Capitolo 24

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Si,era così, volevo tanto quel corpo sopra il mio,quel calore latente dentro il corpo.

Amavo questa situazione imbarazzante e allo stesso tempo eccitante.

Con lui tutto sembrava normale,le cose complicate non esistevano,tutto si dissolveva intorno a noi,solo noi due.

Ma,dovevo farlo smettere in qualche modo,non potevamo,non dovevo fare lo stesso errore due volte,non dovevo farmi coinvolgere per la seconda volta, non potevo farmi ingannare da quello sguardo penetrante,e da quegli occhi brillanti.

«Stop» dissi urlando.

Jacopo smise per un momento di succhiarmi la pelle e iniziò a guardarmi negli occhi.

«Ho sbagliato qualcosa? » mi chiese lui con i capelli scompigliati e gli occhi fissi sui miei.

«No,tu non hai sbagliato niente,ansi...solo che non possiamo,cioè noi...» mi fece smettere di parlare dandomi un bacio sulla bocca.

«Ti ho detto di smetterla,lo sai che mi arrabbio,per favore» annuì e si sdraiò vicino a me,abbracciandomi.

Ma che stupida sono,lui mi ama ancora,si vede,ma non volevo che passasse tutto così velocemente,cioè che noi ci rimettessimo insieme così presto,poi non sarò io a deciderlo,ma il tempo.

Ma per ora decido io,e dico che è meglio di no.

Ormai i miei erano arrivati da un pezzo,e Jacopo stava ancora in casa,più precisamente nel mio letto.

Avevo paura che entrassero i miei da un momento all'altro.

Ogni volta che sentivo un piccolo rumore mi agitavo,mentre Jacopo dormiva tutto tranquillo.

Era mattina mi girai dall'altra parte per salutare Jacopo, ma non c'era.

Cazzo non c'era,ecco lo sapevo,ora sarò in punizione anche dopo la morte.

Ma perché sono così cocciuta,non penso mai alle conseguenze.

Cercai di scendere le scale,ma quasi non mi ruppi l'altro ginocchio.

O cazzo! Oggi dovevo iniziare le lezioni nella nuova scuola.

Ritornai in camera mia,aprii la finestra per vedere che tempo faceva,richiusi la finestra e apri l'armadio per vedere se c'era qualcosa di comodo.

Mi misi una tuta viola scuro non molto pesante, una felpa grigia con le tasche,abbastanza larga.

Scarpe da ginnastica comode e capelli raccolti a cipolla,trucco normale(matita,mascara ed eyeliner).

Tentai di nuovo di scendere di sotto,ma il tentativo fallì.

«Papá mi potresti aiutare,non riesco a scendere» lo implorai.

Dopo qualche secondo ecco mio padre salire le scale.

Mi prese a principessa e mi portò giù per le scale,portandomi poi in cucina dove c'era già una buona colazione pronta.

«Come stai isa?» mi chiese James indicandomi il ginocchio.

«Tutto a posto...più o meno...» risposi un po incerta,il ginocchio pulsava a volte si,a volte no.

Oggi moo padre ci accompagnò lui con la macchina,James era alla scuola affianco alla mia,le elementari e le medie erano entrambe accanto al liceo,sempre stessa sede solo separate.

Mio padre prima di accompagnarci a scuola passò all'ospedale di paese per prendermi le stampelle e per vedere se il ginocchio era frantumato o solo slogato.

Mi fido di te [in revisione] #wattys2019#Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora