Capitolo 4

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Umile dimora.

Wendy

Forse non dovrei essere così entusiasta oggi ma non riesco a smettere di sorridere. Il tavolo 9 verrà di nuovo occupato da quel pericoloso soldato e anche se so che la sua mente è occupata da un'altra, sono felice di vederlo ugualmente. Mi ha tirato fuori ben due volte da una situazione in cui rischiavo la pelle e ha assistito al mio quasi attacco di panico senza giudicarmi, quindi credo che il mio entusiasmo sia giustificato. Con il cuore che batte all'impazzata mi viene in mente quel strano contatto avuto dopo lo scontro con Greg, quel tocco delicato sulla mia guancia.
Inconsciamente alzo la mano toccando quel punto e sento migliaia e migliaia di farfalle farmi volare. È una reazione piuttosto insolita ma quel gesto continua a tormentarmi e darmi sollievo allo stesso tempo.

Sento un rumore di una teglia che sbatte sul tavolo e ricordo di non essere da sola in cucina, Peter si sta dando da fare ignorando la sottoscritta completamente. Il suo umore spazza via ogni farfalla e i sensi di colpa riaffiorano. Stamattina ho provato a parlagli e chiedigli scusa o dargli una spiegazione del comportamento di Bryan ma alla fine, nemmeno io sapevo la risposta sul gesto fatto dal soldato o sul perché io l'abbia guardato negli occhi ignorando la presenza di altre due persone lì.

Era solo preoccupato mi sono detta ma non sono abbastanza sincera con me stessa. C'è qualcosa sotto.

Proprio mentre sto per aprire bocca e provare a colmare questa situazione Dyan entra tutta euforica in cucina e mi passa un ordine.

"È suo." Dice facendomi l'occhiolino con il suo bel volto malizioso.

Trattengo un sorriso a trentadue denti e afferro quel pezzo di carta. La rossa sparisce di nuovo nella sala dei clienti e mi lascio andare a un vittoria silenziosa. Mi metto subito all'opera prendendo fuori gli ingrediente, facendo attenzione a non stare troppo addosso a Peter.

Leggo con piacere che ha preso anche la verdura come contorno, come gli avevo suggerito, oltre alla solita carne e le patate al forno. Per un momento mi sento una brutta persona ad essere così entusiasta mentre il mio amico è ancora circondato da un'aura tenebrosa. Forse ha bisogno di tempo mi dico non sapendo che fare.

Lavoro in silenzio, dedicandomi anche ad altri ordini e ignoro le occhiate che ricevo ogni tanto da lui.

L'ordine è pronto e questa volta lo porta Jim al suo tavolo ma troppo curiosa, faccio qualche passo fuori dalla cucina e guardo verso il tavolo 9. Lui è seduto come al solito con le lunghe e forte gambe ben larghe e fasciate da un paio di jeans azzurri, la schiena è rilassata sullo schienale della sedia e le sue spalle larghe dentro la maglia bianca avvolge magnificamente i suoi muscoli, mettendogli bene in evidenza.
Osservo il suo volto sorridere per poco guardando il piatto che gli viene servito da Jim e il mio petto si scalda di un calore estraneo, mai provato.

Che cos'è stato? So che non ha sorriso per me eppure quel gesto mi ha destabilizzata.

Continuo a fissarlo forse in modo troppo evasivo e come se avesse percepito la mia presenza gira la testa verso di me e i nostri occhi si incontrano. Sorpesa e colta sul fatto resto immobile e faccio finta di niente, alzo la mano salutandolo anche se so di aver fatto una gran figuraccia.
La sua faccia fredda mi squadra e poi alza la mano salutandomi a sua volta. Troppo tesa e con il cuore impazzito ritorno nella mia tana, in cucina.

Neanche dieci minuti dopo Dyan ritorna in cucina, euforica come al solito.

"Il capo ti vuole." Dice riferendosi a zio Leo così annuisco ed esco fuori cercandolo con lo sguardo. È davanti al tavolo del soldato e sembra immerso in una conversazione molto animata.

La Cerbiatta Innamorata.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora