Capitolo 52

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EMMA

Strinsi la sua mano intrecciata con la mia. Mi fermai davanti ad un elegante condominio del centro, dove a lato del portone spiccava una targhetta dorata con l'iscrizione "Dottoressa Isabel Lee Psicologa e Psicoterapeuta".
Nick accarezzò le mie labbra con un bacio leggero "Ci vediamo più tardi ok?"
Annuii stringendo più forte la sua mano. "Grazie per avermi accompagnato, spero di non averti fatto fare tardi"
Lui mi guardò facendo un sorriso furbo "Al massimo dico a tuo padre che è colpa tua se ho fatto tardi!"
"Si, così chissà cosa pensa!" ribattei ridendo, apprezzando il suo tentativo di alleggerire la tensione "A stasera"

Premetti il pulsante del campanello e la porta si aprì immediatamente con uno scatto. Mi voltai un'ultima volta a guardare Nick che si era già allontanato, prima di introdurmi nell'androne del palazzo dirigendomi verso l'ascensore.
La dottoressa Lee era donna piccolina di origine asiatica, con i capelli a caschetto nerissimi e gli occhi a mandorla.
Il suo studio ricordava un giardino zen, con una fontana posizionata sulla sua scrivania e bonsai un po' ovunque. Mi accolse con un sorriso rassicurante. "Benvenuta Emma" mi salutò facendomi accomodare sulla grande poltrona posizionata vicino alla finestra, dalla quale si poteva ammirare buona parte del centro di Boston.

Era la terza seduta che facevo con lei. Avevo riflettuto tutta la notte sulle parole di Nick, e alla fine mi ero convinta che fosse la soluzione giusta per ritornare a vivere in maniera completa e superare i miei attacchi di panico. Nonostante fossi molto nervosa all'idea, la dottoressa Lee  mi aveva subito messo a mio agio. Durante la prima seduta mi aveva chiesto cosa mi avesse portato da lei e io le avevo raccontato che da alcuni anni soffrivo di attacchi di panico. Lei si era limitata a chiedermi di parlare di me stessa e di come mi sentivo, per cui avevo iniziato con il raccontare la storia dei miei genitori, ma non ero ancora riuscita a raccontare quanto mi era accaduto due anni prima.

Nella precedente seduta, la dottoressa mi aveva chiesto se era successo un evento particolare quando avevo iniziato a soffrire di attacchi di panico. Avevo semplicemente annuito senza riuscire a dire nulla. Lei mi aveva rassicurato, dicendomi che ne avremmo parlato la prossima volta.

"Come ti senti Emma? Te la sentiresti di parlarmi di ciò che accaduto quando sono iniziati i tuoi attacchi?"  chiese con tono pacato e rassicurante la dottoressa, iniziando la seduta.

"Mi sento bene" risposi con un filo di voce, sapendo che avrei dovuto trovare il coraggio di affrontare una volta per tutte quello che mi era successo.

Chiusi gli occhi e con la mente ritornai quella sera.

NICK

Mi incamminai velocemente, voltandomi un'ultima volta a guardare Emma mentre scompariva dentro l'ingresso del palazzo. Era stata taciturna e pensierosa per tutto il tragitto. Sapevo che per lei non doveva essere facile rivangare quanto le era accaduto.

Arrivai in ufficio appena in tempo. Il sig. Miller era molto gentile e disponibile,  ma era intransigente per quanto riguardava la puntualità, anche se ero il fidanzato di sua figlia.

Salutai Moreen che era già alla sua postazione e mi andai a sedere alla mia scrivania.

L'offerta del padre di Emma mi aveva letteralmente salvato dalle minacce di mio padre, oltre ad essere una grandissima opportunità per me. Adesso quindi dividevo la mia settimana in tre giorni all'università, in modo da riuscire a laurearmi entro la fine del semestre, e i restanti due lavoravo per il padre di Emma.

Accesi il pc e iniziai a lavorare sul progetto di una nuova applicazione per tablet da abbinare al programma gestionale ideato dal sig. Miller. Questo progetto avrebbe permesso al padre di Emma di vendere un programma ideato da lui e di inserirsi tra le più quotate aziende di software. Se il progetto fosse andato a buon fine, sarei potuto diventare socio junior della Cooper&Miller.

UN PEZZO DEL MIO CUORE#WATTYS2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora