Sul tetto

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"Ti ho riportato il libro" esordii il mattino seguente sull'autobus quando incontrai Enrico.

"Grazie" rispose lui con un sorriso radioso, nonostante il brutto tempo che imperversava all'esterno. "Non sapevo che vi conosceste, tu, Elia ed Edoardo" continuò poi con curiosità, infilando il volume nello zaino.

"Già" mormorai sul vago "ci sono state una serie di circostanze strane"

Enrico mi guardò confuso e allora provai a sviare un po' il discorso chiedendo: "Sei loro amico?"

"Una specie" spiegò lui, osservando la pioggia cadere fuori dal finestrino "Vado d'accordo con entrambi, ci conosciamo dall'anno scorso perché abbiamo parlato all'open day, ma loro due litigano sempre quindi non è stata una cosa semplice" ridacchiò ripensando a qualche vecchio aneddoto.

"Immagino" risposi con divertimento "hanno uno rapporto particolare"

"Io credo che Edoardo voglia davvero essere migliore di Elia, ma non riesce mai e questo lo fa arrabbiare" spiegò Enrico.

"Però Elia non si interessa alle sfide di Edoardo. Lo batte quasi senza sforzi" constatai, facendo sorgere un'espressione divertita sul volto del ragazzo.

"Sembra" rispose enigmatico, per poi continuare "Io credo che invece gli interessi prevalere più di quanto voglia ammettere. Credo anche che si diverta parecchio a competere con Edoardo."

"Per questo lo provoca sempre?" domandai, ricordando le sue frecciatine.

Enrico annuii e poi disse: "Quando dobbiamo lavorare per l'open day insieme, o per altri eventi scolastici, finisco per trovarmi nel mezzo delle loro battaglie, a fare da paciere"

Mi venne da ridere pensando allo strano trio che mi stava illustrando Enrico, non avrei mai pensato che persone così diverse tra loro potessero trovare un modo per andare d'accordo. Più o meno.

Mi fermai a pensare che mi sarebbe piaciuto prendere parte a uno di quesi momenti, senza rendermi conto che, in realtà, era già successo.

L'autobus rallentò prima di arrivare alla fermata e, prima ancora che arrestasse la sua corsa, sentii la mano di Enrico poggiarsi sul mio braccio, stringendosi leggermente intorno al polso, come a volersi assicurare che il mio equilibrio fosse stabile.

Posai il mio sguardo su quel gesto, mentre Enrico osservava le persone salire sul mezzo, era questo che apprezzavo della gentilezza di Enrico, era genuina e spontanea. Era incondizionata.

***

Dopo la conversazione avuta con Enrico quella mattina, al laboratorio di chimica mi ritrovai a osservare Elia che scriveva appunti sul quaderno, ridendo tra me e me, al pensiero che gli importasse davvero vincere contro Edoardo anche le battaglie più stupide, anche se non voleva darlo a vedere.

Era proprio un comportamento tipico del suo temperamento, e mi resi conto che, per realizzare un ragionamento del genere, voleva dire che ormai avevo imparato a conoscerlo almeno un po'.

"Perché mi fissi?" la sua voce mi giunse da lontano nella testa, nonostante fosse seduto proprio vicino a me.

Oh accidenti, mi ero di nuovo persa nella mia immaginazione!

"Non ti stavo fissando" risposi imbarazzata, distogliendo lo sguardo e posandolo sul professore che parlava in piedi, davanti alla classe.

"Credi ancora che io sia il tuo ammiratore segreto?" scherzò lui, sollevando la bocca in un mezzo sorriso, ma senza distogliere gli occhi della sua scrittura.

"No!" esclamai a voce fin troppo alta, attirando l'attenzione di tutta la classe e anche del professore.

Dannata la mia boccaccia!

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