Capitolo 16

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EMMA

Un'aria fredda mi sferzava il viso, mentre attraversavamo Main Street. Non sentivo il rumore delle auto e degli autobus che sfrecciavano in centro, non vedevo le persone che mi passavano accanto a volte spintonandomi per passare. I pensieri della mia mente continuavano a vorticare su quello che avrei potuto trovare una volta arrivata all'ufficio di mio padre.

Nick camminava a fianco a me. Come mi aveva promesso, quel pomeriggio mi stava accompagnando. Tra un'agenzia di viaggi e un vecchio negozio di dischi, c'era un portone in legno tutto intarsiato e di fianco un'insegna in ottone lucido su cui era recato il nome"Miller & Cooper Corp." Eravamo arrivati. D'istinto, dopo aver suonato il campanello, strinsi la mano di Nick ed entrai.

Salimmo una rampa di scale, e ci trovammo davanti una grande porta a vetri che segnalava l'ingresso dell'ufficio.

Alla reception c'era una signora che avrà avuto una quarantina d'anni, con un tailleur turchese e lunghi capelli biondi. Sulla targhetta c'era indicato il nome, Moreen Marshall.

Mi avvicinai e mi presentai. "Buongiorno Moreen, sono Emma Miller, la figlia del sig. Miller. Potrei parlare con lui?"

"Buongiorno signorina Miller. Il signor Miller in questo momento è in riunione e non può riceverla. Se vuole attendere in quella saletta, appena ha finito lo avviso che lei è qui." mi rispose con un sorriso.

"Certo. La ringrazio" Moreen ci accompagnò in una piccola saletta di attesa, dove c'erano qualche sedia ed un tavolino, dove ci fece accomodare.

Quando la segretaria uscì, Nick mi sussurrò "Beh, a me sembra tutto tranquillo. Forse ha davvero solo tanto lavoro. A proposito di che cosa si occupa tuo padre?"

Sospirai. "Spero tu abbia ragione, Nick. Mio padre vende gestionali informatici alle aziende." risposi, tormentandomi un labbro per la tensione nervosa.

"Deve essere veramente interessante come settore, e mi sembra anche in piena espansione, sono sicuro che è tutto a posto." mi rassicurò.

Mi alzai e andai a guardare fuori dalla finestra, poi iniziai a fare su e giù per la saletta. Ero troppo nervosa per stare seduta.

Ad un certo punto uscii e chiesi a Moreen dove fosse il bagno. Lei mi indicò una porta alla fine del corridoio.

Entrai e dopo aver finito, mentre mi lavavo le mani, sentii delle voci alterate. Una delle due era sicuramente era quella di mio padre.
Decisa a scoprire cosa stesse succedendo, uscii dal bagno e mi avvicinai alla porta da dove provinire le voci.

"Come puoi pretendere di ritornare nelle nostre vite in questo modo? Sei una grandissima egoista! Lo sei sempre stata!" sentii urlare mio padre.
"Egoista io? L'egoista sei tu John! E lo sai benissimo" la voce femminile che aveva parlato mi era familiare, anche se non riuscivo ad identificarla.
"Lo sai benissimo che tutto quello che ho fatto, l'ho fatto per Emma! Non mi puoi accusare adesso di essere egoista, Daisy!"
Sentendo il diminutivo con cui suo padre era solito chiamare mia madre, sentii la terra franarmi sotto i piedi.
"Non puoi sparire per dieci anni e poi tornare come se nulla fosse!" continuò a urlare mio padre.
"Sei tu che non hai voluto che facessi parte della vita di Emma! Ogni volta che chiamavo non me la passavi con una scusa, ogni volta che scrivevo le lettere mi tornavano indietro! Cosa avrei potuto fare?"
Le lacrime iniziano a scorrere sul viso, non riescivo a fermarle. Avrei voluto scappare lontano da lì, da quelle parole che sembravano lame che mi trafiggevano.

Li sentii urlare ancora, ma le mia mente si rifiutava di sentire quelle parole che facevano così male. D'improvviso mia madre spalancò la porta e me la ritrovai davanti. Nonostante fossero passati dieci anni non era cambiata per nulla.

UN PEZZO DEL MIO CUORE#WATTYS2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora