Bam

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Olivia, hai fatto la mia tesina di storia?

Olivia, quanto ci vuole per avere il mio pranzo?

Olivia, non ti vergogni a girare vestita in quel modo?

Olivia, la smetti di fare la gatta morta con ogni ragazzo?

"Olivia, dove credi di andare?" la voce di Mara mi bloccò sul posto, vicino al mio banco, la classe della mia vecchia scuola deserta.

Mara e le sue inseparabili tre amiche si piazzarono di fronte a me, impedendomi qualsiasi via di fuga e pietrificandomi. Non mi piaceva per niente questa situazione.

"Oggi stavi facendo la scema con il ragazzo che piace a Giulia?" mi domandò lei scocciata, rivolgendo un'occhiata alla sua amica bionda che rispondeva a quel nome, la quale fece un cenno del capo, come per confermare la cosa.

"Chi?" chiesi ingenuamente, notando dei lampi di rabbia scaturire dagli occhi della mia aguzzina.

Forse non era stata la domanda giusta da fare...

"Andrea!" esclamò Giulia risentita, incrociando le braccia al petto irritata.

"Non fare la finta tonta" rincarò Mara, avvicinandosi a me di qualche passo per mettermi ancora più pressione. Ci stava riuscendo benissimo.

"Mi ha solo chiesto una penna" mormorai intimorita, sperando che fosse abbastanza per placarle, anche se sapevo benissimo che non sarebbe stato così.

"Credi che sia stupida?" sbraitò infatti Mara, arrivando con il viso a pochi centimetri dal mio e costringendomi così a abbassare gli occhi sul pavimento.

Decisi di non rispondere per evitare di peggiorare la mia situazione, ma sentivo una strana sensazione dentro di me, come un maremoto.

"Non ti bastava rubarmi il fidanzato, dovevi prenderti anche quello di Giulia" continuò la ragazza, indicando apertamente l'amica, ma continuando a fissarmi con astio.

Il maremoto dentro di me si stava ingrossando. Con un filo di voce osai dire: "Non è il suo ragazzo, in realtà"

"Come dici?" si infuriò Mara, non avrei saputo dire se per il fatto di aver parlato a bassa voce o se per le parole che avevo detto, ma poco importava, trovava sempre un motivo per darmi contro e difendermi non aveva mai portato ad un miglioramento. Era meglio aspettare che si stufasse di tormentarmi.

"Guardami quando parlo" sibilò Mara, alitandomi il suo fiato sulla pelle e provocando onde di frustrazione dentro di me: il maremoto si stava trasformando in tempesta.

"Non ti ho rubato il ragazzo" mi ritrovai a dire con voce più alta, continuando però a tenere lo sguardo verso il basso.

Mara portò la sua mano dietro la mia testa e mi afferrò saldamente per i capelli, tirandoli verso il basso per costringermi ad alzare la testa e guardarla negli occhi.

Le mie pupille si fissarono nelle sue e vi trovai delle fiamme vive che mi portarono a deglutire visibilmente mentre lei affermava con ira: "Come osi negarlo"

La tempesta infuriava dentro di me e non riuscivo a tenere a freno le mie emozioni questa volta, ero stufa dei suoi maltrattamenti, ero stufa delle sue parole velenose, ero stufa di essere umiliata, ero stufa delle sue bugie.

"Non ci ho mai neanche parlato con lui" risposi questa volta con decisione, sfidandola apertamente nonostante mi trovassi in una posizione di svantaggio.

Bontà divina, Liv, così finirai per metterti nei guai!

Ma ormai era troppo tardi, nulla avrebbe placato la tormenta che si agitava dentro di me e che muoveva anche la mia lingua: "A lui piacevo io. Non te" notai gli occhi di Mara assottigliarsi e provai un vuoto allo stomaco, ma non lo diedi a vedere e continuai: "E come dargli torto"

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