Capitolo 6

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Era mercoledì mattina,il mercoledì avevamo ginnastica,la odiavo.

Aprii l'armadio,c'era la mia tuta preferita,quella nera dell'Adidas,poi indossai una canottiera nera aderente e una felpa grigia,sempre dell'Adidas.

Come sempre mi facevo la cipolla,e poi trucco abbastanza pesante(mascara,matita nera ed eyeliner),non mi piaceva legarmi i capelli,così per sembrare meno orribile mi truccavo pesantemente.

Scesi in cucina,Jacopo non era arrivato,e James stava guardando "Peppa Pig".

Guardai l'orario,erano le 7.30,era presto.
Io di solito non mi svegliavo prima delle 8.00. Forse era per quello che Jacopo ancora non era arrivato.

Sentii il campanello suonare,sicuramente era Jacopo.

«Fammi entrare,sbrigati» sembrava molto spaventato e nervoso.
«Hey cos'è successo?» si indicava la spalla,gli alzai la maglietta per vedere cos'aveva fatto.
«E questo chi te l'ha fatto?» aveva un taglio molto profondo sulla spalla.
«James,vai in bagno,apri il cassetto a destra del lavandino,dovrebbe esserci la garza,prendila, e prendi anche il disinfettante» perdeva molto sangue.
«Isa,s-sto morendo?» stava quasi per svenire dal sangue che perdeva.
«No,stupido,stai solo perdendo i sensi» ero davvero preoccupata,anche se non lo davo a vedere.
«Eccomi Isa,tieni,sbrigati» presi un asciugamano e lo impregnai con il disinfettante e lo pigiai sulla ferita.

Quando ebbi pulito la ferita misi la garza attorno al suo braccio.

Jacopo ancora non aveva ripreso i sensi,lo trascina i fino al divano e lo appoggiai sopra.
«I-Isa sei tu?» tirai un sospiro di sollievo quando sentii la sua voce.

«Oh,grazie al cielo ti sei risvegliato» gli accarezzai la guancia.

«Avevi paura che me ne sarei andato eh?» levai la mano dalla sua guancia e mi alzai in piedi.

«No,è che devi accompagnarmi a scuola, sai non posso andare a piedi» gli indicai il suo braccio.

«Si,certo» si alzò e si avvicinò a me.
«Non ti sarei mancato neanche un po?» lo guardai intensamente nei suoi occhi verdi.

«Neanche un po» risi e uscii fuori con lo zaino in spalla.

Le prime due ore avevamo italiano,la mia materia preferita,prendevo sempre otto a tutti i compiti in classe,e anche alle interrogazioni,anche se non sapevo parlare, mi veniva il nervoso e mischiavo gli argomenti.

Poi c'erano due ore di storia dell'arte,che venivano spezzate dai quindici minuti di ricreazione.

Era ricreazione, io e Jason stavamo andando al distributore a prendere qualcosa da bere,quando sentii una voce in lontananza dal corridoio.

«Hey riccia» ero l'unica riccia nei paraggi quindi mi voltai,quando vidi chi era mi strinsi a Jason.
«C-ciao Mark» mi nascosi sempre di più dietro a Jason.
«Ma chi era quello di ieri,la tua guardia del corpo?» era abbastanza vicino da vedergli l'occhio nero che gli aveva fatto Jacopo.

«Si,problemi?» mi feci avanti.

«E se ti avvicini di nuovo l'occhio nero te lo faccio io» intanto intorno a noi si era creata una folla di gente che gridava come fossimo allo stadio.

«Coraggiosa la riccia» preparai i pugni.
«Mark,tesoro,cos'hai fatto all'occhio?» era una voce dalla folla,sembrava la voce di una ragazza.
«D-Dana,tesoro, tranquilla non è niente» Dana non sapeva dell'occhio.
«ora te lo spiego io,cara Dana» Mark mi fulminò con lo sguardo.
«Vedi,il tuo ragazzo,si è preso un bel pugno nell'occhio da un mio amico» Dana non capiva,mi guardava perplessa,e anche un pò impaurita,come se sapesse il motivo.
«P-perché? » stava tremando come una foglia.
«Lui stava per violentarmi,e per fortuna è arrivato il mio amico» ero sicura di me,non mi faceva paura quello stronzo.
Dana guardava Mark come se fosse un mostro. Eh beh,lo era.
«Oh Mark come hai potuto» Mark si avvicinò a lei.
«Ma dai,le credi,non la vedi com'è,è una stronza invidiosa,direbbe di tutto per farci litigare» Dana si spostò da Mark e si avvicinò a me.

«Si,le credo,anche se ci odiamo a morte so che non mi mentirebbe mai» già io e Dana eravamo rivali dalla seconda media,da quando mi aveva rubato il ragazzo.
«M-ma Dana,io ti amo» Dana era in difficoltà, così intervenni io.

«Mark,vai a raccontare frottole da un'alta parte,sparisci,Dana non ti vuole più, l'hai fatta soffrire anche troppo» Mark mi guardò con gli occhi iniettati di sangue,l'avevo fatto incazzare.

«Te ne pentirai white,te ne pentirai» Mark se ne andò, e Dana mi diede un caloroso abbraccio.
«Grazie,I,per avermi difeso» mi mise una mano sulla spalla.

«Prego,D,lo avrei fatto per chiunque» mentre mi chiedevo perché l'avessi chiamata "D",lasciò la presa dalla mia spalla.

«Ora vado. Amiche come prima?» mi diede la mano.

«Già forse è meglio».

Era suonata la campanella,io e Jason dovevamo tonare in classe.

«Allora,Is,chi era il tipo di ieri? E dimmi la verità» mi guardava serio.

«Era Jacopo il mio baby sitter» scoppiò a ridere.
«Che c'è da ridere?» chiesi infastidita.

«Tu hai un baby sitter? Assurdo»

«Si,non è per me,cioè si,ma perché i miei genitori ultimamente non sono a casa,e il quartiere non è sicuro» mi appoggiò una mano sulla spalla.

«Cosa ci sarà mai di così pericoloso?» incrociai le braccia e alzai un sopracciglio.

«Stamattina,per esempio,Jacopo è entrato in casa con un braccio che sanguinava,aveva un taglio molto profondo,è stato un barbone» Jason deglutí.
«Forse era affamato» dissi sarcastica.

Jason quel pomeriggio sarebbe venuto a casa mia a fare i compiti, mi aiutava con matematica,ero una frana.

Arrivammo a casa affamati,c'era Jacopo che aveva preparato gli spaghetti con il sugo.
«Gnam!» dissi mentre li assaggiavo,mi piacevano davvero tanto.

«Isa,chi è il tuo amico?» chiese Jacopo impreparato.

«Lui è Jason,il mio MAPS» mi guardava con la faccia da punto intertogativo.

«Che sarebbe un MAPS? Tipo un ragazzo?» era un ingenuo,scarso vocabolario.

«Significa "migliore amico per sempre" genio».

Il pranzo fu molto silenzioso, Jacopo mi guardava con la faccia da beota,Jason fissava Jacopo e io,beh,osservavo la scena.

Dopo il pranzo io e Jason andammo nella mia stanza a fare i compiti.

«Is,io vado un attimo in bagno» annuii.

Mi servivano gli appunti della scorsa lezione,provai a cercare nello zaino di Jason, ad un tratto scivolò un foglio dal quaderno che avevo in mano.
«Ma cos-» c'era scritta una poesia. «Vediamo un po» mi schiarii la voce.
«Ho nient'altro che istanti di te,sei la mia carne e il mio sangue che scorre,insieme siamo follia e menzogna,siamo amore condannato all'amore» mi sembrava familiare quella poesia.

«Is che fai?Cos'hai in mano?» ero stata beccata.

«Mmmh...nulla» nascosi il foglio dietro la schiena.

«Is fammi vedere» mi strappò il foglio dalle mani.
«Scusa» gli si arrossarono gli occhi e cominciò a piangere.
«Ho fatto qualcosa di sbagliato?» mi guardò.
«Questa è la poesia che ho scritto per Sel» per la nostra Maps,lui non era gay,era solo timido.

«La nostra Sel?Cioè quindi non l'ha scritta Michael la poesia» ero senza parole.

«Si,ne sono innamorato da tre anni»  e noi che pensavamo fosse gay,era solo timido.

«Perché non glielo dici?» alzò un sopracciglio.

«Tu sei fusa,Is,non posso,siamo amici da troppo» arricciai il naso.

«Ma almeno devi dirgli che la poesia è tua» annuí.

Mi fido di te [in revisione] #wattys2019#Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora