Capitolo 42

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Era arrivato il momento della partenza,non volevo allontanarmi da Jacopo per una settimana,e non volevo stare con quel tipo,non che non mi andasse a genio,ma io sono una ragazza a cui serve un punto di riferimento,se Jacopo non sarebbe venuto io avrei ceduto al fascino di Thomas.

Qualcuno mi definirebbe una ragazza facile,invece credo di essere solo una ragazza indecisa,ma se Jacopo mi desse un po di fiducia questo non accadrebbe.

Veramente mi ero anche un po stufata che le uniche persone a sapere di noi erano Zhara e Zack,e per incontrarci andavamo sempre dove non c'era nessuno, ora che ci pemso non mi aveva nenache mai baciata in presenza di Zhara.

Cercava di tenermi segreta? Forse aveva un'altra ragazza,d'altronde lui sapeva sempre dov'ero, e io non sapevo cosa facesse mentre non era con noi.

Era un ragazzo misterioso,questa cosa mi eccitava e allo stesso tempo m'impauriva.

Non ho mai provato a chiedergli cosa facesse quando non ci vedevamo, ma lui non me lo ha nenache detto di sua spontanea volontà.

Durante tutto il viaggio mia madre continuava a parlare di come saremmo stati bene tutti insieme, mentre io pensavo a come chiedere spiegazioni a Jacopo appena sarei tornata.

Mi voltai, per trovare Thomas che mi stava guardando,aveva lo sguardo fisso su di me e non aveva alcuna espressione, sembrava quasi stesse sognando ad occhi aperti.

Non gli diedi molta importanza e continuai a guardare fuori al finestrino, pian piano che salivamo c'era più neve.

A me piaceva da morire,solo che il giorno dopo stavo sempre a letto con il mal di testa e la febbre.

Arrivati alla baita andai subito nella camera dove stavo quando ero piccola,era la mia preferita in tutta la casa,il nonno l'aveva fatta apposta per me, seguendo i miei gusti.

C'era una scrivania e un cassettone della stessa serie, in legno di quercia,entrambi con rifiniture in oro.

Poi c'era un comò con specchio, e una grande libreria con i miei romanzi preferiti,e le favole dei fratelli Grim.

Su una parete c'era un armadio che ne occupava metà.

Il letto era la cosa che preferivo nella stanza. In pratica era un materasso poggiato su un piano del pavimento rialzato di cinque centimetri, affianco c'era un comodino con sopra una lava lamp rossa.

Sopra il letto,attaccata alla parete, c'era una lampada a muro semplice, di cui potevo scegliere il grado di luminosità.

Avevo una finestra che apriva sul pianerottolo, e che mostrava il panorama, ed è per questo che l'ho scelta.

Appena finii di sistemare i miei vestiti e le mie cianfrusaglie, andai in salone, dove trovai il mio caro nonnino.

«Ciao nonno» dissi correndogli incontro.

«Isabella,come sei cresciuta, è passato un anno»

«Già,ma la colpa non è mia,sai di chi è» entrambi ci voltammo a guardare Papà.

«David,perchè non mi porti più spesso la mia nipotina, sta crescendo troppo in fretta, finirò per non riconoscerla più» disse il nonno sghignazzando.

«Papà,lo sai che Isabella sta male quando viene in montagna, se vuoi vederla puoi anche venire tu,una volta tanto» disse mio padre in tono ostile.

«Ormai non sono più quello di una volta,non posso gironzolare ovunque quando mi pare e piace» mio padre fece una smorfia e andò in cucina.

«Tuo padre è un tipo permaloso, ma lo sai che tu puoi venire quando vuoi » disse sedendosi sul sofà.

«Certo nonno» mi sedetti anche io.

Mi fido di te [in revisione] #wattys2019#Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora