Capitolo 38

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Not as expected.

Wendy

Il tavolo familiare in legno scuro, al centro della sala da pranzo, è di nuovo stracolmo di cibo. Purè di patate, pollo e pisellini come sempre la nonna si supera nella sua semplice e golosa accoglienza . Sembra passata un'eternità, da quando sedevo con tutta la mia famiglia attorno a questo tavolo. Certo, questa volta, Aaron non c'è, ma non è con lui che vorrei parlare oggi. Sono passate ormai tre settimane da quando Bryan ha preso quel suo grosso borsone militare e, dandomi un ultimo bacio, uno che per quanto fosse bello, mi ha stravolto con un enorme vuoto con cui sto ancora lottando, e ha lasciato la casa in cui sono rimasta da allora. Non ho pensato neanche un secondo ad andarmene e venire qui a mettere il mio cuore in pace. Ho aspettato con pazienza e finalmente la nonna mi ha chiamata un paio di giorni fa per un pranzo domenicale che non ho potuto rifiutare.

C'è ancora molto silenzio in un sottofondo di piatti e il cinguettio di un uccellino fuori dalla finestra che da sul piccolo giardino di casa sotto un cielo grigio. Guardo i miei genitori di sottecchi con mia sorella a destra e mia nonna a sinistra, che aspettano come me che mamma e papà mi parlino.

"Come se la cava, Bryan?" Chiede Adam rompendo forse involontariamente il ghiaccio e con grande piacere rivolgo la mia attenzione a lui e alla sua bocca piena di cibo. Forse in altre circostanze sarei stata disgustata e gli avrei dato qualche dritta ma vederlo così, il solito lui, mi fa solo pensare che il mio fratellino mi è mancato molto.

"Alla grande, mi ha confessato che come al solito il cibo non è granché e non ha molte ore per riposarsi ma le cose stanno andando molto bene." Rispondo rivolgendogli un sorriso caldo.

Il soldato mi ha anche confessato, neanche una settimana dalla partenza, che sentiva la mia mancanza, i risvegli accanto a me, in quel letto rovente per i nostri corpi così vicini ma di certo non dirò questo a mio fratello.

"Quando hai detto che tornerà?" Chiede di nuovo lui con il cipiglio di curiosità che non abbandona il suo volto.

"Be', sono passate solo tre settimane, mancano ancora un paio di mesi prima che torni."

Lui annuisce e lancio una veloce occhiata a papà, che mi sta fissando e so per certo che fra lui e mamma sarà lui a parlare. Sorrido appena davanti al suo volto. Lui fa un corto sospiro. "Tornerai a casa?" Chiede e inconsciamente quel mio piccolo sorriso si spegne e abbasso gli occhi sul piatto ancora ripieno del cibo che mia nonna ha riempito per me, dicendo che sono dimagrita troppo dall'ultima volta, anche se io non vedo questa grande differenza.

"No, papà." Rispondo sicura delle mie parole. "Non lo farò."

Aspettando la sua reazione porto di muovo i miei occhi su di lui. "È per quello che è successo?" Chiede la mamma con tono grave.

Stringo forte le posate nelle mie mani, con una mera sensazione che questa donna voglia di nuovo iniziare i suoi soliti discorsi. Muovo piano la testa per negare. "All'inizio pensavo di sì..." mi tocca ammettere. "...ma poi ho capito che...." scrollo le spalle e porto gli occhi fuori dalla finestra con grande rammarico devo ammettere quello che sento. "Che mi piace stare lì, mi piace essere libera." Aggiungo con un profondo respiro e con il significato più profondo delle mie parole che non ho dubbi lei coglierà e conoscendola fin troppo bene o forse abbastanza, non le piaceranno.

A tavola cala di nuovo il silenzio. "Karol..." mormora la nonna mentre la mamma scuote la testa riesco a leggere sul suo bellissimo volto la frustrazione, aspettando l'inevitabile sfogo.

"Mi dispiace, non ce la faccio." gracchia senza degnarmi neanche di uno sguardo al contrario di me che sono attenta su ogni sua mossa. 

"Mamma, non fare così..." dice Emily 

La Cerbiatta Innamorata.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora