Set, game!

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Volevo godermi l'appuntamento con Elia senza pensieri e senza sensi di colpa, perciò decisi che era arrivato il momento di parlare anche con Edoardo, il quale ultimamente era sempre un po' sfuggente, aveva sempre tante cose da fare e spesso era in compagnia di Clara, non per suo volere, ovviamente. 

In realtà sospettavo che l'attaccamento della ragazza nei suoi confronti non gli desse tanto fastidio come voleva far credere, più di una volta l'avevo notato sorridere a causa del suo atteggiamento sfrontato, ma sospettavo che cercasse anche di mostrare un certo rispetto nei miei confronti, per questo era importante essere sincera con lui il prima possibile.

Quella mattina gli mandai un messaggio, chiedendogli di vederci dopo la scuola per parlare, ma lui rispose dicendo che aveva da fare, così decidemmo di incontrarci quella sera stessa, al parco dove lui si era dichiarato. Ironia della sorte, gli avrei spezzato il cuore proprio dove lui mi aveva aperto il suo.

Provai a non pensarci per il resto della giornata, anche se le parole che avrei dovuto digli continuavano a vorticarmi nella testa e, quando ci incontrammo a mensa con gli altri, constatai che evitava accuratamente di guardami, forse aveva già capito quello che avevo intenzione di dirgli e ciò mi rattristava ancora di più.

Prima che suonasse la campanella, decisi di andare al bagno, come al solito, ma quando uscii ero così distratta che non mi resi conto della persona che avanzava a grandi passi verso di me, finché non me la trovai davanti, capelli biondi quasi bianchi, sguardo ardente, occhi scuri come due buchi neri pronti ad inghiottire qualsiasi accenno di pietà: la vendetta era giunta a me infine.

Impallidii all'istante e cercai di fare marcia indietro, pronta a scattare alla ricerca di una via di fuga, maledicendo me stessa per aver abbassato la guardia. 

Avrei dovuto andare in bagno con Benedetta accidenti!

Mara mi afferrò saldamente per un polso, stringendo forte e disse con voce tagliente: "Dove credi di andare?"

Spostai lentamente lo sguardo su di lei e deglutii visibilmente, provando a mettere in moto il cervello per trovare una scappatoia. Ma possibile che in queste situazioni, i corridoi fossero sempre deserti?

"Come al solito, sei solo capace di scappare" commentò la ragazza con un ghigno sul viso, crogiolandosi nella paura che leggeva nei miei occhi.

Non poteva essere vero, non potevo ritrovarmi nella stessa situazioni dell'anno scorso, non era cambiato nulla, non ero cambiata per niente?

"Hai perso anche la parola?" ricominciò a deridermi Mara, torcendomi il braccio per enfatizzare il dolore che già stavo provando, fu allora che qualcosa dentro di me si risvegliò, la stessa tempesta che avevo provato quando l'avevo colpita la prima volta.

Feci un profondo respiro per raccogliere il coraggio e, anche se sapevo che la violenza non era una soluzione accettabile, in quel momento non avevo alternative. 

Sollevai una gamba e calai con forza il mio piede su quello della ragazza di fronte a me, trasformando la sua espressione maligna in una smorfia e sentendo la sua presa farsi meno forte. Senza esitare allungai il braccio libero e diedi una ponderosa spinta a Mara, facendole perdere l'equilibrio e allontanandola da me di qualche passo. 

Lei barcollò instabile mentre io mi davo alla fuga, ma quando girai la testa per assicurarmi che non fosse vicina, constatai con orrore che non era affatto caduta, ma si era lanciata all'inseguimento, più agguerrita di prima.

Possibile che fossi solamente io quella che si ritrovava sempre e comunque per terra?

Svoltai l'angolo e imboccai la rampa di scale che portava al piano di sotto, sperando di seminarla, ma lei era insistente e mi seguì giù per gli scalini, saltandoli per fare più veloce.

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