Il resto della giornata era trascorso abbastanza tranquillamente, anche se durante il mio ingresso nell'aula di biologia avevo trovato una brutta, anzi pessima sorpresa.
Infatti scoprii che quel Gray, il tatuato incapace che mi aveva lanciato la palla addosso, frequentava il mio stesso corso.
Appena misi piede nell'aula infatti, lo notai. Era seduto letteralmente sopra uno degli ultimi banchi, quelli più belli perchè nascosti negli angoli, dove i professori non potevano notarti.
Nella vecchia scuola ero solita trovare quel banco vuoto e se era occupato facevo sloggiare chi ci era seduto, prendendo il suo posto e facendo accomodare nel banco affianco Beth.
Ovviamente qui non sarebbe stato così per colpa di quel ragazzo.
In quel momento era intento a parlottare con una ragazza abbastanza adatta a lui, la tipica Barbie finta che pur di portarselo a letto era disposta a sopportare i discorsi sul football, sui motori, sull'alcool eccetera. Ovviamente discorsi che non erano di loro interesse.
Seccata presi posto nel banco più nascosto che trovai.
Almeno Gray non mi aveva visto.
Dopo che me ne ero andata via dal campo Ben era rimasto là ancora per un po', con Nash e il nerd, a parlare con quel pompato. Speravo solo non diventassero amici, sennò mi sarebbe pure toccato sopportare la sua bellezza...NO, cioè, il suo caratteraccio molto più spesso.
Dopo un po' una ragazza dai capelli rossicci si avvicinò, fermandosi davanti al banco a cui ero seduta, con le braccia conserte.
La fissai, pensando a cosa potesse volere.
«Questo è il mio banco» mi disse togliendomi ogni dubbio.
Osservai il banco per qualche secondo, poi lei: «Non penso ci sia scritto il tuo nome»
La ragazza accennò ad un sorriso astuto e puntò il dito verso il bordo del banco, indicando una "R", scritta in carattere maiuscolo.
Sollevai un sopracciglio, poi recuperai un pennarello dalla borsa che avevo posato ai miei piedi e accanto alla R aggiunsi una "T".
«Ora c'è anche il mio, se è per questo» dissi per poi alzare lo sguardo su di lei, che mi guardava interdetta. Si vedeva che era stupita dal mio comportamento. Il suo sguardo mi minacciava.
Poi proruppe in una risata. Non so perchè, ma apprezzai quel gesto.
Aveva una risata contagiosa, così sorrisi a mia volta.
Poi inaspettatamente lei mi porse la mano: «Sono Rose» disse guardandomi negli occhi.
Subito pensai fosse scema. Insomma, un attimo prima vuoi il tuo banco e mi uccidi con lo sguardo, poi ridi e infine ti presenti. Poi pensai che era esattamente come me: prima "analizzavo" la persona. Doveva piacermi, convincermi sin dall'inizio, sennò niente da fare, non volevo nemmeno vederla.
La verità era che ero anche io un po' scema, proprio come quella ragazza dai capelli rossi gli occhi verdi, quasi azzurri e uno spruzzo di lentiggini sul nasino, che era in piedi davanti a me.
«Tiffany». Tesi la mano a mia volta, stringendogliela, come fece anche lei.
Buttò lo zaino a terra e prese posto nel banco di fianco al mio, senza chiedere, proprio come avrei fatto io.
«Come il film?» chiese osservandomi e sorridendo.
Annuii facendo spallucce: «Già, mia mamma lo adorava»
Lei appoggiò il mento sul palmo della mano, continuando a parlare.
«Sai, è come vedere me stessa, ma dall'esterno»
Mi voltai sconcertata, ,ma anche compiaciuta: «Mi hai tolto le parole di bocca»
Si riferiva di sicuro al carattere e anche io la pensavo così. Era simile a Beth anche se praticamente non la conoscevo, e non potevo paragonarle.
«Non ti ho mai vista, e suppongo che tu sia quella nuova» disse Rose, creando una bolla con il chewingum che satava masticando mentre osservava il professore entrare, un uomo di mezza età, in giacca e cravatta e con un paio di pantaloni color kaki.
Mi voltai verso di lei.
Come facevano a sapere che ero nuova? Cioè come faceva a sapere che sarebbe arrivata una ragazza nuova? Ovvero io.
Intuendo i miei pensieri Rose sorrise.
«Beh sì, qui le voci circolano in fretta...». Poi mi lanciò uno sguardo e aggiunse: «soprattutto se si tratta di ragazze carine. E ragazzi.»
Carine? Carine? Ma dove siamo, nel mondo dei pony e degli arcobaleni?
«Oh» dissi solo, abbastanza schifata non solo dall'aggettivo usato, ma anche da come i ragazzi etichettavano le ragazze.
Non ero mai stata con nessuno, ma ero abbastanza esperta in campo per il semplice fatto che osservavo ciò che accadeva intorno a me. Vedevo sempre coppie sdolcinate baciarsi, abbracciarsi, coccolarsi e scherzare tra di loro, e ogni volta ero tentata di vomitargli addosso. Volevo dirgli che tutto quello che c'era tra di loro prima o poi sarebbe finito.
Rose ridacchiò mentre il professore salutava la classe.
«Già neanche a me piace essere definita "carina"»
«Vedo che ci capiamo»
Rivolsi l'attenzione all'insegnante, che stava spiegando non so cosa alla classe, passando in rassegna i banchi con lo sguardo. Quando arrivò a me smise di parlare e sorrise, poi alzò l'indice, indicandomi.
«Oh, una faccia nuova» chiuse il libro che aveva aperto prima e lo posò sulla cattedra.
Oh no, ti prego. Non mi mettere al centro dell'attenzione, diavolo!
Tuttavia non ne rimasi stupita visto che ero nuova.
Tutta la classe si voltò verso di me, e io rimanevo impassibile. Sentii un "Oh" provenire dalla mia sinistra. Inutile dire che veniva da quel Gray. Sembrava come stupito che mi trovassi lì.
Non lo guardai nemmeno.
Il professore continuava a sorridere, esaltato. Almeno sembrava una brava persona, anche se io odiavo le brave persone.
«Prego, presentati pure. Come ti chiami?»
«Tiffany Morgan» dissi aspettando la prossima domanda. Odiavo le domande. A meno che non le facessi io.
«Da dove vieni Tiffany? Qual'è la tua passione?» chiese sempre osservandomi.
«Vengo dal Kansas, mi sono trasferita qui ieri.» dissi, provando a essere un po' più esauriente.
Il professore annuì, invitandomi a proseguire.
« La mia passione...» continuai pensando.
Cosa potevo dire? Non mi piaceva rivelare i miei interessi alle persone, non mi piaceva parlare di me e neanche che gli altri si interessassero ai fatti miei.
Tuttavia, per una volta, decisi di rispondere sinceramente a quella domanda. Insomma, non sarebbe morto nessuno.
«L'arte» dissi infine.
Il professore annuì compiaciuto, rispettando la mia risposta. «Che tipo di arte, Tiffany?»
Eh no eh, ora basta. Si stava interessando un tantino troppo. Sì che lo faceva per farmi prendere un po' di confidenza, però entro un certo limite.
«Tutto ciò che sia arte. Artista è chi crea le belle cose.» risposi evasiva per tagliare il discorso.
«Bene, molto bene. Io sono il professor Sanchez, e insegno biologia, come vedi» disse cordialmente avvicinandosi e poggiando sul banco un foglio, con su scritto il programma svolto fino a quel momento. Non avevano fatto molto, perciò potevo studiare tutto facilmente.
Sì certo, come no. Non avrei aperto libro.
Sanchez continuò a spiegare, mentre io mi limitavo a osservare le lancette dell'orologio, appeso al di sopra della lavagna, muoversi.
Il mio sguardo cadde su Rose, che con mia sorpresa, fissava come me l'orologio. Sorrisi pensando che senza volerlo avevo trovato una ragazza che avrebbe potuto essere mia "amica".

Fall (sospesa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora