A casa di Liv

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"Sei come la mozzarella sulla mia pizza: insostituibile. Tuo E."

Nuova settimana, nuovo bigliettino, stesso ammiratore, stesso criptico mistero.

I falsi E. mi occupavano così tanto la testa e il tempo che non avevo più avuto un momento per pensare al vero E., anche se non disponevo più di possibili candidati. Non che mi fossi impegnata per cercarli. Forse neanche mi interessava più saperlo, dopo tanti buchi nell'acqua. Ma forse c'era qualche altro motivo... Forse il mio cuore era già occupato? Ma da chi?

Se ci riflettevo attentamente poi, ogni farse che ricevevo mi riportava sempre o su Elia, o su Edoardo o su Enrico. Ma loro avevano già rifiutato tutti, quindi mi ritrovavo al punto di partenza dopo aver girato in tondo per ben tre volte.

Ci credevo anch'io che il mio equilibrio era precario, sembravo una trottola!

"Cos'è quella faccia pensierosa?" mi chiese Benedetta a pranzo, seduta al nostro solito tavolo.

"L'amore è così complicato" sospirai, poggiando il palmo della mano sulla guancia per sostenermi la testa affaticata.

"Parli come una vecchia navigata" sentenziò la mia amica, guardandomi scettica.

"È così che mi sento" conclusi con stanchezza.

"Andiamo bene" ironizzò lei, addentando il suo panino.

"Cos'è quella faccia? Hai preso un brutto voto?" intervenne Elia, sedendosi al mio fianco come faceva sempre ultimamente.

"No, in realtà ho recuperato una materia" dichiarai fiera del mio successo.

Elia mi guardò colpito e vidi quel lieve sorriso, che ormai avevo imparato a riconoscere, spuntare sulle sue labbra. Enrico arrivò con un'espressione solare e prese posto sulla sua sedia, salutandoci con allegria e infine anche Edoardo sopraggiunse emozionato, portando con sé un pacchettino.

"Liv" esordì entusiasta "ti ho portato una fetta della torta che ho fatto sabato. Assaggia!"

Aprì l'involucro e svelò il dolce tanto decantato con gli occhi sognanti e un'espressione fiera sul volto. Poggiò il tutto davanti a me e attese che ne prendessi un pezzo, ma quando allungai una mano, Elia mi precedette e si portò un assaggio alla bocca. Enrico lo imitò quasi subito, sotto lo sguardo stupefatto di Edoardo.

"Non è buona" dichiarò Elia con una smorfia, sforzandosi per finire il boccone.

"Diciamo che ha un gusto particolare" cercò di mitigare Enrico, non riuscendo però ad evitare di storcere un po' il naso.

"Non è per voi!" affermò scocciato Edoardo, guardando male prima uno e poi l'altro.

Mi ritrovai a sorridere divertita e mi apprestai ai prendere quel che rimaneva della torta, ma Elia mi bloccò dicendo: "Fossi in te, eviterei di mangiarla. Potrebbe anche avvelenarti"

"L'unico che voglio avvelenare qua, sei tu" ribatté secco Edoardo, sfidandolo con gli occhi.

"Non dire queste cose" si intromise Enrico, cercando di calmare le acque "poi come faresti a batterlo?"

Non stava facendo un buon lavoro però...

Edoardo osservò per qualche secondo Enrico, come se stesse riflettendo sulle sue parole, poi tornò a concentrarsi su Elia e affermò convinto: "Ti sfido a fare una torta migliore della mia"

Elia assottigliò gli occhi e ribatté: "Basta evitare di scambiare lo zucchero con il sale allora"

"Io e te cuciniamo, gli altri saranno i giudici" continuò Edoardo, guardandoci uno ad uno.

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