Capitolo 41

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Jessica Pov.

Arriviamo in ospedale in tarda notte.
Nonostante l'antibiotico e la doccia fredda, la febbre non è scesa neanche un po'.
Che cazzo di ansia che mi ritrovo addosso.
Fortunatamente mio padre è di turno, così riesce a farci entrare quasi subito al pronto soccorso, ma lui non può visitarlo per la questione della parentela.
Io entro nella stanza dove stanno sistemando Nico, mentre tutti gli altri aspettano fuori.
Gli somministrano subito qualcosa, attraverso una flebo, così da poterlo anche idratare.
La pediatra cerca di tranquillizzarmi, ma mio figlio è disteso su un letto del pronto soccorso, di nuovo.
Solo questa estate è stato qui, con il braccio rotto. Sono passati solo quattro mesi, non è possibile.

Lo guardo, così sudato e con il viso corrucciato.
Piccolo mio, supererai anche questa, vedrai.
Gli stringo la mano e gli sposto i capelli dal viso.
Mi squilla il cellulare, è Josh.

"Allora, come va?" mi chiede, si sente che è allarmato.
"Non si è ancora svegliato, gli hanno messo una flebo ed è molto sudato."
"Se sta sudando è un segno positivo, no?"
"Si, si.."

Esco dalla stanza e mi appoggio al muro del corridoio, per non far troppo rumore lì dentro.
Mi lascio cadere, inginocchiandomi con le spalle al muro.

"Hey.. Stai tranquilla.." mi dice sottovoce, sentendo il mio lungo silenzio.
"Io non voglio più vederlo star male, perché non posso ammalarmi io al suo posto?" qualche lacrima inizia a viaggiare sulle mie guance e la voce mi si spezza un po'.
"Jessi, non fare così, ti prego. Lui è forte, ha preso la tua bellezza, ma anche la mia testardaggine, quindi ne uscirà più forte di prima!" cerca di calmarmi, ma io proprio non ce la faccio a vederlo su quel letto.
"Aspetta un attimo, devo riattaccare."

Chiude il telefono e non capisco perché. Spero non sia successo nulla.
Faccio avanti e indietro per tutto il corridoio, non so quanto tempo io abbia passato così. Cinque minuti, mezz'ora. Davvero, non lo so.
Ho provato a chiamare Nicole, credo che il cellulare non le prenda bene, perché non squillava neanche.
Ad un certo punto ho visto la porta del reparto aprirsi e Josh spuntare.
Non appena mi vede, mi corre incontro e mi abbraccia. Io lo stringo forte, perché infondo, tutto quello di cui ho bisogno adesso, è un po' di conforto. E chi meglio di lui, in questo momento, può darmelo? Il nostro bambino sta male, è giusto che noi siamo qui, insieme, a sostenerci e farci forza.
Pensandoci, non ci eravamo mai abbracciati così, dal suo ritorno nella mia vita. È stato.. Intenso.

Qualche attimo dopo ci allontaniamo e lui mi lascia un bacio sulla guancia, per poi prendermi la mano ed entrare in stanza.
Si sofferma a guardarlo da lontano. Lo guarda proprio come lo stavo guardando io poco prima. Riesco a vedere sofferenza nel suo sguardo, credo voglia piangere, ma sono sicura non lo farà.

"Hey.." gli carezzo la mano.

Lui si volta a guardarmi e posso chiaramente vedere i suoi occhi lucidi.

"Starà bene.." dico stavolta io.
"Adesso dici le stesse cose che ti ho detto io poco fa?"
"Beh, mi tocca.." abbozzo un mezzo sorrido.
"Posso.. Posso avvicinarmi?"
"Certo che puoi, vai.."

Josh mi lascia la mano e si siede sulla sedia vicina al letto, occupata da me fino a poco prima.
Gli prende la piccola manina e la stringe nella sua, che sembra davvero grande a confronto.
Decido di avvicinarmi al letto, proprio di fianco a Josh, e gli accarezzo la spalla.
Mi fa troppo male guardarlo così.
Sento una morsa allo stomaco e di nuovo gli occhi bruciare. Non mi va però di piangere davanti a Josh, so per certo che scoppierebbe a piangere anche lui.
Gli faccio segno che mi sto allontanando un po' e vado verso il corridoio, dove finalmente riesco a liberare le lacrime.
Voglio Nicole qui con me, ho bisogno di lei.
Ho bisogno di sentire un suo abbraccio, di sentire la sua voce mentre mi rassicura.
Provo a richiamarla, ancora niente. Perché proprio stasera? Dove sei finita?

Io e Josh passiamo la nottata ad alternarci per stare accanto a Nico, né io né lui però siamo riusciti a dormire. ho fatto tornare a casa mia madre e mia sorella, non aveva molto senso restare tutti qui, almeno loro possono riposare a casa.
Non so quante volte io abbia fatto avanti e indietro per quel lungo corridoio, ancora e ancora, tra l'altro provando sempre ed ininterrottamente a chiamare Nicole, ma il cellulare risulta ancora irraggiungibile.
Cazzo Nicole, sono più di tre ore che non guardi il telefono.
Io sono stanca di tutta questa situazione.

Ritorno in stanza e trovo ancora una volta l'infermiera che sta misurando la temperatura a Nico. È venuta ogni ora ed è scesa sempre di più, fortunatamente.
Riesco a trovare un'altra sedia e mi siedo di fianco a Josh. Ci sorridiamo, il nostro piccolo si sta riprendendo.
Mi tira verso di sé, abbracciandomi, ed io mi lascio confortare dalle sue forti braccia.
Probabilmente, io sono riuscita a prendere sonno, perché quando riapro gli occhi mi ritrovo poggiata con la testa sul letto e Josh non è accanto a me.
Oddio, la mia schiena è a pezzi. Lentamente mi rimetto dritta sulla sedia e mi ritrovo davanti una scena che mi confonde un po'.

"Finalmente ti sei svegliata!" è il mio piccolino a parlare.

È messo seduto, con le spalle poggiate ai grandi cuscini, e Josh è seduto proprio accanto a lui, sul letto, che lo sta per imboccare con non so cosa.

"Amore mio, come ti senti?" lo stringo forte a me e quasi mi viene da piangere.
"Bene mamma, stai tranquilla.."
"Perché non mi hai svegliata?" mi rivolgo verso Josh.
"Avevi finalmente preso sonno, non mi andava.."
"Hai fame? Cosa stai mangiando? Ti senti debole? Avete chiamato l'infermiera? Devi prendere anche oggi l'antibiotico!" dico tutto d'un fiato.
"Jessi, calmati." Josh mi sorride e poi si mette in piedi. "Ho chiamato l'infermiera, penso stia per arrivare. Ho trovato questo budino e intanto sta mangiando questo, adesso che tu sei sveglia, scendo al bar e compro qualcosa di decente per tutti."
"Va bene.." espiro, mi sembra di trattenere il fiato da ieri sera.

Accarezzo la testa al mio bambino, scostandogli i capelli dalla fronte e poggiandovi il polso.

"Non sembri caldo, speriamo sia scesa totalmente.."

Nico annuisce, sorridendomi.

Josh si allontana e qualche minuto dopo entra l'infermiera in camera, seguita da mio padre.

"Ciao nonno!" Nico sorride a trentasei denti.
"Come stai ometto?" lui si avvicina, baciandolo in fronte.
"Bene.."
"Allora vediamo, su!" l'infermiera si avvicina e gli mette il termometro sotto l'ascella.

Aspettiamo qualche minuto e poi l'aggeggio emette il solito suono. L'infermiera prende il termometro e sorride.

"Sei stato bravo, la temperatura è tornata normale." Anche l'infermiera gli sorride e poi gli passa un lecca lecca, appena uscito dalla tasca.
"Grazie!!"

Sembra quasi che non ne abbia mai visto uno.

"Facciamo fare una bella colazione a questo bambino e poi ripasso per l'antibiotico, da prendere per tre giorni." Stavolta la donna si rivolge a me e poi si allontana, dopo avermi visto annuire.
"Hai dormito un po'?" mio padre si avvicina, abbracciandomi.
"Forse qualche ora, Josh invece credo sia rimasto sveglio tutta la notte."

Neanche il tempo di nominarlo, che eccolo spuntare dalla porta, con una busta in mano e due caffè nell'altra.
Lo aiuto, prendendo i caffè, mentre lui ci passa i cornetti appena sfornati.

"Mmh, che buon odore!" inspiro per qualche secondo per poi sedermi nuovamente vicino al letto di Nico.

Josh offre un cornetto anche a mio padre, che però rifiuta.
I due restano per qualche secondo a guardarsi, ho paura quando mio padre resta immobile così, invece poi gli mette una mano sulla spalla e lo guarda negli occhi, un po' come a dire 'sei stato bravo', per poi salutare me e Nico ed uscire dalla stanza.
L'infermiera ritorna dopo un po' per dare l'antibiotico a Nico e dirci che in mattinata potremmo sicuramente andare via.
E così, in effetti, è stato e all'ora di pranzo siamo già a casa.
Nico è nel suo letto, ancora debole, ma l'importante è che la febbre sia totalmente scesa.
Mia madre invita Josh a restare a pranzo e, stranamente, lui accetta.

Riesco a chiudermi in bagno per poter fare una lunga e calda doccia.
Mi risale in corpo tutta l'ansia della notte precedente e spero vivamente che non risucceda più, perché non credo di poterlo sopportare ancora.
Lo so, dovrei reggere meglio questo stress, se voglio diventare un medico, ma non ti preparano a veder star male tuo figlio.

Rientro in stanza e mi soffermo a guardare il mio cellulare.
Nicole non si è fatta sentire.
Avrà visto le mie chiamate?
Mi ha ignorata?
O forse non le sono arrivati i messaggi dei miei tentativi di chiamata.
O magari è successo qualcosa.
Fanculo, non ho nessuna intenzione di provare a richiamarla ancora.
Quando, e se, vorrà, mi richiamerà lei.
Adesso a Seattle dovrebbero essere le dieci del mattino, più o meno. E di certo, se ha fatto tardi, non si sveglierà adesso.

Dopo pranzo, Josh è tornato a casa sua ed io mi sono rinchiusa in camera, nella speranza di dormire un po'.
Sto per chiudere gli occhi quando il mio telefono inizia a vibrare.
È lei.

"Hey." Rispondo con tono un po' freddo.
"Hey piccola, come va?" lei sembra tranquilla, dal tono di voce.
"Non hai visto tutte le chiamate di ieri sera?" vado dritta al punto.
"Si, ma le ho viste tipo alle tre di notte, quando sono tornata a casa. Siamo stati in un pub un po' fuori città e il segnale prendeva di merda, quindi il mio telefono è ritornato in vita solo quando sono tornata a casa.. dai smettila!" l'ultima frase sono sicura non fosse rivolta a me perché la sento ridere e difatti sento una voce di sottofondo.
"Ma chi è?" chiedo.
"È Kaylee, è rimasta a dormire qui stanotte e adesso sia lei che Caroline mi stanno facendo il verso." Lei continua a ridere con le sue due amiche, ma io sono incazzata nera.
"Senti, stai con le tue amiche adesso, magari ci sentiamo dopo."
"Cosa? No, dai.. Adesso mi sposto in camera mia."
"No, davvero. Tanto stavo provando a dormire un po'."

Finalmente dall'altro capo del telefono sento silenzio e anche una porta chiudersi.

"Tu che dormi di pomeriggio? Ma è successo qualcosa?"
"Ma pensi che abbia voglia di farti cinque chiamate di fila alle due di notte perché volevo chiacchierare?" adesso inizio ad alterarmi.
"Non lo so, considerando l'ultima discussione ho pensato fosse perché non ti stavo rispondendo.." lei prova a giustificarsi.
"E infatti tu hai aspettato il giorno dopo per richiamarmi."
"Ma cosa dovevo fare, richiamarti alle tre di notte? Che poi lì che ore sarebbero state? Tipo le sei del mattino? Non mi sembrava il caso."
"Senti non ho voglia di discutere adesso, ho mal di testa e voglio dormire." Cerco di tagliare corto.
"Ma dimmi almeno cos'è successo stanotte.."
"Ne parliamo dopo, ciao.."
"Come preferisci.."

Riaggancio.
Vaffanculo.
Vaffanculo, vaffanculo, vaffanculo.
Mi riecheggia nelle orecchie la sua risata insieme a quella delle sue amiche.
Che scusa del cazzo quella del 'pensavo fosse perché non rispondevi'. No. Perché quella discussione è archiviata.
Semplicemente, Nicole, avevo bisogno di te e tu non c'eri.

Mi giro e mi rigiro, ovviamente adesso non riuscirò a dormire e vorrei solo prendere a pugni qualcosa per sfogare il nervoso.
Vorrei richiamarla per urlarle contro, ma non lo farò. Non subito, almeno.
Accendo un po' la tv, magari mi aiuta a rilassare i nervi per un po'.
Neanche mezz'ora dopo il mio cellulare vibra di nuovo, stavolta però è solo un messaggio.

-Puoi richiamarmi appena ti svegli?-

Eh, se solo riuscissi a dormire.
Decido di risponderle.

-Non riesco a dormire..-
-Per colpa mia?- la sua risposta non tarda.
-Anche.-

In questo ultimo periodo mi sento strana.
La pressione degli esami.
La sua mancanza.
E adesso anche Nico che sta male.
Sento la testa scoppiare, vorrei piangere, ma mi trattengo.
E non so neanche perché io mi stia trattenendo, infondo piangere potrebbe farmi solo bene. Mi farebbe scaricare un po' tutto questo stress che sto accumulando.

-Mi dici che cazzo è successo? Che hai? Sei strana in questo periodo e non capisco se è per colpa mia o se c'è altro..-

Leggo il suo messaggio e il nodo alla gola si intensifica.

-È solo un periodo no..-
-Ma per quale motivo?-
-Era così difficile uscire fuori dal locale e controllare se la tua ragazza ti avesse scritto?- ignoro la sua domanda e torno sull'argomento principale.
-Dai, non posso uscire ogni mezz'ora per controllare il cellulare. E poi non ci siamo neanche resi conto dell'orario che passava, siamo stati tutta la sera a bere e chiacchierare.- anche stavolta la sua risposta non tarda.

Mi decido finalmente a chiamarla.
Lei risponde, senza però dire nulla.
Anche io resto in silenzio per qualche secondo, poi mi decido a parlare.

"Sono stanca, sono nervosa.."
"Per lo studio?"
"Per lo studio, per Nico, per questa maledetta distanza che mi sta logorando e se non cerchiamo di venirci incontro potrà solo farci ancora più male!" inizio ad agitarmi e la voce comincia a spezzarsi, il mio corpo richiede sempre di più la necessita di piangere.
"Ma cosa vuoi che faccia? Non pensi che anche io stia soffrendo per questa lontananza?"
"Non lo so, sei sempre in giro e passiamo sempre meno tempo insieme!"
"Jess, non posso rinchiudermi in casa per stare al telefono con te, costantemente. Anche tu mi manchi, ma entrambe abbiamo una vita, anche tu sei stata impegnata con le lezioni e con i tuoi amici, non mi sembra abbiamo avuto grosse difficoltà a gestire il tutto prima. Perché adesso ti stai impuntando?"
"Perché ieri sera avevo bisogno di te e tu non c'eri!" urlo.
"Ed io non potevo saperlo!" urla anche lei.

Restiamo in silenzio per qualche attimo.
Stavolta le lacrime iniziano a scivolarmi sul viso, fuori dal mio controllo.

"Sono due mesi che non ti abbraccio. Due mesi che mi sento un po' più sola. Le mie forze si stanno esaurendo."
"Parli così solo perché adesso sei fisicamente stanca.."
"Non lo so, Nicole.. Ti immagino mentre stai vivendo questo meraviglioso periodo della tua vita e se da un lato ti vedo sorridente e felice dall'altro vedo anche che io non ci sono. E questa cosa mi rattrista, mi fa star male. Perché vorrei essere lì e vorrei che tu mi volessi lì, con i tuoi nuovi amici."
"Ma che cazzo stai dicendo Jessica? È ovvio che io voglia qui, perché adesso stai facendo la paranoica?"
"Perché ho paura che tu possa allontanarti sempre di più da me, paura che tu non abbia più bisogno di me. E sta succedendo, Nicole. Io ti sento lontana. E non parlo solo di lontananza fisica."

Lei si blocca, so che questa mia affermazione le avrà fatto male, ma è la verità. Mi sembra come se non facessi parte della sua vita.

"Tu davvero pensi che dopo tutto quello che hai fatto per me, io possa non avere più bisogno di te, da un momento all'altro?"
"Non lo so.."
"Esatto, non lo sai. Perché non puoi sapere sempre tutto Jessica, ricordatelo. Non sai tutto ciò che mi passa per la testa e, a questo punto, non sai neanche l'unica cosa che dovresti sapere, ossia quanto tu sia importante per me!"

Non so più cosa dire.
Si sono mischiati così tanti argomenti in questa discussione che non mi ci sto raccapezzando più.

"Io.. Devo andare.. Parliamo più tardi.." decido di tagliare il discorso, sento il bisogno di starmene da sola per un po'.
"No, non parliamo dopo, Jess. Parliamo adesso!"
"Nicole, per favore!" ecco che la mia voce si spezza nuovamente, ma stavolta credo lei lo abbia percepito, al contrario di poco fa, che sono riuscita a nasconderlo.
"Ma stai piangendo?"
"No, non preoccuparti. A dopo."

Riaggancio senza darle possibilità di risposta.

Nicole Pov.

"Si può sapere che stai facendo?" Caroline mi blocca per i polsi.
"Lasciami, fammi preparare questo zaino! Io devo tornare a casa!" mi agito, cercando di liberarmi dalla sua presa.
"Ma vuoi dirmi cos'è successo?"
"Ho litigato con Jessica e devo tornare a casa per chiarire, non si può via telefono!"
"Ma vuoi stare ferma?! Nicole, non puoi partire di certo adesso! C'è solo l'ultima settimana di lavoro e poi torniamo per le vacanze di Natale!"

Già, non ci avevo riflettuto. Manca poco alle vacanze. Torniamo a casa per più di due settimane e poi rientriamo al lavoro per un altro mese e mezzo. Fino a metà febbraio, circa.

"Ma io ho bisogno di lei. Anzi, stavolta lei hai bisogno di me.."
"Vuoi dirmi cos'è successo?"

Mi calmo, lasciandomi scivolare a sedere sul letto.

"Non lo so che cazzo è successo Car, te lo giuro. È stanca, sente il peso della distanza triplicato e crede che per me non sia lo stesso. Non l'avevo mai sentita così devastata.."
"Nic, può succedere di avere dei momenti no.. Vedrai che stasera ti richiama e farete pace, come sempre." La mia amica mi sorride e mi accarezza la mano.
"Non lo so.. Davvero. Questo litigio è stato strano, diverso dal solito. È possibile che sia ancora colpa mia?" mi siedo sul letto.
"Non è colpa di nessuno."
"Eppure io mi sento tremendamente in colpa.."

Chiedo a Caroline di lasciarmi da sola, ho bisogno di ripensare a tutto ciò che ci siamo appena dette.
È giusto il mio sentirmi in colpa? Pensavo di star facendo tutto bene, ma a quanto pare, anche stavolta, non è così.
Sono stata troppo superficiale con lei? Non le ho fatto capire abbastanza quanto mi mancasse? Quanto fosse importate per me il suo supporto e la sua vicinanza?
Pensavo di si, pensavo stesse andando tutto bene.
Cazzo, vivere delle relazioni a distanza è tutt'altro che facile.
Eravamo abituate a viverci quotidianamente, se qualcosa non andava, bastava uno sguardo per capirlo e potevamo risolvere il problema subito.
Adesso, invece, pare lei si portasse dietro questo suo malessere da giorni, se non settimane.
Ed io non me ne sono accorta.
Nonostante le telefonate, le videochiamate, i messaggi.
Io non ho capito che lei stava male.

Quella sera Jessica non ha chiamato.
Non ha risposto ai miei messaggi.
Ed io non dormito neanche cinque minuti.
I giorni seguenti sono stati strani.
L'ho chiamata un paio di volte, il primo giorno non ha voluto rispondermi, poi invece si è decisa a richiamarmi e siamo state un po' al telefono, sostanzialmente senza dirci nulla di concreto, infatti non saprei definire la situazione che stiamo vivendo.
Abbiamo parlato del nulla, senza affrontare direttamente il problema.
Non so come comportarmi, sul serio. Non esiste un manuale per queste situazioni.
Io speravo si calmasse, passato qualche giorno, ma non è stato per niente così. Anzi, al telefono l'ho sentita fredda e distante.

Ho perso il conto di che giorno della settimana sia.
Sono stati dei giorni infernali, ho il pensiero costantemente su Jessica e quindi al lavoro non riesco a concentrarmi bene, questo mi ha portato a farmi sgridare un paio di volte e a commettere degli errori che solitamente non avrei fatto.
Durante la pausa pranzo di quel giorno indefinito l'ho chiamata. Era dalla pausa pranzo del giorno prima che non la sentivo.

"Hey.." stranamente, mi ha risposto.
"Hey, sei a lezione?" esco dall'edificio per poter passeggiare un po' e prendere dell'aria.
"No, le lezioni sono finite." Quanto è fredda, porca miseria.
"Oh, di già?
"Eh sì, ieri è stato l'ultimo giorno. Stasera ci sarà una festa natalizia e domani torno a casa per le vacanze."
"Una festa? Ti farà bene, sarai con gli altri no?"
"Si, vengono Mark e Charlotte. Mi farà bene stare un po' con loro."
"Sabato torno a casa, finalmente." Continuo a camminare senza fermarmi o guardarmi intorno.
"Oh, è vero.."

Beh? L'aveva forse rimosso?

"Quando torno, parleremo come si deve." Dico io.
"Mh, mh.." annuisce, ma non mi sembra convinta.
"Jess.." provo ad iniziare una frase.
"Senti, devo andare adesso. Devo passare in biblioteca a lasciare del libri." Vengo brutalmente interrotta.
"Oh.. Va bene."

Non faccio in tempo a salutarla che ha già chiuso.

"Vaffanculo.." sussurro.

Ma porca miseria, cosa devo fare per farla parlare?
Mi distrugge questo suo volermi ignorare.
Mi si forma un nodo allo stomaco e si stringe sempre di più, ogni giorno che passa.
Ho bisogno di lei.
Ho bisogno di saperla felice.
Non voglio vivere così, piena di tristezza e angoscia.
Alzo lo sguardo verso il cielo, sta nevicando.
Chissà se anche da noi ha nevicato.
O se nevicherà per Natale.
Lo scorso anno è successo. Nicholas era così felice. Siamo anche riusciti a costruire un orribile pupazzo di neve.
Sorrido a quei ricordi.
Mi fermo, forse dovrei tornare indietro.

Quel pomeriggio è stato abbastanza una merda. Al lavoro mi hanno affiancato ad uno dei dipendenti che più detesto. Mi è già capitato di stare con lui e non ha avuto la minima pazienza con me. Avrebbe dovuto spiegarmi cosa stava facendo e cosa avrei dovuto fare io, invece mi ha solo assegnato delle pratiche da sbrigare, senza dire nulla. Ed io ho dovuto arrangiarmi da sola o al massimo chiedere a qualcun altro. Ma porca miseria, sono qui per essere formata, non per essere lanciata nella giungla dei numeri!

Fortunatamente, anche questa giornata di merda è terminata.

"Hey.." Kaylee mi si affianca mentre esco dall'enorme palazzo.
"Hey."
"Ti va di accompagnarmi al parco?" mi chiede, continuando a camminare.
"Mmh, non molto in realtà. Vorrei tornare a casa."
"Daaai! Sono giorni che fai la seria, si può sapere che hai?"

Mi fermo, per aspettare Caroline.

"Problemi con la mia ragazza." Mi stringo nelle spalle.
"Oh.. Allora hai un motivo in più per venire con me. Passeggi, mi racconti un po' cos'è successo e magari ti do qualche consiglio."

La guardo qualche secondo e lei fa uno sguardo davvero convincente.

"Eh va bene." Forse mi farebbe bene sentire un parere esterno alla situazione. Infondo, ho solo parlato con Caroline di tutto ciò.
"Fantastico!" lei saltella e poi mi abbraccia.

Nello stesso momento esce Caroline dall'edificio, la avviso che tornerò a casa più tardi e che porterò qualcosa per cena.

Io e Kaylee ci avviamo verso la metropolitana e circa due fermate dopo, scendiamo.

"Cosa devi fare al parco?"
"Nello zaino ho la macchina fotografica, voglio approfittarne, data la neve!"

Ci fermiamo su una delle tante panchine e lei esce l'enorme reflex dallo zaino.

"Vai sempre in giro con quella?" è enorme e occupa un sacco di spazio.
"Mmh, no. A volte a sensazione, altre in base al meteo."

La mia nuova amica si allontana, iniziando a fotografare non so cosa.

"Almeno fammi vedere!"
"Certo, vieni qua." Lei mi sorride e mi porge la macchina.
"Wow, sei veramente brava.."
"Grazie.." mi sorride teneramente. "Mettiti vicino quell'albero e fammi da modella!" indica uno dei tanti alberi.
"Cosa? No, sei pazza!"
"Dai, prometto che ti piacerà!"
"Non mi piace essere fotografata.. Non sono fotogenica."

Lei mi prende la mano e mi trascina fino all'albero.
Mi sistema il viso in una determinata posizione e poi si allontana.

"Avevo detto di no.."
"Stai zitta e guarda verso l'alto. Ok, ora guarda verso di me e abbozza un sorriso." Mi da varie indicazioni e contemporaneamente sento il pulsante di scatto, ripetutamente.
"Voglio essere pagata se devo fare da modella!" rido.
"Ti offro un gelato!" anche lei ride, mentre continua a scattare.

Si ferma a guardare l'anteprima delle fotografie ed io mi avvicino.

"Caspita, sei bellissima.." dice, continuando a scorrere le foto.

Wow, lo ha detto con così tanta semplicità che non capisco se sia un semplice complimento o se ci sia dell'altro.

"No, sei tu che sei davvero brava. Queste foto sono dei capolavori. Inviamele non appena ti sarà possibile!"
"Ma certo." Mi sorride. "Andiamo verso il laghetto, voglio vedere se si è ghiacciato.

Ed in effetti il laghetto era proprio ghiacciato.
Lei ne approfitta per fare altre foto, mentre io mi appoggio alla staccionata attorno al lago.
Dopo circa dieci minuti, Kaylee torna vicino a me, ripone la sua reflex nello zaino e si appoggia alla staccionata, ma con la schiena rivolta verso il lago.

"Allora, raccontami di questa fidanzata."
"Non saprei neanche come cominciare, sinceramente.." guardo verso il lago.
"Problemi di lontananza?"
"Anche, soprattutto.. Credo sia iniziato tutto quando, a volte, mi è capitato di non risponderle ai messaggi, perché ero con voi. Poi qualche sera fa mi ha chiamata ripetutamente, ma noi eravamo in quel posto di merda che non prendeva per niente, quindi ho visto le chiamate solo una volta a casa."
"E glielo hai detto?" lei sposta il viso verso di me.
"Si, certo. Però era comunque arrabbiata, perché penso sia successo qualcosa quella notte, ma io l'ho richiamata solo il giorno dopo."
"Outch.. Forse mi sarei arrabbiata anche io. Ma cosa le era successo?"
"Non lo so, non me lo ha detto. Ma cosa potevo fare? Siamo tornati a casa tardissimo. E poi la discussione è degenerata, ha tirato fuori lo stress e la lontananza e adesso non mi parla. O meglio, mi parla, ma sono delle discussioni insensate e quasi inesistenti E durano non più di quattro minuti." Gesticolo un po' nel raccontarle il tutto.

Lei resta in silenzio per qualche attimo.

"Io, ovviamente, non la conosco e non conosco la vostra relazione, ma.. Forse ha solo paura. Insomma, siete state allontanate da cause di forza maggiore, non è facile gestire la lontananza. Se poi, come dici, è stressata per problemi suoi, sicuramente questo accentua il tutto. Non credo si tratti di non amarti più o di non voler più stare con te."

Io la ascolto in silenzio, sinceramente non so più cosa pensare.

"Tu pensi possa trattarsi di questo? Del fatto che non ti ama più?" continua lei.
"Io.. Non credo.. Voglio dire, è scoppiato tutto nelle ultime settimane.."
"Pensi possa esserci qualcun altro e per questo prova ad allontanarti?"

No, non riesco ad immaginare Jessica che mi tradisce.

"No, non è possibile questa opzione. Quando abbiamo litigato piangeva, era distrutta.. Non credo proprio si tratti di questo." Ne sono fermamente convinta.
"Allora sarà solo paura." Lei abbozza un sorriso, che trovo estremamente rassicurante.
"Non vedo l'ora di tornare a casa, questa settimana sembra infinita."
"Mi raccomando, non sparire! Tanto il mio numero ce l'hai, fammi sapere se con la tua bella risolvete e scrivimi per qualsiasi cosa."
"Assolutamente!" stavolta sono io quella che le sorride.

È una ragazza davvero carina e simpatica, oltre che una buona amica.

"Comunque, devo andare. Ho promesso a Caroline di occuparmi della cena e si sta facendo tardi."
"Io resto a fare ancora qualche foto e poi torno a casa anche io!"
"Ci vediamo domani allora. E grazie.." dico, abbozzando mezzo sorriso a testa bassa.
"Quando vuoi."

Mi lascia un bacio sulla guancia e poi le nostre strade si dividono.
Tornando a casa mi sono fermata a prendere dei kebab e dei dolcetti natalizi per me e Caroline.

"Hey Car.." dico, entrando in casa.
"Hey, sono in cucina con Mark!"

Che significa?
Entro in cucina e Mark è, ovviamente, sullo schermo del suo computer.

"Ciao Nic!" mi saluta il biondo.
"Ciao Mark! Per un attimo mi è preso un colpo, pensavo fossi qui davvero!" rido, mentre poggio la busta con il cibo sul tavolo.

I due biondi scoppiano a ridere.

"Ho portato i kebab, come richiesto!"
"Mmh, perfetto! Ne avevo troppa voglia!" dice esaltata la mia amica. "Ci sentiamo più tardi?" si rivolge al suo ragazzo.
"Si, certo. Buona cena!"
"Grazie!" diciamo insieme in coro.

Chiude la chiamata con il biondo e mi aiuta ad apparecchiare la tavola.

"Sai.. Mark mi ha detto che ultimamente aveva notato che Jess era un po' più stressata del solito, ma non pensava fino al punto di litigare e mettere in discussione la vostra storia.."
"Gli hai raccontato tutto?" chiedo, mentre metto in bocca una patatina.
"Volevo capire se Jess gli avesse raccontato qualcosa.."
"E..? Che le ha detto?"
"Mi ha detto che Jessica è scoppiata a piangere vedendolo e che ha pianto tantissimo, perché, a quanto, pare ne aveva davvero bisogno. Lui le ha fatto presente di aver fatto una cazzata, però lei non sembrava volerlo ascoltare.."
"Io non ci sto capendo niente.. Perché non vuole provare a chiarire?"
"È una situazione difficile la distanza.. Non credere che io e Mark non abbiamo avuto i nostri litigi e i nostri problemi." Continua la mia amica.
"Ah, già.. Me ne avevi parlato."
"Eh.. Abbiamo avuto dei litigi davvero pesanti, perché eravamo abituati a vederci quasi tutti i giorni, quindi è normale che l'equilibrio della coppia inizi a vacillare un po' e ad essere messo in discussione, bisogna solo avere un po' di pazienza per rimettere il tutto al suo posto. Forse la linea dell'equilibrio di Jessica si è spostata molto, quindi adesso ci vorrà un po' di più per rimetterla dove stava prima."

Resto imbambolata a guardarla. Mi piace quando riesce a farmi capire le cose astratte in modo così concreto.

"Mi dà fastidio solo il fatto che non voglia parlarmi. Come possiamo sistemare questo dannato equilibrio se lei continua a stare bloccata dal suo lato della linea, senza provare a venire verso di me?"
"Resisti solo qualche altro giorno e poi una volta a casa vedrai che si risolverà tutto più facilmente." La mia amica prova ad infondermi coraggio.
"Mh.. E se tutto questo fosse successo in un momento in cui io non potevo tornare a casa? Come avremmo risolto? Mi avrebbe lasciata solo perché non riesce ad affrontare l'argomento?"
"Ma no.. Presto o tardi, avrebbe ceduto anche lei e ti avrebbe parlato."
"Mh.."

Non sono molto convinta di ciò.
Quando Jessica si impunta su determinati comportamenti, è difficile smuoverla.
Finito di cenare, me ne torno subito in camera, voglio starmene da sola.
Pensavo al fatto che sono quasi tre notti che non dormo e questo mi sta portando a non farmi lavorare bene. Ed io ho bisogno di lavorare bene, perché alla fine di questo stage verranno redatte delle lettere di raccomandazione per noi due ed io non posso permettermi di giocarmi una simile occasione.
Torno in cucina, mi preparo una delle tisane di Caroline e spero che almeno questa mi aiuti a prendere sonno.
Non chiedo molto, anche cinque o sei ore andrebbero bene.

Ok, sono riuscita a trascinarmi fino alla fine di questa settimana e domani mattina si parte.
Sembra siano passati mesi da quella discussione invece non è passata neanche una settimana per intero. E la situazione non è cambiata, Jessica ha continuato a parlarmi poco e niente ed io continuo a non capire cosa le passi per la testa.
Ovviamente, anche quella notte ho dormito pochissimo, soprattutto perché la sveglia è prestissimo.
Ci facciamo accompagnare in aeroporto da un taxi e una volta lì dentro, abbiamo avuto non poche difficoltà ad orientarci, essendo quell'aeroporto davvero enorme.
Le sei ore di volo sono state infernali.
Ho provato di tutto, serie tv, musica, libri. Niente.
Il tempo sembrava essersi bloccato.
Sono anche stata un po' male, a volte mi viene questa nausea da volo, ma fortunatamente avevo delle medicine per il mal d'aereo.
Caroline mi ha tenuto la mano per tutto il tempo.
Chissà che avrei fatto nella mia vita se non ci fosse stata lei, ad accompagnarmi ad ogni step.

Ho chiesto a Jess se le andava di venirmi a prendere all'aeroporto. Si è inventata una scusa del cazzo e quindi ci vedremo quando tornerò a casa.
Finalmente atterriamo.
È l'ora di pranzo qui e adesso, oltre la nausea, ci si mette anche il jet leg. Vorrei solo dormire come si deve.
Quando usciamo dall'aeroporto troviamo sia i miei genitori che i genitori di Caroline.
Quanto è stato bello riabbracciarli, dopo due mesi e mezzo. Mia madre è pure scoppiata a piangere quando mi ha visto.
Nella via del ritorno a casa, ho raccontato loro del viaggio e una volta arrivati non ho neanche voluto pranzare. Mi sono buttata subito a letto, perché adesso sono veramente stanca e non credo il mio corpo farà resistenza.
Già, non sono neanche andata a salutare Jess.
Probabilmente non avrei retto un altro litigio o, addirittura, la sua indifferenza.
Voglio solo dormire.





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Ebbene si, anche per loro è arrivato il momento di quei litigi seri, quelli che ti fanno star male da morire.
Si trovano a due estremità opposte, ma l'una con l'amore per l'altra.
Riusciranno a chiarirsi? Ad affrontare ancora la lontananza?
Fatemi sapere i vostri pareri!
Alla prossima! 😘

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