Pesche

422 34 97
                                    


Il mattino dopo mi recai a scuola con la testa confusa e il cuore incasinato. Come potevo essermi innamorata di tre ragazzi, completamente diversi tra loro e quasi sconosciuti?

Era tutta colpa di quel maledetto E. Mi faceva volare con la fantasia più di quanto già non facessi da sola.

Avevo preso l'autobus prima perché mi ero svegliata presto, o meglio non avevo dormito molto, perciò ora mi aggiravo per il corridoio con calma, contornata dagli altri studenti che si apprestavano a raggiungere le loro aule.

Mi stavo giusto chiedendo se avrei trovato un nuovo bigliettino di E. da qualche parte, quando alzai lo sguardo dalle mie scarpe e mi ritrovai davanti una visione celestiale.

Nella mia testa partì una scena a rallentatore, con una musica di accompagnamento, e mi sembrava quasi di vedere il vento che muoveva i loro capelli e i loro vestiti: Elia, Edoardo e Enrico stavano avanzando verso di me, uno di fianco all'altro, con passo sicuro e sguardo fermo.

Cosa ci facevano insieme? Si conoscevano quindi?

Rimasi incantata, ammirando la loro sfilata, che catturava più di uno sguardo tra gli altri studenti e, quando furono quasi vicino a me, trovai la forza di spostarmi di lato per lasciarli passare.

Il mio movimento catturò la loro attenzione e tutti e tre mi rivolsero un saluto, a loro modo. Enrico mi mostrò un mezzo sorriso, Edoardo mi fece l'occhiolino e invece Elia si limitò a fissarmi più del necessario, ma senza il minimo segno di piacere.

Sparirono dietro l'angolo, lasciandomi frastornata e con il cuore che martellava nel petto, tanto che il suo rumore coprì i passi della mia amica che intanto era apparsa al mio fianco.

"Stai ancora sognando, Liv?"

Mi voltai di scatto, sorpresa. Sbattei le palpebre più volte, per riprendermi da quei tre e poi mormorai: "Sono amici?"

E io che credevo addirittura che Elia e Edoardo si odiassero. Enrico non sapevo nemmeno fosse a conoscenza della loro esistenza.

Benedetta si coprì la bocca con la mano per celare una risatina e poi mi spiegò: "Non direi. Però, come l'anno scorso, sono stati scelti dal preside come rappresentati per in nostro open day"

"Rappresentati?" ripetei confusa, che storia era mai questa?

"Elia, è lo studente con i voti migliori, Edoardo è bravo in tutti gli sport e Enrico è il genio della musica. Durante l'open day di solito fanno un discorso insieme, presentando i diversi settori" fu più specifica Benedetta, continuando a guardarmi divertita, a causa della mia espressione decisamente sconvolta.

I tre idoli della scuola. I tre E. I miei E? Mi sembrava impossibile e forse lo era. Ma se così non fosse stato?

***

Elia mancò tutta la mattina a lezione, probabilmente era impegnato con il preside per quanto mi aveva raccontato Benedetta, così il succo che gli avevo comprato alla macchinetta, per farmi perdonare del brutto voto che gli avevo fatto prendere, era ancora nel mio zaino.

Mi creava un po' di imbarazzo darglielo, forse era un gesto stupido, tuttavia mi sentivo terribilmente in colpa per aver rovinato la sua media a causa della mia sbadataggine e volevo scusarmi in qualche modo.

Poco prima di andare in sala mensa, quando la classe era ormai mezza vuota, Elia fece la sua apparizione, dirigendosi al suo banco per prendere qualcosa nello zaino, così mi feci coraggio e decisi di fare la mia mossa.

Mi avvicinai con passo incerto e quando fui davanti a lui, poggiai il flacone di liquido alla pesca sopra il tavolo, attirando la sua attenzione.

Lui spostò lo sguardo dalla confezione al mio viso e poi chiese perplesso: "Cosa sarebbe?"

Tuo E.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora