Quel fine settimana feci davvero il piercing alla lingua. Non andai propriamente in uno studio, ovvero da un piercer professionista, ma da un amico di vecchia data di Benjamin, Bobby.
Lo avevo conosciuto ad una festa, e mi aveva raccontato di fare piercing in casa, e da quanto sapevo era bravo.
Mi recai da lui con Beth. Abitava in una palazzina in centro, facile da trovare e in quel momento stavo osservando quel piccolo appartamento, seduta sulla sedia di legno che costeggiava il tavolo.
Dallo stereo posto contro una parete si sentiva la musica tenuta a basso volume e riuscii a riconoscere il brano. Questo mi aiutò a rilassarmi, perché si, ero agitata. Non volevo ammetterlo, e infatti Beth continuava a prendermi in giro dandomi della fifona. Già, vorrei vedere lei al mio posto. Bobby si avvicinò al tavolo, dopo aver preso tutto l'occorrente, ovvero ago sterilizzato, quelle strane pinzette per tenere ferma la lingua, il piercing che avrei poi indossato e del disinfettante, con tanto di cotone. Sembravano tanto degli strumenti della tortura. Poggiò tutto sul tavolo.
«Agitata?» mi chiese,sorridendo anche se sapeva già la risposta.
Scossi la testa, negando l'evidenza.
Lui sorrise e Beth trattenne una risata.
«Da quando la conosco è la prima volta che la vedo così, giuro. Dov'è finito il tuo sangue freddo?» disse la mia amica, mentre i suoi tentativi di trattenere una risata fallivano. Le feci la linguaccia e dissi: «La vedi questa?» indicai la mia lingua «Tra qualche minuto sarà ancora più bella, e allora sì che vorrai anche tu un piercing. E poi toccherà a me ridere»
Lei senza smettere di sorridere alzò le mani in segno di difesa.
Bobby dopo aver preparato tutto, mi disse di rilassarmi e così feci, o almeno ci provai.
Si sistemò davanti a me e pinzò la mia lingua con il suo strumento. Respirai profondamente mentre spostava quelle terrificanti pinze per trovare il punto giusto dove bucare.
Poi prese l'ago e mi guardò, come per assicurarsi che fossi viva. Annuii come per dirgli di tagliare la testa al toro e muoversi, anche perchè apparire così vulnerabile agli occhi degli altri mi dava parecchio fastidio. Lanciai un ultimo sguardo a Beth che mi osservava, con le mani incrociate sotto il mento, impaziente e sorridente.
Sentii una punta pungermi, realizzando poi che era l'ago stava bucando la mia lingua. Soffocai un urletto di dolore.
Merda.
Faceva malissimo.
Cercai di concentrarmi sul fatto che di lì a poco avrei finalmente avuto quel fottuto piercing e me ne sarei uscita di li. Quando Billy finalmente infilò il piercing e avvitò la pallina esultai mentalemente, mugolando dal dolore.
«Ecco fatto, è venuto bene» disse lui, osservandolo per qualche secondo. Beth mi guardava felice, esultando. Mi avvicinai allo specchio che Billy mi mostrò e tirai fuori la lingua.
Oh sì. Mi piaceva, e molto. Mi faceva sembrare ancora più trasgressiva di quel che ero già. Sorrisi compiaciuta, anche se sentivo che la lingua si gonfiava.
Billy sembrò leggermi nel pensiero e mi disse che era normale che si gonfiasse e che si sarebbe poi sgonfiato, aggiungendo che la guarigione sarebbe durata quattro o cinque settimane, durante il quale era "assolutamente proibito fumare". Poco importava, avrei fumato comunque.
Pagai e ringraziai, dopodichè uscimmo dall'appartamento, tornando alla macchina di Bethany.
«Oh, devi vedere le foto che ho fatto mentre ti bucava la lingua! Ha fatto male eh?» cominciò a dire con un sorrisino ebete dipinto in volto.
Scossi la testa, incenerendola con lo sguardo.
«No, ma appena torno in me te la faccio pagare» dissi con la lingua dolorante e gonfia.
Lei rise e partimmo, fortunatamente non trovando traffico.
«Come faccio a nasconderlo a mia madre?» le chiesi sperando che almeno lei avesse un'idea, perchè io non ne avevo.
Lei mi lanciò uno sguardo meravigliato, poi torno con gli occhi sulla strada:«Adesso ci pensi? Dopo averlo fatto?»
Sorrisi e annuii, constatando che la mia lingua si era gonfiata ancora di più.
Beth fermò la macchina davanti casa mia, una volta arrivate. Si voltò verso di me. «Buona fortuna» disse riferendosi a quell'uragano che sarebbe diventata mia madre, una volta scoperto che mi ero fatta il piercing.
Riluttante entrai in casa.
Oh, cavolo.
Mia madre era in casa. Cosa alquanto strana visto che di solito tornava quasi ogni sera a ore diverse, perchè facendo il medico a volte l'ospedale spostava il turno, eccetera, ma non tornava mai così presto. Non ci pensai più di tanto. «Sono a casa» provai a dire nel modo più normale possibile, malgrado il gommone che mi si era formato al posto della lingua, che mi faceva parlare come una cogliona.
Mi ingraziai mentalmente per aver litigato con mia madre poche sere prima, almeno non avrei dovuto parlare con lei. Cercai di salire velocemente le scale, ma lei mi chiamò, uscendo dalla cucina e salutandomi. Merda. Merda.
«Tesoro, com'è andata l'uscita? Spero bene» chiese sorridente.
Oh ma certo, lei sapeva che io ero uscita con Beth e non dove fossi andata veramente.
I nostri occhi si incrociarono. Erano dello stesso colore i nostri occhi. Verdi come i prati e le chiome degli alberi. Annuii per rispondere alla sua domanda e lei sorrise un po' più debolmente.
«Appena arrivano Nash e Ben raggiungetemi in cucina che devo parlarvi» aggiunse allontanandosi per tornare a cosa stava facendo.
Cazzo. Quando mia madre organizzava riunioni in cucina era perchè si trattava di qualcosa di serio.
Mi rintanai in camera mia, con le cuffiette infilate nelle orecchie, e la musica sparata al massimo, cercando di far sgonfiare la lingua con l'acqua gelida.***
Mi sedetti, imitando Ben che si era sistemato sulla sedia accanto alla mia, mentre Nash restò in piedi. La mamma era seduta di fronte a noi, in silenzio. Probabilmente stava cercando le parole giuste per dirci ciò che doveva. Alzai un sopracciglio pensando a cosa potesse essere.
Ero riuscita a far sgonfiare un poco la lingua, ma sapevo che mi si sarebbe rigonfiata a breve, perciò prima parlava, meglio era.
La mamma si schiarì la voce, cominciando poi a parlare: «Ragazzi, oggi al lavoro ho ricevuto una telefonata da Los Angeles, dove, non so se ricordate, qualche hanno fa avevo chiesto lavoro».
Per qualche strano motivo avevo una vaga idea di come potesse proseguire.
La mamma alzò lo sguardo, prima fisso sulle sue mani poggiate sul tavolo e ci guardò negli occhi.
«Mi hanno...beh sì, mi hanno offerto un lavoro. Molto migliore di questo.»
Bene, come non detto.
«Mi pagano molto di più, e per molte meno ore di lavoro...senza straordinari potremmo permetterci molto di più di quanto ci permettiamo ora» concluse sospirando.
«NO!» Scossi la testa. Ma stavamo bene qui! A parte la città di merda, la gente di merda, gli insegnanti di merda...okay, faceva tutto piuttosto schifo, ma almeno qui avevo Beth, avevo un boschetto in lontananza che mi piaceva osservare quando fumavo, avevo la mia "fama" di cattiva ragazza...
Lanciando un'occhiata a Ben capii che si stava incazzando. Ma almeno lui la calma la sapeva mantenere anche quando era arrabbiato.
Nash invece guardava la mamma e basta. Capii che era dalla sua parte, malgrado avrebbe dovuto abbandonare gli amici e la sua vita qui.
Ben scosse la testa e la mamma intervenne.
«So che chiedo tanto. Avete una vita qui, ma non ho mai potuto darvi una vita piena di privilegi, e da donna single con tre figli non è semplice...cercate di capire. Ora l'occasione di farvi vivere bene ci è stata presentata e mi piacerebbe molto coglierla.»
La osservai. Aveva ragione, del resto. Lavorava tantissimo e si sacrificava per farci stare bene. Ma...trasferirci? Era una scelta importante.
Oh al diavolo sto cazzo di piercing, dovevo dire la mia o sarei esplosa di lì a poco!
«No, cacchio mamma! Posso capire il lavoro, e il resto ma....trasferirci...».
La mamma poggiò la sua mano sulla mia e mi sforzai per non sfilarla dalla sua stretta. Non mi piacevano le effusioni, ma non mi piaceva neanche ferire mia madre. Non lei che era già stata ferita abbastanza.
Sapevo che aveva visto il piercing perchè il suo sguardo vagò per qualche attimo sulla mia bocca, incredulo, ma capendo che non era il momento non disse nulla.
Nash prese in mano la situazione: «É una decisione importante...hai già dato conferma?»
Lei abbassò lo sguardo per un momento poi annuì esitante.
Non resistetti più. Sfilai la mano dalla sua stretta e mi alzai, facendo strisciare la sedia sul pavimento. «Quindi saremmo partiti lo stesso, con o senza il nostro consenso! Stavo cominciando a pensare che per una volta rispettassi veramente i nostri pareri, ma ecco che ci freghi come sempre» urlai.
Avanzai verso la porta ma mia madre mi fermò: «Non avevo scelta, tanto prima o poi avrei perso comunque il lavoro, non potevo più sopportare quegli orari»
Scossi la testa schifata dal suo comportamento «Io non vengo con te»
«Non hai scelta Tiffany, sei minorenne e sei sotto la mia responsabilità» rispose lei con gli occhi lucidi.
Un'idea mi attraverso la mente. Nash e Ben essendo maggiorenni sarebbero potuti rimanere...si certo e con quali soldi avrebbero potuto permettersi di vivere?
Spostai lo sguardo su di loro, rassegnati come me. Ma ero solo io quella delusa dal comportamento di mia madre? Oppure non lo davano a vedere?
Scossi di nuovo la testa, in segno di disapprovazione. La mamma fece qualche passo ma io indietreggiai. Allora, rassegnatasi all'idea di farmi cambiare idea disse solo: «Si parte mercoledì»
Mi sorpassò e si ritirò nella sua camera.
Mi voltai verso i miei fratelli che avevano lo sguardo basso. Possibile che solo io fossi capace di affrontare la mamma?
Pur capendo il motivo del suo comportamento non potevo trascurare il fatto che fosse stata così stupida.
Andai in camera mia, aprii la finestra e accesi una sigaretta. E come ero abituata a fare, mi accoccolai sul davanzale, osservando la carta e il tabacco che bruciavano in contemporanea col mio cuore.
STAI LEGGENDO
Fall (sospesa)
RomanceDopo quella sera, quella fottuta sera in cui mio padre ci abbandonò, tutte le mie certezze sparirono, sostituite da un vuoto. Una voragine. Tutti quegli anni passati a ereggere barriere invisibili intorno a me, tutti quegli anni passati a fidarmi d...