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Lunedì mattina io, Beth, Nash e Ben uscimmo di casa molto presto, per andare a chiamare Rose e Lucas e per prendere il pullman.
Io e Beth avevamo passato la domenica a raccontarci un mucchio di cose. Da quando me n'ero andata non era cambiato quasi nulla. Ovvio che nessuno sentiva la mia mancanza, fuorché Beth.
Le avevo raccontato di Rose, e alcune cose su Lucas, ma non avevo accennato al fatto di aver dormito con lui.
Lei sorrideva maliziosa, sentendo quelle parole e io la pregavo di smetterla.
Quella mattina mi aveva detto di voler conoscere Lucas, per vedere che gusti avevo.
Neanche stessimo insieme...era contentissima per me, e io non capivo il perchè.
Ci dirigemmo verso il cancelletto della casa di fianco alla mia.
«Cosa? Abitano di fianco a noi?!» chiese stupita.
«E quando pensavi di dirmelo?»
Scossi la testa sorridendo e Nash suonò il campanello.
La porta si aprì, rivelando Lucas, in tutta la sua bellezza. Indossava una felpa grigia senza cappuccio, e un paio di jeans neri, e ai piedi le sue immancabili vans.
Sorrise guardandomi un po' troppo a lungo.
Sotto il suo sguardo mi sentii a disagio anche dentro i miei jeans neri e stretti e la mia maglia. Quella che mi stava meglio tra l'altro.
Come faceva con una sola occhiata a farmi sentire brutta? Non lo sapevo neanche io.
Alzai un sopracciglio aspettando che parlasse, ma non lo fece.
Salutò i miei fratelli e lanciò uno sguardo a Beth, che era leggermente dietro di me. Lei si presentò, stringedogli la mano, e lui si presentò a sua volta.
Sapevo che lo aveva squadrato per bene anche lei e di sicuro aveva pensato che fosse un bel bocconcino. Lo capii dal suo sguardo di approvazione che mi lanciò.
«Buongiorno. Cercavamo Rose, non te. Dov'è?» dissi senza tanti convenevoli.
Solo a quel punto lui si decise a salutarmi: «Buongiorno anche a te, gentile come sempre vedo»
Alzai un sopracciglio, incrociando le braccia e aspettando che continuasse e rispondesse alla mia domanda.
«Si sta preparando» disse sbuffando, poi ci fece segno di entrare in casa.
Quando entrammo mi guardai attorno e notai che la casa all'interno era molto simile alla nostra. Alle pareti era appeso qualche quadro raffigurante due bambini sorridenti, un bambino con capelli scuri e corti e occhi azzurri, la cui bocca sdentata era distesa in un sorriso, e una bambina con le treccine e un vestitino a fiorellini. Capii che erano Lucas e Rose, e vederli così piccoli mi fece sorridere.
Lucas si diresse verso una stanza, la cucina, da cui provenivano delle voci che riconobbi come quelle di Chris e Taylor. Lo seguimmo e ci accomodammo salutando anche loro. Quando Lucas si versò del caffè in una tazza mi tornò in mente quel sabato mattina passato insieme.
Mi era piaciuto ed ero stata molto bene quella mattina. Bene come non mai.
Arrivò subito Rose, vestita come sempre in modo bizzarro e ci salutò, presentandosi a Beth e fortunatamente si piacquero subito.
Non avrei saputo come dividermi se non si fossero piaciute, anche perché non avrei voluto trascurare né l'una né l'altra.
«Volete qualcosa da mangiare anche voi?» ci chiese Rose sedendosi accanto a Taylor.
Negammo, poi i ragazzi iniziarono a parlare, mentre io e Beth ci limitavamo ad ascoltare.
Lucas raccontò dell'auto d'epoca del suo patrigno, vecchia e malconcia, ma una buona macchina. Alla parola "macchina d'epoca" mi voltai, spostando l'attenzione su di loro.
Parlavano di metterla a posto e farci un viaggio, magari per Natale. Magari andare in un posto caldo e bello tutti insieme. Magari.
«Beh per la riparazione non ci dovrebbero essere problemi. Tiffany può aiutarci, non è vero Tiff?» disse Nash voltandosi verso di me, seguito poi da tutti gli altri, che uno a uno spostarono lo sguardo su di me, compresa Beth. La sorpresa era visibile sul volto di tutti.
Subito non afferrai il concetto, ma poi collegai il tutto è cominciai ad agitarmi.
Lucas aggrottò la fronte, stupito.
«Tu ti intendi di motori?!»
Il suo tono lasciava trasparire una nota di sconcerto.
«Ehm, non a tutte le ragazze interessa mettersi lo smalto, rifarsi il trucco e la ceretta» lo provocai, ma non avevo intenzione di riparare un bel niente. Quella passione mi aveva abbandonato assieme a papà.
Scossi la testa accigliata, infine parlai.
«Lo sapete benissimo che non lo faccio più» dissi rivolta più a Ben e Nash che agli altri.
«Oh andiamo, Ti!» mi supplicò Ben.
Sbuffai, rassegnata.
Li guarda uno ad uno. Non volevo deludere i miei amici, e poi infondo sarebbe stato bello viaggiare tutti insieme. Ma soprattutto mi allettava l'idea di maneggiare questa misteriosa macchina.
«E va bene» sussurrai infine.
Tutti esultarono, anche se io ero poco convinta.

***

Una volta tornati da scuola andammo a casa di Rose e Lucas, per occuparci della macchina.
Posammo le borse in casa e poi Lucas ci guidò verso il garage, passando per l'esterno della villa.
Tirò su la serranda dipinta di bianco, rivelando una stanza non molto grande, che poteva contenere al massimo tre macchine.
All'interno c'era una moto nera molto bella ma la cosa che mi colpì maggiormente fu la macchina.
Tutti la fissammo e mi si illuminarono gli occhi appena la vidi.
Beth non aveva mai capito questa mia passione per le macchine. Come faceva a non vederci nulla di splendido in quei gioielli?
Mi avvicinai affascinata alla macchina. La riconobbi subito.
Era una Chevrolet Camaro SS del 1969, decappottabile e verniciata di nero.
«Oh mio Dio» dissi euforica, sfiorando il parabrezza ancora perfetto malgrado gli anni e la polvere.
Mi stavo trattenendo dal saltellare come una bambina di fronte a una vetrina piena di dolci.
Mi voltai verso gli altri che ovviamente la trovavano bella, ma non ne sapevano quanto me e, forse, quanto Lucas.
«Camaro SS del 1969...Fu progettata per competere con la Ford Mustang.
La prima generazione di Chevrolet Camaro debuttò nel 1967 e la configurazione meccanica era quella classica delle sportive del tempo con motore installato in posizione anteriore e trazione sulle ruote posteriori e...» spiegai sbirciando dentro la macchina. Sollevai lo sguardo sugli altri, che erano attenti ma, come sospettavo, non se ne intendevano e infatti non mi seguivano. Sbuffai, perché stavo sprecando fiato.
Continuai comunque, facendola poco lunga.
«Per contrastare le vendite della Ford Mustang, la Camaro subì un restyling nel 1969. Questa nuova versione vendette 240.000 unità, e quindi ebbe molto successo. Se vi intendeste di musica, sapreste che viene citata in una canzone dei Ramones»
Gli altri risero per la critica in fatto dei loro gusti musicali, poi si avvicinarono alla macchina per dargli uno sguardo. La vernice era poco rovinata e quindi in buone condizioni, come la carrozzeria del resto. Gli interni di pelle chiara erano puliti e il loro colore era in contrasto con la vernice scura della macchina. Era bellissima.
«Papà la tiene qui da tempo e non si decide mai a farla riparare» disse Rose guardandola per qualche secondo, poi spostò lo sguardo su di me.
«Semplicemente perchè i pezzi di ricambio come questi sono difficili da trovare, oppure costano molto» dissi alzando le spalle.
«Il fatto è che noi abbiamo i ricambi, ma non il meccanico...» disse Lucas, che poi venne interrotto da Rose, che precisò.
«Il nonno, quando comprò la Camaro, pensò bene di comprare dei pezzi in più per il motore da un suo amico, che lavorava in officina»
Perfetto. Ottimo.
Quella meraviglia di macchina era nelle mie mani.
L'avrei fatta funzionare ad ogni costo.
Lucas tirò il freno a mano e con l'aiuto degli altri la spinsero all'esterno, sul vialetto, davanti al garage.
Aprii lentamente il cofano sporco, con l'aiuto di Lucas.
«Se me la rovini la pagherai cara, dolcezza» sussurrò, mentre mi chinavo per guaradare all'interno dell'auto.
Sorrisi amaramente, voltandomi verso di lui e togliendomi la giacca, rimanendo in maniche corte.
«Pensavo di averti già detto qualcosa riguardo i nomignoli»
Gli lanciai la giacca addosso, legandomi i capelli in una coda alta.
«Per quanto riguarda la macchina, sappi che è più in buone mani con me di quanto lo sia con te»
Alzò gli occhi al cielo e si allontanò, per dare la giacca a qualcun altro.
Gli altri intanto parlavano poco più in là, seduti sul prato.
L'aria era abbastanza calda quel giorno, e il sole era alto nel cielo.
Ora, dovevo solo ricordare: da dove avrebbe iniziato papà?
Cominciai a rimboccarmi le maniche, controllando il motore, i circuiti e gli impianti e molto altro e smontando gran parte delle cose.
«Cosa stai facendo?!» urlò Lucas appena mi vide con i pezzi smontato tra le mani.
Alzai gli occhi al cielo e lo tranquillizzai.
Sarebbe stato un lungo pomeriggio, soprattutto se Lucas mi avesse aiutato e rimproverato per tutto il tempo.

Fall (sospesa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora