Quasi

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Elia si discostò da me lentamente e, dopo avermi fissato per un breve attimo negli occhi, mormorò: "Scusa..." distolse lo sguardo, portandolo sul pavimento, e continuò: "... mi sono lasciato trasportare dal momento"

Ah...

Rimasi immobile, la testa ancorata a quell'attimo la cui magia era già sparita, ma aleggiava ancora nel mio cuore. Possibile che avessi provato solo io certi sentimenti?

"Va tutto bene..." cercai di tranquillizzarlo, comprendendo il suo stato d'animo, anche se dentro di me provavo un certo dispiacere per come aveva liquidato il nostro bacio.

"No che non va bene" esclamò Elia quasi arrabbiato "Quel'è la formula del solfuro di sodio?"

Spalancai gli occhi interdetta e risposi: "Come scusa?"

"La formula del solfuro di sodio" ripetè pacato Elia, assumendo quasi uno sguardo scocciato e assottigliando gli occhi in attesa di una mia risposta.

Cercai di focalizzare nella mia mente quella situazione assurda, osservando il volto del ragazzo per cogliere qualche indizio. 

 C'era qualcosa di strano qua.

"Io..." scandagliai il cervello per trovare la soluzione, ma proprio in quel frangente il suono della campanella ruppe il silenzio, decretando l'inizio della lezione successiva.

Un momento... questa non era la campanella!

Mi sveglia di colpo, il respiro accelerato e il sole che filtrava dalla finestra, depositandosi sul mio volto assonnato. Mi allungai per spegnere la sveglia che aveva interrotto quello strano sogno, mezza verità, mezza invenzione e improvvisamente ricordai che quel giorno avevo la verifica di chimica e dovevo prendere almeno otto.

"Quel'è la formula del solfuro di sodio?"

Mi alzai trafelata dal letto e aprii il libro di chimica, studiandomi poi la risposta corretta, forse era un segno se avevo sognato proprio questa domanda, meglio ricordarsela bene.

Feci colazione velocemente, bevendo un caffè doppio, ma ciò non evitò i continui sbadigli che mi ritrovavo a fare: per colpa di quel bacio, ero rimasta sveglia a pensare fino a tardi e poi avevo comunque dormito male, quindi avevo decisamente sonno.

Il sogno non aveva aiutato, tanto che le parole di Elia non erano state create dalla mia immaginazione...

...mi sono lasciato trasportare dal momento.

Questo l'aveva detto davvero, subito dopo il nostro bacio... Che cavolo voleva dire?! Forse che non aveva mai voluto baciarmi davvero?

Mentre arrancavo verso la fermata dall'autobus, cercai di scacciare dalla testa quesi pensieri e mi domandai come avrei dovuto comportarmi con lui. Ero già così imbarazzata!

Una volta arrivato il mezzo di trasporto, presi posto di fianco a Enrico che era già salito e parlammo degli ultimi giorni di scuola per qualche secondo, finché non sentii il motore avviarsi.

Nonostante Enrico continuasse a raccontarmi che aveva paura di non essere pronto per l'interrogazione di filosofia, la mia mente non riusciva a concentrarsi sulle sue parole e le mie palpebre si stavano facendo sempre più pesanti. 

Forse era anche questo leggero dondolio che mi conciliava il sonno ma improvvisamente mi ritrovai con gli occhi chiusi e la testa che oscillava mollemente avanti e indietro. Fu allora che, immersa nella dormiveglia, percepii una mano posarsi sulla mia guancia e attirarmi verso un comodo e sicuro appoggio, permettendomi di riposare tranquillamente per tutto il tragitto.

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