Capitolo 33

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Under the same roof.

Wendy

"Non guardarmi in quel modo." Dico a mia sorella e al suo sguardo fisso e pieno di pensieri che mi sembra quasi di percepire. Appoggiata allo stipite della porta della mia piccola stanza, mi studia con l'attenzione di un falco.

"Ti voglio bene, Wendy, ma non riesco ad approvare questa decisione." Dice, scandendo le parole in fretta come se i pensieri le circolassero troppo velocemente nella mente o forse la stanno semplicemente esasperando. "E non lo dico perché non voglio che tu e il tuo tenente stiate insieme, ma perché..." si ferma alzando gli occhi verso il soffitto per liberare un soffio d'aria dai suoi polmoni.

Appoggio dentro la valigia, aperta sul letto, l'ennesimo vestito e la guardo.
"Perché?" La incito a finire questa frase che non sembra proprio da lei.

Lei porta i suoi occhi nuovamente fissi sul mio volto poi sulla valigia, continuando a vagare dovunque riesca a trovare la concentrazione che le serve per rispondere. "Al diavolo, sto diventando come la mamma." Afferma con tono stanco e ironico, facendo cadere tutte le sue parole nel vuoto. Si stacca dallo stipite e porta i suoi passi verso il bordo del letto, dove si siede con aria pigra.

Rimango in piedi per qualche secondo prima di fare lo stesso e accomodarmi vicino a lei. Porto i miei occhi su una cornice appesa alla parete e rimango concentrata sul quadro di un tramonto che ho scattato quando avevo tredici, sulla spiaggia di Palm Beach. Ancora una volta, mi meraviglio come il tempo passi così in fretta, sembra ieri quando ho intrappolato quel sole andarsene al di là dell'orizzonte e invece sono passati quasi otto anni. "Perché vi comportate tutti come se stessi per sparire dalla vostra vita?" Chiedo con tono stanco a mia sorella la domanda che forse avrei dovuto porre ai nostri genitori.

"Perché si inizia così." Risponde lei parlando piano. "Prima questa piccola convivenza e poi, quando lui tornerà?" Chiede con il tono di voce che diventa sempre più rauco. "Non li hai parlato della tappa successiva, vero?"

Ovvio che non l'ho fatto, come avrei potuto...

Scuoto la testa. "C'è tempo." Dico convinta, anche se ho la sensazione che questo tempo finirà velocemente.

Emily non aggiunge altro, malgrado mi faccia capire che forse lei ha altre motivazioni per non volermi fuori da questa casa. Siamo sorelle, migliore amiche da sempre e forse proprio come la mamma questo cambiamento non la entusiasma eppure quando le avevo parlato dei miei piani ancora prima di Bryan, lei non ha mai obiettato. Probabilmente mi vuole troppo bene per dirmi come si sentiva realmente al riguardo e conoscendola terrà tutti questi sentimenti per sé.

Non la guardo ma percepisco il movimento della sua mano quando si appoggia sulla mia e muove il pollice in una carezza. "Be' ti aspetta un bel futuro sorellina." Mormora con voce tenera facendo uscire un tono fiero nonostante tutto ciò che sente.

Volto il capo e le sorrido, grata al suo sostegno e alla sua presenza per ogni passo che faccio. 

Non volendo dilungare più questa conversazione triste, cambio argomento su qualcosa che lei ama tanto sentire e di cui non si stanca mai di parlare. "Tu e Josh, invece?"

Lei ride di gusto con ancora occhi leggermente scossi e muove la testa. "Be' lui è un mondo completamente a parte dal soldato, te lo posso assicurare." Dice e il suo sguardo si riempie della luce che mancava finora. "Quel ragazzo è drogato di lavoro e lusso." Ammette piena di niente meno che positività.

Sorrido assieme a lei, contenta. "Ma a te non sembra dispiacere."

Scuote la testa ancora una volta con il sorriso che non sembra avere intenzione di sparire. "No."
In pochi attimi però, fa un sospiro, alzandosi dal letto. "Ora basta, forza ti do una mano." Dice e si mette subito al lavoro, aiutandomi a finire la valigia con i vestiti che ho deciso di prendere.

La Cerbiatta Innamorata.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora