Reticolare

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Decisi di essere ottimista e considerarla una fortuna, avrei potuto studiare i suoi comportamenti da vicino e scoprire qualcosa di più circa il mio possibile ammiratore segreto.

"Allora, sei bravo anche in chimica?" domandai per stemperare un po' la tensione che sentivo tra di noi.

Elia aprì il suo quaderno degli appunti senza degnarmi di uno sguardo e rispose con una nuova domanda: "E tu, sei un disastro come in matematica?"

Feci per ribattere qualcosa, ma effettivamente neanche questa materia era uno dei miei punti di forza, perciò non trovai le parole per zittirlo. Decisi di passare oltre e cambiai argomento: "Che appunti ordinati... ti piace scrivere?"

Brava Liv, raccogli informazioni, ma con discrezione.

Elia spostò gli occhi sui miei e mi rivolse un'espressione perplessa, ma si ostinò a non rispondere, perciò mi sentii combattuta: potevo forse considerarlo un sì?

Il professore cominciò a elencare alcuni ingredienti che avremmo dovuto miscelare e scrisse alla lavagna delle formule che valutai saggio annotare sul mio quaderno, così feci scorrere la cerniera del mio astuccio e impugnai nella mano destra la mia penna preferita: rosa con delle sfumature lilla e un grosso batuffolo peloso che pendeva sulla cima, anch'esso rosa. 

Il suo dondolio sul mio polso mi rilassava e mi aiutava a concentrarmi maggiormente su quello che stavo scrivendo. Ma, sfortunatamente, ero l'unica a pensarlo in questo modo perché, ad un tratto, il mio frenetico scrivere fu interrotto dalla voce infastidita di Elia: "Siamo alle elementari?"

Spostai lo sguardo sul suo viso e notai che stava osservando la mia penna con un'espressione indecifrabile sul volto. Era arrabbiato?

"Se vuoi prendere un buon voto, lasciami scrivere" risposi, fiera della mia prontezza, una volta tanto. Il mio compagno di banco si sporse leggermente verso di me, diminuendo la distanza tra di noi e fece cadere i suoi occhi sull'ultima frase che avevo annotato. Poi, mantenendo sempre lo stesso tono affermò: "Reticolare si scrive con una sola t"

Spostai immediatamente la mia attenzione sull'ultima parola che campeggiava sul mio quaderno e avvampai per l'imbarazzo. Accidenti, possibile che non riuscissi a fare niente di giusto?

Mi affrettai a cancellare l'errore, scarabocchiandolo e sostituendolo con il termine corretto e, dopo averlo sistemato, mi azzardai a lanciare un'occhiata ad Elia, per controllare la situazione.

I miei occhi non potevano credere a quello che stavano vedendo: Elia era intento a guardare di fronte a sé, apparentemente concentrato sul discorso del professore, ma le sue labbra erano leggermente incurvate all'insù. Era forse un sorriso quello?

***

Nel pomeriggio avevamo lezione di ginnastica e, mentre facevamo i soliti giri di corsa intorno al campo, ne approfittai per conoscere un po' meglio le mie compagne di classe. 

Era buffo notare come Benedetta fosse totalmente disinteressata alle relazioni interpersonali, ad eccezione dell'ossessione sfrenata che aveva per il suo vicino di casa, un ragazzo che andava già all'università e che la considerava come una sorellina. Ma lei non voleva arrendersi e cercava sempre qualche modo per attirare la sua attenzione. Dovevo ammettere che era strano e divertente al tempo stesso quando la mia amica si comportava in quel modo.

Mentre sentivo già i polmoni andarmi a fuoco, nonostante avessi fatto solamente tre giri, notai che i ragazzi stavano già iniziando a giocare a basket, così rallentai in prossimità del canestro, che distava qualche metro da noi.

Il professore suonò nel fischietto e la partita ebbe inizio, scatenando lo spirito combattivo dei giocatori e facendo ribalzare la palla avanti e indietro nel perimetro designato.

Ad un tratto il mio sguardo cadde su Edoardo che avanzava verso il canestro nemico, scartando gli avversari con abilità e conquistando terreno. Rimasi incantata dai suoi movimenti, i suoi capelli biondi che si muovevano agitati dal vento, gli occhi concentrati verso la meta, i muscoli tesi.

"Ci risiamo" sospirò una delle ragazze dell'altra classe, che era apparsa al mio fianco.

Tornai in me e mi costrinsi a prestare attenzione a colei che aveva parlato, cercando di capire a cosa si riferisse. Mi resi conto che anche lei stava guardando Edoardo, ma sembrava più divertita che rapita.

"Cosa intendi?" domandai, curiosa di scoprire qualcosa di più su uno dei miei possibili ammiratori segreti.

"Quando bisogna competere, è sempre al primo posto quello lì" rispose criptica lei, continuano a tenere gli occhi fissi sulla scena davanti a se.

Anch'io rivolsi nuovamente la mia attenzione al campo e constatai che Edoardo era ormai arrivato sotto al canestro e stava per saltare, pronto a centrarlo con un sorriso beffardo sul volto.

Ma proprio mentre spiccava il balzo e dava slancio al pallone, Elia apparve davanti a lui e, con un'elevazione maggiore, riuscì a bloccare la sua azione e rubargli la palla, scattando poi in direzione contraria.

Rimasi a bocca aperta, era successo tutto così velocemente, ma era stato fantastico. Elia sembrava quasi un professionista, ma esisteva qualcosa che quel ragazzo non sapeva fare?

La compagna al mio fianco notò la mia espressione stupefatta e con un risolino decise di chiarirmi le idee circa quanto aveva accennato prima: "Elia e Edoardo sono i ragazzi più popolari della nostra scuola, perciò sono sempre in competizione"

"In realtà" intervenne un'altra ragazza che ci aveva raggiunto "è Edoardo che sfida Elia e finisce sempre per perdere"

"Già" ribatté l'altra "è senza neanche sforzarsi più di tanto. Gli viene quasi naturale. E questo fa proprio innervosire Edoardo"

Mentre sentivo queste parole, osservavo lo sguardo del ragazzo in questione oscurarsi e la sua bocca contrarsi in una smorfia, subito dopo si lanciò all'inseguimento di Elia, pronto per una nuova combutta.

Edoardo appariva così sereno e allegro, ma probabilmente aveva anche lui i suoi nervosismi, anche se non avrei mai detto che uno di loro fosse proprio Elia.

Le due ragazze avevano iniziato a chiacchierare tra loro circa argomenti che non conoscevo, così decisi di raggiungere Benedetta che stava facendo sciogliendo i muscoli al centro del campo da calcio.

Le raccontai quanto avevo scoperto, ma ovviamente per lei non era una novità, anzi aggiunse: "Edoardo è impulsivo e lo sfida ancora prima di capire se potrà davvero vincere. Anche nelle situazioni più stupide lui trova la competizione. Ma credo che anche Elia in realtà ci tenga a primeggiare, anche se non vuole mostrarlo."

Rimasi a riflettere sulle sue parole mentre allungavo le gambe per tendere i muscoli. Forse anche nelle questioni di cuore non volevano mostrare i loro veri sentimenti?

***

Quella sera a casa mi ritrovai ancora a rimuginare sui misteriosi bigliettini che continuavo a ricevere. Nella testa avevo solo tanta confusione, così decisi di fare una lista e riassumere i punti chiave, mentre aspettavo che la pasta fosse cotta. Presi penna e foglio e cominciai a scrivere. 

Elia: mi ha vista cadere in corridoio, perciò il biglietto che ho ricevuto circa quell'episodio potrebbe arrivare da lui. Subito dopo però la mia mente partorì una riflessione piuttosto intelligente, ovvero che magari io non me ne ero resa conto, ma qualcun altro mi aveva osservato in quel frangente.

Edoardo: mi aveva dedicato una canzone, dicendo che mi amava. Era anche vero che, da quello che sosteneva Benedetta, non era una dichiarazione affidabile e io non ero l'unica ragazza nella sua testa. Anzi era piuttosto affollato lì dentro.

Enrico: avevo stampato le mie labbra sulla sua maglietta e poi avevo ricevuto un nuovo bigliettino che ne faceva riferimento. Era anche vero che era successo in mensa. All'ora di pranzo. Sotto gli occhi di metà scuola.

Forse gli indizi in mio possesso erano poco veritieri e affidabili. Forse avevo lavorato troppo di fantasia. Decisamente avevo lavorato troppo di fantasia.

Sospirai e arrivai alla conclusione che dovevo smetterla di fissarmi tanto sulle sciocchezze, probabilmente il mio ammiratore segreto voleva rimanere tale.

Ma sarei stata in grado di accontentarmi?

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