Quella mattina decisi di riprendere la dieta. Già, proprio due giorni prima della festa del Ringraziamento, ad una settimana dalle vacanze natalizie.
Ok, ciò non aveva senso, ma dovevo riprendere a muovermi. Infondo ho già perso dieci chili, posso benissimo perderne altri dieci! Si, non sono esattamente una ragazza con un fisico da modella. Ho i miei chili in più e, questa volta, sono decisa più che mai a perderli.
Indosso la mia bella tuta ed esco dal dormitorio dell'università per dirigermi verso i campi sportivi. Qui alla Columbia non manca proprio nulla, mi piace vivere qui al college. Ci sono sempre volti nuovi che si incontrano, anche se non faccio amicizia con nessuno. Non sono una tipa molto socievole.Forse, prima di parlare del mio aspetto, dovrei presentarmi.
Mi chiamo Nicole Sanders, ho 21 anni e frequento la Columbia University, a New York. Sono iscritta al secondo anno di Economia e in questo momento non mi viene in mente nient'altro da aggiungere sulla mia vita.Arrivo ai campi sportivi, indosso le mie cuffie, imposto il cronometro e comincio a camminare per riscaldare i muscoli. Odio correre, ma credo sia necessario che inizi, così da far riabituare il mio corpo. E così mi lancio in una corsetta, che non dura neanche 30 secondi e già mi ritrovo affannata come se corressi da ore. Ok, sarà più difficile di quanto pensassi. Riprendo a camminare lentamente, ho bisogno di respirare profondamente. Il mio corpo non è abituato a sforzi simili. Proprio mentre cerco di dare aria ai miei polmoni noto che alla ragazza che mi sorpassa correndo sono cadute delle chiavi dalla tasca. Provo a chiamarla, ma non mi sente, credo abbia le cuffie alle orecchie.
Prendo il mazzo di chiavi e provo ad andarle dietro, corre davvero veloce questa ragazza! Sono costretta ad aumentare il passo prima che scompaia dalla mia vista, quindi riprendo a correre e quando la raggiungo le sventolo le chiavi davanti la faccia e finalmente si ferma. Si toglie le cuffie tornando nel nostro mondo ed io le lascio le chiavi in mano, cercando di nuovo di riprendere il fiato che mi ha fatto perdere quella breve corsa."Grazie, non mi ero accorta mi fossero cadute!"
Eh, l'avevo notato!
"Figurati." le dico, con ancora l'affanno.
"Tutto bene?"
"Si, si.. Non sono abituata a correre"
"Me ne sono accorta!" e la sento ridere. Una risata cristallina.
"Beh, io riprendo la mia camminata.. Attenta a ciò che perdi per strada." mi allontano di qualche passo, quando sento nuovamente la sua voce.
"Posso aiutarti, se vuoi."
"A fare cosa?"
"A correre. Potrebbe servirti un personal trainer."Un personal cosa?
"No grazie, penso di farcela da sola."
"Come preferisci. In caso, puoi trovarmi qua in giro." si rimette le cuffie alle orecchie e corre via.Perchè avrebbe offerto il suo aiuto ad una sconosciuta con l'affanno?
Beh, poco importa. Torno a camminare, cercando di aumentare ogni tanto la velocità.Un'ora dopo rientro al dormitorio e trovo Caroline, una delle mie coinquiline, incollata alla tv.
"Hey.." la saluto gettando lo zaino e la felpa sul mio letto.
"Hey Nic! Com'è andata la tua corsa?"
"Diciamo che non è proprio andata. Ho rischiato l'infarto due volte, correndo, quindi ho preferito camminare. Dov'è Katherine?" cerco di cambiare argomento.
"È tornata a casa."
"Cosa? Ma dovevamo andar via domani, tutte insieme!"
"Il suo ragazzo è venuto a farle una sorpresa e l'ha riportata a casa." mi risponde distrattamente mentre smanetta con il cellulare.
"Non l'ho nemmeno salutata." mi butto sul letto della mia stanza, quasi affranta.Katherine è l'altra coinquilina con qui divido l'appartamento da quasi due anni. Io e Caroline siamo arrivate l'anno scorso, all'inizio dell'anno scolastico, mentre lei è arrivata a corsi già iniziati. Abbiamo legato sin da subito e avevamo programmato di tornare a casa domani, ma sembra abbia avuto cambi di programma.
Mi chiudo subito in bagno per farmi una doccia veloce per poi richiudere la valigia. Con la festa del Ringraziamento iniziano ufficialmente le nostre vacanze natalizie e tutti tornano nelle proprie città per le feste.
La mattina successiva arriva velocemente e io e Caroline ci salutiamo alla stazione, ognuna diretta all'autobus che ci avrebbe riportate a casa.Mi piace viaggiare in autobus. Metto le cuffie ed entro nel mio mondo. Già, quel mondo dove ho un bel fisico ed un fidanzato che mi ama. Lo so, la bellezza è quella interiore, ma che male c'è ad avere anche la bellezza esteriore? Ed io quella bellezza non l'avevo. O per lo meno, non me la sentivo. Mia madre, come tutte le madri, mi ripete in continuazione che sono "bellissima", ma allora perché nessuno mi fa mai dei complimenti? Forse, perchè sono grassa. Non esageratamente, insomma, c'è gente che sta peggio di me, ma comunque grassa.
E quindi preferisco chiudermi nella mia mente, dove, almeno li, le cose vanno per il verso giusto.In poco più di un'ora sono già alla stazione di Cold Spring. Piccola, stupida, cittadina alla periferia di New York, quindi non lontano dalla Columbia. Scendo dall'autobus e ad aspettarmi trovo mio fratello minore Christian. Gli corro incontro abbracciandolo e lui mi stringe a se. La maggior parte dei fratelli e delle sorelle si odiano e litigano sempre, noi no. O per meglio dire, non litighiamo mai per cose serie, come spesso sento raccontare dai miei colleghi. Anche noi ovviamente abbiamo i nostri momenti no, ma per lo più sono momenti in cui ci annoiamo e allora per passare del tempo insieme facciamo lotte a colpi di cuscini.
Arriviamo a casa, saluto mia madre e mio padre e salgo in camera mia. Quanto mi manca questa camera! Non che quella del dormitorio non mi piaccia, ma questa è la stanza dove sono cresciuta. La stanza dei ricordi già vissuti, la stanza con le mie foto e con i miei oggetti.
In cucina, mia madre mi fa trovare la tavola completamente imbandita di tutto ciò che amo. Sa che la cucina della mensa non mi piace, quindi ogni volta che torno cerca di farmi mangiare divinamente. Diciamo che cerco di tornare a casa quanto più spesso possibile, almeno una volta ogni due settimane. Odio la distanza dalla mia famiglia, è l'unica cosa che mi tiene legata a questa piccola città.
Pranziamo tranquillamente con me che racconto qualche aneddoto del college. Non che avessi molto da raccontare.
Finito di pranzare mio padre torna al lavoro e mio fratello si chiude nella sua stanza."Abbiamo dei nuovi vicini!" mia madre cerca di fare conversazione mentre l'aiuto a sistemare la cucina.
"Evviva!" finto entusiasmo, ovviamente.
"Sono delle brave persone. Hanno due figlie, una della tua età, che frequenta anche lei la Columbia e l'altra è più piccola."
"Oh, figo." cosa avrei dovuto risponderle?
"Potresti farci amicizia.. Oggi vengono a farci visita."
"Hai già organizzato l'incontro?" le chiedo con tono quasi stupito. Ma infondo, di mia madre ormai non dovrei poi tanto stupirmi.
"Certo che no! Si sono trasferiti qui da quasi tre settimane, ed io e la signora Morris abbiamo fatto amicizia, tanto che ogni pomeriggio prendiamo il caffè insieme. Così mi ha chiesto se avesse potuto portare la figlia, dato che anche lei tornava oggi."
"E quindi devo farmi trovare qui, immagino.."
"Cosa ti costa Nic? Magari diventate anche amiche!" mi passa un piatto che io inizio ad asciugare.
"Mamma non diventeremo amiche solo perché lo avete scelto tu e sua madre."
"Lo so, ma dalle una possibilità."
"Come vuoi."Finisco di aiutarla in cucina e mi ritiro nella mia stanza. Decido che, se a pelle quella ragazza mi fosse risultata antipatica, sarei corsa via subito.
Un'ora dopo, probabilmente, sento suonare il campanello, così comincio a scendere le scale. Lentamente.
Sento una voce femminile salutare mia madre ed una seconda voce, più giovanile, presentarsi, ma non ho capito il nome.
"Nicole!" mi chiama mia madre. Ma come ha fatto a sentirmi? "Vieni su, lei è Jessica! La figlia dei signori Morris, e lei è sua madre, la signora Morris."Mi avvicino e non posso credere a cosa, o meglio chi, ho davanti. Ok, dicono che il mondo sia piccolo, ma a me sembra esageratamente piccolo!
Sembra di vivere in uno di quei film americani!
Mi ritrovo davanti la ragazza delle chiavi. Si, quella che mi aveva fatto fare una bella corsa il giorno precedente al campo sportivo. Mi tende la mano sorridendomi, e che bel sorriso che ha.
"Piacere."
"Pi-piacere mio.. Nicole." adesso balbetto anche? Le stringo la mano, che era ancora tesa.Possibile non si ricordi di me? Ma infondo di cosa mi stupisco. La gente non si ricorda mai di me. Io passo sempre inosservata. Io sono invisibile al mondo esterno.
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Ciao a tutti! Questa storia nasce tantissimi anni fa, solo quest'anno sono riuscita a riprenderla e finalmente finirla.
Inizialmente è stata pubblicata su EFP, dove adesso sto per pubblicare gli ultimi capitoli, ma ho deciso di pubblicarla anche qui.Fatemi sapere cosa ne pensate con qualche commento!
Grazie in anticipo ☺️
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Blue like the sky // 🏳️🌈
Romansa"Forse, prima di parlare del mio aspetto, dovrei presentarmi. Mi chiamo Nicole Sanders, ho 21 anni e frequento la Columbia University, a New York. Sono iscritta al secondo anno di Economia e in questo momento non mi viene nient'altro da aggiungere s...