Capitolo 23

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Entrando dentro al ruscello sbattei la testa su un masso,ma non molto forte,il ruscello fortunatamente non scorreva così velocemente.

L'unico problema era che c'erano troppi massi.

Riuscivo a vedere Jacopo si stava togliendo la felpa per venire a salvarmi,oppure farsi una bella nuotata,no sicuramente per salvarmi.

Si buttò nel ruscello e stava venendo verso di me,io continuavo a sbattere di qua e di la addosso ai massi di diverse dimensioni,non avevo voglia di vedere in che condizioni era il mio corpo.

Ad un tratto presi una botta alla testa fortissimo e svenni.

Non sentivo più il senso di freddo addosso,non ero più bagnata,era ovvio che non stavo più in acqua,aprii leggermente gli occhi per poi vedere Jacopo senza la maglia che stava letteralmente sopra di me.

«Tutto a posto,come ti senti?» mi chiese Jacopo molto preoccupato.

«Mi sento un po ammaccata» alzai la testa e guardai lungo il mio corpo, avevo diversi graffi sulle braccia e mi usciva parecchio sangue dal ginocchio destro.

Quasi non mi prendeva un infarto .

«Adesso tu stai ferma ci penso io,ho il permesso di toglierti i pantaloni» annuii.

Quando mi tolse in pantaloni potevo vedere meglio la ferita, deglutii.

Vedevo una ferita decisamente profonda.

Stavo per piangere dal dolore quando Jacopo prese la sua felpa bagnata per pigiarla sul ginocchio.

«Ti sto facendo male?» mi morsi il labbro e annuii.

«Scusa,ma non posso fare altrimenti» strappo i miei pantaloni per farci una specie di pantaloncini e me li infilò su.

Poi mi also in piedi e mi prese in braccio.

Doveva essere molto stanco,non ero leggera come una piuma.

«Sei stanco?» scosse la testa.

«Sei sicuro,no perché posso anche scendere ed andare da sola,siamo quasi arrivati» alzò la testa al cielo.

«Perché?»

«Perché cosa?»

«Perché sei sempre così, vuoi occuparti di te stessa,non vuoi che nessuno ti aiuta» si fermò per un attimo a fissarmi negli occhi.

«Non è vero,non sono così, dipende,tra noi è una cosa diversa,magari se era un altro momento potevi anche aiutarmi » ricominciò a camminare senza parlarmi.

«E comunque non centra niente,io pensavo che eri stanco,e...volevo scendere per farti...riposare» era fisso sulla strada e continuava a non parlarmi.

Eravamo sulla soglia di casa,mamma e papà non c'erano ancora,fortunatamente.

Se sapessero che qua c'è Jacopo e che mi sono fatta male mentre ero con lui sicuramente gli sarebbe successo qualcosa.

«Grazie,ora puoi lasciarmi » si guardò intorno.

«Dov'è la tua stanza?»

«Di sopra» gli indicai le scale.

Mi portò di sopra nella mia stanza,poi tolse la felpa che mi aveva avvolto attorno al ginocchio e mi tolse di nuovo i pantaloni,ma stavolta senza il mio permesso.

Da sola mi tolsi la felpa.

«Avete del disinfettante in questa casa,con della garza?» mi domandò Jacopo aprendo i sportelli del bagno.

«Ancora non ne abbiamo avuto il tempo» alzai le mani.

«C'è una farmacia qua vicino? »

«Dovrebbe stare proprio qua davanti,ma non sono sicura» Jacopo si affacciò alla finestra e annuì.

Dopo un mezz'oretta eccoti Jacopo con il disinfettante,la garza,cerotti e fasce elastiche.

«Grazie...ma non dovevi» mentre Jacopo era giù ero riuscita ad infilarmi un maglione di lana bucherellato e pantaloncini da jogging.

Jacopo mi prese in braccio per portarmi in bagno,misi il piede da curare nella vasca da bagno e Jacopo cominciò a buttarci il disinfettante,faceva malissimo,bruciava da morire,ma sofrii in silenzio.

Quando aveva finito di disinfettare,ovvero di finire il liquido nella bottiglietta,asciugò tutto con un vecchio asciugamano rotto,e poi mise la garza attorno al ginocchio.

Poi quel poco disinfettante che era rimasto lo mise sui graffi che avevo alle braccia e poi ci mise i cerotti.

In fine mise la fascia elastica attorno al ginocchio dove aveva già messo la garza.

«Ora stai meglio,c'è la fai a camminare? » dal suo tono di voce potevo capire che si sentiva in colpa,spero solo che i miei genitori non ci trovano in questo stato,cioè che trovano lui qua.

«No,aiutami ad andare sul letto» misi una mano attorno al suo collo e cominciai a saltellare.

«Stasera rimango qua con te,da sola in queste condizioni non ci stai»

«Ma sei pazzo,e i miei genitori che diranno? E poi non sei più il mio baby sitter» mi sdraiai sul letto e mi misi sotto le coperte.

«Beh,mi nascondo,non voglio lasciarti sola,rimango con te,se arrivano i tuoi mi nascondo da qualche parte» mi sorrise sicuro di se,non mi restava che annuire,infondo volevo tanto che rimanesse li con me,mi piaceva stare insieme a lui.

«Hai fame? Ti porto qualcosa?» mi chiese Jacopo alzandosi dal letto e andando verso la porta.

«No,no non ho fame» fece per tornare indietro quando entrambe sentimmo una porta chiudersi e qualcuno dialogare.

«Sono arrivati i miei sicuramente,nasconditi dentro l'armadio forza».

Dopo un po mia madre entra nella mia stanza.

«Stasera andiamo a cena fuori tuo padre ha già prenotato,esci fuori da quel letto» mia madre rise,e poi anch'io,ma poi venne vicino al letto e mi levò le coperte da sopra. Ora non ridevo più.

«Che cazzo hai fatto al ginocchio?» mia madre era incazzata nera.

«Sono...caduta dalle scale...e mi sono diciamo,slogata il ginocchio...credo,però non ci posso camminare» feci una smorfia con la bocca, mia mamma era un po scocciata ma alla fine mi lasciò a casa e loro andarono a cena fuori.

Jacopo uscì fuori dall'armadio e si sedette vicino a me,io mi ero messa sul divano in camera mia,e lui lo stesso.

Avevo acceso la TV,tanto per passare il tempo,ma sapevo già da allora che non l'avrei guardata neanche con la coda dell'occhio.

«Visto alla fine sono rimasto,ora starò per tutta la notte qua con te» mi fece la linguaccia e io gli diedi uno spintone.

«Quanto sei sciocco».

Jacopo si avvicinò lentamente a me,io lo guardai in modo strano,poi mi morsi un labbro,sapendo già quello che voleva fare.

Si sdraiò sopra di me,e poi cominciò a baciarmi il collo fino alla guancia,e poi i nostri sguardi si incrociarono,eccolo,era in questo momento che ricordai perché ci eravamo fidanzati,i suoi sguardi così passionali,mi faceva impazzire, il suo calore,il suo corpo vicino al mio.

I suoi baci,non me li sono mai dimenticati, erano stupendi,e credo lo saranno sempre.

Mi fido di te [in revisione] #wattys2019#Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora