Miguel era davanti a me, in tutta la sua arroganza.
La prima cosa che mi venne in mente quando lo vidi era che me la doveva pagare per il bacio che mi aveva rubato durante la partita di football qualche mese prima.
La tipica frase "perdono ma non dimentico" con me non valeva. Io non perdonavo e non dimenticavo, ma mi vendicavo e la facevo finita.
Sorrisi in modo evidentemente falso a Miguel abbassando lo sguardo sulle sue orrende scarpe da bambino viziato, che si abbinavano in modo pessimo con la camicia di jeans che indossava.
Non persi tempo a salutare, anche perché lui non me ne diede il tempo.
«Che piacere rivederti» esordì avvicinandosi e prendendomi la mano, per poi portarla alla bocca e baciarla.
«Non dirlo a me...» mormorai sarcastica.
Tirai indietro la mano appena finì di esibirsi in quello spettacolino da finto gentiluomo e la portai di nuovo al bicchiere che stavo reggendo.
Si avvicinò ancora, appoggiandosi con le braccia sul bancone e lanciandomi sguardi languidi. I ragazzi vicino a lui continuavano a fissarmi e fumare, e pensandoci bene anche io avevo bisogno di una sigaretta.
«Che avete da guardare?» chiesi bruscamente, sentendomi osservata.
I ragazzi non dissero niente, qualcuno ridacchiò, ma alla fine distolsero lo sguardo. Aprii la borsetta e tirai fuori la mia sigaretta, per poi accenderla.
«Non me ne offri una?» chiese Miguel, prendendo il bicchiere che la sorella di Nathan gli stava porgendo.
«No»
Sentii altre risatine da parte dei suoi amici, ma lui li zittì con un'occhiataccia.
«Andiamo piccola» si posizionò di fronte a me, e si avvicinò tanto, troppo per i miei gusti.
«Non facevi così la sera in cui ci siamo conosciuti»
Il desiderio di saltargli addosso e ucciderlo di botte era tanto, ma cercai di trattenermi, col risultato però di stringere troppo il bicchiere di carta e accartocciarlo.
Lo posai sul bancone dietro di me, e lo allontanai poggiandogli due mani sul petto.
«La sera in cui ci siamo conosciuti avevo bevuto troppo e tu ne hai approfittato per baciarmi» mi giustificai, riuscendo a farlo indietreggiare.
Lucas aveva ragione quando diceva che non dovevo andare in giro da sola lì dentro. Però c'era la sorella di Nathan lì, giusto?
Oh Tiffany, che diavolo stai blaterando! L'hai appena conosciuta, anzi ci hai scambiato poco più di due parole!
Appena mi prese per i fianchi cominciò a salirmi la nausea.
La scena di Logan che cercava di toccarmi si parò davanti ai miei occhi, e cominciò a mancarmi il respiro.
Panico? Assurdo!
Mi trascinò lontano, non capii dove, non riuscivo più a organizzare la mia mente, non riuscivo a comandare le mie gambe, che ormai camminavano da sole. Venni appoggiata contro qualcosa, un muro forse. Non riuscii a vedere molto, la mia vista era offuscata. Probabilmente, visto che c'era meno rumore, ci trovavamo in un posto isolato, lontano dal salotto, che invece era gremito di gente e quindi rumoros0.
Vengo sbattuta contro il muro.
Il peso di Logan addosso. Preme contro il mio petto e i miei seni, una mano mi tiene la vita.
Provo a scostarlo da me, spingo le mani sul suo petto, ma non riesco a farlo muovere di un passo. Ho paura.
L'immagine di Logan sovrapposta a quella di Miguel mi terrorizzò.
Compiva le stesse azioni che io avevo già subito da Logan.
Provai a battere le palpebre, scioccata dalla mia immobilità.
Miguel provò a toccarmi di nuovo, ma riuscii con uno sforzo immenso a spostare le sue mani.
Un momento.
Questa non era paura. Queste non erano le mie reazioni, io non ero scioccata.
Questa era droga.
Tutto d'un tratto capii cosa e come era accaduto tutto questo. Mi posò una mano sulla bocca quando provai ad urlare e la premette talmente forte da farmi mancare il respiro. Posò l'altra mano sul mio seno, e la fece scorrere su tutto il mio corpo. Scalciai, ma invano. Cercai di non piangere, perché sarebbe stato ancora peggio, avrebbe visto le mie debolezze e ne avrebbe approfittato ancora di più. Anche se vedevo già il peggio, perché questa volta non ci sarebbe stato nessuno di così umano da venirmi a salvare. Cominciai a piangere senza accorgermene, mentre Miguel provava a sollevarmi il top.
«Bastardo»
Esatto, stavo pensando proprio a quello!
Ma non ero stata io a parlare. Girai la testa di scatto, e anche Miguel fece lo stesso, stupito quanto me di sentire la sua voce.
Grazie a Dio. Perché lui era sempre vicino, pronto per salvarmi?
Lucas avanzò velocemente, il viso corrucciato in una smorfia piena di rabbia e odio.
La mano di Miguel allentò la presa e così riuscii a respirare meglio, mentre osservavo inerme Lucas scagliarsi contro Miguel. Lo prese per il collo e lo sbatté contro il muro, ancora e ancora. Lo lanciò a terra, ma Miguel si alzò velocemente e riuscì a dare due fortissimi pugni a Lucas.
Però con una incredibile forza lui resistette.
Sta resistendo per me. Non sapevo se crederci sul serio, ma per il momento era l'unica cosa che mi faceva tenere gli occhi aperti e che mi faceva sentire meglio.
Quando cominciai a vedere del sangue, sicuramente di Miguel, mi allarmai.
«Lucas» sussurrai per chiamarlo, ma tossii, sentendo la gola secca.
Lui si voltò immediatamente, lasciando il dolorante Miguel a terra, in quel corridoio. Mi tirò su, mi prese in braccio e mi portò via di lì.
Camminò per un po' senza dire una parola, poi si fermò e mi posò delicatamente a terra.
Mi massaggiai la testa, cominciando a capire già qualcosa di più.
Mi aveva fatto sedere su un prato, non lontano dalla casa di Nathan, visto che si sentiva ancora la musica proveniente da lì.
Non fece domande per i primi due minuti, e gli fui grata per questo. Dovevo schiarirmi le idee e tornare lucida. Mi porse una bottiglietta d'acqua, che afferrai.
«Mi spieghi cosa ci facevi con lui? Perché sei andata in giro da sola?!» chiese con un tono che neanche io saprei definire.
Sembrava disperato, arrabbiato, agitato, timoroso forse. Timoroso che Miguel mi avesse fatto del male? Preoccupato per me?
Finii di bere e mi schiarii la voce.
«Ero andata a prendere da bere e...»
«Perché non hai reagito, diamine!»
Non mi fece finire che si alzò e comincio a torturarsi i capelli, passandosi le mani tra essi più e più volte.
«Come potevo reagire?!» sbottai già al limite della mia pazienza.
«Hai ragione...scusa» sospirò per poi sedersi di nuovo accanto a me, sul prato. Probabilmente si era reso conto di aver toccato un punto debole.
Seguì un attimo di silenzio, ma poi mi convinsi a continue, anche se avevo
«Stavo bevendo quando lui e i suoi amici sono arrivati. Mi ha drogata, ne sono sicura, deve aver sciolto qualcosa nel mio bicchiere. Un attimo prima stavo bene e poi l'attimo dopo non riuscivo a muovermi, era un caos qui dentro» indicai la mia testa, tamburellandoci un dito sopra.
«È stato come...tornare indietro, tornare alla sera in cui Logan...» non riuscii a terminare la frase, perché ero sopraffatta da brutti ricordi.
«Lo ammazzo» fece per alzarsi ma riuscii a trattenerlo per la maglietta, così si risedette. Era evidente che fosse furioso.
«Non farlo, non ne vale la pena» dissi per provare a calmarlo, anche se non sapevo bene se si riferisse a Logan o a Miguel, ma supposi il secondo.
«Hai ragione, per loro non ne vale la pena» rispose, sospirando e trattenendo la rabbia. Poi abbassò leggermente il tono di voce «ma per te sì»
Rimasi spiazzata dalla sua risposta. Lui mi confondeva sempre, prima mi ignorava e poi mi diceva tutte quelle cose troppo nelle da credere: non sapevo mai come comportarmi.
Rimasi in silenzio a osservare il suo bellissimo viso, concentrato sull'erba del prato.
Ad un tratto si alzò, e mi porse la mano.
«Su, vieni» mi invitò ad accettare il suo aiuto, così gli afferrai la mano, tirandomi su. Lui immediatamente mi fece segno di seguirlo, e iniziò a camminare.
«Dove andiamo?» chiesi imbronciata e curiosa.
«Ti riporto a casa»
Non volevo andare a casa, avrei preferito stare ancora con lui ma non dissi nulla perché ero troppo stanca e non volevo farlo arrabbiare più di quanto lo fosse già.
Salii in macchina e chiusi la portiera, senza guardarlo.
Non parlammo per tutto il tragitto, tranne per chiedermi se volevo che accendesse il riscaldamento.
Avevo persino acceso la radio, tentando di riempire quel pesante silenzio.
Lo osservai con la coda dell'occhio, il suo sguardo era fisso sulla strada, e aveva un'aria a metà tra l'incazzato e il triste.
Era impossibile capirlo, come al solito.
Si fermò e spense la macchina.
Guardai fuori dal finestrino e mi accorsi che eravamo appena arrivati a casa mia, così sospirai slacciando la cintura di sicurezza senza dire una parola.
Feci per aprire la portiera, quando lui mi fermò.
«Aspetta» disse, e lo guardai, quasi sorpresa che mi avesse finalmente parlato.
Aspettai che continuasse.
«Io...preferirei che non ci vedessimo più»
Il mio cuore si fermò, e sentii di nuovo qualcosa rompersi dentro di me.
«Ma...» provai a parlare ma lui mi fermò.
«No, niente ma. Non posso continuare così, non...non posso provare dei sentimenti per te.»
I miei occhi si velarono di lacrime ma cercai invano di non farle scendere. Puntò lo sguardo sulla strada per non incrociare il mio.
«Che cosa?» chiesi continuando a non capire.
Noi non ci eravamo mai "frequentati" eppure...era come se lo avessimo sempre fatto, ed era come se in quel momento mi stesse scaricando.
E in fin dei conti, lo stava facendo.
«Te l'avevo già detto negli spogliatoi, durante la partita, che non ho intenzione di provare qualcosa per una ragazza. Non posso capisci?»
Si stava innervosendo, lo capivo da come stringeva il volante, anche se il tono di voce era tranquillo e un po' provato.
Trattenni un singhiozzo. Non gli avrei più parlato? Non lo avrei più visto?
Improvvisamente tutte le mie certezze sembrano crollare.
«Me ne andrò per qualche settimana...non lo sa ancora nessuno» mormorò, continuando imperterrito il suo discorso, senza dare importanza a cosa pensavo o provai io. La rabbia crebbe dentro di me velocemente e non riuscii più a trattenermi.
«Bravo, scappa come hai sempre fatto. Sei solo un vigliacco, scappi da ciò che provi, da ciò che non hai mai ammesso di provare per me.»
Scesi dalla macchina, urlando quelle parole con tutto il fiato che avevo in corpo.
Lui scese a sua volta, e io mi voltai per camminare verso casa, ma mi sentii afferrare per un polso. Mi girai di scatto, liberandomi dalla presa ma continuai comunque a guardare il ragazzo che mi aveva fatto perdere la testa.
«Continui a nasconderti dietro quell'aria da menefreghista senza interessarti di cosa provochi agli altri. Ti odio Lucas, ti odio con tutto il cuore»
Lui sorride amaramente, sbuffando.
«Tu non mi odi affatto! Tu mi ami è questo il tuo problema, lo è sempre stato. E io ho sempre cercato di fregarmene di te, a differenza tua.»
Si scompigliò i capelli.
«Tu sei arrivata e mi hai rovinato la vita, hai rovinato tutto!» aggiunse gesticolando.
La tentazione fu forte di me: alzai il braccio e lo schiaffo arrivò con forza sulla sua guancia, tanto da fargli voltare la testa da un lato.
Rimase immobile.
«Sei un egoista schifoso. Non sei l'unico che ha avuto la vita rovinata, anzi sei stato proprio tu a ferirmi ogni volta. E Dio solo sa quante volte ho pianto e sofferto per te, ma no, io ho continuato a starti dietro come una povera stupida, provando a farmi notare da te, aspettando non so cosa da quel cuore di pietra che hai! Hai solo giocato con me» urlai tra le lacrime, puntando un dito contro il suo petto.
Lui abbassò lo sguardo, ma non aggiunse altro.
«E ora vattene, scappa.» lo incoraggiai falsamente. Lui si allontanò di qualche passo.
Prima che potesse dire qualcosa mi allontanai a grandi passi, correndo, delusa da lui per l'ennesima e ultima volta.
STAI LEGGENDO
Fall (sospesa)
RomanceDopo quella sera, quella fottuta sera in cui mio padre ci abbandonò, tutte le mie certezze sparirono, sostituite da un vuoto. Una voragine. Tutti quegli anni passati a ereggere barriere invisibili intorno a me, tutti quegli anni passati a fidarmi d...