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Simone prima esce dalla sala, cerco di tirarmi su ma non ci riesco, mi aiuta ad alzarmi una volta tornato. Mi fa male un sacco la caviglia. Mi accompagna in ufficio e mi appoggia sul divano.

«ti fa ancora male?» mi chiede preoccupato.

«no non tanto, ma non credo di poter ballare» rispondo.

«bisogna chiamare qualcuno che ci aiuta» non avrei voluto questo. Ma la caviglia non mi avrebbe dato tregua se l'avessi sforzata.

«ho Jennifer la mia migliore amica»

« è Jennifer fammi capire come è??» mi chiede con l’occhio furbo. Ora lo ammazzo!! Veramente non ce la fa a non fare il figo della situazione?

«ma la smetti di fare il marpione!» esclamò velocemente. Mettendomi sul divanetto che c'era.

«eddai che scherzavo! Vuoi che ti accompagno a casa?» se mi accompagna rischio di farlo incontrare con mia figlia e quasi nessuno sa qui dentro che ne ho una. Non voglio che si parli della mia vita privata qua dentro. Nessuno sa nemmeno di Michele e di tanti casini.

«No grazie, chiamo Michele il mio fidanzato» mi guarda serio. Dovevo inventarmi qualcosa al momento. So benissimo che io e lui non siamo più niente, non lo saremo mai più, le cose ormai si sono rotte per colpa sua. Ma non potevo dirgli tutto. Ci conosciamo da due giorni.

«ah! E allora ci vediamo domani» è un po' deluso.

« si. - sta per uscire - Simo, grazie» esce dall’ufficio, mi alzo e zoppicando, chiamo Michele che mi dice di aspettare che arriva. Poi vedo Simone tornare, aveva dimenticato il portafoglio.

« domani chiamo Jennifer cosi iniziamo le prove» gli dico. Non mi guarda in faccia

«va bene, sicura che viene qualcuno a prenderti?» mi domanda.

«si » mi saluta e va via. Forse c’è rimasto un po’ male, ma io sono fatta cosi. È difficile far entrare nella mia vita qualcuno.
Michele mi viene a prendere, decide di portarmi al pronto soccorso per controllare la caviglia. Protesto per tutto il viaggio perché non volevo andarci. Dopo una lunga attesa, visto il codice verde, mi fanno entrare. Faccio una radiografia, l'ortopedico mi dice che : non c'è nulla di rotto, devo stare a riposo almeno due settimane perché altrimenti potrei fare una rottura alle ossa. Credo di non aver mai conosciuto la parola «riposo» sono sempre stata impegnata su tutto.

« Emma, domani non posso portarti a lavoro. Chiama qualcuno!»

« scusa? »

« ho un colloquio di lavoro importante»

« oh sì immagino! Devi vedere quelli? Giustamente non puoi stare dietro di me almeno per questi giorni. »

« ti ho detto solamente che domani non posso. Perché protesti?»

«domani sarebbe il tuo giorno con Carlotta. Se non puoi fare per me niente non lo puoi fare per lei »

« nel pomeriggio sono libero. Posso stare con lei. Non incomciate di nuovo»

« tu continuerai in questo modo. Con tutte le scuse del mondo, troverai sempre un pretesto per vedere quei coglioni a cui devi soldi. Ti metti nella merda è nemmeno....»

« ma chi ti ha detto che devo vedere quelli. Stai facendo tutto tu! Emma ho un colloquio credimi. Adesso vai a casa» siamo arrivati sotto casa mia. Lo guardo. Non gli rispondo. Zoppicante mi avvio. Lo odiavo con tutta me stessa.

La voglia di rincomiciare. 🤍Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora