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Arrivò alla scuola di danza, entro in ufficio e c'è Simone che guarda alcuni video su il cellulare. Non so nemmeno io perché entri qui senza domandare il permesso. Dovrebbe già stare in sala prove con i ragazzi anziché aspettare a me.

«ah alla buon'ora emma! » mi dice sarcastico.

«guarda non ti ci mettere pure tu oggi non è giornata! » gli dico. Stamattina ho iniziato la giornata a piede sbagliato, Carlotta non si voleva svegliare, siamo arrivati a scuola in ritardo e come se non bastasse pure la gomma ho dovuto cambiare alla macchina perché ho bucato.

«qualcuno ti ha fatta incazzare?  »

«ma che importa a te! Senti Simone quello che succede fuori di qui su di me resta la. A te non deve fregare nulla»

«Emma, un patner deve sapere le cose. Altrimenti non ha senso ballare insieme. Se sei arrabbiata con...» lo blocco subito.

«non sei il mio confidente, quindi sbrigati e andiamo in sala»

« perché fai anche tango latino americano? Pensavo ci fosse qualcun'altro!»

«mi dispiace. Ma qui non c'è nessunaltro che fa diversi stili come me, questi ragazzi vanno formati al meglio, ci sono altre insegnanti all'interno della scuola che fanno moderno e contemporaneo. Io sono più sul classico e sul latino americano. » rispondo « muoviti prendi ste scarpe andiamo» dico prendendo la busta che mi serviva.  Annuisce senza fiatare. Raggiungo la sala, saluto i ragazzi, cerco la musica sull'iPod e poi arriva Simone devo pure incazzarmi per i ritardi. Non sopporto iniziare le cose a scoppio ritardato. Proviamo con i ragazzi, alcuni pezzi della coreografia, mentre sto mostrando il balletto di ieri senza punte. Non mi concentro è la presa viene male. Metto la caviglia in modo da farmi male.

«stai attento cavoloooo» gli urlo. Ma so benissimo che la colpa è mia!

«non vorrei dire prof:  ma era leggermente in ritardo con i passi e verso di lui» sto zitta non dico nulla mi alzo ma mi fa male la caviglia. Aveva ragione Giulio non c'ero proprio con la testa.

«stai bene? » mi chiede preoccupato.

«mi sa che mi sono slogata la caviglia» rispondo arrabbiata. Esce a chiedere del giacchio e poi torna, mi toglie la scarpa e mi mette il ghiaccio sulla caviglia. Non so se è il freddo il contatto con esso ho i brividi. Mando via i ragazzi per oggi avevamo finito.

« eri fuori tempo. Perché?»

« non ti devo nessuna spiegazione. Mi sono semplicemente distratta e anche tu però non ero attento a ciò che stavo facendo»

«Eri più indietro di me Emma. Come pretendi che potessi aiutarti. Sono stato attento ma sei scivolata comunque. » non rispondo continua a tenere il ghiaccio premuto sulla mia caviglia un po' violetta.

« oggi sei strana. È il secondo giorno che sto qui...»

« è tieniti al tuo posto. Non sono cose che ti riguardano. Sto nervosa di mio »

«se incide sul lavoro è neccessario che io sappia cosa ti passa per la testa. Non sono mica mago Forrest eh !!» mi risponde stizzito. Gli levo la mano dalla mia caviglia e anche il ghiaccio. Mi alzo, Madonna che dolore. « non fare l'eroina che tanto non lo sei»

« Simone mi hai stufato ok! Puoi andare anche a casa. Non ho bisogno della balia. Ci vediamo domani» gli dico incazzata nera. Ma guarda questo oh! 

La voglia di rincomiciare. 🤍Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora