Capitolo 40

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CAN
Vedere mia figlia così, mi ha spezzato il cuore, ho perso il controllo, io che per 18 mesi ho fatto di tutto per farla sorridere per farle vedere sempre tutto bello, sereno nonostante la pessima situazione in cui mi trovavo, oggi l'ho fatta piangere per le grida, l'ho fatta spaventare, oggi per la sua prima volta aveva visto e ascoltato ciò che non avrei mai voluto.
La presenza di Emma ha peggiorato sicuramente la situazione, ma il fatto che si è preoccupata di calmare Sanem mentre io e sua madre eravamo. Troppo concentrati su noi stessi mi fa venire voglia di ringraziarla.
Sanem scende a giocare, Gaia le da un bacio e va in cucina, io esco a fumare, vedo che Emma è sotto il suo portico, la raggiungo

< Emma, volevo ringraziarti per aver pensato a Sanem >

mi sorride

< Can non devi ringraziarmi, mi dispiace, mi si è spezzato il cuore vederla così, lei è abituata alla tua calma, con l'arrivo di mia sorella tutto è diventato nuovo sopratutto per lei>

annuisco

< lo so, dobbiamo tutti abituarci a questa nuova situazione>

lei mette la sua mano sulla mia spalla e sorride

< Can mia sorella non è in grado di badare a Sanem, non sa cosa è giusto o sbagliato per lei... insomma è diventata mamma da due giorni, mentre tu ti sei occupato di lei fin dal primo giorno>

sinceramente non trovo del tutto giusto il suo discorso, ma prima che possa dirglielo squilla il mio telefono che era rimasto sul tavolo in giardino davanti casa mia, quindi mi scuso la saluto e vado a rispondere.
È Rami mi dice se oggi andrò agli allenamenti e senza pensarci due volte rispondo si. Chiudo la chiamata ed entro in casa, Gaia e Sanem si sono appena vestite e stanno uscendo dal bagno, dove io entro per prepararmi velocemente.

Esco dal bagno preparo il mio borsone con i cambi della palestra e vedo Sanem addormentata sul divano che stringe la mano di Gaia, che vedendomi con il borsone in spalla sgrana gli occhi

< dove vai?>

mi avvicino per dare un bacio a Sanem

< oggi devo fare gli allenamenti, ci vediamo dopo>

prima che mi alzo del tutto mi afferra per un braccio

< non puoi farlo, non puoi lasciarmi così>

i suoi occhi sono lucidi, ma quello che sto facendo è necessario per entrambi

< certo che posso, sto andando a lavoro, non ti sto lasciando>

mi guarda fissa negli occhi vedo la sua paura, ma cerco di ignorarla

< non puoi lasciarmi da sola con lei, io non so... se mi sento male? Che succede? Can ti prego >

tolgo con la mano libera la sua ancora stretta al mio polso

< Gaia tu non sai? Nemmeno io sapevo quando l'ho portata a casa e aveva 3 giorni di vita, sei sua madre verrà tutto naturale, se ti senti male puoi chiamare me, i miei genitori, i tuoi fratelli, ma non credo che servirà, ora devo andare altrimenti faccio tardi>

giro le spalle esco da casa e raggiungo subito la macchina, parto e non faccio che sentirmi ancora di più uno schifo, per quello che ho appena fatto, per come le ho parlato, aveva bisogno di essere rassicurata io invece non l'ho fatto, ho sminuito le sue paure.
Mi sento uno schifo anche perché è la prima volta che Sanem non è con me, non faccio che guardare dallo specchietto retrovisore il suo seggiolino vuoto, sento che mi manca qualcosa, mi manca l'aria.

Arrivo in palestra tutti mi chiedono di Sanem visto che l'ho sempre portata con me,

< oggi è rimasta a casa con la mamma>

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