Cara

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"Vorrei essere una nuvola bianca in un cielo infinito, per seguirti ovunque e amarti ogni istante. Tuo E." sospirai sognante mentre rileggevo la frase scritta sul bigliettino che avevo trovato quel pomeriggio, infilato nel libro di letteratura che avevo lasciato sul banco.

"Ancora?" domandò Benedetta alzando gli occhi verso l'alto.

"Questa volta si è superato" esclamai senza prestare attenzione al suo cinismo.

"Non direi. Ha semplicemente copiato" mormorò annoiata la mia amica mentre cominciava a grattare lo smalto rosso sulle sue unghie.

"Come copiato?" ripetei perplessa, sollevando il mio sguardo di lei. Aveva preso posto nel banco di fronte al mio, dal momento che era già suonata la campanella che decretava la fine delle lezioni.

"Sveglia, Liv! È una poesia di Pablo Neruda" spiegò Benedetta, ruotando il busto e appoggiando i gomiti sul mio bianco.

Spalancai gli occhi sorpresa, ma subito dopo dissi: "C'era da aspettarlo. Uno studente modello come Elia, conoscerà un sacco di poesie"

"Ancora con questo Elia? Ti sembra davvero un tipo da poesia?"

"Non lo conosci nel profondo. Magari è solo timido"

"Ma se deve sempre fare discorsi di fronte a tutta la scuola"

"Semplicemente non vuole mostrare i suoi sentimenti"

"Stamattina ha mostrato benissimo la sua rabbia, quando una ragazza ha provato a scattargli una foto di nascosto"

"Forse tiene alla sua privacy"

"Forse dovresti smetterla di sognare"

"E tu di essere tanto stronza. Elia è..."

"Perché parli di me?"

Mi pietrificai non appena sentii la sua voce arrivarmi dalle spalle e, non trovando il coraggio per affrontarlo, mi limitai a portare una mano vicino alla bocca, sussurrando con astio a Benedetta: "Potevi dirmelo che stava arrivando!"

"Scusa" disse lei imitando i miei movimenti "ero troppo impegnata a fare la stronza"

"Allora?" continuò Elia "Cosa sarei io?"

Sentivo la sua tenebrosa aura dietro di me e quando finalmente trovai il coraggio per guardarlo, scoprii che sarebbe stato meglio non farlo.Era infastidito. 

Deglutii con forza e mormorai la prima stupidata che mi passò per la testa: "Un buon rappresentate di classe"

Lui inarcò le sopracciglia scettico, ma decise di non approfondire oltre, probabilmente stufo della situazione. Si avviò al suo banco, prese lo zaino e uscì dalla classe senza aggiungere altro.

"Almeno non ti ha minacciato" intervenne Benedetta ridacchiando.

Se davvero era Elia il mio ammiratore segreto, era molto bravo a tenerlo nascosto.

Subito dopo la mia quasi figuraccia, salutai velocemente Benedetta e mi avviai di fretta alla fermata del bus, correndo gli ultimi metri per non perdere la mia corsa.Raggiunsi la mia destinazione in dieci minuti e varcai la porta di legno che portava al laboratorio di cucina con il sorriso sulle labbra.

Mi ero da poco trasferita in questo quartiere, perciò era la mia prima lezione di pasticceria ed ero davvero emozionata. Avevo sempre amato fare dolci e anche mangiarli, ma per qualche strano motivo, non era una mia dote innata. Per questo avevo pensato di frequentare un corso che si sarebbe tenuto due volte a settimana, sperando di fare qualche progresso. O sperando di rendere i miei piatti almeno commestibili.

Mi registrai all'ingresso e presi il mio grembiule, raggiungendo la postazione, esattamente di fronte alla mia insegnate, in prima fila. Non era il posto ideale per nascondere i miei pasticci, ma ci avrei messo tutto il mio impegno.

Non bastava.

La lezione durò un'ora e mezza e il nostro scopo era di preparare della semplice crema pasticciera, ed ero davvero convinta di aver fatto almeno decentemente, finché la donna dalla quale dovevo prendere esempio si avvicinò alla mia ciotola per assaggiare il mio lavoro.

Era piuttosto robusta di costituzione, fasciata nella tenuta bianca da lavoro, ma il suo viso trasmetteva allegria, forse per il perenne sorriso che aveva stampato sulle labbra o per le gonfie guance rosse che erano contornate da ciuffi di capelli dello stesso colore.

"Vediamo cos'hai preparato di buono, Olivia" esclamò affondando il cucchiaio nella mia scodella, sotto lo sguardo attento di tutti gli altri studenti.

Ma perché dovevo essere giudicata per prima io?

Afferrai un cordino del mio grembiule e presi a giocarci nervosamente, in attesa di un giudizio, ma quando la donna mise in bocca il mio intruglio, la sue espressione da gioiosa divenne tesa.

Oddio, l'avevo avvelenata!

"Va tutto bene, Signora Rosa?" domandai un po' spaventata, notando che lei afferrava con foga un tovagliolo, per poi sputarci dentro, con poca grazia, quello che aveva appena assaggiato.

Rimasi sconvolta da quella reazione, forse non era buonissima la mia crema pasticciera, ma non poteva essere tanto schifosa.

Sentii qualcuno, alle mie spalle, soffocare una risata, ma ero troppo agitata per controllare chi fosse, perciò restai fermai di fronte alla Signora Rosa, che si stava ricomponendo.

"Cara" esordì, guardandomi con apprensione "la prossima volta fai attenzione ai gusci d'uovo" detto questo passò oltre e prese ad esaminare la postazione di fianco alla mia.

Afferrai immediatamente la mia ciotola e solo allora notai dei pezzetti scuri che apparivano qua e là, rovinando completamente il mio lavoro. Come accidenti avevo fatto a non accorgermene?

Solo in un secondo momento mi resi conto che, dietro di me, un ragazzo stava ridendo apertamente: ridendo di me. Mi voltai di scatto, pronta a fulminarlo con lo sguardo, ma le mie cattive intenzioni si spensero non appena incontrai il suo viso. Un bellissimo viso.

Aveva i capelli corti biondi di lato e un ciuffo più lungo che gli ricadeva sulla fronte, celando in parte due fantastici occhi azzurri, scendendo si poteva notare il naso dritto e le labbra sottili. Era slanciato e con un fisico atletico, pure il grembiule gli donava. E la sua risata era musica per le mie orecchie. Ed ecco che la mia lampante infatuazione aveva colpito ancora.

Rimasi a fissarlo come una scema, mentre lui lentamente si zittiva, piegando la testa di lato per studiarmi. Improvvisamente mi sentii i disagio, sotto quello sguardo indagatore, affascinate quanto pericoloso.

"Sei un disastro" mi schernì con fare spiritoso, mostrando poi uno stupendo sorriso.

Restai qualche secondo senza parole e quando finalmente aprii bocca per ribattere, la Signora Rosa era arrivata alla postazione del ragazzo, rubando tutta la sua attenzione.

Dopo aver assaggiato la crema del mio compagno, la donna fece una smorfia e disse: "Caro mio, non confondere il sale con lo zucchero"

Senza neanche rendermene conto, scoppiai a ridere e mi guadagnai un'occhiataccia dal ragazzo, che però non pareva infastidito, solo divertito.

Almeno non sarei stata l'unica inetta del corso. 

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