Capitolo 34

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Guests

Bryan

Non mi è mai importato di partire. Neanche una volta ho indugiato a lasciare tutto e andare a sfogare la mia rabbia repressa per anni, su un campo di battaglia, ma questa volta è assurdamente diverso. È strano vedere che tutto quello che ho sempre voluto è davanti a me, e si realizzerà a tempo debito. Da quando ho detto a Wendy che l'avrei seguita dovunque, lasciando alle spalle anche questa casa, che ho voluto così disperatamente rendere come una volta, quando la mia vita non era diventata un inferno, ho sentito un leggero rimorso. Un rimorso che si è attenuato con il passare delle settimane. Mi sono presto reso conto che la mia vera casa, non sarà più un luogo. È inutile che continui a cercare sollievo in un luogo sempre appartenuto al passato. La mia vera casa ora è una persona. È quel piccolo essere fragile, dalla pelle morbida e dal sorriso innocente.
Sebbene lei non segua i miei tempi, io la aspetterò, le darò tutta la sicurezza e il tempo di cui ha bisogno pur di vederla felice.

È quasi mezzogiorno quando finisco la sessione di allenamento e mi concedo una pausa. Nell'ultima settimana ho cominciato a mettermi in forma per la missione, per non arrivare con i muscoli rigidi ma flessibili e pronti ad ogni movimento. Bevo un lungo sorso d'acqua, placando la sete e la gola divenuta secca. Metto al suo posto l'attrezzatura e mi concedo una doccia fredda prima che Wendy torni a casa. Da un paio di giorni ha cambiato il suo turno di lavoro, scegliendo quello mattutino con la splendida scusa  "così avremmo più tempo per stare insieme e la sera non sarò stanca.". Non mi è dispiaciuto affatto anzi sono stato troppo felice del suo pensiero.

Appena prendo le scale per andare al secondo piano, verso il bagno, qualcuno bussa alla porta. Perplesso, guardo subito l'ora. Non può essere Wendy, poi anche se fosse lei, avrebbe usato le chiavi.

Faccio i pochi passi che mi separano dalla porta e la apro, trovando la nuova vicina, Melanie, sul portico. "Ciao, vicino." Saluta agitando una mano all'aria. Non riesco proprio a capire come fa a tenersi quel sorriso sul volto.

Ricambio il suo saluto. "Ciao."

I suoi occhi mi studiano come se fossero lì per quello, ma resto fermo cercando di capire che cosa l'avrà mai portata alla mia porta. "Accidenti, ti stavi per caso allenando?" Chiede un po' troppo curiosa o forse sta solo cercando di prolungare questa conversazione.

"Sì." Affermo mantenendo un tono pacato.

"Scusa, non volevo disturbarti." Dice con aria dispiaciuta eppure il suo atteggiamento non mi convince. Con sguardo attento, guarda oltre le mie spalle. "Posso entrare? Vorrei scambiare due parole con te, soldato."

Non rispondo subito, piuttosto mi prendo un attimo per ragionare su tutta questa farsa. Da quando, a quella sua festa, si è presa un po' troppa libertà a cercare, con stupide domande, di capire di più sulla mia vita privata e fra quello che c'è fra me e Wendy credo di aver capito un po' troppe cose di lei. "A proposito di cosa?" Chiedo e un cipiglio di difficoltà attraversa la sua compostezza ma dura solo un attimo.

La luce nei suoi occhi cambia, diventando più seria o forse più determinata. "Mi fai entrare o dobbiamo per forza parlarne qui?"

Ci guardiamo negli occhi e malgrado ho già chiare le sue intenzioni, mi faccio da parte, lasciandole lo spazio per passare. Allargando le labbra in un altro sorriso, sogghigna ed entra, lasciando una scia di profumo, che sono costretto ad inalare. "Ho sentito che Wendy ora abita con te." Dice non appena è dentro, passando i suoi occhi in giro, su ogni punto che è di suo interesse.

"Hai sentito bene." Confermo le sue parole con disinvoltura, fermandomi a qualche passo dalla porta dopo averla chiusa. Incrocio le braccia al petto e aspetto che faccia i passi sbagliati, solo allora le farò capire che qui, i suoi trucchi non funzionano. Le donne come lei erano un passatempo per me e mi viene difficile non fiutarle a chilometri di distanza.

La Cerbiatta Innamorata.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora