Capitolo 48

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EMMA

Continuai a rigirarmi nel letto senza riuscire a prendere sonno. Le immagini di quanto successo quella sera non riuscivo a togliermele dalla testa.

Se chiudevo gli occhi potevo ancora sentire il calore del corpo di Nick appoggiato a me, la mia bocca a un soffio dalla sua, il desiderio di baciarlo, poi i rumori, io che aprivo la porta e scoprivo mio padre abbracciato a una donna, che la baciava come fosse un ragazzino.

Un attimo ed era stato il caos più assoluto. Mio padre che diceva che doveva spiegarmi, Nick che se n'era andato lasciandomi in quel casino, la donna che dopo dieci minuti buoni di imbarazzante silenzio se n'era andata pure lei.

Avevo discusso con mio padre, e mi aveva raccontato di aver conosciuto Lauren ad un convegno per lavoro.

E' ingegnere informatico e lavora presso la Freeway, società con cui ultimamente collaboro molto. Ci siamo incontrati ad un paio di riunioni, poi abbiamo seguito un progetto insieme e lì ci siamo resi di conto di avere molte cose in comune, e poi l'attrazione ha fatto il resto erano state le sue parole.

Vorrei dire che il motivo della mia agitazione era stata la scoperta della storia di mio padre, ma la verità era che la mia inquietudine era dovuta al ricordo di Nick, delle mie labbra che stavano per sfiorare le sue.

NICK

Ero praticamente scappato dalla casa di Emma, con la scusa di volerla lasciare tranquilla a discutere con suo padre.

Faticavo ancora a realizzare che pochi istanti prima le sue labbra fossero a pochi centimetri dalle mie. Di solito, quando capitava era lei a scappare, eppure quella sera ero sicuro che se suo padre non fosse arrivato, lei non si sarebbe fermata. Oppure era solo un mio desiderio pensarla in questo modo. Quel pensiero mi faceva esultare dalla gioia e mi terrorizzava allo stesso tempo.

Arrivato a casa notai che la luce dello studio di mio padre era ancora accesa. Sospirai ed entrai.

"Signor Nicholas!" esclamò Florence tuta agitata "Ma dove si era cacciato? Suo padre è furioso, la cerca da ore! Non ha visto i messaggi della signorina Elisabeth?"

Solo in quel momento notai la decina di messaggi di Liz, che mi diceva in modo più o meno pressante di andare immediatamente a casa. Avevo sperato di averla scampata per quella sera, e invece mi era andata male.

Mi diressi rassegnato verso lo studio e bussai.

La predica di mio padre durò un'ora, durante la quale non mancò di sottolineare che ero un buono a nulla e non avrei mai combinato nulla nella vita. A differenza delle altre volte non mi arrabbiai, e alla fine, strano ma vero, ero riuscito a trovare una sorta di accordo con lui.

Se fossi riuscito a trovare un altro posto come programmatore informatico, non mi avrebbe obbligato a lavorare alla casa editrice, così come era previsto prima del mio colpo di testa. Ma non sarebbe successo, ne ero più che sicuro.

Disteso nel letto, ripensai alla serata con Emma, al suo inaspettato avvicinamento. Non  mi sarei illuso questa volta, non avrei fatto il passo più lungo della gamba.

Eppure i battiti del cuore sembravano dire l'esatto opposto.

EMMA

La serata era piacevolmente calda e io mi sentivo particolarmente di buon umore. Finii di truccarmi ripensando alla conversazione con mio padre a cena. Mi aveva chiesto se volevo conoscere Lauren, perché voleva invitarla a cena da noi una sera. All'inizio ero perplessa, mi sembrava troppo presto, ma ripensandoci forse era meglio così. Preferivo conoscere la persona che aveva rubato il cuore a mio padre. Perché era evidente che mio padre aveva proprio perso la testa per quella donna.

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