Capitolo 25

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Nicole Pov.

Scendo dall'auto, correndo verso l'entrata dell'ospedale.

"Christian ha avuto un incidente.."

Le parole di mia madre risuonano nella mia testa.

"Stiamo andando al pronto soccorso.."

Lei piangeva. Ed io non riuscivo a credere a ciò che stava dicendo.
Mi guardo intorno spaesata. Non so dove andare.

"Vai a chiedere!" dice Jessica.

Si, Jessica.
È stata l'unica persona che mi è venuto in mente di chiamare.
Avevo bisogno di lei.

"Lo stanno trasferendo all'ospedale di New York."

Ha detto mia madre, mentre eravamo per strada.

"Raggiungici li.."

Siamo riuscite a fare inversione di marcia e avviarci verso l'ospedale.

"Christian Sanders.. Sa dov'è?" chiedo all'infermiera seduta al bancone.
"Mi faccia controllare.." lei sembra quasi tranquilla. Io ho il cuore che non smette di battere come un pazzo.
"Può sbrigarsi per favore?!" comincio ad agitarmi.
"Calmati Nic.." Jessica mi poggia la mano sulla spalla.

Come faccio a calmarmi? Mio fratello ha subito un incidente e non so nemmeno in che condizioni sia!
L'infermiera sta per rispondermi quando sento qualcuno chiamare il mio nome.

"Mamma.."

Mia madre si avvicina, stringendomi.

"Dov'è Christian? Come sta?"
"Siamo appena arrivati.. Lo stanno portando in sala operatoria.." è mio padre a rispondermi.
"In.. In sala operatoria? Ma che ha?"

Ho paura.

"Non lo sappiamo con esattezza.. I medici del pronto soccorso non ci hanno voluto dare molte spiegazioni. Sappiamo che ha qualche frattura al ginocchio. E.. Forse qualche danno alle costole.. Non lo so, non ci hanno detto molto.." si porta le mani ai capelli.

Mia madre continua a piangere sulla mia spalla mentre io la stringo.
Sento il panico impossessarsi di me.

"Perché non ci spostiamo nella sala d'attesa?" dice Jessica.
"Si, è meglio.." le do ragione io.

Ci spostiamo, in attesa di ricevere qualche notizia.
Cerco di calmarmi.
Fisso costantemente l'orologio.
Mezzanotte meno un quarto.
Mezzanotte meno cinque.
Sembra quasi che il tempo non scorra.
Mia madre continua a consumare fazzoletti di carta.
Mio padre non riesce a stare seduto. Continua a fermare infermiere a caso e chiedere notizie. Ma ovviamente nessuna sa niente.
È normale che ci lascino qui senza nessuna notizia?
Non riesco a smettere di torturarmi le mani.
Il solo pensiero che mio fratello in questo momento sia sotto i ferri mi mette un'agitazione addosso indescrivibile.
Ripenso a come mi è stato descritto l'incidente. Mio padre ha detto che l'uomo che lo ha investito, con l'automobile, non si è fatto quasi nulla. Infatti è rimasto al pronto soccorso della nostra città.
Brutti pensieri attraversano la mia testa.
E se dovesse riportare gravi ferite alle gambe?
Se avesse preso un colpo alla testa talmente forte che neanche il casco è riuscito a parare?
Se.. No. Basta.
Se inizio a pensare a cose ben peggiori di queste inizierei a piangere.
E in questo momento non posso. Non con mia madre in questo stato.
Devo mantenere la calma. Ma come faccio?
È vero, ci prendiamo spesso a botte, ci insultiamo.. Ma.. Mio fratello è tra quelle poche persone più importanti della mia vita, come dovrei fare a restare calma in questo momento?

Circa un'ora, o forse poco di più, dopo un medico si avvicina a noi.

"Signori Sanders?"
"Si." Mio padre si alza, avvicinandosi al medico.
"Sono il dottor Miller, chirurgo ortopedico.. Esco dalla sala operatoria, ma vostro figlio è ancora dentro."

A queste parole mia madre riprende a piangere. Mentre sia io che Jessica ci avviciniamo per sentire meglio cosa dice.

"Come sta?" chiede mio padre, abbracciando mia mamma.
"Ha riportato una frattura composta al ginocchio e una frattura scomposta al femore, ma per fortuna sono riuscito a sistemare il tutto. Ho inserito delle viti e delle placche al femore. Con la fisioterapia si riprenderà. Ha riportato anche delle lievi fratture alle costole, ma quelle si sistemeranno da sole, noi non possiamo fare nulla."
"Perché è ancora lì dentro? Cos'altro gli stanno facendo?" cerca di chiedere mia madre, tra le lacrime.
"Per il momento questo è tutto quello che posso dirvi.. Vi terremo aggiornati."

Mio padre annuisce, stringendogli la mano e il dottore si allontana.
Torno a sedermi, un po' distante dai miei, e Jessica mi raggiunge, sedendosi accanto a me.
Abbasso lo sguardo.
Se mio fratello è ancora lì dentro significa che c'è dell'altro. Significa che oltre al danno alle ossa deve essergli successo qualcos'altro.
La mano di Jessica si posa sulla mia. Sposto lo sguardo, osservandola.

"Andrà tutto bene.."

Io non ne sono molto convinta.
Stringo la sua mano.
Mi sembra quasi strano che lei sia qui con me adesso.
Nonostante l'abbia cacciata dalla mia stanza.
Nonostante l'abbia evitata per l'intera giornata.
Lei adesso è qui, a stringermi la mano e farmi coraggio.
Quando mi sono presentata alla sua porta, non ci ha pensato un attimo ad infilarsi la giacca e prendere le chiavi della macchina.

"Grazie.." dico, senza neanche riuscire a guardarla negli occhi.
"E di cosa?"

Resto in silenzio qualche attimo e lei china la testa, alla ricerca del mio sguardo.

"Se stai per dire cose tipo: 'perché sei qui' e cose così, risparmiatele.. Lo sai benissimo che non devi ringraziarmi per questo.."
"Però.. Io mi sento di farlo.."

Mi accarezza la mano, baciandomi la guancia.
Noto un'ombra avvicinarsi a noi. Alzo lo sguardo e vedo mia madre, immobile.

"Mamma.. Ti porto un caffè?"
"No, no.. Volevo.. Ringraziare Jessica per averti accompagnata.." accenna un sorriso.
"Ma si figuri.."

Mia madre resta immobile, davanti a noi. È completamente in un'altra dimensione. Ha gli occhi spenti.

"Io.. Vado a chiedere se mio padre è di turno.. Magari riesce a farci avere qualche informazione.." Jessica si alza, lasciando la mia mano.
"Grazie tesoro.." dice mia madre.

Io annuisco semplicemente.
La guardo allontanarsi verso il bancone delle infermiere, mentre mia madre si diede di fianco a me.

"Pensavo saresti venuta con Caroline.." dice.
"No.."

Non ho voglia di darle spiegazioni. Non adesso.
In realtà ho pensato a Caroline solo quando ero a metà strada per arrivare da Jessica.
Non che adesso che ho lei non ho più bisogno della mia migliore amica, semplicemente in quel momento sentivo di volere Jessica accanto.
E comunque per strada ho inviato a Caroline un messaggio, nel caso avesse sentito il rumore della porta chiudersi e si fosse spaventata.

Jessica ritorna, posizionandosi davanti me e mia madre, incrociando le braccia al petto.

"Allora?" chiedo.
"Lo stanno chiamando.. Ho chiesto all'infermiera di dirgli che non sono qui per me, non si sa mai si preoccupava.. Poi mi sono ricordata che forse adesso non gli interesserà più di tanto di me.."
"Non dire cazzate.."
"Nicole!" mi rimprovera mia madre. "Potresti non usare questi termini, almeno in ospedale?"
"Si, scusami mamma.."

Ci mancava solo mia madre che mi rimprovera.

"Perché dici queste cose, cara?" mia madre alza lo sguardo verso la bionda.
"Ehm.. Abbiamo.. Avuto un.. Una discussione, se così possiamo chiamarla.."

Cerca di girarci intorno.

"Un genitore non smette mai di preoccuparsi per il proprio figlio. Succeda quel che succeda.." sorride.
"Mh.." Jessica non sembra convinta.

Restiamo in silenzio per diversi minuti, fino a quando non vediamo avvicinare il signor Morris.

"Jessica.. Che succede?" si avvicina a sua figlia.
"Non sono qui per me.." Jessica si volta verso di noi.

Il signor Morris assume un'espressione confusa.

"Perché siete tutti qui?"
"Christian ha avuto un incidente.." dice Jess.
"E come sta?"
"Non sappiamo molto.." intervengo io.
"Mi chiedevo se potessi ottenere tu qualche informazione.." continua Jessica.
"Si, certo.. Farò il possibile."

Il signor Morris si avvicina a mio padre. I due uomini si stringono la mano e mio padre inizia a raccontargli l'accaduto.

"Sembrava preoccupato, no?" mia madre guarda Jessica.
"Bah.. Se lo crede lei." ma Jessica non è convinta.

Se devo essere sincera, non lo sono neanche io. Non si sono neanche abbracciati.
Le tendo la mano e lei la afferra.
Sorrido, cercando di darle un po' di conforto.
Dopo qualche attimo, mi volto verso i due uomini. Noto il signor Morris annuire diverse volte, per poi, dopo aver dato una pacca sulla spalla a mio padre, allontanarsi.
Mia madre si alza, raggiungendolo.
Jessica incrocia le braccia al petto, abbassando lo sguardo.
Non l'ha minimamente guardata prima di andar via.

"Hey.." la chiamo.
"Mh?" mi guarda.
"Vieni qui.."

Le faccio segno di avvicinarsi e lei si inginocchia, in modo da essere alla mia altezza. Poggia le mani sulle mie ginocchia e io le prendo tra le mie.

"Sarà solo un periodo.. Ok?"

Oltre cercare di darle forza con le parole, non so che fare.
Lei annuisce.
Stringo le sue mani.

"Non credi che i tuoi si insospettiranno se continuiamo a.. Non so, tenerci sempre per mano.."
"In questo momento, se devo essere sincera, non mi importa.. Tu hai bisogno di me ed io ho bisogno di te.. E poi per il momento hanno per la testa solo mio fratello.." abbasso lo sguardo.
"Hey, hey.. Almeno tu, cerca di farti forza, va bene?"

Annuisco.
Jessica si alza, sedendosi sulla sedia accanto alla mia e stringendomi.

"Christian starà bene.." mi lascia un bacio sulla tempia.

Lo so che devo farmi forza. Non posso crollare.
Mi stringo a Jess e restiamo in quella posizione per svariati minuti, fino a quando non vediamo spuntare dal corridoio suo padre.
Non ci ha messo molto. Che non gli abbiano detto nulla?
I miei genitori si avvicinano di corsa a lui e lo stesso facciamo io e Jess.

"Logan.. Allora?" chiede mio padre.
" Non posso parlarvi dell'operazione, non è compito mio.. Ma potrebbe riprendersi senza problemi.."
"Ma allora perchè è ancora in sala operatoria?" per la prima volta sono io a fare domande.
"Vi spiegheranno tutto i medici, non appena possono. Ho chiesto loro comunque di farvi avere notizie il prima possibile.."
"Grazie.." mio padre gli stringe la mano.
"Ora devo tornare al lavoro.. Vi verrò a fare visita più tardi!"
"Grazie ancora.." continua a ringraziarlo mia madre.
"Di nulla.."

L'uomo si sofferma ad osservare Jessica.

"Grazie papà.."

Lui annuisce, allontanandosi.
Mia madre continua a piangere e a mio padre non resta che abbracciarla.

"Almeno non ci ha dato brutte notizie.." dico.
"Già.."

Alzo lo sguardo verso Jessica. Lei abbozza un sorriso, avvicinandosi a me e stringendomi.
Ricambio l'abbraccio, nascondendomi nell'incavo del suo collo.
Alzo leggermente lo sguardo e noto il signor Morris osservarci da lontano.

"Andiamo.. Sediamoci vicino ai tuoi.."
"Ok.."

Jessica si siede accanto a mia madre mentre io resto in piedi, di fronte a loro.

"Mamma, puoi calmarti? Il signor Morris ti ha detto che starà bene.."
"Io non mi calmo finché non esce da quella maledetta sala operatoria!" alza un po' la voce.
"Innanzitutto, non urlare." il mio tono è fermo.

Lei mi guarda sorpresa da questa mia reazione. È strano anche per me, in effetti. Di solito sono io quella che si agita..

"Lo sai che Chri odia vederti piangere! Se in questo momento fosse qui ti direbbe di smetterla e di andarti a prendere un te per rilassarti un po'.."
"Se fosse qui adesso io non starei in queste condizioni!" Quasi mi urla contro.
"Smettila di urlare, cazzo! Siamo tutti preoccupati, ok?! E tu così peggiori solo la situazione!"
"Nicole adesso calmati!" mi richiama mio padre.

Jessica si alza, mettendosi davanti a me.

"Che ne dici di calmarti un po', eh?"
"Sono calmissima.."

Noto mia madre alzarsi e avvicinarsi a me.

"Mio figlio è chiuso in quella cazzo di sala operatoria da quasi due ore! Se io voglio piangere, lo faccio!" alza nuovamente il tono nell'ultima frase.

Sto per ribadire ma Jessica mi poggia una mano sul petto, per bloccarmi.

"Andiamo.."

Mi prende per mano, trascinandomi via da quella situazione.
Ci sediamo poco distante da loro. Ci mancava solo litigare con mia madre!
Porto le mani sul viso, nascondendomi.

"Io non volevo risponderle male.."
"Lo so, amore.. In questo momento siamo tutti un po' agitati.. Sono sicura che neanche lei voleva rivolgersi a te in quel modo.."

Mi accarezza la schiena, avvicinandomi a lei.
Ma che ti prende Nicole? Sei sbottata all'improvviso!

I minuti continuano a scorrere lentamente su quell'orologio, proprio di fronte a noi.

"Perché non ci danno notizie?! Sta passando un sacco di tempo!"

Jessica non sa cosa rispondermi ed io inizio davvero a preoccuparmi.

"Guarda!" Jess indica verso i miei genitori.

Finalmente una dottoressa si avvicina.
Mi alzo, facendo segno a Jessica di avvicinarci.

"I signori Sanders?"
"Si.." risponde mio padre.
"Christian è appena uscito dalla sala operatoria.. Ci sono state un po' di complicazioni, ha riportato delle lesioni interne, causando un'emorragia e abbiamo dovuto asportargli la milza.."

Ecco che i singhiozzi di mia madre riprendono.

"State tranquilli.. Si può vivere benissimo anche senza.." la dottoressa sorride, accarezzando il braccio di mia madre.
"Ha qualche costola fratturata, ma quelle si sistemeranno con il tempo.."
"Pos.. Possiamo.. Vederlo?" cerca di dire mia madre, in preda ai singhiozzi.

"Solo uno alla volta.. Inoltre, non preoccupatevi se non si sveglia subito.. Ha subito l'anestesia e preferiamo che il risveglio sia lento, per assicurarci che non abbia riportato danni al cervello.."
"Ma.. C'è questa possibilità?" chiede mio padre.
"Non dovrebbe, ma ha comunque preso una forte botta.. Probabilmente al risveglio non ricorderà nulla dell'incidente.. Avrà mal di testa per un po', e non appena si sveglierà sarà confuso."

Mia madre si rifugia tra le braccia di mio padre, mentre la dottoressa ci indica di seguirle.
Percorriamo un lungo corridoio, fino ad arrivare davanti ad una stanza.
La porta è chiusa, ma dalle vetrate si vede l'interno.
E lui è lì.
Mio fratello è disteso su quel letto.
Mi appoggio al muro di fronte la stanza, allontanandomi di poco dai miei genitori.
Lo osservo, attraverso la vetrata. È tutto così strano.
Lui.. Proprio lui che non sta mai un attimo fermo.
Lui che ama andare in palestra, allenarsi, giocare a pallone, adesso è lì.
Steso su quel letto. Immobile.
Mia madre, seduta accanto a lui, continua a piangere mentre gli stringe la mano e gli dice chissà cosa.
Sembra strano, no?
Vediamo accadere queste cose nei film e cerchiamo di immaginare cosa si possa provare se una cosa del genere accadesse proprio a noi.
O sentiamo delle brutte notizie ai telegiornali, o le leggiamo sui quotidiani.
E, se da un lato sentiamo questo dispiacere nei confronti delle persone, dall'altro non possiamo che ritenerci fortunati perché non è capitato a noi.
E poi invece succede.
E tu non sai come affrontare il tutto.
Non riesci a muoverti.
Puoi solo stare ferma.
Immobile.
Proprio come è lui, su quel letto.
Riesci solo ad osservare la gente attorno a te.
Le infermiere che controllano i pazienti.
I medici che corrono per le emergenze.
Gente che piange.
Gente che sorride.
Tutto intorno a te si muove.
Tutti si muovono.
Tranne te.
Tu sei immobile.

"Nicole.."

Lentamente alzo lo sguardo.
Mio padre mi osserva.
Ha il viso sciupato, nonostante siamo qui solo da poche ore.

"Vuoi entrare tu quando esce tua madre?"

Con un gesto della testa nego.
Lui mi accarezza la guancia, allontanandosi.

Non riesco neanche a parlare.
Perché?
Fino a dieci minuti fa stavo urlando contro a mia madre e adesso non sono riuscita a dire un semplice 'no'.
Sento il respiro farsi sempre più pesante.
Sposto lo sguardo, incrociando quello di Jessica.
Sta per avvicinarsi ma io la blocco con un gesto della mano.
Ripeto lo stesso gesto di negazione che poco fa ho riservato a mio padre e mi allontano.
Se si fosse avvicinata mi avrebbe sicuramente abbracciato e allora io non sarei più riuscita a trattenere le lacrime.
Ed io non voglio piangere.

Cammino.
Non so neanche io verso dove.
Intravedo una porta ed esco fuori.
Ho bisogno di un po' d'aria.
Devo cercare di fare dei respiri profondi.
Alzo lo sguardo. Il cielo è coperto. Non si intravede neanche una stella.
Mi siedo su un muretto lì vicino.
Vorrei non pensare a nulla, invece sembra che la mia mente non sia d'accordo con ciò.
Christian. Jessica. Mia madre.
Pensieri su pensieri si sovrappongono.
Porto le ginocchia al petto, appoggiandomi ad esse.
Chiudo gli occhi.
Respiro.
Profondamente.
Cerco di rilassarmi per qualche minuto.

"Tesoro.."

Alzo lo sguardo.

"Mamma.."

Si avvicina, sedendosi accanto a me.

"Perché non vai da tuo fratello?"
"Mh.. No, per adesso no.."
"Hai paura?"

Sposto lo sguardo verso di lei.

"No.. Solo.. Mi fa impressione vederlo così.."
"Lo so.."

Porta un braccio sulla mia spalla, stringendomi a se.
Stringo gli occhi per evitare che qualche stupida lacrima esca fuori.
Mi bruciano, vorrebbero liberare tutte le lacrime che sto cercando di trattenere.
Ma non voglio.
Faccio un respiro profondo.

"Scusami per prima.." mi accoccolo a lei.
"Non fa nulla.." e lei stringe la presa.

Restiamo lì, strette l'una all'altra per non so quanto tempo.
È stato confortante.

Quando decidiamo di tornare dentro, lei si avvicina alla vetrata della stanza, per osservare mio fratello, mentre io mi distanzio un po' da lei.
Noto Jessica seduta per terra, proprio di fronte la porta della stanza.
Si strofina gli occhi.
Deve avere sonno.
Che ore saranno?
Le due di notte? Le tre?
Mi avvicino.

"Jess.."

Alza lo sguardo.

"Hey.." abbozza un sorriso.
"Perché non torni al dormitorio? È tardi.."
"No, tranquilla.."

Mi siedo accanto a lei.

"Starò bene.. Non sono da sola, ci sono i miei.."
"Lo so, ma.. Preferisco restare.." lo dice guardandomi negli occhi.
"Ok.."

Le bacio la spalla, per poi poggiarmi su di essa. Lei appoggia la testa sulla mia.

"Non ti va di entrare?"

Resto qualche attimo in silenzio.

"Per adesso no.."

Mi accarezza la guancia.
Avvicino la mia mano alla sua, accarezzandola dolcemente per poi incrociando le mie dita con le sue.
Il contatto con la sua pelle mi rilassa.
Mi rilassa come mai niente prima d'ora.
Dopo quel momento, probabilmente ci siamo addormentate.

Riapro gli occhi, confusa. Mi guardo intorno, non capendo dove mi trovo.
Poi mi sono ricordata di mio fratello e di essere in ospedale.
Cerco di spostarmi, lentamente, facendo scivolare la testa di Jessica sulla mia spalla.
La mia mano è ancora nella sua, ma è talmente intorpidita che non riesco quasi a muoverla.
Riesco a prendere il cellulare dalla tasca.

Ore 06.47.

Le ore sembrano davvero non passare mai.
Noto più di un messaggio da parte di Caroline, così li apro.
Dice di aver letto solo adesso il mio messaggio di ieri sera e che non mi ha sentita uscire di casa, dato che già dormiva. Dice anche che prima di andare a lezione passerà. Sembra abbastanza preoccupata.
Non ho voglia di chiamarla, preferisco mandarle un messaggio.
Guardando il telefono mi accorgo che la batteria sta per morire, così chiedo a Car se, mentre viene qui, può portarmi il carica batterie.
Non è strano pensare alla batteria del cellulare in questo momento, vero? Certo che è strano, idiota.. Dovresti pensare a tutto tranne che alla batteria!

"Mamma.." la chiamo, vedendola passare.
"Ti sei svegliata.." si avvicina.
"Non che avessi dormito molto.. Voi? Avete riposato un po'?"
"Io non molto.. Tuo padre invece dorme, in sala d'attesa.."
"Beh, sicuramente starà più comodo di noi.." abbozzo una risatina.

In effetti, dormire sul pavimento, poggiata al muro, non è il massimo della comodità!

"Mmh.." Jessica si sta svegliando.
"Hey.." le bacio la fronte.

Si stropiccia gli occhi, rannicchiandosi ancora di più contro di me.
Io la abbraccio.

"Ma come fai a stare comoda seduta qui?" rido.
"Non sono comoda.." riesce a dire, con la voce ancora impastata dal sonno.
"Beh, almeno lei dorme.." osserva mia madre.
"Già.."

Jessica di colpo si mette seduta dritta, probabilmente prima non aveva visto mia madre.

"Salve signora.."
"Dormi pure, cara.." mia madre ride.
"Oddio, che imbarazzo.." sussurra a bassa voce.

Io e mia madre ridiamo mentre Jess si porta le mani sul viso, imbarazzata.
Mi alzo, con l'aiuto di mia madre, e cerco di camminare un po', per sgranchirmi le gambe.
Mi avvicino alla stanza.
Da quando lo hanno portato in stanza non mi ero avvicinata così tanto.
Riesco a distinguere i dettagli del suo viso, pieno di graffi.
La gamba ingessata.
Una flebo al braccio.
Tutto ciò è raccapricciante.

Forse dovrei entrare, no? Anche solo per salutarlo..
Poggio la mano sulla maniglia. C'è sempre qualcosa che mi frena.

"Mi scusi, signorina.."

Mi volto. Un'infermiera si avvicina a me.

"Non può entrare.. L'orario di visita non è ancora cominciato.." dice, in modo pacato.
"Oh, giusto.." mi allontano dalla porta.
"In realtà non potreste stare neanche qui.." guarda verso mia madre e Jess.
"Oh.. Ok! Adesso andiamo via.."
"Grazie.."

Annuisco.
Che idiota che sono. Per un attimo mi ero scordata di essere in ospedale e che ci fossero gli orari da rispettare. Per fortuna non si è rivolta in modo scorbutico!

"Andiamo in sala d'attesa.." mi avvicino a mia madre e Jessica.
"Ok.." annuisce Jess.

Quando arriviamo in sala d'attesa intravedo mio padre sdraiato su quattro poltroncine.

"Non ci credo.. Vogliamo anche portargli un materasso?" mi volto verso mia madre.

Lei sorride.

"Lascialo riposare un po'.."
"Si ma.. Non può fare come se fosse a casa sua.."

Mia madre si avvicina a mio padre, sedendosi accanto a lui e accarezzandogli la testa.
Sospiro.

"Hey.." Jessica mi chiama.
"Si?"
"Ti va di andare a prendere un caffè? Magari lo portiamo anche ai tuoi.." mi tende la mano.
"Si, ok.."

Prendo la sua mano e ci avviamo verso l'uscita dell'ospedale.

"Prima volevi entrare in camera di Christian?"
"Già.. Mi ero dimenticata dell'orario di visita, però!" rido, sarcastica.

Jessica abbozza un sorriso.

"Nic!"

Fuori dall'ospedale sento la voce di Caroline, infatti poco dopo la vedo spuntare davanti a noi.
Mi stringe forte.

"Piano, piano.."

Si allontana, salutando anche Jessica.

"Come sta?" chiede preoccupata.
"Stiamo aspettando che si risvegli.."
"Io vado a prendere quei caffè, ok?" dice Jess.
"No, aspetta.. Ora veniamo con te.."
"No, vado io.. Tu resta con Caroline.." mi sorride.
"Va bene.."

Lascia la mia mano, allontanandosi.

"Perché non mi hai svegliata? Potevo accompagnarti io!"
"Lo so, è che.. Avevo bisogno di lei.. Scusami.."
"Non ti scusare, scema.."

Mi abbraccia nuovamente.

"Sono preoccupata.."
"Andrà tutto bene.."
"Continuate a ripeterlo, ma io non ci credo più di tanto.."
"Perché tu pensi sempre e solo al peggio!"
"Mh.."
"Entriamo, voglio salutare tua madre.."
"Ok.."

Rientriamo in ospedale. Mia madre sembra contenta di vedere Caroline.
Dopo i saluti io e Car ci sediamo distanti da loro.

"Ha riportato danni gravi?"
"Ehm.. Frattura al ginocchio, al femore, alle costole, è rimasto senza milza e aspettiamo che si risveglia per assicurarci che non abbia riportato danni al cervello.. Un incidente da niente, insomma!"
"Porca miseria! Tua madre starà morendo dentro.."
"Non tocchiamo questo tasto.. Piange da ieri sera.. E quando lo ha visto in quelle condizioni la situazione è peggiorata!"
"Quanto ci metterà a svegliarsi?"
"Non so.. I medici preferiscono che i tempi siano più lunghi, considerando tutto quello che ha subito.."

Car mi accarezza la spalla, poi il silenzio cala tra di noi.
Ora che ci penso, dovrei dirle un paio di cose.. Magari ne approfitto per non pensare a Christian per un po'..

"Certo che gli affari tuoi potevi anche farteli.." dico.
"Scusa?" ovviamente, lei non capisce a cosa mi riferisco.
"Hai detto a Jessica del mio compleanno!"
"Ah.. Beh, state insieme.. Non credi debba sapere il giorno in cui sei nata?"
"Si, ma non stava a te dirglielo.."
"Tu non glielo avresti mai detto!"

Ha ragione, probabilmente avrei fatto finta di niente. Ma comunque non doveva. Non senza dirmi nulla!

"Lo hai fatto a mia insaputa!"
"Cosa dovevo chiederti, scusa? Il permesso per dire a Jessica che hai problemi con il tuo compleanno?"
"Non lo so cosa dovevi dirmi, però dovevi prima parlarne a me.. Magari poi glielo avrei detto io!"
"Certo, come no!"
"Abbiamo litigato, domenica.." abbasso lo sguardo.
"Mh?"
"A causa di questa cosa.."
"Per colpa mia?"
"No.. Cioè, il tutto è iniziato con la storia del compleanno, però non è colpa tua.."

Mi accarezza una spalla.

"Vi siete chiarite?"
"Non ne abbiamo parlato.. So solo che di punto in bianco mi sono ritrovata a correre verso il suo dormitorio di notte perché avevo bisogno di lei.. E lei non ha battuto ciglio, capisci?" mi giro verso di lei. "Io l'ho cacciata dalla mia stanza, quasi urlando, l'ho ignorata totalmente per un giorno intero e.. Non appena ho avuto bisogno, lei non si è fatta il minimo scrupolo a starmi accanto.. Una persona qualsiasi mi avrebbe mandata a fanculo beatamente!"
"Jessica non è una persona qualunque, lo sappiamo.."
"Nessuno, a parte te, si è mai mostrato così presente con me.."
"Magari è quella giusta.."

Noto Jessica avvicinarsi, con i caffè in mano e una busta.

"Sapevo già di amarla, no? Eppure oggi.. Oggi ho realizzato che la amo davvero.. Che non è solo la mia voglia di avere qualcuno accanto che mi spinge a dire certe cose.. Io sono totalmente innamorata di quella bionda perché.. Semplicemente perché è lei.." dico tutto ciò osservandola mentre si avvicina a mia madre e le porge il caffè.

Forse questa è la prima volta che parlo apertamente di questi miei sentimenti con Caroline. Sono sempre un po' chiusa in queste cose.

"Wow.. Per averlo detto ad alta voce, deve essere davvero una cosa seria.." lei ride, prendendomi un po' in giro.
"Non prendermi in giro.. Lo sai che faccio fatica a dire certe cose!"
"Veramente non mi è sembrato tu stessi avendo difficoltà.."
"Si, stavolta è stato semplice, in effetti.."

Jessica si avvicina, porgendoci due caffè.

"Grazie.." diciamo in coro io e la mia migliore amica.
"Secondo Jess, mia madre già sospetta qualcosa!" rido.
"Perché?" Car quasi si strozza con il caffè.
"Di che parlate?" chiede Jess.
"Mi ha chiesto se ho intenzione di dire ai miei che sono lesbica.. Ma per come ci siamo comportate qui in ospedale, tu credi che qualcosa se la immagina, no?"
"Non lo so, è che siamo state molto vicine.. Magari poi ci vede solo come amiche strette!"
"Anche noi siamo amiche strette, ma non ci hai mai viste mano nella mano e cose del genere.."
"Già.."
"Beh, ti risparmi la fatica di dirglielo!" continua Caroline,
"Come è successo con te!" rido.
"No, proprio come è successo con me, evitalo! Non penso sia il massimo farvi ritrovare a limonare!"

Tutte e tre ridiamo, ripensando a quel momento.

"Comunque.. Ho portato anche qualcosa da mangiare!" Jessica indica la busta che ha appoggiato sulla sedia accanto a me.
"Grazie.." dico io.
"Tua madre non ha molta fame.."
"E non credo ne avrà fin quando Christian non si sveglia.."
"Tu però qualcosa mangiala.."
"Va bene.."

Prendo la busta, aprendola.

"Uh, le ciambelline!"
"Passamene una!"
"Non litigate.."

Jessica si siede accanto a me, prendendo anche lei una ciambella.

"Hey ma.. Voi due non avete lezione? Non dovete restare per forza qui.." mi volto prima verso Car e successivamente verso Jess.
"Ma chi se ne frega della lezione!" risponde Caroline, continuando a mangiare.
"E poi figurati se potrei mai andare a lezione con questa faccia!" continua Jess.
"Come volete.."

Sarò circondata da poche persone nella mia vita, ma so per certo che queste poche persone mi vogliono bene.

Dopo svariati minuti, mia madre si avvicina a noi.

"Tesoro, perché non vai a casa? Ti fai una doccia, ti cambi.. L'orario di visita inizia per l'ora di pranzo, non restate qui tutto questo tempo.."
"No, preferisco restare qui.. Ho detto a loro che possono andare, ma preferiscono rimanere.."
"Non ce n'è bisogno ragazze.. Di certo questo non è un bel posto per passare una giornata.. Andate a riposare, soprattutto voi.." indica me e Jessica.
"Io non sono stanca.." dice Jess, sorridendo.

Io mi limito a fare spallucce.

"Papà?" chiedo, non vedendolo più sdraiato dov'era prima.
"È andato in bagno.."

Quando lo vediamo ritornare, è con il padre di Jessica.
I due uomini si avvicinano a noi.

".. Quindi stiamo aspettando che si risvegli.." credo mio padre gli stia raccontando tutto.
"Sono certo che non avrà problemi e dopo che si risveglierà si riprenderà presto.. È un ragazzo forte, non si farà abbattere facilmente." Dà una pacca sulla spalla a mio padre.
"Lo spero.."
"Mia moglie voleva chiamarla, ma le sembrava brutto disturbare.. Ha detto di farle sapere che oggi passerà.." si rivolge a mia madre.
"Oh, ma non doveva.."

Il signor Morris le sorride, dopo si avvicina a sua figlia.

"Ho detto alla mamma che per il momento sei qui.."
"Oh.. Si, hai fatto bene. Io me n'ero dimenticata.."
"Immaginavo.."

I due restano qualche attimo in silenzio. Si nota che c'è distacco.
Dopo un attimo di esitazione, infatti, l'uomo si volta nuovamente verso i miei genitori.

"Il mio turno è finito.. Ma fammi sapere quando si sveglia, ok?" si rivolge a mio padre.
"Certo.. Grazie per l'interessamento."

Gli stringe la mano, poi il padre di Jessica, dopo aver salutato mia madre e noi, si allontana.
D'istinto poggio la mano su quella di Jess. Lei si volta verso di me, senza dire nulla.
Neanche io ho intenzione di parlare. Non abbiamo bisogno di parole per darci conforto.

Da quel momento in poi è sembrato che il tempo si fosse fermato. Guardavo l'orologio ogni attimo e sembrava sempre fermo allo stesso punto.
E più lentamente trascorreva, più sembrava che non volesse mai arrivare il momento di poterci permettere di entrare a far visita a mio fratello.
Più di una volta, però, sia io che mia madre siamo passate davanti la sua stanza, anche solo per vederlo da lontano.
Siamo state sgridate dalle infermiere, è vero, ma questo ed altro pur di vederlo. Solo vederlo.
Anche le ragazze sono stanche. Ma, voglio dire, chi non si stancherebbe a stare ore ed ore a non far nulla, in attesa di una qualsiasi notizia?
Ho detto loro più volte che potevano tornare a casa, ma sono rimaste al mio fianco.
Mio padre è andato a casa per preparare un borsone con della roba per Christian.
Pigiama. Asciugamani. Spazzolino. Cose del genere. Cose che gli serviranno, durante il periodo di ricovero.
Quando è tornato ha portato qualcosa da mangiare, per il pranzo. Anche mia madre ha mangiato qualcosa, per fortuna. Non so come mio padre sia riuscito a convincerla.

"Mamma, a che ora inizia l'orario di visita?"
"Alle due, mi pare."

Mi volto verso il grande orologio presente in sala d'attesa. Ormai ho imparato anche a distinguerne i dettagli, tanto sono stata ad osservarlo.
Segna le due meno un quarto.

"Pensi di voler entrare?" mi chiede Jess.
"Credo di sì.."
"Hai paura?" continua Caroline.
"Nah, figurati.." cerco di fare l'indifferente.
"È normale tu ne abbia.." direi ha capito appieno che stessi mentendo.
"Pensa che lo fai per lui.. In questo momento ha bisogno di sentirvi vicini più che mai.." Jessica mi accarezza il braccio.
"Lo so.. Solo che.. È strano vederlo in quelle condizioni.."
"Lo sappiamo.." dicono entrambe.

Avere Caroline alla mia destra e Jessica alla mia sinistra per me è il conforto maggiore che ci possa essere. Sono le persone a cui voglio maggiormente bene, oltre mio fratello e i miei genitori. 

"Hai detto qualcosa a Katherine?" mi volto verso Caroline.
"No.. Non sapevo se volessi o meno.."
"Hai fatto bene.. Così almeno lei se l'è risparmiata questa mattinata in ospedale.. Adesso le mando un messaggio.."

Anche se con Katherine non ho il rapporto che ho con Caroline, la considero pur sempre una mia amica e, come tale, merita di sapere. Così le ho mandato un messaggio, raccontandole tutto.
Pochi attimi dopo ricevo una sua chiamata.
Sembrava abbastanza preoccupata. Mi ha anche chiesto se volevo che passasse in ospedale, ma sinceramente non mi va di tenerle inchiodate a questo posto. Non che siano obbligate a restare, ovvio. Però, come con Caroline e Jessica, so che anche lei resterebbe fino a quando non ci saranno notizie.
Riaggancio, salutandola.
Mi avvicino nuovamente a dove ero seduta prima, essendomi allontanata per parlare al telefono, non trovo più nessuno.
Ma qui la gente sparisce senza avvisare?!

"Nicole.."

Mi volto, Jessica mi sta chiamando.
Sono tutti in cerchio. Mi avvicino, notando la madre e la sorella di Jessica.

"Salve signora.." la saluto
"Ciao cara.." ricambia il saluto, sorridendomi.
"Ciao Nicole.."
"Ciao Rebekah.."

La signora Morris sta accarezzando la spalla di mia madre, per farle forza.
Sono contenta che mia madre abbia trovato un'amica.
Non avendo poi ancora detto nulla alle mie zie, almeno ha qualcuno che le sta vicino.

"Ciao Nicole!"

Abbasso lo sguardo e noto il piccolo Nicholas, mano nella mano con la sua mamma.

"Hey piccolino.. Ma che ci fai tu qui?" più che a lui, ovviamente, è una domanda rivolta a Jessica.
"Mia madre l'ha portato con se, non sapendo a chi lasciarlo.."
"Come sta tuo fratello?"
"Ancora non lo sappiamo.."

Gli faccio un sorrisino, per non farlo preoccupare, poi mi abbasso alla sua altezza, dandogli un bacino.

"Io sono sicuro che starà bene!" senza che me lo aspetti, il piccolo mi abbraccia.

L'amore che può darti un bambino è immenso.

"Speriamo tu abbia ragione.."
"Nico, perché non andiamo fuori? Non mi va che tu stia qui dentro.." Jessica lo chiama.
"Voglio stare con Nicole!" si stringe a me.

Io mi rimetto in piedi, prendendolo in braccio.

"Ha ragione la mamma.. Non è un bel posto questo.."
"Voglio farti compagnia.."
"Facciamo così, tu vai fuori con la mamma e io vi raggiungo tra poco, ok?"
".. Va bene."

Gli do un bacino per poi farlo scendere.
Jessica gli prende la mano, guardandomi.

"Ci raggiungi davvero, dopo?"
"Si.."
"Ok.."

Noto uno scambio di sguardi tra lei e Caroline.. Quasi come se le avesse chiesto di tenermi d'occhio.

"Reb, tu vieni fuori?"
"No, no.."

Madre e figlio di allontanano. Idem mia madre e la signora Morris, mentre Rebekah resta vicino a noi.

"È stato carino da parte tua venire.." dico verso la piccola Morris.
"Io e Chri siamo rimasti in buoni rapporti.. Quando mio padre ci ha raccontato cosa era successo non mi sembrava vero!"
"Già.. Pensa io!"
"Tu lo hai già visto?"
"Si.. Non è proprio un bello spettacolo.."
"Credo scoppierò a piangere non appena lo vedrò!"
"Non sei costretta ad entrare.." le poggio la mano sulla spalla.
"Lo so, ma voglio.."
"Va bene.."

Restiamo in silenzio fino a quando mia madre non ci chiama, avvisandoci che, ad uno ad uno, possiamo entrare in camera di Christian.
Rebekah si volta verso di me.

"Vai, vai.. Io entro dopo.." le dico.

La piccola annuisce, lasciando me e Caroline da sole.

"Non hai voglia di entrare, vero?"
"Certo che voglio.. Solo.. Preferisco intanto vadano loro.."
"Ok.."
"Raggiungiamo Jess?"

Annuisce e così ci avviamo verso l'uscita.

"Sai che non avevo mai visto prima d'ora i genitori di Jessica?" dice, mentre camminiamo.
"No?"
"No.. E ho capito perché è così figa! Voglio dire.. Suo padre è un gran bell'uomo e sua madre è degna di lui!"

Mi volto verso di lei, guardandola male.

"Che c'è? Dico solo che, avendo due genitori così, è normale che sia venuta su così bella! Hanno dato via ad una catena di persone belle! Sua sorella non è da meno e Nicholas è un fighetto già da bambino!"

Sembra quasi seria.. Io però non riesco a non ridere!

"Che ridi? Non era una barzelletta!"
"Oddio, sei fantastica Car! Grazie per questa risata, ci voleva proprio!"
"Ma che ho detto di così divertente?"
"Non hai detto nulla di divertente.. È stato il modo in cui l'hai detto! Sembravi così convinta, neanche fosse una cosa seria, realmente!"
"Guarda che era seria!" incrocia le braccia al petto, mettendo il broncio.
"Ah si? Venirmi a dire che il padre della mia ragazza è figo, ti sembra una cosa seria?" continuo a ridere.
"Beh.. Forse non proprio! Era comunque argomento di discussione!" cerca di difendersi.
"Certo, certo!"

Finalmente intravediamo Jessica e Nico, vicino ad un'aiuola.

"Ciao.." ci saluta la bionda.
"Sei venuta!" Nico mi corre incontro.
"Certo! Te lo avevo promesso.."
"Mia sorella?" chiede Jess.
"Voleva entrare a salutare Christian.." le risponde Caroline.
"Ah, è già possibile entrare?"
"Si.."
"Tu non vai?" chiede, rivolta verso di me.
"Si, dopo.."

Mi guarda. Ha capito che io in quella stanza non ci voglio entrare e sto solo rimandando.

"Se non vuoi entrare non fa nulla.. Ti fa un certo effetto vederlo in quelle condizioni, lo capisco.."
"Ma no.. Ci entrerò.. Voglio entrarci.. Devo solo prendere un po' di coraggio.." abbasso lo sguardo.

Ma dove dovrei trovarlo questo coraggio? Se non riesco a guardarlo da dietro una vetrata, figuriamoci averlo a pochi centimetri.
Jessica porta le braccia intorno al mio collo, stringendomi a se.
Dopo un attimo di esitazione, ricambio la stretta, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo.
Sono questi i momenti in cui adoro la differenza di altezza che c'è tra di noi. Posso nascondermi nel suo abbraccio.
Posso permetterle di abbracciarmi totalmente. Come se fossi la cosa più piccola di questo mondo e lei potesse tenermi tra le sue braccia senza alcun problema.

"Non devi farlo per forza.. Ok?" sussurra al mio orecchio.

Annuisco, cercando di respirare profondamente per evitare di piangere.

"Ok, basta.." mi allontano. Non so quanto ancora potrei trattenermi tra le sue braccia.

Mi prende il viso tra le mani.

"Guarda che piangere ti può fare solo bene, eh.. Stai trattenendo le lacrime da ieri sera.."

Nego con le testa, scostando le sue mani dal mio viso, baciandole.

"Mamma.."

Entrambe ci voltiamo verso Nicholas.

"Che c'è tesoro?"
"Devo fare la pipì.."
"È bravo il piccolino ad interrompere i momenti romantici!" ride Caroline.
"Già!"
"Dai, andiamo in bagno.." Jessica gli tende la mano.

Mi accarezza la guancia, poi si allontanano.
Caroline si avvicina a me.

"Non ci provare, eh!" mi allontano.
"Non volevo abbracciarti!"
"Ecco.." mi incammino verso l'entrata dell'ospedale.
"Certo che sei proprio stronza!"
"Sinceramente sto cercando di evitare gli abbracci.. Jessica mi ha presa alla sprovvista!"
"Veramente gli abbracci dovresti volerli in momenti come questi!"
"No, gli abbracci mi fanno piangere!"
"E tu non vuoi piangere."
"Visto che lo sai, non ci provare nemmeno.."
"Ma non ci stavo provando! Mi ero semplicemente avvicinata!"
"Meglio per te.."

Quando arriviamo nei pressi della stanza di Christian noto mio padre insieme a lui.
Rebekah e le nostre madri invece stanno parlando tra di loro, di fronte la stanza.
Nel momento esatto in cui mio padre è uscito dalla stanza e mi ha chiesto se volevo entrare i miei piedi si sono come bloccati. Le mie gambe paralizzate e la mia bocca chiusa. Non riesco a parlare. A muovermi. Riesco solo a fare un gesto di negazione con la testa.
Riuscirò ad entrare in quella stanza?
Beh, anche se non lo faccio non credo cambi qualcosa.. Insomma, ha già sentito la voce di nostra madre, di nostro padre e persino quella di Rebekah.. Magari la mia voce è l'ultima voce che vuole sentire.

Ci spostiamo in sala d'attesa, dove salutiamo la signora Morris, Rebekah e il piccolo Nicholas.
Ci hanno chiesto di essere informati non appena si saprà qualcosa.
Sono stati davvero gentili a venire.
La signora Morris ha anche chiesto a Jessica se voleva tornare a casa, ma lei ha rifiutato.
Anche Mark è stato informato, probabilmente notando l'assenza delle sue bionde si sarà preoccupato. Katherine invece mi ha scritto, chiedendo se ci fossero novità.

Durante l'attesa del pomeriggio credo di essermi addormentata perché ho un vuoto di qualche ora e quando ho riaperto gli occhi mi sono ritrovata stretta a Jessica. Il braccio intorno alla mia spalla, mentre con la mano mi fa i grattini.

"Ma che ora è?" mentre mi rimetto seduta comoda sulla sedia noto una giacca scivolare a terra.
"Alla buon ora.." ride Caroline, seguita dai miei genitori.
"Sono le cinque e mezza.." mi risponde Jessica.
"Sul serio?" prendo la giacca caduta a terra, passandola a Jessica. Deve averla messa su di me, per non farmi prendere freddo.
"Si!" risponde.

Mi volto verso i miei genitori, chiedendo solo con lo sguardo se ci siano novità. Loro negano con la testa.
Sospiro, malinconica.
Jessica mi avvicina nuovamente a se, facendomi poggiare sul suo petto, come ero prima, mettendomi la giacca sopra le spalle.

"Grazie.." d'istinto le lascio un bacio sulla guancia.

Lei sorride, baciandomi la fronte.

"Ehm.. Io vado a prendere un caffè.. Qualcuno ne vuole?" Caroline si alza.
"Lo porti uno a me?" le chiede Jess.
"Si certo.. Voi?" si gira verso i miei.
"No, grazie.." risponde mia madre.
"Ok.."
"Hey! A me non lo chiedi?" la chiamo, prima che si allontani troppo.
"Tu non ne hai bisogno!"
"Stronza.." sussurro.

Jessica ride.
Sbuffando, mi sono accoccolata maggiormente a lei e senza che me ne rendessi conto era nuovamente l'orario delle visite.
Strano il tempo oggi.
Prima sembrava non voler passare e invece adesso va anche troppo di fretta.

"Credo che andrò da Christian!" Caroline si alza in piedi.

Mia madre e mio padre sono già andati, mentre noi tre siamo rimaste qui.

"Ha bisogno di qualcuno che gli dica di svegliarsi! Credo che i tuoi glielo chiedano troppo gentilmente!"

La guardo con uno sguardo interrogativo.

"Non lo butterò giù dal letto, tranquilla! Ci tengo a fargli visita.. Un po' è anche il mio fratellino.."

Mi alzo in piedi.

"Ti dispiace se entri dopo di me?" chiedo.
"Uhm.. No.."
"Ok!"

Senza se e senza ma, mi avvicino alla stanza. Aspetto che mia madre esca per poi avvicinarmi.
Non chiedetemi cosa sia successo. So solo che ciò che ha detto Caroline ha fatto scattare in me una molla.
Mi avvicino così alla porta, poggiando la mano sulla maniglia.
Riesco finalmente ad attraversarla, chiudendola alle mie spalle.
Mi avvicino al suo letto, sfiorandogli la mano.
È freddo. Beh, lui è sempre freddo. Almeno in questo è ancora uguale.
Mi volto verso la finestra che dà sul corridoio.
Non mi piace che tutti mi guardino mentre gli parlo.
Mi avvicino, tirando la tendina.
Adesso va decisamente meglio. Molta più privacy.
Lo guardo, camminando lentamente verso il letto.
Avvicino la sedia, in modo da poter essere il più vicino possibile al suo viso.
Osservo per un attimo la sua mano, immobile.
Senza quasi neanche accorgermene sorrido, ripensando a quei momenti in cui quella stessa mano mi prendeva a pungi, per gioco.
Poggio la mia mano sulla sua, stringendola.

"Brutto bastardo, proprio tutto questo casino dovevi combinare? Non potevi semplicemente romperti un braccio come fanno tutte le persone normali?!"

Adesso sì che mi riconosco!
Quasi, quasi gli tiro uno dei miei soliti pugni.. Magari si sveglia!

"No, ok.. Seriamente.. Perché non vedi di svegliarti il prima possibile e soprattutto di evitare di riportare danni al cervello? Ne avevi già abbastanza di tuoi, figurati se ne avessi di seri.."

Non riesco neanche ad immaginare come sarebbe la mia vita se.. Se lui non fosse più lo stesso.

"Voglio dire.. Hai già una gamba fratturata.. Le costole.. Sei pure senza milza.. Almeno il cervello ti serve, no?" cerco di sorridere, mentre una lacrima scivola lungo la mia guancia.

Non voglio piangere. Ma come faccio a trattenere le lacrime avendo davanti il mio piccolo fratellino in queste condizioni? Infondo lo sapevo fin dall'inizio che sarei scoppiata una volta qui dentro. Fuori dovevo fare la forte. Fuori c'è mia madre che ha bisogno di sostegno. Non potevo di certo crollare. Ma qui, adesso.. Solo noi due.. Come.. Come potrei non piangere?

"Perché devi farmi piangere, eh? Non puoi semplicemente farmi arrabbiare come fai sempre? Guarda che io ho ancora bisogno di te, eh?"

Il mio viso è pieno di lacrime ormai, che cerco di mandar via.

"Sai che abbiamo ancora tante cose da fare insieme, no? Dobbiamo programmare tanti di quei viaggi insieme.. E poi devi anche concedermi l'onore di diventare zia!"

Sorrido, tra le lacrime. È il sogno di ogni sorella no? Diventare zia.
Certo, con il carattere che si ritrova non so se sarà semplice che riesca a trovare qualcuna che lo sopporti!

"Devo vederti con il diploma in mano.. E tu devi essere presente alla mia laurea.. Quindi come vedi hai ancora tanto da fare.. E, soprattutto.. Io devo ancora raccontarti delle cose.."

Singhiozzi.
Lacrime.

"Sai.. Sai che avevi quel dubbio su me e Jessica? Beh, non è solo un dubbio.. E la mamma ha ragione quando dice che sono innamorata.. Per la prima volta in vita mia, sono innamorata.. E devo riuscire a dirtelo.. Anche se non ci raccontiamo spesso le cose della nostra vita privata.. Questa è una cosa che tu devi sapere.."

Asciugo le lacrime con la manica della felpa.

"Sai, non è stato semplice accettare il fatto di.. Essere lesbica.. E.. Voglio sapere se.. Se tu mi vuoi bene come prima o.."

Ancora singhiozzi.

"O.. Se per te non cambia nulla.."

Prendo un respiro profondo.

"E poi.. Voglio che tu sia presente quando lo dirò ai nostri genitori.. Avrò bisogno di un po' di sostegno.."

Abbasso lo sguardo, stringendo ancora di più la sua mano.

"Chri.."
".. La smetti di blaterare?"

Di scatto alzo lo sguardo.
I suoi occhi sono aperti.
Mi sta fissando con il suo solito sguardo di rimprovero.
Dio, non credevo avrei mai avuto nostalgia di questo sguardo!

"Quanto ti odio!"

Mi fiondo su di lui, stringendolo come mai prima d'ora.




*
*
*
Ciao a tutti!
Questo che è venuto fuori è un capitolo un po' diverso dal solito.. Un po' più serio, diciamo così! Alla fine ciò a cui è successo qualcosa non era la mamma di Nicole, ma il suo povero fratellino! Uno degli intenti di questo capitolo era quello di mettere più in luce il rapporto tra Nicole e Christian.. Un rapporto di amore fraterno. Un rapporto che appartiene solo a loro e che non vanno sbandierando in giro.

Ho cercato comunque di scrivere anche di Jessica e Nicole.. Infondo, nello scorso capitolo avevano litigato, quindi era anche giusto parlare di loro!
Non hanno avuto bisogno di particolari chiarimenti.

Fatemi sapere cosa ve ne è parso di questo capitolo!
Alla prossima! 😘

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