Capitolo 37

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Nicole Pov.

"Mamma, quello è per i bambini dell'asilo! Me ne serve uno più grande!"
"Oh, giusto.. Vorresti per caso una valigetta di pelle, nano?"

Il piccolo fa una faccia arrabbiata e sbuffa contro sua madre.

"Smettila di fare la bambina!" le do un colpo di quaderno in testa e poi lo riposo sullo scaffale.
"È lui che vuole fare l'uomo adulto, a sei anni!"
"Si, e tu dovresti assecondarlo!"

Jessica mi fulmina e poi sbuffa, esattamente come Nico aveva fatto poco prima con lei.
Tale madre...

"Mi piace questo!"

Il piccolo richiama la nostra attenzione, indicando uno zaino più grande rispetto a quello che voleva rifilargli sua madre, con degli strani essere disegnati sopra.

"Contento tu.. Ma a me non piace molto!"

Che fatica fare shopping con questi due! Sembra di stare con due bambini, anziché con uno!
Si, siamo al centro commerciale a fare shopping scolastico.
Ormai è quasi settembre e Nicholas tra poco più di una settimana comincerà la scuola elementare e ha bisogno di tutto il necessario.
Già, è passato ormai un po' di tempo dal giorno dell'incidente e devo ammettere che ci siamo ripresi tutti e tre piuttosto bene.
Nicholas ha dovuto tenere il gesso al braccio per circa venti giorni, ma adesso ha recuperato al meglio!
Anche io e Jessica stiamo meglio.. Ogni tanto mi viene un po' di mal di testa, ma per il resto sto bene, così come Jess e le sue costole.

"Quello no!"

Jessica mi risveglia dai miei pensieri e noto come sta tenendo una scatola di colori in alto, così che Nico non possa arrivare a prenderlo.

"Daaaai mamma!"
"No, abbiamo detto solo il necessario! Ossia: zaino, diario, portapenne e quaderni. Niente colori, a casa abbiamo l'invasione dei colori!"

Mi avvicino e le tolgo la scatola dalle mani.

"Hey!"
"Hai smesso di fare la bulla?"
"Sc.. Scusa?"
"Non c'è bisogno di essere così scorbutica!"
"Non è essere scorbutici, si chiama "essere madre"!"
"Si, blah, blah.. Questi te li compro io, piccolo!"

Gli do la scatola e gli sorrido dolcemente, lui ricambia.

"Quei colori non mettono piede in casa mia!" si impunta, incrociando le braccia al petto.

Nicholas abbassa lo sguardo.

"Va bene, vuol dire che li terrò a casa mia, così quando viene da me può colorare!"
"Sarà meglio per te che sia così!" mi guarda con gli occhi chiusi a due fessure e puntandomi il dito contro.
"Sei contento Nico?" la ignoro, voltandomi verso il piccolo.
"Si! Grazie Nicole!" mi abbraccia ed io gli accarezzo i capelli.
"Su, vai a scegliere i quaderni adesso!"

Si stacca, correndo verso gli scaffali con i quaderni.

"Ti stai comprando il suo affetto!" Jessica è ancora con le braccia incrociate al petto.
"Perché, non funziona così?"

Le faccio la linguaccia per poi lasciarmi scappare una risata.

"Idiota!" mi dà una leggera spinta, sorridendomi.

Ci avviciniamo a Nico e lui ci mostra diversi tipi di quaderni che gli piacciono.

"Dai, prendiamo le ultime cose e raggiungiamo gli altri!"
"Ok mamma!"

Così cominciamo a riempire il carrello di quaderni, penne e tutto il resto per poi metterci in fila alla cassa.

"Cosa dobbiamo fare adesso?" chiede Nico mentre usciamo dal reparto cartoleria.
"Adesso andiamo alla ricerca di Mark e gli altri.." gli risponde sua mamma.
"Per fare cosa?"
"La spesa, Nico.. Te l'ho già detto!"
"Ah, per la festa?"
"Si, esatto.."

Non è proprio una festa.. Più che altro sarà.. Si beh, una festa. I ragazzi hanno pensato di organizzare un barbecue sia per dare l'addio all'estate che per salutare me e Caroline, nonostante manchi ancora un mese alla nostra partenza.
Diciamo che ogni scusa è buona per festeggiare!

"Hey, Mark.. Dove siete?" Jessica lo sta già chiamando. ".. Ok, vediamoci davanti al supermercato.."
"Hai tu la lista della spesa?" le chiedo, mentre ci avviamo.
"No, credo ce l'abbia Charlotte."
"Possiamo comprare i marshmallow?" chiede Nico.
"Si, va bene.." Jessica gli sorride.

Finalmente intravediamo gli altri e ci avviciniamo.

"Hey voi.." Jessica fa un saluto generale con la mano, così come io.
"Ciao ragazzi!" Ci saluta Charlotte.
"Ciao!" anche Nico saluta tutti.
"Ciao tesoro!" Charlotte si china, baciando sulla guancia il piccoletto.
"Ce ne avete messo di tempo!" si lamenta Mark.
"Sempre a lamentarti!" gli risponde Jess.
"Dai, entriamo, se no facciamo notte!" interviene Caroline.
"Dite che un carrello ci basta?" stavolta è Amy a chiedere.
"Credo di si.." le rispondo.

Mi avvicino alla lunga fila di carrelli, inserisco la moneta e provo a sganciarlo.
Ovviamente resta bloccato ed io, con la mia grazia da elefante, comincio a tirarlo con forza, cercando per lo meno di riprendermi la moneta, ma niente!

"Cosa ti ha fatto quel carrello per meritarsi tanta violenza?" uno degli addetti al supermercato si avvicina ed io vorrei seppellirmi da sola.
"È rimasto bloccato!"

Sento gli altri sghignazzare e prendermi in giro.
Uffa!

"Posso? O se mi avvicino potresti farmi quello che stavi facendo al carrello?"

Il tipo qui si sente simpatico, eh?
Faccio un passo indietro, lasciandogli spazio.
Fa un leggero movimento, smuovendo di poco il gancio ed ecco che si stacca.

"A te.." mi lascia il carrello.
"..." La prima figura di merda della giornata è andata.
"Ogni tanto un po' di gentilezza può aiutare nelle situazioni!" mi fa l'occhiolino.
"Non sono nata per essere gentile!"
"Beh, però un 'grazie' me lo merito!"
"Anche io mi meritavo di non fare figure di merda come questa, eppure.."

Il ragazzo abbassa la testa, trattenendo le risate.

"Comunque, si, grazie.."

Anche gli altri stanno ancora ridendo.
Prendo il carrello e mi avvio verso l'entrata, lasciandomi gli altri alle spalle, che mi raggiungono poco dopo.

"Sei unica!" Jessica ancora ride.

Adesso mi prenderanno in giro per chissà quanto tempo.
Per fortuna riescono a smettere di ridere e concentrarsi sulla spesa.
Diciamo che, fare la spesa in gruppo non è poi così una buona idea.
Litighiamo per cosa prendere, se prendere quello che costa meno o quello che costa di più, sulle bibite e su qualsiasi altra cazzata!

"Nico, vieni qui!" lo chiama Mark.

Il piccolo si avvicina e Mark lo prende in braccio per farlo sedere nel carrello.
Si guarda intorno, come per controllare che non ci sia nessuno, e poi comincia a correre per il lungo corridoio, salendo poi anche lui stesso sul carrello.
Nicholas ride come se fosse la giostra più divertente di questo mondo e Mark è altrettanto felice.
Proprio due bambini!

"Sei proprio sicura di volere uno così accanto?" chiede Jess a Caroline.
"Sto cominciando ad avere i primi ripensamenti!"
"Hey, voglio fare un giro anche io!" comincio a saltellare verso quei due.
"Sei proprio sicura di volere una così accanto?" sento Caroline ripeter le stesse parole che lei le aveva rivolto poco prima.

Mi volto verso le due e faccio spallucce, mentre Jessica mi sorride.
Faccio come Mark aveva fatto poco prima e devo ammettere che è davvero divertente!
Divertente fino a quando l'addetto al supermercato, si, lo stesso di prima, mi ha sgridata e mi ha invitata a non fare queste cose.
Oggi è la giornata mondiale delle figure di merda e nessuno me lo ha detto?
E quindi ecco che mi becco altre prese per il culo dai miei amici!
Che vita di merda!

"Nic.." Caroline mi ferma, tenendomi per un polso.
"Si?"
"Avrei un problema.."

Mi fermo, così da far andare avanti gli altri e restare da sola con la mia migliore amica.

"Dimmi.." mi volto meglio verso di lei.
"Hai presente che stasera ci saranno anche i miei genitori, no?"
"Ah, ah.." annuisco.
"Beh, ecco.. Loro non conoscono Mark.."
"Oh.. Si, questo è un bel problema.."
"Non so che fare!"

Alza il viso verso l'alto e poi torna a guardarmi.

"Che faccio?"
"Mh.. Beh.. Almeno sanno della sua esistenza?"
"Sanno qualcosa.. Cioè, sanno che sto frequentando qualcuno.."
"Quindi non sanno niente.." bisogna interpretare quello che dice!
"Si, praticamente!"
"Ok.. Uhm.." diciamo che si trova nella situazione in cui mi trovavo io un paio di mesi fa. "Una domanda.. Tu vuoi che lo conoscano?"

Mi guarda per qualche secondo.

"La verità? No.. È ancora presto e conosco i miei genitori! Mia madre si gaserebbe troppo e mio padre lo torturerebbe.. Con il mio ex ho affrettato le cose, non voglio che con Mark sia lo stesso!"
"Allora non presentarglielo.. Probabilmente se mio padre non avesse scoperto di me e Jessica, glielo starei ancora tenendo nascosto, quindi posso capirti!"
"Dovrei chiedere a Mark di fingere per tutta la serata.." abbassa lo sguardo.
"Saranno solo un paio di ore, riuscirete a resistere senza saltarvi addosso!"
"Non mi preoccupa quello.. Mi preoccupa come reagirà quando gli chiederò una cosa simile.."
"Dubito che a Mark interessi conoscere i tuoi genitori per il momento.. Comunque sia, parlane con lui!"
"Si, penso sia l'unica cosa da fare.."

Le sorrido, per rassicurarla, prendendole la mano e avviandoci di nuovo verso gli altri.
Aggiungiamo le ultime cose al carrello, che principalmente consistono in schifezze varie, e poi ci avviamo alla cassa.
Sistemiamo tutto nelle varie buste per poi caricare tutto nella macchina di Jessica.

Quando arriviamo a casa, Nico corre subito verso casa sua, mentre Jessica ed io portiamo le varie buste della spesa dentro casa mia.

"È vero, ti stava fissando il culo!" dico, mentre sistemo le bevande in frigo.
"Gli hai ringhiato peggio di un cane!" lei se la ride, mentre mi passa le birre.
"Non mi piacciono queste persone! Si trovassero una ragazza e smettessero di guardare quelle degli altri!"

Io sbuffo, mentre lei continua a ridere.

"Invece, parliamo di cose serie!" continua Jess.
"Tipo?" le do le spalle, mentre litigo con lo sportello della cucina, che non ha la minima intenzione di aprirsi.
"Stai viziando troppo mio figlio!" va dritta al sodo, mentre mi apre lo sportello senza problemi.
"È per la storia dei colori?" stavolta mi volto verso di lei.
"Si.."
"Dai, Jess.. Non lo vedrò per un bel po' di tempo, lascia che abbia un bel ricordo di me!" rido, sperando che non se la sia presa davvero.

Mi guarda per qualche secondo, senza dire nulla, per poi fare segno di negazione con la testa. Oh, oh.. Credo di essermi messa nei guai.
Si volta di nuovo a guardarmi.

"Ti odio!"

Sospiro di sollievo, per stavolta l'ho scampata!

"Non puoi fare sempre cosi, ok? Non gli si può dire sempre di si.."
"Volevo solo fargli un regalo!"
"So che le tue intenzioni erano buone, ma devi rispettare le mie decisioni, soprattutto quando sono decisioni che a lui non vanno bene.. Ci pensa già sua nonna a viziarlo eccessivamente!"

Lascio perdere quello che sto facendo e mi avvicino a lei, cingendole la vita.

"Mi dispiace, ok? Non succederà più.."
"Mh.. Sarà meglio per te!"

Poggia una mano sulla mia guancia, lasciandomi una carezza.
Sorrido, perché infondo non si è arrabbiata poi troppo, e avvicino il mio viso al suo, baciandole le labbra.

"Dai, torniamo a sistemare!" mi dà un lieve schiaffo sul viso, mi bacia la punta del naso e poi torna a concentrarsi sulla spesa.

Finiamo di mettere tutto a posto e lei torna a casa sua.
Ormai è quasi ora di pranzo, così resto in cucina ad aiutare mia madre ad apparecchiare e cucinare.

Dopo pranzo mi chiudo finalmente nella mia stanza, lanciandomi sul letto.
Collego le cuffie al cellulare e non ci metto molto prima di addormentarmi, con la musica alle orecchie.

Quando riapro gli occhi e controllo che ora sia, mi accorgo che ancora è passata solo un'ora.
Che palle, speravo di dormire un po' di più!
Sento il cellulare vibrare sul comodino e mi sporgo per prenderlo.
Sorrido.

"Hey.. Già ti manco?"
"Non gira tutto intorno a te, cosa credi?" se la ride.
"Allora perché mi stai chiamando?"
"Affacciati!"

Faccio come dice, puntando subito lo sguardo verso la sua finestra, ma non vedendo nessuno.

"Più in basso.." dice al telefono.

Abbasso lo sguardo, immaginando una scena alla Romeo e Giulietta, ma continuo a non vederla.

"Un po' più a destra.." ride.

Continuo a spostare lo sguardo, fino a quando non riesco a vederla.
È seduta all'ombra dell'albero che sta quasi a metà tra le nostre case.
È bellissima anche da lontano.

"Ti vedo, stai sorridendo.." parla ancora lei, io annuisco semplicemente.

Devo avere un sorriso da ebete stampato sul viso.

"Che stai facendo li?" le chiedo.
"Mi godo un po' di fresco.. Si sta bene qui, perché non mi raggiungi?"
"Mi sembrava di aver capito che non ti manco.."
"Puoi anche restare li e guardarmi da lontano.. Perché tanto lo so che resteresti li a guardarmi!"
"Ti stai montando la testa, lo sai, eh?"
"Porta il tuo culo qui, su!"

Non ci metto molto a chiudere la chiamata, lanciare il cellulare sul letto e scendere in cucina, per poter uscire dal retro.
Mi fermo sul ciglio della porta e la vedo.
Come è bella, non mi stancherò mai di ripeterlo.
È appoggiata al tronco dell'albero, occhi chiusi e viso rivolto verso l'alto.
I capelli sono raccolti in una coda alta e si è pure struccata, ma continua a restare la cosa più bella che abbia mai visto.
Potrei restare qui a guardarla per ore e ore, senza fare il minimo rumore, senza stancarmi mai.
Finalmente mi nota e sorride.
Non dice nulla, solo mi guarda.
Ed io la guardo.

"Pensi di restare lì per sempre?"
"Posso?"

Diamine se resterei qui per sempre.

"Ad un certo punto ti stancheresti!"
"Nah, non credo proprio.." mi appoggio allo stipite della porta, incrociando le braccia al petto.
"E invece si.. E poi ti verrebbe sicuramente fame!"
"Questo è vero!"

Entrambe scoppiamo a ridere ed io mi decido finalmente ad avvicinarmi, sedendomi in mezzo alle sue gambe.
Lei porta le braccia intorno alla mia vita, poggiando il mento sulla mia spalla.
Mi volto verso di lei e restiamo a guardarci per qualche attimo.

"Ciao.." sussurra, sfiorando il naso contro il mio e socchiudendo gli occhi.
"Ciao.." le bacio la punta del naso.
"Che stavi facendo?"
"Niente, mi stavo riposando un po'.."
"Potevi dirmelo, ti avrei lasciata dormire.."
"Preferisco stare qui.." le sorrido e lei mi bacia la guancia.
"Io sono riuscita a convincere Nico a dormire, quindi ne approfitto per rilassarmi un po' qui.."
"Scommetto che lo hai minacciato!" rido.
"Ovvio.. Questa sera faremo sicuramente tardi ed è meglio che adesso si riposi un pochino!"
"Ah, beh.. Certo!"

Jessica appoggia meglio la schiena al tronco dell'albero ed io mi metto più comoda, poggiata su di lei.
Le sue braccia intorno al mio collo.

"Dici che sarà strano stasera?" mi chiede dopo qualche attimo di silenzio.
"Perché dovrebbe?" le accarezzo il braccio.
"Con i nostri genitori.."
"Ti da fastidio che ci vedano insieme?"
"No, ovvio che no.. Solo, non vorrei che diventi imbarazzante.."

Inizialmente la festa di questa sera doveva essere solo per noi ragazzi, poi non so come siamo giunti alla conclusione che sarebbe stata anche una festa di arrivederci per me e Car, e quindi era giusto ci fossero anche i nostri genitori.
Poi, ovviamente i miei lo hanno detto ai genitori di Jessica e adesso eccola che si fa le paranoie sull'imbarazzo che potrà crearsi.

Mi volto, così da poterla guardare meglio.

"Ormai dovresti averlo capito che mi importa ben poco di loro.. Sul serio, non ho più voglia di farmi paranoie, di pensare a come potrebbero reagire a determinate cose.. Voglio comportarmi come mi comporto normalmente, senza far troppo caso a loro.."
"Lo so e ti capisco.."
"Questo non significa che anche tu debba comportarti così o vederla allo stesso modo.. Anzi, se dovessi fare qualcosa che ti potrebbe imbarazzare, dimmelo senza problemi.."

Solo perché io voglio comportarmi in un determinato modo con i miei genitori, non significa che lei debba fare lo stesso.
Abbiamo situazioni differenti nelle nostre famiglie e non potrei mai imporle certe cose.

Mi sorride ed è uno di quei sorrisi che ringraziano.
Ed io ricambio il sorriso.. E le sorriderei per ore e ore.
Ed io odio sorridere.

Senza pensarci troppo, unisco le nostre labbra ed ecco che quella sensazione di pace subito si impossessa di me.
Jessica sfiora il mio labbro inferiore con la lingua ed io schiudo le labbra, permettendo alle nostre lingue di sfiorarsi e di rincorrersi.
È una danza che potrebbe non fermarsi mai.
La mia lingua contro la sua, le sue labbra sulle mie.
Morde il mio labbro inferiore, lo bacia e poi io mordo il suo.
Così in un ciclo infinito.
Siamo costrette però ad allontanarci per poter prendere aria.

Mi distendo di nuovo sul suo corpo, come qualche minuto prima, mentre lei mi accarezza il viso.

"Caroline si è pentita di aver invitato i suoi genitori stasera, perché loro non conoscono Mark!" mi scappa una risata, ripensando a stamattina, quando Caroline mi ha parlato di questo piccolo problemino.
"Non vuole presentarglielo?"
"Non ancora.. Quindi reggiamole il gioco, stasera.."
"Si, certo, nessun problema!"
"Mmh.. Quella non è tua madre?"

Noto la signora Morris avvicinarsi a casa mia.

"Si.."

Jessica si alza e si avvicina all'entrata di casa mia.

".. Non so dove sia!" Sento dire alla donna.
"Mamma.." Jessica la chiama e sia lei che mia madre si voltano verso di noi.
"Ma dov'eri?! Ti sto chiamando al cellulare da più di mezz'ora!"
"Ma se sono fuori da neanche dieci minuti.. Ero qui.." Indica verso l'albero.
"Perché non ti sei portata il cellulare?! Lo hai sempre con te e per una volta tanto che serviva non lo avevi!"

Jessica la guarda spiazzata e confusa.
Vorrei ridere, ma non mi sembra il caso.

"Mamma.. Ero qui.. Bastava lanciare un urlo e ti avrei sentita.."

Sua mamma continua a lamentarsi, ma ormai né io né Jess la stiamo ascoltando.

"Allora, vieni ad aiutarmi con quella torta oppure no?" Le chiede, dopo una lunga ramanzina.
"Si, arrivo!"
"Quale torta?" Sono io a chiedere.
"Stiamo preparando il dolce per stasera!"
"Oh.. Non credo che una torta basterà, saremo in tanti!" Rido.
"Si, infatti ne vogliamo preparare almeno due!" Anche Jess ride.
"Ci vediamo più tardi, allora.." La mamma di Jess saluta la mia, che rientra in casa.
"È stato bello finché è durato.. A dopo!" Mi lascia un veloce bacio sulle labbra e poi si avvia verso casa sua, insieme a sua madre.

Anche io rientro in casa.
Vado in salone, dove mio fratello è disteso sul divano a giocare alla play station.

"Hey, facciamo una partita insieme!"
"Aspetta, fammi finire questa!"

Prendo il secondo joystick, aspetto che lui finisca e poco dopo cominciamo a giocare insieme e ad insultarci, ovviamente.

Qualche ora dopo, mia madre mi chiama chiedendomi di aiutarla a cominciare a sistemare le cose per stasera.
È ancora pomeriggio, non vedo perché debba cominciare a sistemare adesso!

Comunque sia, mi passa le varie cose da portare fuori e in giardino ci sono già mio padre e il signor Morris.
Stanno entrambi leggendo il giornale e commentano le varie notizie.
Che carini, sembrano vecchi amici!

"Potresti aiutarci anche tu, eh!" dico a mio fratello.
"Non ne ho la minima intenzione.." mi risponde, continuando a giocare.
"Mamma!" la richiamo, sperando lo rimproveri.
"Lascialo stare, dobbiamo solo portare queste cose fuori, mica c'è da fare chissà cosa!"

Sbuffo pesantemente.
Sempre la stessa storia, le madri e i figli maschi una cosa sola!

Sentiamo suonare al campanello e urlo verso il salone a mio fratello di aprire.

"Apri tu!!" ci urliamo in contemporanea.
"Non mi va!" risponde lui.
"Sto aiutando mamma, muoviti!" gli rispondo dalla cucina.
"E va bene!" sbuffa.
"Nicole, porta questi fuori.." mia mamma mi passa un vassoio con la carne.

Faccio come dice e quando rientro trovo in cucina Jessica con sua madre.

"Salve.." saluto la donna e sorrido a Jessica.
"Ciao Nicole.." mi risponde sua mamma. "Posso mettere queste torte in freezer, prima che si sciolgano del tutto?" chiede a mia madre.
"Si, certo! Nicole aiutala" le risponde.

Mi avvicino al freezer, facendo spazio per le due torte che hanno portato, poi mi avvicino a Jessica, mentre sua madre continua a parlare con la mia.

"Come sono quelle torte?" indico il freezer e quando sono abbastanza vicina le lascio un bacio sulla guancia.
"Stasera vedrai!"
"Daai.." faccio gli occhi dolci.
"Nope!" nega con la testa.
"Va bene! Hey, ma non manca un pezzo?"
"Di torta? Dove?"
"No, idiota.. Della famiglia! Dov'è tuo figlio?" mi accorgo solo ora dell'assenza del piccolo.
"Con mia sorella, vengono tra poco.."
"Oh, capisco!"
"C'è altro da portare fuori?" mi chiede, mentre si guarda intorno.
"No, non credo.. Solo le bevande, ma le portiamo fuori quando arrivano tutti gli altri!"
"Possiamo andare fuori, è tutto pronto!" ci avvisa mia madre.

Io e Jess ci sistemiamo sul dondolo, i due uomini sono ancora seduti a non fare nulla e le nostre mamme stanno chiacchierando, anche loro sedute al tavolino.
Aveva ragione Jessica, è un tantino imbarazzante.

"Questa è una tortura.." sussurro al suo orecchio.
"Te l'avevo detto.."

Noi due restiamo ferme, senza sapere esattamente come muoverci.
Diciamo che non è proprio il massimo passare del tempo tutti insieme, è davvero imbarazzante.
Che poi, i nostri genitori stanno chiacchierando tranquillamente.
Beh, almeno questo è positivo.

"Che state facendo voi due?" chiede improvvisamente mio padre.
"Noi? Niente.."
"Dai, avvicinatevi!" continua.

Io e Jess ci guardiamo abbastanza sorprese, ma poi entrambe facciamo spallucce e ci avviciniamo ai nostri genitori, sedendoci al tavolo.
Cominciamo a parlare del più e del meno, dei programmi trasmessi in tv, del meteo, delle ultime notizie al telegiornale.
Niente di imbarazzante, nessuna domanda su noi due.
Una tranquilla chiacchierata.
Ok, tutto questo è strano e piacevole allo stesso tempo. Fino a due mesi prima tutto questo non penso sarebbe successo, ma devo ammettere che non è male.
Mi piace.
Mi piace parlare di nuovo tranquillamente con mia madre, sono ancora abbastanza arrabbiata con lei, ma sto cercando di farmela passare, come lei sta cercando di farmi capire che è dispiaciuta e ha capito quanto la mia relazione con Jessica sia presa sul serio.

Meno di un'ora dopo ecco arrivare Caroline con i suoi genitori, seguiti poi da tutti gli altri.

"Se ci siamo tutti, possiamo cominciare a preparare la carne!" dice mio padre.
"La aiuto io!" si offre Mark.
"Anche io!" Nicholas si avvicina ai due uomini.
"Dai, ti insegno come si accende un barbecue!" gli dice Mark.
"Ma anche no! Nico torna qui!" ecco che Jessica interviene.
"Eh dai, non si farà male!" Mark tiene la stretta sulle spalle del bambino, così da non farlo andare via.
"Ha ragione sua madre, potrebbe bruciarsi.." mio padre appoggia Jessica.
"Ecco, lascialo stare!"
"Ci sono io, puoi stare tranquilla!" Il padre di Jessica si avvicina, scompigliando i capelli del piccolo.

Jessica sospira, ormai arresa, e si volta verso me e Caroline, che stiamo sorseggiando qualcosa, mentre osserviamo la scena.

"Che ho fatto di male per essere circondata da uomini che non mi ascoltano?"

Io e Caroline scoppiamo a ridere ed io mi avvicino per abbracciarla e per consolarla.

Qualche ora dopo, siamo tutti seduti tranquillamente, bevendo qualcosa.
La cena è stata piuttosto tranquilla, c'era cibo per un esercito, ma è rimasto ben poco!
Soprattutto i maschi, hanno mangiato davvero tanto!

E adesso siamo seduti sparsi, chi sulle sedie, chi sul prato, e Nicholas che corre qua e là, rincorrendo un pallone.

"Nicole, Caroline, allora cosa farete una volta a Seattle? Avete anche l'alloggio pagato, no?" ci chiede la madre di Jessica.
"Si.. Di recente abbiamo avuto un incontro con la professoressa che se ne occupa, ci ha parlato dell'azienda dove andremo e ci ha confermato che avremo un appartamento solo per noi due.." risponde Caroline entusiasta.

Entrambe non vediamo l'ora di partire, sarà una nuova esperienza da vivere insieme!

"Nicole, devi partire?" Il piccolo Nicholas si avvicina a noi.

Guardo subito Jessica, non so cosa lei gli abbia detto a riguardo e soprattutto se glielo ha detto.
Alza le spalle, come per farmi capire che lui ancora non sa nulla.
Perfetto, mi ha lasciato carta bianca su un argomento del genere.
Spero che il piccolo non ci resti male..

"Si, Nico.. Io e Caroline tra un mese partiamo per un'altra città!"
"E perché? Questa non ti piace?"
"Si, che mi piace.. Noi stiamo andando in quest'altra città per lavorare e studiare." Gli sorrido, cercando di non rendere il tutto troppo serio.
"Ah.. E starete via tanto tempo?"
"No, solo un paio di mesi.."
"Ed è tanto tempo?"
"No, passeranno in fretta, vedrai! E poi ci sentiremo sempre per telefono!"
"Davvero?" mi guarda con sguardo speranzoso.
"Certo! Promesso!" gli porgo il mignolo, e lui lo stringe.
"Mamma, io sono stanco!" si volta verso sua mamma.
"Lo so, adesso andiamo via.."

Prendo in braccio Nico, facendolo sedere sulle mie ginocchia e lui si accoccola al mio petto.
La sensazione di calore che mi trasmette è davvero rilassante e adoro che lui si senta a suo agio tra le mie braccia.
Il legame creato con questo bambino cresce sempre di più, mi mancherà davvero tanto non averlo intorno in questo periodo di lontananza che ci aspetta.

"Adesso cominciamo ad andare via anche noi, domani si torna al lavoro!" Caroline indica i suoi genitori.

Piano, piano, cominciano tutti ad alzarsi e ad andare via.

"Reb, tu porta a casa Nico, io resto con la mamma, aiutiamo un po' a sistemare." Sento Jessica parlare con sua sorella.
"Va bene.. Andiamo Nico!"

Rebekah lo prende in braccio e il piccolo si accoccola sulla sua spalla, quasi addormentato già.

"Non c'è bisogno che restate, amore.." mi avvicino a Jessica.
"Tranquilla.." lei fa spallucce e mi da un bacio sulla guancia.

Anche suo padre va via, salutandoci, e poco dopo anche il mio ci saluta, mentre mio fratello esce con dei suoi amici.

E quindi siamo rimaste solo noi donne.

"Non c'è bisogno che restiate ad aiutare.." mia madre dice le stesse cose alla signora Morris.
"Non è un disturbo.." le risponde lei, mentre sistema alcune sedie.

Per fortuna non è rimasto molto casino, anche gli altri prima di andare via hanno dato una mano.

"Comunque devi lasciami la ricetta per quella torta gelato, era davvero buona!" dice mia madre.
"Certo, domani te la porto!"

Una volta finito di sistemare tutto, mia madre e la signora Morris si siedono sul dondolo che abbiamo in giardino.

"Ma non ne hanno intenzione di andare a dormire?" mi chiede Jessica.

Noi siamo sedute sul prato, abbastanza distanti da loro, infatti non sentiamo nulla di quello che si stanno dicendo.

"Dai, mezzanotte è passata da poco, non è poi così tardi.."
"Mh.," faccio spallucce.

Mi sdraio sull'erba, portando le mani dietro la testa e soffermandomi a guardare il cielo stellato.
Mi piace guardare le stelle.
Osservare quelle più luminose e poi spostare l'attenzione a quelle più piccole.
Poi questa è una notte abbastanza stellata.
Stranamente, da qui si vedono molte più stelle, invece a New York è raro vedere un cielo così, con tutte quelle luci della città.

"Nicole!" una voce mi riporta alla realtà.
"Mh?" mi volto verso Jessica.
"Niente, lascia stare! A che stavi pensando?"

Si sdraia anche lei, su un lato, poggiando la testa su una mano e guardandomi.

"A niente, stavo solo guardando le stelle.."

Anche lei alza lo sguardo verso le stelle ed io mi soffermo a guardare lei.

"Questo è uno di quei momenti romantici stile film, dove cominci a farmi vedere le varie costellazioni e a spiegarmi cosa rappresentano?" mi chiede, ridendo.
"Mh, decisamente no.. Non ne capisco nulla di costellazioni!"
"Oh, per fortuna.. Trovo quelle scene decisamente smielate, a volte!"
"Però potrei dirti una di quelle frasi da vomito, tipo che hai due stelle al posto degli occhi e cose così!" rido, perché non le direi mai una cosa simile!
"Sarebbe un buon motivo per far finire la nostra relazione!"

Entrambe scoppiamo a ridere e noto le nostre mamme osservarci, per poi sorridere tra di loro.
Oh, chissà che cosa ne pensano loro di noi due.
Jessica, intanto, ha poggiato la testa sul mio petto, con il braccio lasciato cadere sulla mia pancia.

"Mi mancheranno questi momenti.." sussurra.
"Mh?" non la seguo.
"Quando partirai.. Sarà difficile riuscire ad avere momenti per noi.."

Ci siamo. Ecco che arriva il momento tristezza.

"Lo so, ma riusciremo comunque a farci bastare Skype.." cerco di essere ottimista.
"Ho paura, Nic.." dice, dopo qualche attimo di silenzio.
"Di cosa?" mi volto, ma lei ha ancora lo sguardo rivolto verso il cielo.
"Della distanza.." anche lei si volta a guardarmi.

Mi metto a sedere, così da poterla guardare meglio, e lei fa lo stesso.

"Anche io ho paura, ma affronteremo la questione quando si presenterà!" provo ad infonderle coraggio.
"Lo sai anche tu che sarà difficile affrontarla quando si presenterà.. Proprio perché saremo distanti.." tiene lo sguardo basso.
"Hai così poca fiducia in noi?"

Le prendo una mano, sfiorando le mie dita con le sue.

"No, ovvio che no.. Però, diciamo che mille pensieri mi offuscano il cervello.. Quando sarai li sarai molto più impegnata, farai nuove conoscenze e.."
"E troverò sempre il tempo per te, lo prometto!"
"Ma c'è il fuso orario e non ti biasimerei se qualche volta dovesse capitare che.."
"Jess, rilassati un attimo, ok?"

Lei è agitata e sembra quasi affannata, però lo trovo buffo.
Le sorrido.

"Hai ragione, magari capiterà di non riuscire a far conciliare il tempo, ma recupereremo il giorno successivo.. Non voglio iniziare questa esperienza con l'angoscia che qualcosa possa andare male, voglio vivermi il tutto al cento per cento, te inclusa.. Sono solo quattro mesi, passeranno in fretta.." le accarezzo la guancia.

Lei annuisce lentamente.

"Lo so, ma credo sia anche normale che io mi faccia queste paranoie.."
"Me le faccio anche io, tranquilla.. Affronteremo un problema per volta, se dovessero presentarsene!"

Sarebbe bello trascorrere quei quattro mesi in tranquillità, ma nella mia vita mai nulla è tranquillo, quindi meglio essere preparati ad ogni evenienza.

"Vieni qua.." la stringo a me, mentre lei affonda il viso tra il mio collo e la spalla. "Ti amo, Jess.. E penso che sia tutto quello che ci serve, per il momento."

Lei annuisce, mi lascia un bacio sul collo, e poi alza la testa per potermi guardare meglio.

"Ti amo anche io.." sorride e poi poggia le sue labbra sulle mie.

Volevo approfondire il bacio, poi mi sono ricordata delle nostre madri e pochi metri, quindi mi sono contenuta.
Siamo rimaste ancora un po', poi sia lei che sua madre sono andate via e anche noi siamo rientrate in casa.

"Nicole.." mia madre mi chiama, poco prima che io entri nella mia stanza.
"Dimmi.." mi volto verso di lei.
"Spero davvero che tu e Jessica riusciate a superare la distanza..."
"Oh.. Grazie, mamma..."

Lei mi abbraccia.
Ricambio l'abbraccio, godendomi il suo profumo, che sono sicura mi mancherà tanto.
Insomma, per quanto arrabbiata io possa essere, lei è pur sempre la mia mamma.

"Sarà una bella esperienza quella che ti aspetta, ti auguro davvero che tutto debba filare liscio in quei mesi che sarai li.."
"Mamma.."

Ok, questo momento era davvero inaspettato.
La stringo ancora a me e poco dopo ci diamo la buonanotte.
Adesso sì che posso andare a dormire con il sorriso sulle labbra e sul cuore.

I giorni successivi sono passati in fretta, questo ultimo mese in generale, è passato in fretta. Tutti sono ritornati ai loro lavori, è ricominciata la scuola e pure le lezioni, infatti non è stato facile riuscire a rivederci tutti quanti, perché adesso ognuno ha i suoi impegni.
Abbiamo fatto bene ad organizzare quella festicciola a fine agosto, ci ha permesso di stare insieme e salutarci come si deve.
Anche io e Car abbiamo seguito le prime lezioni del semestre e abbiamo parlato con i vari professori della nostra assenza. Non che gliene sia fregato molto eh, a loro non frega mai nulla.

E finalmente ci siamo.
È arrivata.
La notte prima della partenza.
Domattina presto, prenderò un volo per una nuova destinazione della mia vita.
Ho tante aspettative per questo nuovo capitolo, e forse non dovrei, perché tutte le volte che mi aspetto qualcosa, questa puntualmente si rivela una merda. Ma stavolta è diverso.. Stavolta voglio che sia diverso.
Non sarà una passeggiata, sappiamo tutti che gli stagisti vengono trattati come dei servi, ma voglio impegnarmi al massimo, voglio dare il meglio di me, anche se mi chiederanno solo di andar a prendere loro il caffè!

Vibra il cellulare, è un messaggio.
Jess.

-Sei sveglia?-
-Si..- rispondo.
-Aprimi, sono alla porta sul retro!-

Cos..? Ma che ci fa qui?
Salto giù dal letto, precipitandomi in cucina e aprendole la porta.

"Che fai qui?" dico a bassa voce.
"Andiamo in camera tua!"

Mi prende la mano, trascinandomi su per le scale e richiudendo la porta alle mie spalle.

"È successo qualcosa?" non so se preoccuparmi o meno.
"Oh, no, no.. Stai tranquilla!"

La guardo, aspettando risposta.

"Volevo.. Che ci salutassimo per bene.."
"Ci siamo già 'salutate per bene'.." faccio le virgolette. "L'altra sera, per tutta la notte.."
"Appunto, l'altra sera.. Sono passati tre giorni, voglio tu abbia un ricordo abbastanza vivido di me."

Si avvicina, facendomi indietreggiare verso il muro.

"Quindi... Sei uscita di casa in pigiama, alle due di notte, per scopare, sostanzialmente..."
"No."

Si avvicina ancora, facendomi sbattere contro il muro, e poggiandovi una mano, proprio all'altezza del mio viso.

"Sono venuta per farti ricordare al meglio a cosa rinuncerai per i prossimi mesi." Sorride maliziosa. "Ma noto che non ne hai bisogno, quindi torno a letto!" fa spallucce, allontanandosi da me.
"No, adesso finisci quello che hai iniziato!"

La prendo rapidamente dal collo, avvicinandola subito alle mie labbra.
Direi che mi aveva già convinto quando mi aveva spinta verso il muro.
Non ci stiamo ancora baciando, le nostre labbra sono a pochi millimetri di distanza. Lei sogghigna, ed entrambe alterniamo lo sguardo dagli occhi alle labbra.

"Adesso improvvisamente hai voglia?" sussurra.

La sua mano si poggia sul mio fianco, sposta un po' la maglia del pigiama e mi accarezza la pelle nuda.

"Non ho mai detto di non averne..." mantengo un tono basso anche io.
"Dovrei andarmene così come sono venuta, non mi hai trattata molto bene.."

Sposta il viso e adesso le sue labbra stanno sfiorando lievemente il mio collo.
È quasi un sento, non sento.

"Sei troppo suscettibile.." piego il collo dal lato opposto, per lasciarle più spazio e mi godo i brividi che mi sta lasciando.
"Stai continuando a non trattarmi come dovresti.." mi sussurra all'orecchio, mordendomi il lobo subito dopo.
"Sei venuta per scopare o no? E allora scopami, senza fare troppe storie." La guardo dritta negli occhi.

Con la mano libera mi prende il viso, chiudendolo tra il pollice e l'indice.

"Ah, ah.." fa segno di negazione con la testa. "Non sei nella posizione di poter dare ordini qui."

Passa la lingua lungo le mie labbra ed ecco che una scarica di calore si fa sentire nel mio basso ventre.

"Adesso comincerai con i tuoi giochetti, vero?"

Sarà una vera e propria tortura! Mi farà penare!

"Ma quanto parli? Dovrei imbavagliarti!" sbuffa, lasciando la presa che aveva sia sul viso che sul fianco.
"Cinquanta sfumature di Jessica!" la situazione dovrebbe restare seria, ma a me viene da ridere, immaginando determinate cose.

Anche lei si mette a ridere e tutta la tensione creata va a farsi una passeggiata a quel paese.

"Sei un'idiota!" continua a ridere.
"Volevo dirtelo in modo più sexy, ma è sembrata quasi una battuta!" rido ancora, sorpassandola per sedermi sul letto.
"No, no, dove vai? Torna qui!" mi ferma per un braccio, riportandomi con le spalle al muro.
"Ci vuoi riprovare?" io ancora continuo a ridere.

Lei prova a guardarmi in modo serio e sexy, ma niente, poi scoppia a ridere pure lei, poggiando la fronte sulla mia spalla.

"I miei dormono, facciamo piano!" dico, ancora ridendo.
"E adesso?" cerca di ricomporsi, tornando a guardarmi.
"E adesso.. Niente, al massimo limoniamo!"
"Che palle, io volevo.."
"Scoparmi, si.. L'avevo capito da un po'!" continuo la frase per lei.

Ci sediamo ai piedi del letto, guardando il muro di fronte.

"Ti sto immaginando con il frustino in mano.."
"Funziona a far tornare tutto com'era cinque minuti fa?" mi chiede speranzosa.
"No, mi viene solo da ridere!" la guardo, cercando di trattenermi.
"La tua fantasia mi immagina sempre in modo sexy e adesso che sarebbe stato utile si mette a fare questi scherzi!" sbuffa, incrociando le braccia al petto.
"Dai, mi ricorderò bene di te anche se non lo facciamo stasera.." rido ancora un po', accarezzandole la guancia.
"Almeno un bacio?" mette il broncio.

Come fa a passare da donna sexy a bimba di due anni lo sa solo lei, però la amo anche per questo.
Le prendo il viso tra le mani, unendo finalmente le nostre labbra come si deve.
Niente di spinto, nessuna lingua.
Solo le mie labbra sulle sue.

"Dio, è così bello.." sussurra, a pochi millimetri dalle mie labbra.
"Non ho bisogno di fare sesso per ricordarmi cosa non avrò in questi mesi... Credimi, ho dei ricordi abbastanza vividi."
"Forse ero io che avevo bisogno di un'ultima notte prima di salutarti.." mi guarda dritta negli occhi.

Fisso il mio sguardo nel suo e nonostante il buio della stanza, riesco a vedere la paura nei suoi occhi.
Non sarà facile trascorrere questi mesi lontane, lo so. Non vorrei neanche io, ma è una prova che riusciremo a superare.

"Baciami.." le sussurro.

Non perde tempo ed ecco le sue labbra di nuovo sulle mie.
Io faccio scivolare le mani lungo i suoi fianchi, mentre le sue si poggiano sulle mie guance e poi sulla mia nuca.
Le nostre lingue si sfiorano delicatamente, le labbra si scontrano, il cuore sobbalza.
Mi alzo lievemente, sedendomi a cavalcioni sulle sue gambe, senza interrompere il contatto con le sue labbra.
Fa scendere le mani lungo le mie braccia, spostandole poi sui fianchi e tornando ad accarezzarmi la pelle nuda della schiena.
Io le accarezzo il viso, muovendo poi le mani dietro il suo collo, incastrando le dita tra i suoi capelli.
Mi morde il labbro inferiore, passandovi poi la lingua sopra.
Le nostre lingue adesso si stanno rincorrendo, il fiato sempre più corto, il battito sempre più accelerato.

Per recuperare un po' di fiato, sposto le labbra sulla sua guancia, lasciandole qualche bacio.
Scendo lungo il mento, un bacio dietro l'orecchio e poi una lunga scia di baci sul collo, fino ad arrivare alla clavicola.
Ripercorro lo stesso percorso, solo stavolta dal lato opposto.
Lei piega il collo da un lato, lasciandomi più spazio e godendosi il momento.
Poi la situazione si inverte e, senza che me ne rendessi conto, la pelle del mio collo si trova tra i suoi denti.
Lascia un lieve livido, passandovi sopra la lingua più e più volte, viaggiando lungo tutto il collo.
Poggia le mani sulle mie cosce, una sale lungo i fianchi, l'altra si intrufola sotto il pantaloncino del pigiama, arrivando all'elastico delle mutandine e sorpassandolo, fino a poggiarsi sul mio fondoschiena.
Mi lascio scappare un gemito e sento le sue labbra curvarsi in un sorriso sulla mia pelle.

Continua a torturarmi il collo, mentre io faccio volar via la maglietta del suo pigiama, lasciando il suo seno scoperto.
La spingo sul letto, non troppo dolcemente, così da farla sdraiare, in modo potermi godere al meglio lo spettacolo del suo corpo.
Sarà sempre una mia debolezza.
Il seno perfetto, gli addominali accennati, il piercing all'ombelico.
Mi mordo il labbro inferiore, cazzo, come farò a stare quattro mesi senza tutto ciò?

Lascio viaggiare la mano dal ventre, verso l'ombelico, lungo l'addome, in mezzo ai seni fino a dietro il collo, dove faccio pressione per avvicinarla a me, mentre mi chino per baciarla ancora.
Abbandono le sue labbra per torturarle ancora il collo, scendendo poi verso il suo seno.
Comincio leccandole lentamente uno dei capezzoli, più lenta vado, più lei geme.
E più lei geme, più io mi eccito.
Continuo così per qualche minuto, lecco lentamente, poi ci metto più passione e poi di nuovo lentamente.
Riprendo poi la mia discesa verso il suo ventre, tenendo le mani sul suo seno, leccando ogni centimetro di pelle.

Sento il tocco delle sue mani muoversi sul mio sedere, salendo poi verso la schiena, sotto il pigiama.
Tira sempre più su la maglietta, fino a sfilarmela via, lasciando semi nuda anche me.
Mi spinge, facendomi rimettere seduta e facendo lo stesso anche lei.
Il suo viso è all'altezza del mio collo, si china leggermente e poggia le labbra sul mio seno. Lascia qualche bacio sparso, dedicandosi poi accuratamente ai miei capezzoli.
Porto la testa all'indietro, godendomi queste meravigliose sensazioni quanto più possibile, cercando di imprimere tutto nella mia mente.

Riporta le mani sul mio sedere, fa pressione e si mette in piedi, tenendomi in braccio, fino a trascinarmi verso il muro.
Mantengo la presa con le gambe lungo la sua vita e con le braccia attorno al suo collo, mentre lei torna sulle mie labbra, cercando subito la mia lingua.

Le nostre mani ormai sono impazzite, le sue si muovono lungo le mie cosce, poi sul fondoschiena, lungo i fianchi, fino al seno e poi giù di nuovo, le mie mantengono la presa sui suoi capelli.
Mi lascia tornare con i piedi per terra e in men che non si dica una delle sue mani finisce sotto il tessuto delle mie mutande, a contatto con la mia intimità.
Più di un gemito esce dalle mie labbra e mentre le sue dita cominciano a stuzzicarmi, con la lingua tortura tutto il mio collo.

"Jess.." sussurro  al limite della sopportazione.

Muove le dita in modo circolare attorno al mio centro, poi si sposta verso la mia entrata e ritorna al mio clitoride.
Intanto continua a mordermi e leccare il collo e questo mi fa impazzire ancora di più.
Vorrei urlare e gemere senza ritegno, ma sono costretta a trattenermi per evitare di farci sentire, quindi mi costringo a portare il braccio vicino le labbra e morderlo, per evitare di far scappare gemiti.

La mano libera si trova sempre sul mio seno, non lo ha abbandonato neanche per un secondo, mentre l'altra continua a muoversi dentro le mie mutande.
Fa lo stesso giochetto di poco prima, avvicinandosi alla mia entrata per poi allontanarsi, ma stavolta mi ribello, trattenendole la mano.

"Fai quello per cui sei venuta."
"Ti meriti un po' di tortura.. Sarà quella che più ti mancherà.." mi sussurra all'orecchio.

Stranamente, fa come richiesto e sento le sue dita scivolare dentro me, senza troppi problemi.
Si muovono prima lentamente, facendomi abituare alla sensazione, poi comincia a spingere di più e sempre di più.

Faccio pressione sulla sua nuca, portando le sue labbra sulle mie, perché ne ho bisogno.
Adesso si scontrano e le lingue si rincorrono senza ritegno, creando scariche elettriche e facendomi eccitare sempre di più.

Abbandona le mie labbra e comincia a baciarmi tutto il corpo, scendendo sempre di più, fino a mettersi in ginocchio.
Tira giù pigiama e mutandine, portandosi subito vicino alla mia intimità e non perdendo troppo tempo nel torturarmi con la lingua, il tutto senza fermare le sue dita.

Mantiene lo sguardo fisso sul di me e continua ad accarezzarmi lungo il corpo.
Credevo di non aver bisogno di un ultimo saluto, ma invece ne avevo bisogno eccome.

"Credi che qualche volta potremmo provare il sesso al telefono?" dico, di punto in bianco.

Lei si immobilizza per qualche secondo, fissandomi con aria confusa.

"Vuoi parlarne proprio adesso? Sarei un tantino impegnata.." indica la sua mano, in mezzo alle mie gambe.
"Hai ragione, scusa.."

Sta per dire qualcosa, poi si trattiene e torna a ciò che stava facendo, mentre io riprendo ad ansimare.
Improvvisamente si alza, prendendomi per i fianchi e spingendomi verso il letto, facendomi sdraiare.
Lei si mette in ginocchio ai piedi del letto, tirandomi quasi violentemente e se e ritornando con la lingua tra le mie gambe.
Dio mio, quando se ne esce con queste mosse volente è ancora più sexy del solito!

Comincio a sentire l'eccitazione crescere sempre di più e lei lo percepisce, aumentando le spinte e i movimenti della lingua.
Qualche gemito non riesco a contenerlo e quando finalmente vengo colpita dall'orgasmo, sussurro il suo nome e mi lascio andare sul letto, stremata.

"Ti amo.." dico, ancora con il fiatone.

Lei risale il mio corpo riempiendomi di baci e quando arriva sulle mie labbra, resta li per qualche secondo.

"Anche io ti amo." Le sue labbra restano a sfiorare le mie e tiene lo sguardo puntato suoi miei occhi. "Cerca di ricordartelo sempre quando sarai via.."

Le accarezzo una guancia, sorridendo teneramente.

"Credo che questa sia l'unica cosa che non potrei mai davvero dimenticare.."

Anche lei mi sorride, accoccolandosi poi sul mio petto.
Restiamo abbracciate, nude, sotto le coperte, quasi tutta la notte, o quello che ormai ne resta.
Solo l'una stretta nell'altra, senza dire nulla.
Per fortuna io sono riuscita a dormire un po', lei invece credo un po' meno.
Poco prima dell'alba però è andata via, per non farsi vedere dai miei.

Resto sveglia fino a quando non suona la sveglia, un'ora dopo.
Faccio colazione, una doccia veloce, le ultime cose in valigia e sono pronta.
Mi sta accompagnando solo Jessica in aeroporto, ho preferito salutare la mia famiglia a casa, sarebbe stato troppo triste salutarli tutti qui.
Quando arriviamo, Mark e Caroline sono già li.
Salutiamo i nostri amici ed entriamo, facendo strada in silenzio fino alle scale mobili, che ci porteranno all'imbarco.

Caroline piange, lei è una dalla lacrima facile, e Mark la sta stringendo.
Mi fa sorridere vederli così, ripensando a qualche mese prima, quando credevano di essere solo amici di letto.

Scosto lo sguardo verso la mia ragazza, che mi stava già fissando.

"Ci siamo.." dico.
"Già.." abbassa lo sguardo.
"Hey.." le alzo il mento con il pollice, poggiando la fronte sulla sua. "Non credo abbiamo bisogno di dirci altro, no? Ci siamo già dette tutto.."
"Si.."
"Passeranno in fretta.." continuiamo a ripeterlo, ma chissà se sarà vero.

Lei annuisce e poi mi abbraccia.
Mi stringe forte.
La stringo forte.
Mi sussurra parole dolci, ci rassicuriamo sul fatto di sentirci tutti i giorni, non facendo pesare il fuso orario.
Sappiamo entrambe che non andrà mai così, che probabilmente il fuso orario non sarà mai a nostro favore, perché capiterà che entrambe saremo stanche, ma preferiamo così.
Preferiamo rassicurarci, farci forza a vicenda e credere che non sarà difficile.

"Devo andare adesso.." mi scosto un po' da lei e alzo lo sguardo verso l'alto, perché sento già le lacrime riempirmi gli occhi e non ho proprio voglia di piangere davanti a lei.
"Scrivimi quando arrivi.." sorride lei, un po' amara.
"Certo."

Ci baciamo un'ultima volta, saluto poi Mark e insieme a Caroline ci avviamo verso l'imbarco.
Io e la mia migliore amica ci guardiamo, ci sorridiamo e poi ci prendiamo per mano, cercando di darci forza a vicenda.
E con un sorriso amaro sulle labbra perché stiamo lasciando la persona che amiamo, ci avviamo verso questa nuova avventura.
Insieme.





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Ciao a tutti!
Capitolo di passaggio verso ciò che adesso aspetta Nicole e tutti gli altri!
Comunque sia, spero lo apprezziate lo stesso!

State aumentando sempre di più e questo non l'ho farmi che piacere ☺️

Alla prossima! 😘

Blue like the sky // 🏳️‍🌈Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora