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Cosa potevo indossare per quella dannata sera che fosse un po' elegante?
Non mi ero portata nulla di troppo vistoso e avevo preso pochi abitini.
Avevo sistemato tutto nella cabina armadio, cercando di non far caso alle continue chiamate da parte di Beth, Rose e i miei fratelli. Avevo tolto la suoneria e lasciato il telefono lontano da me, sul letto.
Non avevo idea di cosa indossare, del resto non avevo mai partecipato a quel tipo di cene, ma sapevo che un semplice abito sarebbe andato più che bene.
Tirai fuori un tubino nero abbastanza aderente e leggero e lo indossai.
Era troppo serio, noioso e elegante e non esagerato.
Posso dire che lo odio.
E quindi di sicuro agli altri piacerà.
Infilai un paio di décolleté rosa antico e
i capelli li lasciai abbastanza semplici, puntando all'indietro i ciuffi davanti con due forcine.
Non mi preoccupai per gli orecchini visto che indossavo i soliti anellini. Ero pronta, o quasi.
Mi osservai allo specchio appeso alla parete. Era alto quanto me.
Avevo ancora le mie care amiche occhiaie, in bella vista, perché quella mattina non avevo perso tempo con il trucco.
Misi poco fondotinta per coprirle, e passai del mascara sulle mie ciglia lunghe. Passai del rossetto color carne sulle labbra ed ero pronta.
Presi una delle mie borsette e ci infilai dentro l'essenziale.
Dovevo fumare assolutamente, per calmarmi e scaricare la tensione accumulata nella giornata.
Appena scesi al piano di sotto, non vidi nessuno. Mi guardai attorno per ricordare dove fosse la sala, e provai ad andare verso sinistra.
Fortunatamente ci avevo azzeccato, perché vidi subito i tre divani neri di pelle, e la televisione con lo schermo gigante.
«Cerca qualcuno?»
Mi girai sentendo quella voce femminile con un particolare accento spagnolo.
Quella doveva essere Maria; era una donna bassa e cicciottella, con un viso paffuto e abbronzato. I capelli scuri erano legati in uno chignon, e gli occhi erano scuri e allegri.
Le sorrisi. «Oh, sì cercavo Ryan»
Lei mi osservò per qualche secondo. «È sua figlia?» chiese incrociando le braccia al petto prosperoso.
Aveva un'espressione severa, quasi mi faceva paura.
Annuii, e solo allora la sua espressione cambiò completamente.
Un grande e caloroso sorriso si dipinse sul suo volto.
«É una ragazza molto bella»
«Oh grazie, ma mi dia del tu» dissi leggermente imbarazzata.
Era una donna così graziosa e gentile...
«Lei deve essere Maria» aggiunsi.
«Si sono io» rispose. «Venga, suo padre la aspetta»
Non si era ricordata di darmi del tu, probabilmente era così educata che neanche aveva preso in considerazione l'idea.
Mi guidò verso l'ingresso, dove mio padre, in giacca e cravatta, mi aspettava.
«Stai benissimo» disse vedendomi.
«Grazie» mormorai.
«Uhm» si schiarì la voce. «Dovrei presentarti delle persone» disse, aprendo la porta d'ingresso.
Fuori era buio e il vialetto era illuminato da alcune lucine posizionate nelle piastrelle, che creavano un'atmosfera bellissima.
«Chi?» chiesi aggrottando la fronte, confusa.
Poco più il là notai una donna e un ragazzo in piedi.
Ci avvicinammo, mentre io cercavo di capire se quella fosse la sua fidanzata, o sua moglie o...
«Tiffany, loro sono Lisa, la mia compagna, e Eddy, suo figlio» disse lui indicando prima la donna bionda e poi il ragazzo alto e robusto di fonte a me. Lei era una bella donna: magra, alta, bionda e bella. Ispirava fiducia, simpatia e perfezione.
Lui era un ragazzo che incuteva inizialmente paura, a causa della robusta statura. Sembrava un armadio. Alto, spalle larghe, capelli biondo scuro, occhi chiari e viso serio, aveva un'espressione corrucciata.
Non sapevo come reagire: se arrabbiarmi perché mio padre si era rifatto una nuova vita dopo di noi, o essere indifferente a tutto ciò.
«Lisa, Eddy, lei é mia figlia Tiffany. Starà da noi per un po'» continuò mio padre stavolta rivolto a loro, presentandomi.
«Molto piacere» sorrise Lisa, distendendo le labbra dipinte di rosso e tendendomi una mano.
«Piacere mio» risposi stringendogliela. Lei mi attirò a se dandomi due baci sulle guance, inondandomi le narici con il suo profumo.
Che donna espansiva.
«Ciao» disse il ragazzo osservandomi.
Avrebbe fatto perdere la testa a qualsiasi ragazza. A tutte tranne che a me, e non penso ci sia bisogno di spiegare il perché.
Era robusto, muscoloso e gli occhi azzurri facevano sempre colpo abbinati a una rada barbetta. Non aveva una voce troppo possente.
«Oh dimenticavo» disse mio padre «la tua macchina è laggiù»
Indicò il fondo del cortile, così camminai fin laggiù per vederla e...WOW!
Era una macchina nera sportiva, a dir poco bellissima. Chissà quanto era costata.
E così mio papà dal suo lavoro di meccanico era passato a possedere una concessionaria...se non di più.
Ero rimasta troppo a fissarla, perché mio padre mi chiamò.
«Faremo tardi» aggiunse.
Corsi verso la macchina, anche se risultava difficile per via dei tacchi.
Salii sulla sua macchina, diretti verso quella sfarzosa ed elegante e noiosa cena.
Sì, non ero il tipo da cose di quel genere, non so se si era capito.

***

«La vuoi smettere di fissarmi le tette?» sbottai infastidita.
Era da quando era iniziata quella cena, che sembrava quasi un matrimonio dalla bellezza, dall'eleganza e dalla sfarzosità del posto, che Eddy mi fissava.
Lisa e Ryan erano a parlare con altri colleghi e potenziali clienti e soci, e ci avevano lasciati lì, a mangiare.
«Si può sapere che problemi hai? Non hai una ragazza a cui palpare le tette tutto il giorno?» aggiunsi seccamente, posando la forchetta nel piatto.
Non penso che qualcuno come lui sia single, del resto è un bel ragazzo, non è il mio tipo ma è pur sempre qualcuno che attira l'attenzione.
Lui scoppiò a ridere, divertito.
Ma che problemi ha?
Corrucciata guardò il mio piatto quasi vuoto.
La sua risata entrava in contrasto con il suo aspetto da duro, facendolo apparire quasi tenero.
«Se non fossi gay, Tiffany, potrei dirti che hai delle belle tette, ma essendolo, ti dico che il vestito che indossi é molto carino, e quello che stavo cercando di capire è di che marca fosse»
Rimasi per un attimo senza parole. Non avevo mai conosciuto una persona gay, e per me era una sorpresa.
«Cosa?» chiesi incredula, vergognandomi per averlo accusato così in fretta.
Il problema era che non lo sembrava affatto.
«Si sono gay, e se sei omofoba non è un mio problema» alzò le spalle, e continuò a mangiare.
Scossi la testa. «No niente... del genere, solo sono rimasta sorpresa»
Alzò lo sguardo dal piatto, dubbioso.
«Non sembri gay» aggiunsi spiegandomi.
Bevvi un sorso di vino dal calice davanti al mio piatto.
C'erano tre bicchieri diversi, ma io usavo sempre lo stesso, forse ero poco elegante ma tutte quelle posate e tutti quei bicchieri mi confondevano.
Non mi ricordavo mai quale avevo già usato e quale dovevo ancora usare.
«Beh ci credo, non c'è l'ho scritto in fronte» disse ridendo di gusto.
Risi alla sua battuta e per poco non sputacchiai tutto in giro.
Mi stava simpatico: era sarcastico come me, metteva subito in chiaro le cose...era deciso ecco. Eravamo simili.
«Attenzione a non far cade una goccia di vino su questa tovaglia di seta altrimenti ti cacceranno da questo posto!» scherzò, fingendosi un cameriere arrabbiato.
Continuai a ridere, posando il bicchiere per evitare di fare disastri.
«É una cosa pubblica?» chiesi riferendomi alla sua sessualità.
Lui fece spallucce. «Beh mia madre lo sa, solo tende a fare finta di nulla, ma so che non ne è molto felice...»
Parlammo per tutta la sera, anche del perché fossi da mio padre, e scoprii che anche lui e Lisa abitavano con lui.
«Così i tuoi genitori hanno divorziato molto tempo fa?» chiese.
Mi chiesi se non sapesse nulla.
Mio papà non aveva raccontato loro niente del suo passato?
«Ehm, sì» risposi rimanendo vaga.
Non volevo che lo scoprissero da me, e nel dubbio lasciai stare, ma avrei dovuto chiedere a mio padre spiegazioni. «Quando ero piccola»
«Era da tanto che non lo vedevi allora, visto che in tutti e due gli anni in cui mia mamma e Ryan sono stati insieme non ti ho mai visto»
Annuii mangiando un altro pezzo di pesce. Aveva un aspetto piuttosto strano, e sembrava che sopra ci fossero delle erbe aromatiche o spezie.
Lo assaggiai.
Oddio, che schifo.
Non mi piaceva per niente, e alla mia smorfia di disgusto Eddy scoppiò a ridere.
Mi ripulii la bocca e cominciai a spiegare, lasciano quel pesce disgustoso nel piatto.
«Sí mesi fa abitavo in Kansas, poi io, mia madre e i miei fratelli siamo venuti qui»
«Uh, hai dei fratelli! Penso che andrò molto d'accordo con loro» disse illuminandosi, e strizzandomi l'occhio.
Scoppiai a ridere e precisai: «Entrambi etero»
«Ah» sospirò facendo spallucce, un po' deluso.
Dopo poco la cena finì, così tornammo a casa.
Ryan e Lisa scesero dalla macchina, mentre io e Eddy ancora parlavamo.
«Così non hai un ragazzo?» chiesi curiosa, mentre camminavamo verso casa. Ryan e Lisa erano davanti a noi di qualche metro, così non ci potevano sentir
«Beh, una specie» disse sorridendo. Le sue guance si arrossarono leggermente. «Siamo scopamici» sussurrò, probabilmente per non farsi sentire dalla madre.
Oh Dio, un altro no!
Come se Lucas non bastasse.
«Oh» dissi basita, restando a bocca aperta.
Rise.
«Fa così schifo?»
«Nah...solo che il ragazzo di cui mi sono...» mi interruppi, correggendomi «che mi piaceva...ha lo stesso tipo di relazione con una ragazza»
Entrammo in casa seguendo i nostri genitori. Avevo sonno e volevo solo dormire anche perché domani avrei avuto scuola.
«Mmh, é per lui che sei venuta a stare qui per un po' vero?»
Come faceva a... «Beh era abbastanza ovvio, il tuo sguardo diceva tutto»
«Tu mi leggi nella mente» affermai quasi spaventata. Rise divertito, per poi sbadigliare.
«Bene direi che ho abbastanza sonno per andare a dormire» disse stiracchiandosi. Sembrava un orso.
«Vado anche io, domani ho scuola» dissi indicando la camera.
«AH AH piccola sfigata» disse scompigliandomi i capelli.
«Perché tu non ci vai?» chiesi non capendo.
«Ho finito il liceo l'anno scorso, ho preso un anno libero. Dal prossimo andrò al college»
Annuii, per poi salutarlo.
«Buonanotte orso» dissi allontanandomi.
«Orso??»
Mi voltai ridendo. «Si sembri un orso»
Lo sentii ridere. «Buonanotte cara»

Fall (sospesa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora