Nicole Pov.
"Ti decidi a parlarmi?" la guardo, ma lei non accenna a voler alzare lo sguardo verso di me.
È buio.
Siamo al solito parco.
Solita panchina di sempre.
La guardo, in piedi, mentre lei continua a stare seduta.
"Cosa vuoi che ti dica?" finalmente alza lo sguardo.
Durante il tragitto per venire qui non abbiamo scambiato neanche una parola.
"Cazzo Jessica, dimmi tutto quello che ti passa per la testa!"
"Non lo so cosa mi passa per la testa, Nicole! Sono arrabbiata, triste, nervosa, ultimamente mi rivolgo male a chiunque."
"Posso capire il perché?"
"Te l'ho già detto il perché.."
"Ma non l'ho capito! È perché non ti rispondo al telefono? Perché tu pensi che io non ti voglia nella mia vita? Ma di che cazzo stiamo parlando?"
"Stiamo parlando del fatto che stiamo conducendo vite totalmente diverse e sembra non abbiamo più il tempo l'una per l'altra."
Mi spezza. Ogni volta che dice queste cose, nel mio cuore si forma una crepa in più.
"Ma ti rendi conto di cosa stai dicendo?"
"Vorresti forse dirmi che non è così?" si alza anche lei. "Il primo mese è stato tranquillo, siamo state brave, ci siamo sentite sempre, e ogni sera ci chiamavamo. E poi? Io ti ho sentita sempre più distante, tu eri sempre fuori, che per carità, se tu sei felice, io sono felice, ma io la sento questa pressione. Anche io ho avuto i miei momenti no, assolutamente, sono stata impegnata con lo studio, è vero.. Però.. Non mi sembra una relazione equilibrata."
"Non ti sembra una relazione equilibrata.." ripeto.
Faccio qualche passo indietro e poi mi riavvicino a lei.
"Sai cosa mi sembra? Che la situazione si sia invertita. Adesso sei tu quella totalmente insicura, mentre io sono convinta della nostra relazione. Nonostante io sia stata spesso fuori con i miei colleghi, non ho smesso un attimo di pensarti. Ok, non ti ho scritto, ma questo non significa che io non ti ami! Adesso misuriamo l'amore in base ai messaggi?" sono alterata.
Mi fa incazzare questa situazione.
"No, non sto dicendo questo.. Sto solo dicendo che un minimo di considerazione sarebbe anche importante averla. Soprattutto nei momenti del bisogno." Lei abbassa di nuovo lo sguardo.
"Quali momenti di bisogno, Jess? Mi dici di cosa stai parlando?"
"La sera del nostro litigio.. Quella sera, Nico è stato male. Per questo ti ho chiamata così tante volte."
Mi blocco. Cazzo.
"Che significa che è stato male?"
"Era da Josh e gli è venuta la febbre alta, lo abbiamo portato in ospedale, perché lui ha sempre questo tipo di problema con la febbre, ma quella sera era davvero alta. Gli hanno anche messo una flebo. Sai quanto sia stato devastante vederlo in quelle condizioni e non avere accanto l'unica persona che davvero volevo avere? Fortunatamente c'era Josh, è stato importante per me averlo li.."
"Ma perché non me lo hai detto subito?" mi inizio ad agitare.
"Quando dovevo dirtelo, esattamente? Quando ti ho chiamata ripetutamente, ma tu eri impegnata con i tuoi amici? Quando mi hai chiamata solo il giorno dopo e te la ridevi con le ragazze? Quando, Nicole?"
È visibilmente provata, oserei dire che ha le lacrime agli occhi, ma il buio non aiuta.
"Io non voglio fartene una colpa, davvero.. Non voglio passi questo messaggio. Però, cazzo, è stato davvero pesante affrontare quella serata senza di te. Forse però, la cosa che mi ha fatto innervosire ancora di più, è il fatto che tu mi abbia richiamata il giorno dopo.."
"Jess, io non potevo saperlo.. Davvero. Per me era impensabile che io ti chiamassi alle cinque del mattino."
"Ti ho lasciato cinque fottute chiamate, potevi richiamare a qualsiasi ora!" qualche lacrima solca il suo volto.
Provo ad avvicinarmi per asciugarle le lacrime, ma lei si scansa.
"Jess.. Per favore.."
"Dico solo che.. Questa cosa ha fatto traboccare il vaso, perché per me è stato un periodo nero. Gli esami e lo studio mi hanno portato all'esasperazione, lo sai quanto io ci tenga e quanto stress accumulo in questi periodi. Poi è stato tutto un crescendo."
Vorrei sprofondare.
Me lo ripeto sempre: Nicole, non farla soffrire.
E, puntualmente, è quello che faccio.
Inconsapevolmente, ma lo faccio.
Come posso essere sempre responsabile di qualsiasi cosa?
"Come posso rimediare?"
"Voglio solo starmene da sola per un po', adesso che le lezioni sono finite posso concentrarmi solo sullo studio e su Nico, godendomi anche un po' queste vacanze. Vedrai che mi calmerò da sola.."
Mi abbozza un sorriso, per la prima volta.
Io non riesco a dire nulla.
"Io torno a casa.." dice.
"Va bene.."
Si volta e la guardo andar via, lentamente.
Mi siedo sulla panchina, osservandola ancora, fino a quando la sua figura non scompare.
Il mio cervello si blocca, non sa cosa pensare.
Pensavo di avere il controllo della situazione, una volta tanto, invece, di nuovo, vengo spiazzata. Distrutta.
Non avrei mai potuto pensare che quella notte fosse successo qualcosa di grave. Sono stata superficiale, lo ammetto. Ho creduto che fosse solo un po' paranoica e che quelle chiamate fossero per questo motivo.
Io non potevo saperlo.
Eppure, mi sento tremendamente in colpa.
E torna la morsa allo stomaco, quella che provo quando la faccio soffrire.
Forse io non me la merito.
Non mi merito una persona così fantastica al mio fianco.
Il mattino seguente, Caroline è venuta a prendermi, vuole che le racconti cos'è successo con Jessica, perché la sera prima non ho voluto dirle nulla.
"Beh?" mi guarda, con la sua tazza di caffè tra le mani, dato il mio silenzio.
Io mi stringo nelle spalle, perché non so esattamente come raccontarle questa situazione.
"Non vuoi dirmelo?"
"Non so come spiegarlo.. Sono stata un'idiota, l'ho trascurata.. E lei ne ha risentito parecchio."
"Perché dici così? A me non sembra tu l'abbia trascurata.."
"Anche io credevo non la stessi trascurando, ma a quanto pare, non era così.. Non mi sono neanche accorta di quanto fosse stressata negli ultimi tempi."
"Non può essere così grave, vedrai che chiarirete."
Alzo le spalle, guardando il muffin che mi ritrovo davanti e che non ho ancora toccato.
"Nicole.."
"Mh?"
"Guardami."
Sposto lo sguardo verso di lei.
"Sei di nuovo in quella fase. La fase dove i tuoi occhi sono come assenti. La fase in cui ti estranei dal mondo e annulli le tue emozioni."
"No, non è vero.."
"Si che è vero, Nicole. Ci siamo già passate e so che è successo di nuovo questa estate, me lo ha detto Jessica."
"Ma quando?"
"Quando hai litigato con tua madre. Ti prego, cerca di riprenderti, ok?"
"Perché ti preoccupa tanto?"
"Come perché? Sembri un robot!"
"Sono fantastici i robot." Faccio spallucce.
"Non ti schiaffeggio solo perché siamo in pubblico."
Sospiro.
"Dai, finisci la tua colazione, che ho voglia di andar via." Dico.
"Dove devi andare?"
"Devo pensare ad un paio di cose.."
"Non mi va di lasciarti da sola.."
"Dai Car, non sono una bambina." Le abbozzo un falso sorriso, per farla stare tranquilla.
"Mh.."
Lei finisce la sua colazione, io invece mi porto via il muffin, ancora intero.
Una volta a casa, chiedo a mia madre in prestito la macchina.
Già, voglio andare al mio solito posto, al mare.
Non ci metto poi molto ad arrivare. Parcheggio e mi avvicino alla mia adorata scogliera.
Prendo posto sempre sullo stesso masso e resto imbambolata ad ammirare le onde che si infrangono ripetutamente sugli scogli e ad ascoltarne il loro suono.
Fa un freddo cane e io ho dimenticato la sciarpa. Va beh, pazienza.
È quasi Natale, pensandoci. Tra due settimane l'anno sarà terminato.
Devo ammettere che questo 2015 è stato particolare.
Nuovo.
Intenso.
Ricordo che l'anno scorso, in questo periodo, Jessica mi ha convinto ad andare in giro con lei a cercare i regali di Natale. Già allora avevo capito quanto speciale fosse questa ragazza.
E poi è arrivata quella particolare vacanza in Francia, per Capodanno.
Come dimenticare, li è stato quando ho iniziato a provare i primi sentimenti per lei, nonostante non ne fossi completamente consapevole e non volessi accettarlo.
E poi da lì, tante e tante cose.
Il suo ritrovato fratellastro, Jake.
L'incidente di mio fratello.
Il ritorno di Josh.
Caspita, lui sì che ci ha dato non pochi problemi.
Non riuscivo proprio a darmi pace del fatto che fosse tornato da lei.
Forse non mi do pace neanche adesso, in cuor mio.
Il nostro incidente.
Però, cazzo, ci sono stati così tanti momenti belli che tutti questi momenti bui vengono quasi oscurati.
I primi baci, la prima volta, le coccole, le belle parole, gli sguardi.
Porca miseria Nicole, non puoi vanificare tutto ciò.
Non ci meritiamo una fine del genere.
Non ci meritiamo proprio una fine.
Però.. mi sento debole.
Come se non avessi le forze per combattere quest'ulteriore battaglia che io stessa ho creato.
A volte mi ritrovo in uno strano limbo.
Sento i miei occhi spegnersi. Le mie forze svanire.
So di dover combattere, ma non voglio. Voglio solo lasciarmi andare all'oscurità che vive dentro me e che, a volte, ritorna.
Mi ritrovo, ancora una volta, in questa strana fase.
Già, quella di cui parlava Caroline stamattina. Ma come diamine ha fatto ad accorgersene?
Credo questa cosa sia iniziata alle scuole superiori, mi è successo più di una volta di ritrovarmi così. Lei mi è sempre stata accanto, ma in realtà solo io posso aiutarmi quando sono così. O il tempo.
Mi succede quando non riesco a sopportare il dolore, quando non riesco a sopportare il male che mi fanno o il male che io faccio.
Mi annullo.
È come se cadessi in una sorta di trance dove vedo solo le cose negative.
E mi piace.
Forse, preferisco addirittura sentirmi così rispetto al solito.
Posso sprofondare nel mio dolore, ripensare a ciò che è stato e mai a ciò che sarà.
Vivere nel dolore del passato e del presente.
Posso starmene qui seduta ad ascoltare le onde del mare e non pensare a cosa fare per migliorare le cose.
Se questo stato mi piace, perché dovrei mai voler stare meglio?
Forse non merito di stare meglio. A che scopo? Jessica mi odia, mia madre e mio padre di certo non volevano una figlia gay e chiunque potrebbe fare a meno di me.
Il volto di Jessica mi si palesa davanti agli occhi. Mi sorride.
E anche i miei genitori mi stanno sorridendo.
E Caroline. Caspita, come potrei mai pensare che Caroline possa farcela senza di me?
E poi c'è mio fratello. Lui starebbe malissimo se io non fossi più qui, ne sono certa.
Cazzo Nicole, ma come ti vengono in mente certi pensieri? Non sei più alle scuole superiori, non sei più la ragazza di turno presa di mira dai bulli che non ha uno scopo nella vita.
Io ce l'ho uno scopo. E ho dei sogni. Degli affetti.
Affetti a cui non posso rinunciare e che non possono rinunciare a me, ne sono certa.
Prendi in mano questa cazzo di vita, Nicole.
Altrimenti tutto il lavoro che hai fatto su te stessa durante quest'ultimo anno sarà vano.
Torna a casa, abbraccia tua madre, abbraccia tuo padre e poi anche tuo fratello.
Poi corri da Jessica e baciala. Che sia in camera sua o insieme ai suoi genitori.
Baciala e dille che non ti permetterai mai di perderla. Che non puoi fare a meno di lei e che sai che anche per lei è lo stesso.
Che non si può distruggere ciò che c'è stato. Che non si possono buttare al vento tutte le promesse e tutte le parole non dette.
Se adesso sto dicendo tutte queste cose positive a me stessa è, per la maggior parte, merito di Jessica. Non può davvero credere che io non la voglia nella mia vita, è da pazzi.
Ok, riprendiamoci in mano questa vita.
Risalgo in macchina e torno subito a casa.
Stavolta credo di aver guidato un po' più velocemente del solito, perché ci ho messo molto di meno ad arrivare.
O forse è stato per quella strana condizione del cervello che ti fa percepire la strada del ritorno più breve.
Parcheggio l'auto nel vialetto di casa mia e suono il campanello di casa Morris. Ad aprirmi è sua sorella.
"Jessica è in casa?"
"Ciao anche a te Nicole! Si, è in camera sua." Mi fa spazio per passare.
"Oh, si scusa, ciao!" ma corro subito di sopra.
Entro in camera sua senza neanche bussare, lei è distesa sul letto e quasi le faccio venire un infarto.
"Ma che cazzo fai? Mi hai fatto prendere un colpo!" si mette subito a sedere e si porta una mano sul cuore.
"Andiamo, dobbiamo parlare."
"Dai, Nicole.."
"Ho detto: andiamo."
Prendo le sue scarpe e le avvicino al suo letto.
"Forza!"
"Ma tutto bene? Che ti è preso?"
"Non mi va di parlare qui, ci sono i tuoi che ci ascoltano.. Dai!" sussurro.
"Ok, ok.."
Finalmente indossa le scarpe e si mette in piedi.
"Metti la sciarpa, fa freddo."
Lei mi sorride, non potrei mai smettere di preoccuparmi per lei.
Usciamo di casa e, in automatico, ci dirigiamo verso il parco.
"Ti va una cioccolata calda?" le chiedo.
"Mh, mh.." annuisce.
Immaginavo. Entro nella solita caffetteria, in effetti, sto morendo di fame. È quasi l'ora di pranzo, ora che ci penso.
Prendo le due cioccolate ed esco nuovamente fuori. Lei è già seduta sulla panchina dove eravamo fino a ieri sera.
"Occhio, è bollente." Gliela passo.
"Grazie.."
"Stamattina Caroline era preoccupata per me.." inizio io.
"Come mai?" mi chiede, mentre soffia sulla cioccolata.
"Perché mi ha vista spenta.. Un po' come mi era successo questa estate.. Non so se ricordi."
"Come dimenticare.. Mi hai fatto morire di paura."
Io rido.
"Non ridere! Ero davvero preoccupata, non sapevo cosa fare!"
"A me capita spesso di finire in una fase del genere.. è come se fosse il mio guscio." Io ritorno seria.
"Non è un bel guscio.."
"Già.. E oggi ci sono arrivata da sola. Nella mia testa si sono susseguite un sacco di fasi, e tutte così velocemente che ad un certo punto non ci stavo capendo più niente. Ci sono state così tante frasi motivazionali ed io, alla fine, ho agito, non sono rimaste solo frasi. Ho preso la macchina e sono venuta subito da te."
Lei mi guarda senza capire dove io voglia arrivare.
"Quello che sto cercando di dire è che, se io adesso riesco finalmente ad essere coraggiosa con me stessa e a volermi un po' di bene, è solo grazie a te. E questo mi ha permesso di amarti ancora di più. Sei forse l'unica che riesce a tirar fuori la parte migliore di me. Ci sei riuscita quando io pensavo di non avercela una parte migliore."
Mi ascolta senza dire nulla, guardandomi negli occhi.
"Sei stata la prima persona che mi ha fatto stare davvero bene, con gli altri e soprattutto con me stessa. Hai conosciuto una ragazza asociale e adesso stai parlando con una ragazza che, si, ha mantenuto l'asocialità, ma che adesso non si fa problemi a chiacchierare con degli sconosciuti o ad uscirci spesso."
Faccio una pausa per riprendere fiato e ordinare i mille pensieri che ho per la testa, le mille cose che vorrei dirle.
"Da quando ci sei tu nella mia vita, vale la pena fare tutte le cose normali che fanno le persone normali e che prima io odiavo. Sei così indispensabile che al solo pensiero di non averi più nella mia vita sento il respiro bloccarsi in gola. Io non potrei mai non volerti nella mia vita. Ti amo così tanto che se stai male a causa mia, io mi sento morire. Vorrei soltanto amarti senza farti star male, mai. E sembra che più io mi ripeta questa cosa, più ti faccia soffrire. Io.."
Mi blocca il viso con le mani, baciandomi. Così, senza preavviso, senza permettermi di finire il mio discorso impacciato.
Ed io finalmente ritorno a respirare, dopo settimane di apnea.
"Scusami.." dice, una volta allontanatasi, ma senza distogliere lo sguardo dal mio.
"No, figurati.. Puoi rifarlo se vuoi.."
"Scema, non intendevo per il bacio. Intendevo per come ti ho trattata.." adesso abbassa lo sguardo.
"Perché?"
"Ti ho trattata malissimo e non lo meritavi.. Ho rigettato su di te tutto il mio malessere. Io.. Ho avuto paura, lo ammetto. Paura di perderti. E poi tutte quelle cose che sono successe.. Io.. Io sono andata nel pallone e non sapevo più neanche cosa stessi dicendo."
"Non credo ci sia il rischio che tu possa perdermi.." le prendo le mani ed incrocio le mie dita con le sue. "Prometto che cercherò di non trascurarti più come ho fatto ultimamente.."
"E comunque, io mi fido di te. Mi sono sempre fidata." Mi accarezza il palmo della mano.
Ci guardiamo negli occhi per un paio di secondi.
"Io non voglio farti soffrire.. Eppure sembra che ogni volta riesca ad inventarmi una cosa nuova.." abbasso lo sguardo.
"Stiamo solo cercando di trovare il nostro equilibrio. Una relazione non si costruisce in poco tempo. E poi.. È così bello litigare e poi far pace. Ci unisce ancora di più. Ci permette di conoscerci sempre meglio. Non sei d'accordo?"
"Beh.. Si."
Porta le sue braccia dietro il mio collo e finalmente, dopo due mesi e mezzo, posso godermi un vero bacio.
La stringo forte a me lei poggia la fronte sulla mia spalla.
Restiamo l'una nell'abbraccio dell'altra per un tempo indefinito.
Perché, infondo, dopo tutto questo tempo, avevamo solo bisogno di stringerci. Di sentire l'una l'odore dell'altra.
Quel giorno non siamo tornate a casa. Abbiamo preso uno dei tanti autobus ed abbiamo prenotato una stanza in un motel di zona, dopo aver preso del cibo da consumare in stanza.
Avevamo bisogno di stare da sole, di parlare, di chiarire, di ridere e di goderci i nostri silenzi, perse l'una negli occhi dell'altra.
Di mischiare i nostri respiri e baciarci fino a farci mancare il fiato.
E poi abbiamo fatto l'amore, tante e tante volte.
Lentamente.
Poi con foga.
E poi di nuovo lentamente.
Avevo così tanto bisogno di lei che adesso sembra come essere tornata a respirare.
"Hai davvero risposto così ad un tuo superiore?" lei scoppia a ridere, mentre mi accarezza i capelli.
"Non è proprio un mio superiore!" io sono poggiata al suo petto, a godermi i battiti del suo cuore. "Lui è il responsabile dei tirocinanti, diciamo che come mansione è superiore, ma di poco! E poi, cazzo, se sono sicura di aver ragione, non mi faccio prendere per cretina!"
Lei ancora ride, mentre mi guarda.
È così bello stare pelle contro pelle, sotto queste calde lenzuola bianche e la luce soffusa della camera. Sembra quasi che io stia vivendo una scena da film.
"E avevo ragione! Perché abbiamo analizzato il problema per la millesima volta con tutti gli altri tirocinanti e hanno dato ragione a me!" continuo a raccontare.
"È stata una bella soddisfazione?"
"Non ne hai idea! Meravigliosa!"
Scoppia a ridere e poi mi bacia la punta del naso.
Resta qualche secondo in silenzio con un'espressione corrucciata. Come se volesse dirmi qualcosa e allo stesso tempo non vorrebbe.
"Stavo pensando.."
"Mh, mh.." la esorto a continuare.
"Che.. A causa di questo litigio e di questo brutto periodo, non ti ho ancora preso un regalo di natale.." abbassa lo sguardo, come se fosse il più grande torto che abbia potuto farmi.
"Beh, neanche io ti ho ancora preso un regalo.." cerco di rincuorarla.
"La cosa non mi sorprende." Eccola che ride.
"Cretina!" le do una piccola sberla sul braccio e rido anche io. "Però, avrei un'idea.."
Lei si blocca a fissarmi.
"Tu avresti un'idea per un regalo? Ma ti senti bene?"
"Ma la smetti di prendermi in giro?" metto il broncio.
"È solo una cosa un po' strana!" mi bacia, mentre continua a ridere.
"Non so neanche se può essere considerato come un regalo.." continuo.
"Dai, sentiamo." Torna ad accarezzarmi i capelli.
Io mi metto poggiata sui gomiti, per poterla guardare meglio.
"Diciamo che mi è venuto in mente qualche tempo fa, perché ho fatto un sogno.. Ed è una cosa su cui abbiamo fantasticato spesso." Abbozzo un sorriso solo al pensiero.
"Dai, non tenermi così tanto sulle spine!"
"Regaliamoci un viaggio. A Parigi." Ecco, gliel'ho detto.
I suoi occhi iniziano a brillare e la sua espressione passa da confusa a estasiata.
"Sei seria?" mi chiede, senza riuscire a trattenere il sorriso.
Io annuisco, sorridendo.
"Hai sognato noi due a Parigi?"
"Eh si.. Forse poco prima che litigassimo.."
"Ho fatto lo stesso sogno.." abbozza un sorriso tenero.
"Davvero?" stavolta sono io quella incredula.
"Eh, davvero!"
Non so chi delle due abbia l'espressione più estasiata.
Mi sporgo verso di lei e la bacio, vorrei restare incollata a queste labbra per tutta la vita.
"Ma quanto sarebbe bello? Molto più bello di qualsiasi altro regalo materiale!"
Potrei giurare di vedere i suoi occhi a forma di cuore!
"Allora direi che è perfetto!" mi avvicino e la bacio di nuovo.
"Io e te a Parigi.. Che meraviglioso cliché." I suoi occhi restano sognanti.
"Potremmo partire in primavera, o in estate. E poi affittiamo un appartamento al terzo piano, in una di quelle vie da cui si vede la Torre Eiffel. Deve essere un appartamento luminoso, con le tende bianche."
"Al terzo piano?" lo dice ridendo.
"Si, così abbiamo una quasi perfetta visuale della Torre e poi dalla strada non riescono a vederci!"
"Vederci fare cosa?" inarca un sopracciglio.
"Vederci fare l'amore, mi sembra ovvio!"
Lei scoppia di nuovo a ridere ed io resto ad ammirarla.
"Non sei d'accordo?"
"Assolutamente d'accordo! Nella penombra della stanza, al tramonto.." ecco, stiamo avendo la stessa immagine davanti.
"Esatto."
Ci guardiamo con occhi sognanti, immaginandoci già li.
"Però.." ecco, ti pareva.
"Sentiamo.."
"Accetto solo se mi prometti una cosa!"
"Mh.. Tipo?"
"Prima prometti di accettare!"
"Dai ma così in vale!"
"Prometti!" mi punta il dito contro.
"Va bene, prometto.." metto il broncio, ma non ho molte alternative.
"Una sera, solo una, devi permettermi di portarti in un bel ristorante per goderci una cena. Non deve essere troppo elegante, ma deve essere romantico. Si, ecco, devi promettermi una serata all'insegna del romanticismo e non devi lamentarti se saremo smielate."
Quasi già vomito al pensiero, ma, per lei, questo e altro.
"Va bene, una sola serata così posso sopportarla." Rido.
"Oddio, non vedo l'ora.. Domani comincerò sicuramente a cercare idee per l'itinerario! E poi dobbiamo anche cercare questo appartamento!
Ed eccola che ritorna a fantasticare ed io mi imbambolo a guardarla.
"Ma ci pensi che, esattamente un anno fa, eravamo in vacanza in Francia e adesso stiamo programmando il nostro viaggio romantico a Parigi?" dico io, dopo qualche attimo di silenzio.
"Cazzo, è vero.. Ma quante coso sono successe quest'anno?!"
"Un'infinità.."
Mi avvicino ancora un po', leccando lentamente le sue labbra, che lei non perde tempo a schiudere.
Le nostre lingue si incontrano, si sfiorano delicatamente.
Nessuna delle due ha intenzione di cominciare una lotta, abbiamo solo bisogno che il questo bacio sia così, lento, passionale, eccitante.
Talmente tanto eccitante che potrei raggiungere l'orgasmo proprio adesso.
Mi poggio meglio su un gomito, così da poter permettere all'altra mano di scivolare sotto le lenzuola.
Le sfioro prima il collo, con i polpastrelli. Vado verso le clavicole, per poi continuare a scendere verso il seno.
Le nostre lingue non accennano a volersi staccare.
Un gemito lento esce dalle sue labbra quando la mia mano sfiora il suo centro, e la cosa non fa che farmi eccitare ancora di più.
Muovo la mano lentamente, fino ad entrare dentro di lei.
Mi morde il labbro inferiore per sopprimere un gemito, io però vorrei solo sentirla urlare di piacere.
Si muove vogliosa sotto il mio tocco, chiedendomi sempre di più, senza proferire parola.
Sfiora ancora le sue labbra contro le mie ed io mi sposto verso il suo collo, dove lascio qualche piccolo segno di passione.
Ancora qualche spinta ed ecco che finalmente dalle sue labbra escono fuori delle vere urla di piacere che fanno pulsare la parte bassa del mio corpo.
"Cazzo, quanto mi eri mancata." Sussurra, mentre riprende fiato.
"Vorrei ben vedere." Me la tiro un po', scherzando ovviamente.
"Guarda che si può benissimo fare anche da soli, eh!" mi fa l'occhiolino.
"Ah, è così quindi che sei andata avanti in questi mesi?"
"Eh, beh.." fa la vaga, ma con un'espressione che mi fa intendere tutto.
Io scoppio a ridere e mi fiondo nuovamente sulle sue labbra, poi, poggio la testa sul suo petto e ci godiamo questo rilassante silenzio.
"Sai, è sempre stata una mia fantasia tutto ciò." Sono io che interrompo il silenzio, mentre gioco con le dita della sua mano.
"Scopare in un motel scarso, in mezzo al nulla?"
"Ma come sei volgare!" le do una piccola sberla sulla mano.
Lei scoppia a ridere.
"Dai, quale sarebbe questa fantasia?" dice, ancora ridendo.
Io metto il broncio e la guardo, poi mi decido a raccontare.
"Ho sempre fantasticato sul restare distesa a letto, con qualcuno al mio fianco, nudi. A goderci la luce soffusa che entra dalla finestra e a non fare proprio nulla. Esattamente come stiamo facendo adesso. Ognuna immersa nei propri pensieri, ma comunque insieme."
"Ah, ma quindi un po' romantica lo sei.."
Le lancio un'occhiataccia.
"Ogni tanto è giusto esserlo.. Soprattutto quando passi la vita a non avere accanto nessuno e l'unica cosa che ti resta è fantasticare su una possibile storia d'amore."
Mi intristisco un po', ripensando a quel periodo delle scuole superiori, dove tutte le mie compagne parlavano dei loro fidanzati e delle prime esperienze, mentre io ascoltavo in disparte, senza neanche provare a partecipare al discorso.
"Beh, adesso una storia d'amore c'è l'hai davvero, quindi posso realizzare tutte le fantasie che ti vengono in mente!"
"Ci penserò!"
Ridiamo come due idiote per qualche secondo, poi lei prende il cellulare dal comodino.
"Che ora è?" Le chiedo.
"Eh, sono quasi le sette di sera."
"Caspita, così tardi?"
"Non ci siamo proprio rese conto del passare del tempo.."
"In effetti, avrei un po' di fame." Continuo io.
"Mmh.. usciamo alla ricerca di qualche posto dove mangiare? Oppure ci facciamo portare due pizze e mangiamo a letto, nude?" Mi provoca un po', enfatizzando sull'ultima frase.
"Beh, mi sembra ovvia la risposta."
Lei sorride maliziosa e cerca subito qualche pizzeria da asporto. Trascorriamo i dieci minuti successivi a decidere che pizza prendere, Jessica è sempre super indecisa perché vuole provare cose nuove, ogni volta, mentre io sono fedele alla mia classica pizza con patatine.
Fortunatamente, il fattorino non ci mette molto ad arrivare, oserei dire meno di un'ora.
Abbiamo fatto pari o dispari per decidere chi delle due dovesse vestirsi e aprirgli la porta, ovviamente ho perso io. Però, ammetto che è stato tutto molto divertente.
E adesso siamo qui, entrambe avvolte al lenzuolo, a mangiare questa pizza che non ha proprio un buon sapore, ma va beh, infondo non l'abbiamo neanche pagata tanto.
Mi soffermo a guardare Jessica. Ha un'espressione corrucciata, perché sta cercando di togliere qualche strano ingrediente da quella sua pizza piena di roba, che ovviamente non le piace. Vorrei fermare il tempo e vivere per sempre dentro questa stanza del motel.
Anzi no, vorrei vivere il resto della mia vita normalmente e poi tornare a casa, la sera, e trovare lei che mi aspetta. E godere di questi piccoli momenti che creeremo giorno per giorno. E che ogni tanto ci piacerà ricordare, per sorridere dei vecchi tempi.
Si, è così che vorrei vivermi questa storia d'amore.
E guardarla negli occhi, ogni volta, per emozionarmi come se fosse la prima.
Quegli occhi che tanto amo.
Quegli occhi che solo al pensiero mi fanno venire la pelle d'oca e le farfalle allo stomaco.
Quegli occhi blu come il cielo.
*
*
*
Ok, direi che ce l'ho fatta. Questo è l'ultimo capitolo di questa storia.
È iniziato tutto nel 2014, praticamente un'infinità di tempo fa. Tra mille blocchi dello scrittore e momenti di pausa, sono riuscita a portarla avanti fino al 2017, per poi bloccarmi del tutto.
Ma dalla mia testa loro due non sono mai sparite, dovevo solo riprendere in mano questo pc e continuare a scrivere. Cosa che ho finalmente deciso di fare solo da poco.
Era impossibile per me dimenticarmi di questa storia, perché Nicole è me almeno all'80%, quindi non potevo non pensarci.
È cresciuta, è cambiata, è maturata. Sia grazie a se stessa che, soprattutto, grazie a Jessica. Questa ragazza che, a volte, viene a trovarmi nella mia fantasia.Adesso pubblicherò un epilogo a breve e poi la loro storia sarà definitivamente conclusa.
Un po' questo pensiero mi suona strano. Insomma, me le sono portate dietro per ben sei anni. Neanche fosse una serie tv!Volevo ringraziarvi per il tempo speso a leggere questa storia, magari per qualche commento lasciato, per essere ancora presenti o per essere appena arrivati ed esservi soffermati.
Beh, per un'ultima volta, alla prossima, con l'epilogo! :*
STAI LEGGENDO
Blue like the sky // 🏳️🌈
Romance"Forse, prima di parlare del mio aspetto, dovrei presentarmi. Mi chiamo Nicole Sanders, ho 21 anni e frequento la Columbia University, a New York. Sono iscritta al secondo anno di Economia e in questo momento non mi viene nient'altro da aggiungere s...