lavoro e gli sto parlando di una cosa stupidissima, davvero inutile, e lui annuisce alternando addirittura qualche sorriso.
Questa cosa mi sta facendo imbestialire e ho avuto fin troppa pazienza.
<<Adesso basta!>> sbotto posando con molta poca delicatezza la mia tazza di caffè sull'isola.
Sobbalza e mi guarda perplesso.
<<Tutto bene Krystal?>>
<<Tu chiedi a me se va tutto bene!? Sul serio Trevor? Sono settimane che sei strano. Sei sempre a telefono con chissà chi, torni tardi, sei sempre sovrappensiero, quando siamo insieme mi sembra ugualmente di essere sola e nemmeno mi ascolti quando ti parlo!>>
<<Io ti ascolto quando parli>>dice quasi offeso
<<E di cosa ti stavo parlando dieci secondi fa?>>dico incrociando le braccia al petto.
Apre la bocca ma non vi esce alcun suono.
Scuoto la testa delusa.
Svuoto la tazza nel lavello e vado in camera.
Prendo un borsone e ci infilo un cambio e le cose per il nuoto.
Stanotte ho deciso di dormire da Jess e non ho intenzione di cambiare idea. Sono stufa e senza pazienza.
Torno in cucina e prendo il trench sotto il suo sguardo incredulo.
Mi fermo e punto i miei occhi nei suoi <<Io e te siamo una coppia. In una coppia si parla e si condivide tutto, soprattutto i problemi. Quando sarai disposto a condividere i tuoi, chiamami perché così non ci sto Trevor>>mi dirigo alla porta prendendo le chiavi della macchina
<<Krystal dove vai? Aspetta! Krystal!>> lo ignoro e sbatto la porta così forte che la guardo per paura che si sia rotta.
In questo momento però, l'unica cosa rotta, sono io.
Sento un peso opprimermi il petto, mi sembra di non poter respirare.
Gli occhi mi si riempiono di lacrime, porto lo sguardo verso l'alto per impedirgli di scendere e faccio dei profondi respiri prima di entrare in macchina.
Il mio telefono non smette di squillare, so che è lui ma al momento non ho voglia di sentire altre stronzate.
Arrivo a lavoro stampandomi un bel sorriso finto in faccia sperando che nessuno faccia domande.
Saluto qualche collega e poi mi rifugio nel mio ufficio.
In questo momento solo il lavoro può distrarmi e infatti con rabbia tiro fuori dal cassetto una serie di cartelline piene di documenti.

E all'improvviso arrivi tuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora