Sfortunatamente non avevo scoperto il nome del misterioso ragazzo al corso di cucina, perché subito dopo la lezione era sparito, senza neanche salutarmi. Nonostante questo, il suo volto mi era rimasto impresso, così tanto che quella mattina, a lezione, non guardai Elia neanche una volta.
E va bene, una sì... anzi due! Tre! Tre volte e basta. E solo per pochi secondi. Non ero più tanto convinta che fosse lui l'ammiratore segreto, era sempre così distaccato nei miei confronti. Anzi, nei confronti di tutti.
Ascoltai il professore di matematica con poca attenzione e quando mi chiamò alla lavagna per svolgere un problema, mi ritrovai a spostare il peso da un piede all'altro, consapevole che tutta la classe stava aspettando una mia risposta.
Ovviamente io non avevo quella risposta così, dopo minuti che parvero ore, senza aver scritto nulla con il gesso che stringevo tra le mani, fui rimandata al posto con una valutazione negativa.
Ma perché non ero capace di stare attenta alle spiegazioni?Maledetto il mio cervello e la sua stupida fantasia.
Questi vaneggiamenti mi fecero subito pensare ad Elia, la mia fonte principale di distrazione in quella classe perciò, senza neanche rendermene conto, spostai i miei occhi su di lui.
Con stupore notai che mi stava guardando a sua volta, ma la sua espressione non era sognante come la mia. Lentamente mosse le lebbra e scandì la stessa parole che mi aveva già rivolto qualche giorno prima: sce-ma.
Stava diventando una pessima abitudine questa, ma almeno mi aveva prestato attenzione. Voleva forse significare qualcosa?
Finito di pranzare, notai che mancava un po' di tempo all'inizio delle lezioni. Benedetta era assente perché aveva mal di testa, così mi ritrovai a girare sola per i corridoi sconosciuti della mia nuova scuola.
Era davvero immensa e aveva una sacco di piani e scale che conducevano in luoghi remoti, ma doveva ospitare elementari, medie e superiori, quindi era giustificata la sua grandezza. Salii un paio di rampe, curiosa di esplorare la zona, ma ad un tratto fui attratta da qualcosa: una melodia. Quella melodia!
Era esattamente la stessa canzone che continuavo a sentire riecheggiare nel palazzo dove abitavo o almeno così sembrava. Passo dopo passo, seguendo quella canzone, arrivai di fronte ad una stanza, sulla quale capeggiava la targhetta aula di musica e, dal momento che la porta era aperta, mi affacciai con cautela, per scoprire l'autore di tanta dolcezza.
I raggi del sole filtravano dalla finestra, illuminando un ragazzo alto e piuttosto magro che imbracciava un violino, tenendolo con delicatezza sotto al mento, mentre il suo braccio si muoveva abilmente, guidando l'archetto sulle corde e producendo quelle magnifiche note.
Rimasi incantata da quella visione e tutta la mia attenzione fu catturata dalla grazia dei movimenti di quel musicista e dal suo viso: la pelle avorio, gli zigomi alti, i ricci castano chiaro che gli ricadevano sulla fronte, gli occhi chiusi, concentrati su quel concerto solitario. Sembrava quasi un angelo e per qualche secondo mi persi nei miei pensieri, immaginando che quella melodia fosse dedicata a me.
"Ciao"
Sobbalzai sorpresa, ritrovandomi a fissare due occhi verdi, molto simili ai miei e constatando che effettivamente la musica era appena cessata.
Oh cavolo, l'angelo mi aveva salutato!
"Ah" esclamai imbarazzata "Io non... non volevo disturbarti, passava da qua per caso e..." balbettai, gesticolando più del dovuto e sentendomi terribilmente impacciata.
"Tranquilla, non mi hai disturbato" rispose il ragazzo, mostrandomi poi un sorriso gentile.
"È che suoni proprio la stessa canzone del mio palazzo e quindi... io..." stavo straparlando, mi capitava sempre quando ero nervosa e il suo bellissimo sorriso non aveva aiutato a calmare i miei nervi tesi.
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Tuo E.
RomanceOlivia, ragazza imbranata ma sognatrice, si è da poco trasferita in un nuovo liceo, quando comincia a ricevere anonimi biglietti d'amore, firmati Tuo E. Tre sono i possibili candidati nella testa di Liv: Elia, suo compagno di classe nonché rapprese...