Sedemmo ad un tavolino all'aperto, che affacciava direttamente su un cortile interno, lontano dal traffico della città e ordinammo due hamburger con patatine. Parlare con Edoardo era facile, aveva sempre qualche argomento divertente da raccontare e sapeva intrattenere una ragazza. Anche troppo bene.
"Come mai fai il corso di cucina, uovo?" prese a dire, mentre apriva la bustina di ketchup con qualche difficoltà.
Quasi mi strozzai con l'acqua che stavo bevendo. Ancora quel soprannome...
"Non puoi chiamarmi semplicemente Liv?"
Lui si bloccò mentre spargeva la salsa sulle patatine e mi guardò sorpreso: "Perché? Uovo è così carino"
Arrossii, un po' per l'imbarazzo, un po' per il nervoso, e corrugai le sopracciglia, regalando al mio compagno una smorfia assurda, che lui trovò decisamente divertente perché si lasciò sfuggire una risatine e disse: "Sei così buffa"
Buffa? Non era esattamente un complimento...
"Grazie" risposi con tono piatto, per fargli intendere che non ero tanto lusingata, allora lui si affrettò ad aggiungere: "Non prendertela, era un complimento. Se buffa, ma sei carina. Molto carina" mentre lo diceva, mi fece l'occhiolino, poi riprese a cospargere le sue patatine, lasciandomi lì, in preda ad un attacco cardiaco.
Distolsi velocemente lo sguardo da lui, per non fargli notare le mie guance in fiamme e bevvi un lungo sorso d'acqua, sperando di calmare il mio cuore.
Fortunatamente, per il resto della cena, fu Edoardo a parlare. Mi raccontò che viveva con sua madre, perché suo padre era morto quando lui era piccolo, disse che non ricordava molto di lui, ma che negli anni, aveva avuto tanti altri papà perché sua madre si era risposata più volte.
Evidentemente l'avvenenza era una caratteristica di famiglia.
Tutto quello che diceva, sembrava non toccarlo particolarmente e prendeva qualsiasi storia come una scusa per raccontare un aneddoto divertente, ma dopo un po', cominciai a sospettare che fosse un modo per celare i suoi veri sentimenti. La sua bocca poteva anche mentire, ma i suoi occhi no.
Tuttavia non approfondii oltre, non avevo abbastanza confidenza con lui per rendere palesi i miei sospetti.
Scoprii anche che Edoardo frequentava più ragazze contemporaneamente, ovviamente senza nascondere nulla, ma per sua stessa ammissione, non si era mai innamorato.
Beato lui, io mi ero già innamorata almeno mille volte. Lui era esattamente il contrario di me. Forse per questo ne ero tanto attratta.
"Si è fatto tardi" sentenziò finita la cena, guardando il suo cellulare che segnava le undici e mezzo di sera.
"Sarà meglio andare, devo fare un pezzo a piedi, ormai l'ultimo autobus è partito" constatai, rendendomi conto solo in quel momento che non potevo prenderlo.
"Allora ti accompagno" concluse Edoardo, alzandosi e rifacendomi cenno di seguirlo.
Non mi aspettavo che fosse tanto premuroso nei miei confronti, ma immaginai che fosse il suo comportamento con tutte le ragazze.
Mentre camminavamo lungo il marciapiede, intenti a parlare della scuola, mi chiesi come potesse essere il mio E. se aveva tanti interessi diversi per il genere femminile.
Ma forse non aveva il coraggio di esprimere le sue vere emozioni?
E proprio mentre mi perdevo nei meandri dei miei ragionamenti, una frase mi fece tornare alla realtà: "Ti ho visto con Elia. Siete amici?" domandò Edoardo, osservandomi curioso.
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Tuo E.
RomanceOlivia, ragazza imbranata ma sognatrice, si è da poco trasferita in un nuovo liceo, quando comincia a ricevere anonimi biglietti d'amore, firmati Tuo E. Tre sono i possibili candidati nella testa di Liv: Elia, suo compagno di classe nonché rapprese...