Non ho bevuto

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Forse fu la combinazione di rum e tequila insieme, forse fu la velocità con cui mi scolai i miei drink, forse fu lo stato agitato nel quale vertevano cuore e mente nell'ultimo periodo, ma presto mi resi conto che sentivo già la testa più leggera e questo non era mai un buon segno.

Fui trascinata in pista da Benedetta e mi lasciai guidare dai suoi movimenti, ridendo come una scema per chissà quale motivo, finché davanti a me misi a fuoco un volto conosciuto.

Mi bloccai in mezzo alla gente, con la musica che mi martellava le orecchie e Benedetta che saltellava davanti a me. Non riuscivo a capire se Edoardo era davvero in quell'angolo del locale o se la mia immaginazione cominciava a giocarmi brutti scherzi.

Assottigliai gli occhi per mettere a fuoco meglio la sua figura e fu allora che lui girò la testa dalla mia parte, adocchiandomi. Corrugò le sopracciglia confuso, ma poi il suo volto si dipinse di stupore e... gioia?

Si congedò dal ragazzo con il quale stava chiacchierando e mi raggiunse, con un drink tra le mani e un sorriso sulle labbra.

"Ciao Liv" esclamò raggiante, lanciando uno sguardo divertito verso Benedetta che si stava muovendo in modo sensuale dal suo punto di vista, ma in realtà un po' ridicolo.

"Cosa ci fai qua?" domandai con voce più acuta di quanto volevo.

"È la festa di un amico" spiegò, accennando con la testa la tavolo al quale mi ero imbucata pure io. Fantastico, eravamo con la stessa compagnia e nemmeno lo sapevo.

E se da sobria ero medaglia d'argento per le figure di merda, da ubriaca avrei vinto senza problemi la medaglia d'oro, ma ormai il mio livello di alcol nel sangue aveva già superato il limite consentito per il mio esile corpo, perciò il mio cervello non ragionava in maniera lucida. O almeno, ancora meno lucida del solito.

"Non credevo fossi una ragazza da discoteca" continuò a dire Edoardo, studiando la mia espressione con una nota di divertimento negli occhi.

"Sono alla tua stessa festa" riposi, cercando di mantenere un certo contegno, ma sentendo le gambe un po' instabili.

"È proprio destino" ammiccò lui, facendo tintinnare il suo bicchiere contro il mio e finendone il  contenuto in un solo sorso. Decisi di accogliere l'invito e lo imitai, ma non fu una buona idea, come nulla di quello che sarebbe successo quella sera.

***

Erano passate forse due ore da quando eravamo arrivate, avevo bevuto troppo, avevo ballato con Benedetta, ero caduta in mezzo alla pista, picchiando il ginocchio e rischiando di farmi calpestare, ero stata salvata da Edoardo e infine mi ero ritrovata accasciata su uno dei divanetti che contornava il nostro tavolo, intenta a fare una profonda conversazione filosofica con un ragazzo che forse era ancora più ubriaco di me.

Ad un tratto Edoardo mi raggiunse e si sedette al mio fianco, poggiandomi una mano sul ginocchio con disinvoltura e sporgendosi verso il mio orecchio per gridarmi: "Liv, volevo salutarti prima di andare"

Mi scostai da lui e annuii con un sorriso da ebete e lo sguardo perso, così Edoardo esitò prima di alzarsi e, dopo avermi studiato bene, continuò ridacchiando: "Quanto hai bevuto?"

Non uscì nessuna parola dalla mia bocca, ma sollevai una mano e feci segno poco, stringendo tra loro pollice e indice e accompagnai il movimento socchiudendo un occhio.

"Per caso vuoi che ti accompagni a casa ?" rispose il ragazzo, guardandomi con divertimento.

Sollevai gli occhi verso un punto indefinito del soffitto, soppesando le sue parole, anche se non ero molto in grado di farlo: "N-non ho bevuto" biascicai, sporgendomi in avanti con il busto e rischiando di finire con la faccia sul suo petto, ma Edoardo mi afferrò per le spalle e mi riportò in posizione eretta.

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